___+
La corrispondenza relativa alla Società deve essere indirizzata impersonalmente alla
Società Entomologica Italiana, Via Brigata Liguria 9, 16121 Genova.
I lavori da pubblicare sui periodici sociali e la corrispondenza relativa vanno invece
indirizzati a: Dr. Carlo Leonardi, Museo Civico di Storia Naturale, Corso Venezia 55, 20121
Milano.
AVVISO IMPORTANTE PER GLI AUTORI
Gli originali dei lavori da pubblicare devono essere inviati dattilografati a righe di.
stanziate, scritti su di un solo lato del foglio, e nella loro redazione completa e defini.
tiva, compresa la punteggiatura. Gli Autori devono attenersi alle seguenti norme di
sottolineatura:
per le parole in corsivo (normalmente nomi in latino);
per le parole in neretto (normalmente nomi generici e specifici Duo:
per le parole in carattere distanziato:
per le parole in carattere MaruscoLETTO (per lo più nomi di Autori).
Gli eventuali disegni devono essere trasmessi con il dattiloscritto e muniti delle loro
diciture. Le incisioni, sia per le figure nel testo come per le tavole, non possono in
nessun caso sorpassare la giustezza della pagina (cm 12 in larghezza, cm 18 in altezza,
comprese le spiegazioni); i disegni originali o più grandi dovranno essere ridotti nel
clichè a tale misura o a dimensioni minori.
Le eventuali spese per correzioni rese necessarie da aggiunte o modificazioni al testo
originario saranno interamente a carico degli Autori.
La Società concede agli Autori 50 estratti gratuiti senza copertina. Chi li desiderasse
con la copertina o in numero maggiore è tenuto a farne richiesta sul dattiloscritto ©
sulle prime bozze. I prezzi sono i seguenti:
copie n. 80 n. 100 n.130
pag. 2 L. 1.300 L. 2.400 L. 3.400
» 4 » 1.900 » 3.200 » 4.600
» 8 » 2.100 » 3.400 » 4.800
» 12 » 3.200 » 4.200 » 6.300
» 16 » 3.500 » 4.800 » 6.900
Copertina stampata: n. 50, L. 2.600; n. 100, L. 3.200; n. 150, L. 3.900.
Il costo dei clichés è a carico degli Autori.
BOLCLETTAIO
DECCA
SOCIETA ENTOMOLOGICA ITALIANA
FONDATA NEL 1869 - ERETTA IN ENTE MORALE CON R. DECRETO 28 MaccIo 1936
GENOVA
VIA BRIGATA LIGURIA, 9
VoLume XCIX - CI (1969) | N. 3-4
Pubblicato il 20 Aprile 1969
Comunichiamo con dolore l’annnuncio della morte di due tra i nostri Soci più anziani.
Il 13 Febbraio 1969, è deceduto a Firenze, a 86 anni di età, il Socio
ING. ALDO GAGLIARDI
che apparteneva alla nostra Società da ben 69 anni, essendosi iscritto nel 1900, allorchè
non aveva ancora 18: anni. Appassionato raccoglitore e studioso di Coleotteri, l’ing. Ga-
gliardi radunò, sia durante la sua permanenza in Friuli (1926-1929), sia successivamente a
Firenze, una collezione di oltre 100.000 esemplari, che aveva donato, ancora nel 1955, al
Museo Friulano di Storia Naturale di Udine, dove è attualmente conservata.
Pure il 13 Febbraio 1969 si è spento, a 84 anni, il
Pror. GIUSEPPE DELLA BEFFA
nostro Socio dal lontano 1907. Il Prof. Della Beffa fu per molti anni Direttore dell’Osser-
vatorio Fitopatologico di Torino; studioso eclettico e di vasta cultura, lascia un centinaio
di lavori, soprattutto di ‘sistematica e di entomologia applicata, tra cui notissimo il volu-
me «Gli Insetti dannosi all'Agricoltura », pubblicato da Hoepli in tre edizioni successive.
Aveva da poco donato la Sua enorme collezione entomologica al Museo di Storia Naturale
di Verona.
Riservandoci di commemorare più ampiamente sulle Memorie questi nostri illustri
Consoci, inviamo alle Famiglie le commosse condoglianze della Società.
50
SISTEMAZIONE DELLA BIBLIOTECA DELLA SOCIETA’
In un precedente Bollettino venne già comunicato che la Società Entomologica Italiana
aveva affittato recentemente a Genova alcuni locali, in Corso Magenta 27, allo scopo di
sistemarvi la sua Biblioteca, in modo che potesse risultare più facilmente consultabile dai
Soci. Il non facile reperimento di questi locali, e ad un prezzo conveniente, è stato me-
rito del Sig. Nino Sanfilippo, allora nostro Segretario.
I locali sono stati attrezzati con nuova scaffalatura, procurata dall’Avv. Berio. Succes-
sivamente alcuni Soci volonterosi, dedicando con zelo e passione moltissimo del loro
tempo, hanno provveduto a trasportarvi ed ordinarvi una buona parte della nostra Bi-
blioteca, che viene così ora ‘ad essere sistemata in modo molto decoroso.
Uno dei locali funge da sala di lettura e di riunione, in modo che nella sede di Corso
Magenta hanno potuto riprendere, con soddisfazione generale, le simpatiche riunioni en-
tomologiche che si tenevano in Museo e che da tempo, per cause varie, erano state in-
terrotte.
A tutti i Soci che hanno volontariamente e gratuitamente collaborato a questa note-
vole opera di sistemazione, ed in modo del tutto particolare e caloroso al Dr. Giorgio Bar-
toli, al Rag. Giovanni Dellacasa e al Sig. Roberto Poggi, va il vivissimo ringraziamento
della Presidenza e di tutti coloro che hanno a cuore il buon funzionamento della nostra
Società.
COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE
—— be Led ic fe ——————
GENNARO VIGGIANI
Istituto di Entomologia Agraria dell’ Unive-sità di Napoli-Po:tici
SUL GENERE MICROLYCUS THOMS., NUOVO PER L’ENTOMO-
FAUNA ITALIANA, CON ULTERIORI REPERTI SULL’ASTICHUS
LONGEVITTATUS MASI (HYM. EULOPHIDAE)
(XVIII. Ricerche sugli Hymenoptera Chalcidoidea)
Nel corso delle mie ricerche sulla fauna dei Calcidoidei del Parco Gussone
di Portici (Napoli) ho raccolto alcuni interessanti Eulofidi, su cui anticipo alcune
notizie nella presente nota.
Microlycus heterocerus Thomson
In uno studio sugli Eulofidi dell'Europa centrale, BovcEK (1959) ha rico-
nosciuto il valore generico di Mzicrolycus 'Thoms. che ha distinto nei sottogeneri
Microlycus s. str., Microlycodes Bîk. e Necremnulus Bèk. Nel primo sottogenere
l’A. citato ha incluso la sola specie M. hketerocerus, di cui, finora, si conosce la
sola femmina; il maschio sintipo, infatti, è stato attribuito da BoucEx (l.c.) alla
specie Microlycus (Microlycodes) erdoesi BÈk.
Il M. heterocerus è apparentemente una specie abbastanza rara, finora se-
gnalata solo in Svezia, Cecoslovacchia e Ungheria.
Sai
La morfologia esterna di questo Eulofide è ancora scarsamente nota, per
cui reputo opportuno chiarirne alcuni aspetti, illustrandoli convenientemente con
figure originali. Le osservazioni e le figure che si riferiscono a questa specie
sono state effettuate su 1 9 raccolta nel Parco Gussone di Portici (NA) il 16-5-68.
Le antenne (Fig. 1), già illustrate da BoucEK (l.c.), nell’esemplare da me
esaminato presentano la clava apparentemente biarticolata (non triarticolata) e
Microlvcus heterocerus Thomson, femmina adulta. - Fig. 1, antenna. Fig. 2, Mandibola. Fig. 3,
palpo mascellare. Fig. 4, palpo labiale. Fig. 5, ala anteriore. Astichus longevittatus Masi, ma-
schio adulto. - Fig. 6, antenna.
i primi due articoli del funicolo biancastri, mentre nel lectotipo solo il primo
articolo ha una colorazione simile (BoucEK, l.c.).
Le mandibole (Fig. 2), che non mi risultano precedentemente descritte,
sono simmetriche, subtrapezoidali e con il margine distale provvisto di 10 pic-
coli denti. Tale tipo di mandibola è presente in vari generi di Eulofidi (es. Pa-
raolinx Ashm., Grotiusomyia Grlt.). Verosimilmente, sebbene in qualche altra
SE
famiglia di Calcidoidei venga attribuita alla conformazione della regione dentale
delle mandibole una importanza tassinomica spesso superiore al livello della
specie (es. Encirtidi), è probabile che in questo gruppo di Eulofidi abbia solo
valore specifico, ma certo sarebbe interessante indagare sul significato di tale
carattere nell’ambito del genere Microlycus e di quelli affini (es. Necremnus
Thoms.).
I palpi mascellari (Fig. 3) sono costituiti di 2 articoli, di cui il primo è
breve, subcilindrico, lungo la metà del secondo.
I palpi labiali (Fig. 4) sono uniarticolati.
Le ali anteriori (Fig. 5) presentano la nervatura subcostale quasi uguale
alla marginale, la nervatura stigmatica lunga quanto la postmarginale e poco
meno di 1/3 di quella marginale. Per gli altri caratteri si rimanda alla ci-
tata figura.
Astichus longevittatus Masi
Questa specie, nettamente diversa dalle altre congeneri, per cui BOUCEK
(1963) ha eretto il nuovo sottogenere Linastichus, fu descritta originariamente da
Masi (1925) per l’Italia, su due esemplari (2 9) raccolti, rispettivamente, a
Lippiano (Arezzo) e Bettole (Siena). Il maschio dell’A. /ongevittatus fu descritto
da Erpòs (1951) per l'Ungheria.
Sono questi 1 reperti pubblicati e a me noti relativamente alla geonemia
di tale Eulofide, parassita di Coleotteri Cisidi.
Recentemente ho raccolto nel Parco Gussone di Portici (NA) vari esem-
plari di A. /Jongevittatus, tra cui numerosi maschi (499 e 16 33), dal mese di
giugno 1968 al mese di ottobre dello stesso anno. Questo reperto allarga le nostre
conoscenze sull’areale di distribuzione della specie.
L'A. longevittatus è stato già sufficientemente descritto, per cui ritengo
opportuno riportare solo la figura della caratteristica antenna del maschio
(Fig. 6).
RIASSUNTO
Nella presente nota l’A. riferisce sul Microlycus heterocerus Thoms., nuovo genere e nuova
specie per l’entomofauna italiana, e riporta un ulteriore dato sulla distribuzione geografica del-
l Astichus longevittatus Masi (Hym. Eulophidae).
SUMMARY
In the present note the A. refers on Microlycus heterocerus Thoms., new genus and new
species for the Italian entomofauna, and reports on a further datum concerning the geographical
distribution of Astichus longevittatus Masi (Hym. Eulophidae).
BIBLIOGRAFIA
BouCEK Z. - 1959 - A study of Central European Eul/ophidae, I: Eulophinae (Hymenoptera). -
Acta Ent. Mus. Nat. Pragae 33: 117-170.
BouCeKk Z. - 1963 - Studien iiber europiische Eulophidae, III: Euderinae. - Bet. Ent. 13: 257-281.
Erpòs J. - 1951 - Eulophidae novae. - Acta biol. Acad. Sci. hung. 2: 169-237.
Masi L. - 1925 - Sui caratteri del genere Astichus, con descrizione di una nuova specie. (Hymen.
Chalcididae). -. Boll. Soc. Ent. It. 57: 83-88.
53
CARLO PESARINI
I SOTTOGENERI DI PHYLLOBIUS SCHOENHERR
(V Contributo alla conoscenza dei Coleotteri Curculionidi)
Data la sua scarsa uniformità, già da tempo il genere Phy/obius era stato
smembrato in sottogeneri. La prima suddivisione moderna, e tuttora fondamen-
talmente valida, è quella proposta da ScHiLsky (in KùsTtER & KRAATZ, Kdéfer
Europa’ s, Vol. 47, 1911). Tale suddivisione è concepita soprattutto pensando ad
una agevole utilizzazione in chiave dicotomica, e sfrutta perciò ampiamente
caratteri distintivi alquanto vistosi, quali la presenza o meno di squamulazione
o pubescenza elitrale, o di denti femorali, a scapito talora delle affinità naturali
tra le varie specie, tanto che a causa di questa impostazione, ad esempio, i Phyl-
lobius stierlinensis Desbr. e pedestris Schils., riconosciuti in seguito rispettiva-
mente come aberrazione di /ateralis Reiche e razza di virideaeris Laich., ven-
gono a trovarsi addirittura in sottogeneri diversi da quelli delle loro forme ti-
piche, e P. italicus Sol., razza di piri L., in un diverso gruppo del medesimo sot-
togenere. La suddivisione di Schilsky, pertanto, si rivela in parte difettosa, e
certi caratteri da lui adottati potranno essere usati tutt'al più per rendere di più
facile impiego le tabelle delle specie.
Aggiunte e miglioramenti alle tabelle di Schilsky vennero in seguito ap-
portati, pressochè contemporaneamente, da REITTER (Fauna Germanica, Vol. 5,
1916) e da APFELBECK (Fauna insectorum balcanica VI, Revision der Phyllobius-
Arten von der Balkanhalbinsel, 1916). Mentre Apfelbeck descrisse solo alcuni
sottogeneri interessanti la fauna della penisola balcanica, Reitter redasse una .
tabella comprendente tutti i sottogeneri della fauna paleartica, senonchè, es-
sendo la sua opera dedicata alla fauna tedesca, omise di inquadrare nei sotto-
generi nuovi da lui descritti le specie che non interessavano tale fauna. Forse
per questo motivo nelle successive opere di compilazione (quali la Fauna Co-
leopterorum Italica di PoRTA), e nei cataloghi (per esempio WINKLER e JUNK),
parte dei sottogeneri istituiti da Reitter viene ignorata o posta in sinonimia,
mentre ne vien tenuto conto in opere originali di specialisti, quali HUsTACHE
(Curculionides Gallo Rhénans, Ann. Soc. Ent. Fr., 1925) e HoFrMann. (Faune
de France, Coléoptères Curculionides, Vol. I, 1950). Ritengo però che anche l’or-
dinamento proposto da Reitter sia suscettibile di alcune aggiunte e migliora-
menti, per cui propongo la seguente tabella, in cui ho cercato di raggruppare le
specie in sottogeneri il più possibile naturali.
TABELLA DEI SOTTOGENERI
1. Apice del rostro glabro, liscio, lucido, non solcato. Aspetto simile a
Polydrosus del sottogenere Metallites. Specie tipo: apollinis Mill.
Parascythropus Desbrochers
—. Apice del rostro squamulato o scabro; se glabro e lucido il rostro è
solcato porri IATA e e TE OTIS a n
2. Rostro all’apice profondamente inciso a triangolo. Femori inermi, ri-
vestimento quasi mai metallico. Specie tipo: cinerascens Fabr.
Pseudomyllocerus Desbrochers
54
10.
11:
IZ.
13:
+ Rostro- all'apice nono brevemente incenso,
. Rostro nel 4 con protuberanze apicali triangolari alquanto grosse e
sporgenti. Femori anteriori e medi dentati nel g, inermi nella 9, po-
steriori sempre dentati. Specie tipo: mundus Sharp.
Ceratophyllobius Nov. subg.
. Rostro nel 3 senza tali protuberanze; femori anteriori e medi non di-
versamente dentati a seconda del sesso . è ; : i > ; +
;«Fcemort anteriori e medi inermi, posferiori.dentati i. - i... >
. Tutti 1 femori dentati o inermi . : 3 ì ; 3 ; ; ; 6
. Femori posteriori nel 3 straordinariamente rigonfi, simili a organi di
salto. Tibie anteriori a bordo interno liscio. Rivestimento screziato o
maculato, talora quasi assente, mai uniformemente verde. Specie tipo:
pictus Stev. È 2 a s s : x È È Phyllerastes Steven
. Femori posteriori nel 3° non rigonfi. ‘Tibie anteriori a bordo interno
crenellato. Rivestimento denso, verde unicolore. Specie tipo: serripes
Pei .. +. «+ Osmichanes Reitter
. Almeno l’ultimo, in generale i i penultimo e il terzultimo ster-
mitc.nel gf profondamente incavaloo c
- FTatt: gli-stermti nel: 3 piani CE Te ST SSA
. Tempie piane. Apice del rostro scabro, opaco. Specie tipo: fu/vago
Otev.*; : È i : i ; : : Ectomogaster Apfelbeck
. Tempie angolosamente sporgenti, ali Apice del rostro liscio, lu-
cido, robustamente solcato. Specie tipo: rotundicollis Roel
Otophyllobius Pesarini
. Tibie anteriori del 3 piatte, bisinuose al lato interno, nettamente e
bruscamente ristrette alla base. Specie tipo: viridicollis Fabr.
Parnemoicus Schilsky
s‘T'ibie ‘anteriori nel non:bruscamente ristrette” alla base | SEA
. Elitre del tutto prive di squamulazione, femori anteriori inermi o con
dente evidente ma minuto. Specie tipo: oblongus L. Nemoicus Stephens
. Elitre squamulate; nelle aberrazioni prive di squame i femori anteriori
presentano un foblsto dentesteabigolare. 0 vil ei
Kemetiinetmi;e:eon.dente;a mala :penarapprezzabile: +» io «5900
> enoetsetinte xi ibimente detta een ee E e Ta
Elitre allungate e depresse, a lati rettilinei, rostro con pubescenza densa,
alquanto lunga all’apice. Specie tipo: solskyi Faust.
Trichorrhinus nov. subg.
. Elitre brevi e convesse, pubescenza del rostro nulla o corta. Specie tipo:
MITAC ee A E Subphyllobius Schilsky
Protorace nel 5 distintamente più largo delle elitre, col capo lungo circa
come queste. Specie tipo: cylndricollis Gyll. . Nanoschetus Reitter
. Protorace mai più largo delle elitre, col capo sempre nettamente più
corto di queste CAO a I ci
Tibie posteriori nel 3 incavate o dentate il bordo interno verso l’apice 14
55
F_“’Libie;postettori-semplicicinamboslsessira ua n
14. Tibie anteriori del 3 dentate a metà del bordo interno; corpo ed arti
con lunghissima pubescenza eretta e lanosa. Specie tipo: armatus Roelofs
Odontophyllobius Pesarini
—. Tibie anteriori del 3° semplici. Pubescenza più corta, rigida, scarsa sugli
arti. Specie tipo: pilicornis Desbrochers . Hoplophyllobius Apfelbeck
15. Elitre globose ed alquanto convesse, con omeri pressochè nulli. Specie
lpo: syratus Gyllealel cerro. adi aa Aprepes Schònherr
—. Elitre più allungate e meno convesse, omeri sempre assai prominenti 16
16. Scrobe allungate e aperte in addietro, poste quasi ai lati del rostro, se
osservate dall’alto esse appaiono lineari. Dimensioni grandi. Secondo
sternite del 3° semplice. Specie tipo: calcaratus Fabr.
Phyllobius Schònherr s. str.
—. Scrobe più corte, chiuse, meno laterali, non lineari se osservate dal-
l’alto, bensì tondeggianti VR II RENO DEE IE
17. Rostro e capo non separati, essi sembrano formare un unico cono anche
se osservati dal davanti. Specie tipo: argentatus L. Dieletus Reitter
—. Rostro e capo per lo più ben separati, mai formanti un cono unico. 18
18. Tibie anteriori piatte, a bordo esterno affilato. Specie tipo: pirt L.
Ustavenus Reitter
—. Tibie più o meno cilindriche, a sezione ellittica, loro bordo esterno
arrotondato eo do e
19. Ultima interstria elitrale formante un cercine rilevato nei pressi della
sutura. Colorazione generalmente verde, poco metallica. Specie tipo:
maculicornis Germ. . HTS Pterygorrhynchus nov. subg.
—. Ultima interstria elitrale normale. Colorazione variabilissima, ma se
verde sempre con forti riflessi metallici. Specie tipo: arborator H.
Phyllobidius Nov. subg.
Sottogenere Parascythropus Desbrochers
Questo sottogenere è ben caratterizzato dalla struttura dell’apice del ro-
stro, il che lo allontana da tutti gli altri sottogeneri di Phy/obius e lo avvicina at
generi di Phyllobuni Dichorrhinus Desbr. e Rhinoscythropus Desbr. Per questo
motivo, e per l’uniformità delle specie del genere, tutte simili ai Polydrosus del
sottogenere Metallites, Parascythropus potrebbe anche essere considerato genere
distinto. Esso è sparsamente diffuso nella regione mediterranea orientale, ed è
presente anche in Calabria ed in Libia. Di esso ho esaminato le seguenti specie:
baudii Stierl., apollinis Mill., mirandus Desbr., abeillei Guill., gemmifer Guill.,
pinicola Kies. e festai Sol.; viene ascritta a questo sottogenere la specie cretzcus
Faust.
Sottogenere Pseudomyllocerus Desbrochers
Come il precedente, anche questo sottogenere si distingue nettamente da
tutti gli altri. L’incisura triangolare all’apice del rostro che caratterizza il sotto-
genere si rinviene per la verità anche in molti esemplari di P. virideaeris Laich.,
56
ma è in questi assai meno accentuata. Per il resto il capo è molto grosso, le an-
tenne sono lunghissime ed il rivestimento è denso e, tranne che in una specie
che non ho potuto esaminare, dorsalis Mannerh., privo di riflessi metallici. Queste
caratteristiche rendono gli Pseudomvyllocerus del tutto caratteristici, e spesso più
confondibili cogli Ptochin: che cogli altri Phyllobius. Questo sottogenere è dif-
fuso nell’Europa centrale ed orientale ed in parte della Russia asiatica. Le specie
di questo sottogenere che ho esaminato, che sono tutte quelle ad esso ascritto
tranne il già nominato P. dorsalis, sono le seguenti: cinerascens Fabr., canescens
Germ., ophtalmicus Stierl., invreai Sol., albidus Mill., caucasicus Stierl., sinuatus
Fabr., paganettit Schil. e schneideri Schil.
Sottogenere Phyllerastes Steven
DI
Questo sottogenere è caratterizzato dall'avere in ambo i sessi femori an-
teriori e medi inermi e femori posteriori dentati e dall’eccezionale sviluppo di
questi ultimi nei gg. Nonostante l’apparenza, comunque, i femori posteriori
dei 33, almeno secondo Schilsky, non sono atti al salto.
Schilsky attribuì al sottogenere Phyllerastes la specie pictus Stev., caratte-
rizzata secondo lui dal normale sviluppo dei femori posteriori del 3, rigonfi in-
vece nei SJ dalle due specie del sottogenere Oedecnemidius Daniel, saltuarius
Heyd. e monstruosus 'Tourn. (= gloriosus Dan.). L'opinione di Schilsky è errata,
poichè gli esemplari di pictus aventi femori normali sono esclusivamente 99.
Quest’errore è stato probabilmente facilitato dal fatto che i gg sono in molte
zone assai più rari delle 99, e non è difficile che in alcune serie di pictus, anche
abbastanza numerose, manchino del tutto. In altre zone, invece, i due sessi sono
pressochè ugualmente frequenti, ed è probabilmente questa discontinuità nella
frequenza dei 33 che ha indotto in Schilsky l’errata opinione di trovarsi di fronte
a due specie distinte. Oedecnemidius Dan. è quindi sinonimo di Phyllerastes
Stev., così come monstruosus 'Tourn. lo è di pictus Stev. (saltuarius, invece, è
una specie ben distinta).
DI
L'aspetto dei Phyllerastes, a parte i femori posteriori, non è molto diverso
da quello di altri PhyMobius; P. pictus, in particolare, è molto simile per forma e
rivestimento a P. brevis Gyll. Questo sottogenere è presente nel Mediterraneo
orientale e nella Russia meridionale, ed è segnalato anche della Calabria. Ho
potuto esaminarne due specie, pictus Stev. e saltuarius Heyd.; non conosco in
natura curvipes Pic, che comunque è sicuramente un Phyllerastes.
Sottogenere Osmichanes Reitter
A questo sottogenere appartiene una sola specie, serripes Desbr., fornita,
nonostante l'aspetto assolutamente comune, di un certo numero di caratteri
particolarissimi. Presenta infatti, come Phyllerastes, femori posteriori dentati
mentre i medi e gli anteriori sono inermi ed, inoltre, due particolarità che non
condivide con alcun altro Phylobius. Le tibie anteriori sono robustamente cre-
nellate al bordo interno, e le scrobe, fatto insolito in tutta la sottofamiglia Otzor-
rhynchinae, giungono quasi a toccarsi tra loro sul dorso del rostro, e sono poste
alquanto lontano dall’estremità di questo. D'altra parte, pur con queste bizzarre
caratteristiche, che potrebbero a buon diritto farne un genere distinto, P. ser-
ripes è a prima vista piuttosto simile al nostrano e comune P. roboretanus Gredl.
Il sottogenere, diffuso nella penisola balcanica, è presente anche in Siria.
DÒ
Sottogenere Ectomogaster Apfelbeck
Sottogenere omogeneo e ben caratterizzato. Primo gruppo della prima
divisione dei Phyllobius s. str. per Schilsky, fu giustamente elevato da Apfelbeck
al rango di sottogenere distinto. Ha forma caratteristica che ricorda alquanto,
in molte particolarità, quella dei Polydrosus del sottogenere Eustolus 'Thoms. Le
elitre sono infatti assai salienti in addietro, specialmente nelle 9, e ciò lo di-
stingue dalla maggior parte degli altri PhyMobius. Il sottogenere è prevalente-
mente diffuso nella regione mediterranea orientale e nella Russia meridionale.
Le specie ad esso appartenenti da me esaminate sono le seguenti: undatus Schil.,
fulvago Stev., fulvagordes Reitt. e cvrenaicus Sol. Non conosco in natura il pro-
fanus Faust della Siberia.
Sottogenere Otophyllobius Pesarini
Pur essendo affine al precedente per alcune caratteristiche, questo sot-
togenere se ne distacca alquanto per altre non meno importanti, quali la struttura
delle tempie e del rostro. Le tempie sono sporgenti ed angolose, come nel no-
strano Polydrosus pterygomalis, cui è alquanto simile, come già notato da Desbro-
chers, il P. picipes Motsch. Il rostro ha apice glabro ed alquanto liscio, percorso
da un robusto solco longitudinale. Le specie di questo sottogenere, tutte da me
esaminate, sono tre, tutte endemiche del Giappone: picipes Motsch., rotundicollis
Roel. e /ongicornis Roel.
Sottogenere Parnemoicus Schilsky
In questo sottogenere sono stati finora compresi tutti 1 Phy/obius aventi elitre
prive di pubescenza e di squamulazione. Tale distinzione, di indubbia utilità
pratica, porta però all’accostamento di specie piuttosto diverse ed all’allontana-
mento di specie affini. Nel sottogenere Parnemotcus sensu meo vengono a trovarsi
specie considerate finora appartenenti a sottogeneri distinti, principalmente a
causa della differenza nella vestitura. Del vecchio sottogenere Parnemotcus vi si
trova la sola specie tipo, viridicollis F.; in più vi vanno aggiunti il P. roboretanus
Gred. (finora considerato Subphyllobius Schil.) e tutte le specie del sottogenere
Udanellus Reitt. (= Platycnemidius Apf.). Gli Udanellus, anche all’interno del
nuovo aggruppamento, continuano a mantenersi abbastanza distinti, in virtù
della loro vestitura screziata e della forma un po’ più allargata del protorace;
nel carattere principale, però, e cioè nella foggia delle tibie anteriori del g, si
nota che P. brevis Gyll. (specie tipo di Udanellus) è assai più simile a viridicollis
e roboretanus che non ad un altro Udanellus, emgei Stierl.
Tutti i Parnemotcus hanno pressapoco la stessa forma (corpo corto e tozzo,
zampe robuste con femori inermi), mentre variano nel rivestimento che può
essere nullo, uniforme o screziato. Le tibie anteriori, sempre dilatate alla base
nei JJ (o ristrette, a seconda del punto di vista), lo sono in due specie (emget
Stierl. e pseudonothus Apf.) anche nelle 99. Di questo sottogenere ho esaminato
le seguenti specie: vridicollis Fabr., roboretanus Gredl., brevis Gyll., pseudo-
nothus Apf. ed emget Stierl., e dubito che ve ne siano delle altre. Il sottogenere
è diffuso in quasi tutta la regione paleartica, tranne il Giappone e poche altre
regioni asiatiche.
58
Sottogenere Nemoicus Stephens
Appartengono a questo sottogenere tutte le specie di Phylobius ad elitre
prive di squamulazione e con tibie anteriori nel 3° normali. Vi sono nel sottoge-
nere Ustavenus Reitt. alcune specie che presentano aberrazioni prive di squamu-
lazione, ma si possono distinguere agevolmente per le zampe tozze e robusta-
mente dentate. 'Tra le specie di Nemo:cus una, armeniacus Kirsch, presenta ca-
ratteri un po’ anomali, che lo avvicinano leggermente a Parnemotcus. In questa
specie, infatti, le tibie, pur senza essere bruscamente ristrette alla base, sono
piatte, e la parte inferiore presenta zone squamulate. Comunque, sia perchè
per l’aspetto è senz’altro più simile a Nemotcus, sia perchè non possiede il ca-
rattere principale dei Parnemoicus, ed infine perchè è troppo poco distinta per
istituire per essa un sottogenere, ho preferito includere questa specie fra 1 Ne-
MOLCus.
Le specie di questo sottogenere hanno rivestimento pubescente variabile,
lungo nella specie tipo, oblongus L., e corto o nullo in tutte le altre specie. I fe-
mori possono essere o inermi 0 dentati, e, anche se il dente può apparire evi-
dente a causa della sua posizione sul rigonfiamento femorale, esso è comunque
sempre acuto e minuto. Il sottogenere Nemotcus è diffuso in tutta la regione pa-
leartica. Di esso ho esaminato le seguenti specie: oblongus L., solarti Schils.,
jakovlevi Faust, sahlbergi Faust e armentacus Kirsch. Non conosco la specie
doîii Kono delle isole Curili, attribuita a Nemorcus. Forse ad esso appartiene anche
il P. singularis Reitter, della Siberia, per il quale l’autore creò il sottogenere Ne-
ripletenus; non avendolo visto, comunque, non posso pronunciarmi in merito.
Sottogenere Ceratophyllobius nov.
I caratteri distintivi di questo sottogenere sono, come già esposto nella
tabella, il rostro nel 4 con protuberanze triangolari alquanto sporgenti, nonchè
i femori anteriori e medi, che si presentano dentati nel 3 e inermi nella 9 (ca-
rattere non riscontrabile in alcun altro Phy/obius), mentre 1 posteriori sono den-
tati in ambo i sessi. Le protuberanze rostrali cui si fa cenno assumono un aspetto
analogo a quello dei cosiddetti cornetti riscontrabili all’apice del rostro di molte
specie di Otiorrhynchus, ma a differenza di questi non sono poste verso il centro
dell’apice, bensì ai lati, e sono inoltre alquanto più voluminose. Oltre alla den-
tatura dei femori ed a questa eccezionale struttura, uniche entrambe nel genere
Phyllobius, questa specie non ha aspetto straordinario; esso ricorda nella forma
del corpo, anzi, il P. bulgaricus; le squame delle elitre sono come in questo den-
samente disposte, anche se del tutto prive di riflessi metallici. Questo sottogenere,
che è endemico del Giappone, comprende la sola specie mundus Sharp.
Sottogenere Trichorrhinus nov.
Nella collezione Solari 1 Phylobius solskyt e bang-haasi sono etichettati
come appartenenti al sottogenere 7richorrhinus Solari. Non mi risulta che esso
sia mai stato descritto in una pubblicazione, comunque, dato che le due specie
in questione formano effettivamente un insieme omogeneo e fortemente dif-
ferenziato da tutti gli altri gruppi, e che il nome stesso risulta appropriato, ho
preferito mantenerlo così come stava. I caratteri che valgono a distinguere 1
Trichorrhinus dai sottogeneri affini, primo fra tutti Subphyllobius, sono già bre-
vemente enunciati nella tabella: elitre allungate e piatte, pubescenza rostrale
59
densa e particolarmente lunga all’apice (da cui il nome del sottogenere). Mi
limiterò ad aggiungere che il protorace è molto piccolo e che l’aspetto generale
ricorda in notevole misura quello dei Polydrosus armipes Brul. e impressifrons
Gyll.; l’armipes, in modo particolare, ha forma del corpo quasi identica. I fe-
mori sono inermi e le zampe esili; il corpo, a parte il rostro lungamente pube-
.scente, è pressochè glabro. Il sottogenere è presente in Persia e nel Turkestan.
Di esso conosco le due specie so/skyî Faust e bang-haast Schils., e non si può
escludere che altre vi appartengano.
Sottogenere Subphyllobius Schilsky
Venivano considerate finora appartenenti a questo sottogenere praticamente
tutte le specie di Phy/obius a femori inermi e rivestimento normale. A causa di
varie defezioni esso si presenta ora alquanto assottigliato. Non ho visto parecchie
delle specie attribuite a Subphyllobius, per cui non posso escludere che alcune
di esse vadano trasferite ad altri sottogeneri; ritengo comunque, in base alle
descrizioni, che la maggior parte di esse debba rimanere in questo sottogenere.
I Subphyllobius hanno in genere corpo tozzo, squamulazione densa con ri-
flessi metallici nulli o deboli, e sono privi di pubescenza. I femori sono sempre
inermi, tranne che in una razza di virideaeris, pedestris Schils., che ha femori vi-
sibilmente anche se assai debolmente dentati. Non mi pare comunque sia il
caso, per questa eccezione, di cercare una nuova definizione del sottogenere,
anche perchè tale eccezione non pregiudica l’uso del carattere in chiave dicoto-
mica. Il sottogenere Subphyllobius è diffuso pressochè in tutta la regione pa-
leartica; le specie da me esaminate e riconosciute ad esso appartenenti sono:
vtrideaeris Laich., gracilipes Schils., confusus Schils. e russicus Stierl.
Sottogenere Nanoschetus Reitter
Appartiene a questo sottogenere un’unica specie a facres estremamente ca-
ratteristica, cylindricollis Gyll. Esso presenta un eccezionale sviluppo del proto-
race, non riscontrabile in alcun altro PhyNobius. Inoltre il capo è foggiato come
nel sottogenere Dieletus, e cioè forma col rostro un cono unico. Nei Nanoschetus,
però, il rostro non è solcato come in Dieletus. A facilitare il riconoscimento del
sottogenere contribuisce il particolare rivestimento di cylindricollis, assente al
centro del corpo, per cui l’animale appare verde con una banda longitudinale
bruna al centro.
Questo sottogenere è presente in Europa orientale.
Sottogenere Odontophyllobius Pesarini
Questo sottogenere è caratterizzato dai processi dentiformi riscontrabili
nei 33 al bordo interno delle tibie anteriori, assenti in ogni altro Phy//obwus.
In più ha in comune cogli Hoplophyllobius Apf. la struttura delle tibie posteriori
dei 33, che sono smarginate verso l’apice del bordo interno. Notevole è anche
la struttura del rostro, che almeno verso la base è robustamente solcato. Per la
forma, la colorazione e la vestitura gli Odontophyllobius ricordano alquanto il P.
arborator H., pur non essendo certo confondibili con esso. Il sottogenere è en-
demico del Giappone e comprende le due specie armatus Roel. e annectens Sharp.
60
Sottogenere Hoplophyllobius Apfelbeck
La caratteristica principale di questo sottogenere è la forte smarginatura
che le tibie posteriori dei gg presentano verso l’apice del bordo interno. Le tibie
dopo la smarginatura (a differenza degli Odontophyllobius) si dilatano e si pro-
lungano all’apice del bordo interno in una grossa protuberanza acuta, dentiforme.
L’aspetto è simile a quello dei Phylobius s. str., le dimensioni lievemente infe-
riori. Questo sottogenere, diffuso principalmente nella penisola balcanica, com-
prende in tutto tre specie, che ho esaminato: pilicornis Desbr., ganglbaueri Apf.
e noesskei Apf. Quest'ultima, analogamente agli Aprepes Schònh., presenta omeri
pressochè nulli.
Sottogenere Aprepes Schònherr
Questo sottogenere, come appena accennato, è caratterizzato dallo sviluppo
minimo o dalla totale mancanza degli omeri. Inoltre le elitre hanno una caratte-
ristica forma globosa che conferisce alle specie di questo sottogenere un aspetto
del tutto particolare. Il rivestimento è formato da squame verdi metalliche, la
pubescenza è nulla. Questo sottogenere è diffuso in Siberia. Ne ho esaminate due
specie, splendens Mars. e gyratus Gyll. Sicuramente ad esso appartengono anche
le altre specie citate dai cataloghi, obovatus Gebl., crassus Motsch. e motschulskyt
Faust.
Sottogenere Phyllobius s. str.
A questo sottogenere appartiene la specie tipo del genere Phyl/obius, cal-
caratus F., e poche specie ad esso strettamente affini. Questo sottogenere è ca-
ratterizzato dalla forma delle scrobe, già descritta nella tabella. Tutte le specie
che vi appartengono sono di taglia assai grande, ed hanno forma del corpo ca-
ratteristica, anche se riscontrabile in altri sottogeneri, come negli Hoplophyllobius
cRaetP. (Phyllobidius) transsylvanicus Stierl. Il corpo è allungato, le elitre assai
più larghe del protorace, le antenne molto lunghe e le zampe robuste ma non
tozze. Il rivestimento è variabile, spesso quasi assente. Il dimorfismo sessuale è
molto accentuato, ma questa non è certo un'eccezione fra 1 Phyllobius. Il sotto-
genere è distribuito in quasi tutta la regione paleartica. Di questo sottogenere
ho esaminato le seguenti specie: calcaratus Fabr., urticae Deg., deyrollei 'Vourn.
e maculatus 'Tourn. Vi appartengono presumibilmente tutte le specie elencate
sul catalogo Winkler dal numero 2778 al 2788, coll’eccezione di transsylvanicus
Stierl.
Sottogenere Phyllobidius nov.
Il nucleo di questo nuovo sottogenere è costituito dal primo gruppo del
vecchio sottogenere Phyllobius s. str., alquanto assottigliato dalla defezione di
P. calcaratus F. e specie affini e di alcune specie trasferite al sottogenere Ptery-
gorrhynchus. A questo nucleo vanno però aggiunte le specie del gruppo del P.
canus Gyll. e il P. romanus Faust. Questo sottogenere non è molto uniforme per
l’aspetto esteriore, mentre lo è invece molto per le caratteristiche morfologiche.
All’interno di esso è possibile individuare un gruppo naturale ben distinto for-
mato dal P. incanus Gyll. e specie affini, distinte dalla forma più tozza, dal di-
morfismo sessuale meno accentuato e dalla livrea meno vistosa. Non sussistendo
però differenze morfologiche vere e proprie, non ritengo sia il caso di istituire
per queste specie un sottogenere a parte. In questo sottogenere (come anche nel
61
sottogenere Prerygorrhynchus) vi sono sia specie aventi il secondo sternite nel 3
semplice (e sono la maggioranza), che specie con secondo sternite del 3 plicato.
Questo sottogenere ha distribuzione prevalentemente europea, pur essendo pre-
sente in quasi tutta la regione paleartica. Di esso ho esaminato le seguenti specie:
canus Gyll., delagrangei Desbr., cupreoaureus Stierl., meschniggi Sol., valonensis
Apf., romanus Faust, arborator H., raverai Sol., pilipes Desbr., pellitus Boh.,
rhodopensis Apf., fumigatus Boh., crassipes Motsch., incanus Gyll., insulanus
Schils., Arziperi Stierl., obliquus Desbr., montanus Mill., quercicola Apf., transsyl-
vanicus Stierl.
Sottogenere Pterygorrhynchus nov.
Questo sottogenere è caratterizzato dall’ultima interstria elitrale rilevata
a cercine verso l’apice. Tale carattere, spesso accompagnato dall’infossamento
dell’ultima stria, era già stato notato e usato in chiave dicotomica a livello spe-
cifico. Il sottogenere è assai uniforme e ben distinto dai due affini, Phyllobidius
e Ustavenus. Il rivestimento è quasi sempre verde intenso, ma non o appena
metallico, mentre ha quasi sempre forti riflessi sericei mancanti nelle specie dei
sottogeneri affini. Il rostro è talora dilatato all’apice in distinti pterigi (da cui
il suo nome); le scrobe sono sempre piuttosto grandi ed a contorni nettissimi.
La maggior parte delle specie ha il secondo sternite del 3° plicato. Il sottogenere
è diffuso pressochè in tutta la regione paleartica. Fisso come specie tipica di
questo nuovo sottogenere, il Ph. maculicornis Germ. Le specie ad esso apparte-
nenti da me esaminate sono: maculicornis Germ., achardi Desbr., bulgaricus
Apf., aetolicus Apf., albanicus Apf., thalassinus Gyll., scutellaris Redt., alpinus
Stierl. e xanthocnemus Kies.
Sottogenere Ustavenus Reitter
Per questo sottogenere vale la definizione datane da Reitter e riportata in ta-
bella. Va rilevato che il carattere basato sull’acutezza del bordo esterno delle
tibie anteriori, apparentemente un po’ astruso, è invece assai semplice da ri-
scontrare. Il sottogenere è piuttosto omogeneo, anche se la sua specie tipo, pi: L.,
si differenzia un po’ dalle altre. Va notato però che tale differenza è almeno in
buona parte più apparente che reale, tant'è vero che la sua razza a pubescenza
più lunga, rescheidius Desbr., a causa di questa particolarità (la pubescenza),
assume un aspetto già assai più simile a quello delle altre specie. Il sottogenere
Ustavenus è diffuso in quasi tutta la regione paleartica. Di esso ho esaminato le
seguenti specie: piri L., pallidipennis Hochh., squamosus Bris., versipellis Aptf.,
contemptus Stev., longipilis Boh., emeryi Desbr., seladonius Brul., betulae F.,
peneckei Sol., euchromus Reitt., lateralis Reich., brensket Schils.
Sottogenere Dieletus Reitter
Anche per questo sottogenere vale la definizione datane da Reitter. Esso,
a parte la forma del capo, non presenta caratteristiche salienti, avendo forma,
vestitura e caratteristiche morfologiche analoghe a quelle di parecchie altre specie.
Delle differenze tra Dieletus e Nanoschetus ho già parlato trattando di quest’ultimo.
62
L'unica specie di questo sottogenere da me esaminata, argentatus L., è
diffusa in tutta o quasi tutta la regione paleartica.
Fra 1 sottogeneri di Phyllobius si è finora incluso Onychophyllobius, de-
scritto da Schilsky per il suo Phyllobius molitor, specie araba. Esso è caratteriz-
zato dalle unghie, che risultano separate alla base: va notato però che tale carat-
tere ne escluderebbe l’appartenenza alla tribù dei Phyl/obuni.
Ho potuto esaminare una serie di esemplari provenienti dallo Yemen,
attribuibili a molitor o a specie strettamente affine, e comunque a Onychophyl-
lobius, e posso pertanto stabilire che Onychophyllobius non va considerato sot-
togenere di Phyllobius, bensì genere distinto della tribù Pochi, e che per le
sue caratteristiche va posto presso il genere My/ocerops Reitt., da cui si distingue
agevolmente per i femori inermi, nonchè per l’aspetto più simile a Phylobius.
Per la descrizione rimando all’opera originale di Schilsky (in Kister & Kraatz,
Kdfer Europa's, vol. 45, 1908).
La maggior parte del materiale esaminato nel corso del presente studio
appartiene al Museo Civico di Storia Naturale di Milano; particolarmente pre-
ziosi mi sono stati gli esemplari della collezione Solari, conservata presso il sun-
nominato Museo; ringrazio pertanto vivamente il direttore dell’Istituto, Prof.
Cesare Conci, che coll’abituale cortesia me ne ha concesso ed agevolato l’esame.
RIASSUNTO
L’Autore discute dei sottogeneri di Phy/lobius Sch6nherr riassumendo i caratteri distintivi
in una tabella dicotomica. Vengono descritti 4 nuovi sottogeneri.
SUMMARY
The Author writes over the Phylobius subgenera and summarizes the distinctive characters
in a dichotomic table. 4 new subgenera are described.
BIBLIOGRAFIA
1873 - DesBROcHERS, Monographie des Phyllobiides d'Europe et des confins de la Mediter-
ranée en ' Afrique et en Asie. Abeille.
1896 - SHarp, The Rhynchophorous Coleoptera of Japan. Tr. Ent. Soc. Lond.
1908 - ScHiLsKy in Kiister e Kraatz, Kifer Europa’s 45.
1911 - ScHILSKY in Kiister e Kraatz, Kéifer Europa’s 47.
1916 3 ReITTER Edm., Fauna Germanica. Vol. V.
1916 - APFELBECK, Revision der Phyllobius-Arten von der Balkanhalbinsel.
1924 - HusTacHE, Curculionidae Gallo-Rhénans, Ann. Soc. Ent. Fr.
1932 - PorTA, Fauna Coleopterorum Italica, Vol. V.
1932 - WINKLER, Catalogus Coleopterorum Regionis Palearcticae.
1936 - Lona in Junk, Coleopterorum Catalogus, Otiorrhynchinae.
1950 - HoFFMANN, Faune de France, Coléoptères Curculionides, Vol. 1.
1968 - PesARINI, Due nuovi sottogeneri di Phy/lobius Schoenherr, Boll. Soc. Ent. It.
Indirizzo dell’ Autore: C. Pesarini, Via E. N6e 47, 20133 Milano.
63
ANNA Maria CarLi & Maria TERESA BERTANI
Istituto di Zoologia dell’ Università di Genova
STUDI SULLE BIOCENOSI DEI MICROAMBIENTI DI SCOGLIERA.
RITROVAMENTO..E DESCRIZIONE DELLA:LARVA. DI
OCHTHEBIUS GESTROI GRID. A GENOVA-NERVI
(Coleoptera Hydraenidae) (*)
Nel corso delle ricerche sulle biocenosi dei microambienti di scogliera di
Nervi (') abbiamo rivolto l’attenzione anche agli scoli di acqua dolce che si
versano nelle concavità sottostanti della roccia e alimentano alcune delle pozze
superiori - salmastre per gli spruzzi delle onde - interessati dalla segnalazione
di una rarissima specie di Ochthebius (Ochthebius gestrot Grid.), abitatrice di
questo particolare biotopo (BinacGHI 1967). Il luogo di prelievo preso in esame
è situato pressappoco a metà strada tra il porticciuolo e la stazione ferroviaria
di Nervi, a circa 400 m dal biotopo esaminato da Binaghi.
La scogliera di Nervi è limitata a nord dal muro di sostegno della passeg-
giata a mare, costruito in piccoli blocchi di calcare marnoso legati da malta di
cemento e interrotto qua e là dai fori di drenaggio. Da uno di questi, ad un metro
di altezza sopra gli scogli, fluisce in senso verticale, proveniente dai giardini re-
trostanti alla passeggiata e alla massicciata della ferrovia, un continuo e lento
velo d’acqua, che scendendo condiziona l’insediamento di alghe verdi filamen-
tose, formanti un tappeto viscido largo dai 20 ai 30 cm e spesso pochi mm, che
si continua fino alla pozza di raccolta sottostante nella scogliera.
Questo particolare microambiente, esposto a mezzogiorno, costituisce
l'habitat dell’Ochkthebius gestroi, sia dell'adulto sia della larva, che non era ancora
stata reperita; si tratta nel complesso di una biocenosi abbastanza ricca. Il sub-
strato viscido è costituito dai rizoidi di un’alga del genere Mzcrospora (Chloro-
phytes, Microsporaceae), nel quale feltro trovano condizioni di vita varie diato-
mee (Navicula, Pinnularia, Fragilaria) nonchè le seguenti forme:
Rotiferi sp.
Lombrichi sp. (esemplari giovani).
Ostracodi: Cypridopsis aculeata Costa; Eucypris virens Jurine.
Copepodi: Cyclops sp.
Anfipodi: Nipharghus foreli spetiae Schellenberg, Echinogammarus foxi
Schell.
(*) Dattiloscritto consegnato alla Redazione il 20-XII-1968.
(1) A questa serie appartengono anche i seguenti lavori:
CarLI A. e Lor A., 1965: Resistenza alla temperatura del Copepode Tigriopus brevicornis O.F.
Miiller a diverse concentrazioni saline. Boll. Musei e Ist. Biol. Università di Genova, Vol.
XXXIII, n. 198; pp; 29-51,
CARLI A., 1966: Su alcune deformazioni della mandibola di Chrhamalus depressus (Poli). Natura,
Vol. 57, fasc. 4, pp. 276-278.
CarLI A., 1966: Osservazioni sui Cirripedi della Costa Ligure, Chthamalus stellatus (Poli) e
Chthamalus depressus (Poli). Boll. Musei e Ist. Biol. Università di Genova, Vol. XXXIV,
n. 208, pp. 115=134,
CARLI A., 1967: Reperti di Aedes mariae nelle pozze di scogliera dei dintorni di Genova e a S.
Maria di Leuca (Diptera, Culicidae). Natura, Vol. 58, fasc. 3, pp. 208-220.
64
Insetti:
Collemboli: Hypogastrura manubrialis (‘l'ullberg), Mypogastrura (Ce-
ratophysella) denticulata (Bagnall), Lepidocyrtus lignorum (Fabricius).
Emitteri Eterotteri: Saldula pallipes F. f. luctuosa Westh. (?).
Ditteri Brachiceri, adulti e larve, larve di Chironomidi.
Microlepidotteri Tineidi: Meessia sp.
Imenotteri: Formicidae: Tapinoma erraticum Latr.
Coleotteri: Ockthebius gestroi Grid., Laccobius scutellaris Motsch.
Tra i Coleotteri non sono stati ritrovati il Coelostoma hispanicum Kiist.
e l’Anacaena globulus Payk. già citati da Binaghi per l’altro biotopo di Nervi.
Oltre alle poche larve di Ochthebius descritte sommariamente dagli antichi
autori (WAILES, 1833: O. exculptus Germ.; MuLsanT, 1844: O. granulatus?;
1861: O. lejolist; MATHAN, 1865: O. lejolisti; HaLIDAY, 1856: O. punctatus; Rey
id., 1887: O. quadricollis Muls.) e alle accurate descrizioni di D'ORCHYMONT, 1913
(O. impressus Marsh., O. lejolisi Muls. e O. quadricollis steinbiihleri Reitt.),
Bovine e CRaIcHEAD, 1931 (O. impressus Marsh.) e BrasavoLa DE Massa,
1932 (O. exculptus Germ.) solo recentemente sono state illustrate con mag-
giori particolari quella dell'O. quadricollis steinbiihleri dal BrieR (1956) e
quella dell'O. quadricollis dal JacQuIN (1956) delle pozze salmastre. Fertanto
ci è sembrato opportuno descrivere la larva dell'O. gestrot, che, pur essendo
specie dulcacquicola, fa parte dell'ambiente di scogliera di Nervi.
Le raccolte furono effettuate nei mesi di aprile, maggio, giugno e luglio
1968. Le larve venivano catturate sulla superficie inferiore dello strato dell’alga
oppure sulla fanghiglia sottostante all’alga stessa. Nei successivi mesi estivi ed
autunnali l’ambiente si andava gradatamente modificando con riduzione del
tappeto algale, per cui la popolazione animale diveniva più scarsa: scomparsa
del Microlepidottero, più rari gli Ostracodi e gli adulti di Ockthebius gestrot,
di cui anche le larve scompaiono. Dopo le prime piogge autunnali le alghe ri-
prendono vigore. In un sopralluogo del 28 novembre 1968 non furono ritrovati
O. gestrot nello scolo superiore di acqua, ma solo pochi esemplari tra le alghe
di una delle sottostanti pozze di raccolta; verso le ore 11 vennero osservati anche
alcuni esemplari adulti che si aggiravano sulla roccia a pochi cm dalle pozze.
La descrizione è basata su larve del terzo stadio, ma sono state anche esa-
minate larve del secondo stadio, che differiscono dal successivo in particolare
per le dimensioni minori, per le zampe a tibia-tarso meno sottile, e per lievi dif-
ferenze nella chetotassi.
DESCRIZIONE DI UNA LARVA DI TERZO STADIO (mm 3,25)
Larva allungata, oligopoda, campodeiforme, di colore bruno-scuro più o
meno intenso, pianeggiante al ventre e leggermente convessa al dorso, è nell’a-
spetto simile alle larve già note dell’Ockthebius (Cobalius) /ejolisi Muls. (D’OR-
cHyMoNT 1913, 1932) e dell’Ockthebius (Calobius) quadricollis. Muls. (BEIER
1956, e Jacquin 1956).
(2) La forma luctuosa non era ancora indicata per la Liguria. La forma tipica era nota solo
per la località di Casella (MANCINI, 1963). Sa/dula pallipes, come le congeneri, è legata all’am-
biente acquatico.
65
Ogni segmento presenta lo sclerite dorsale ben chitinizzato e la membrana
intersegmentale trasparente; le setole non sono molto fitte, ma lunghe ed ap-
puntite.
Capo (fig. 1): tondeggiante, prognato, più stretto del protorace; il cranio
è distintamente trasverso con le suture epicraniale (metopica) e frontali ben
segnate; queste giungenti circa a metà dell’orlo superiore dei toruli delle an-
tenne.
Fig. 1: Ochthebius gestroi Grid. - capo.
Clipeo: trasverso, circa quattro volte più largo che lungo, trapezoidale,
con tre setole per lato sul margine anteriore (Cl. 1, Cl. 2, CI. 3) (3). Il clipeo è
posteriormente fuso con la fronte e la sutura è fortemente sclerificata.
Fronte: sub-triangolare con otto setole, due coppie mediane (F. 1, F. 2),
le:F. I-più ravvicinate che le PF, Ze due coppie laterali (FP. 3, F..4),.le F. 3 pros-
sime al punto di fusione della linea frontale col torulo antennale; le F. 4 più
prossime al margine anteriore. Le F. 4 più lunghe delle F. 3 e ambedue le coppie
molto più lunghe delle F. 1 ed F. 2. Circa a metà distanza della congiungente
Wiled F, 3, vi.é un.sensillo piacoideo (>.
Parietali (aree epicraniali di Boldori): sono presenti gli ocelli in numero
di cinque, il I posteriore e presso l’orlo laterale; il II ed il III dietro al torulo
(3) Analogamente a quanto proposto da BoLpori (1967), per rendere più agevole il con-
fronto con larve di al*re specie di Ochthebius, riteniamo opportuno indicare con sigle e numeri le
varie setole del capo:
setole del clipeo = CI. - setole della fronte = F. - setole dei parietali = Ec.
(4) In un solo caso abbiamo trovato la coppia posteriore F. 1 sostituita da una sola setola
mediana spostata un po’ in avanti, a livello dei sensilli.
66
delle antenne in serie parallela alla sutura frontale - la distanza fra di loro è pari
circa al diametro di uno di essi -; il III è distante dal margine del torulo circa
la lunghezza del suo diametro; il IV ocello è laterale sotto le antenne, sporgente
dal profilo del cranio, il V è sul lato inferiore circa all’altezza del III ocello.
Chetotassi del parietale: (la superficie presenta varie setole), una grossa
setola al centro dell’area, Ec. 1; una serie di tre lunghe setole parallela alla su-
tura frontale,-Ec. 2, Ec. 3, Ec. 4, delle quali la‘Ec- 3 è più corta delle Ec. 2 ed
Besa:
Nella zona ocellare vi è una setola dietro l’ocello superiore (II): Ec. 5,
e una tra il II ed il III ocello: Ec. 6 in prossimità della tangente i margini in-
terni di tali ocelli.
Zona sub-ocellare: due setole sottostanti agli ocelli superiori, quasi al
margine: Ec. 7 ed Ec. 8, ed infine una setola sotto l’antenna dietro al IV ocello:
Ec. 9 prossima al margine laterale. Inoltre vi è una serie di tre sensilli, obliqua-
mente disposti verso l’interno tra la Ec. 1 e il margine cervicale; due altri sen-
silli tra la sutura metopica e la Ec. 2 disposti su una linea approssimativamente
parallela alla sutura frontale; due sensilli presso il torulo delle antenne davanti
alla Ec. 4.
Antenne (fig. 2): triarticolate, impiantate su un largo manicotto membra-
noso; il primo articolo è sub-cilindrico, poco più largo che lungo (10 a 8) e ri-
sulta privo di setole e provvisto, presso il margine distale, di alcuni sensilli pla-
coidei.
Il secondo articolo è cilindrico, circa tre volte più lungo che largo; poco
oltre la metà sul lato ventrale è impiantata una breve setola spiniforme, seguita
più distalmente da quattro setole notevolmente lunghe (di cui una sul piano
ventrale); un grande sensillo conico, lungo circa quanto la larghezza del primo
articolo, giunge a metà circa del terzo articolo. Il terzo articolo - per lun-
ghezza e larghezza circa metà del precedente - è provvisto di tre lunghe setole
al terzo distale, di due brevi, sottili ed acute setole subapicali e di due setole
sensoriali all’apice (una più robusta e l’altra più breve e acuta).
Labbro superiore (fig. 3): profilo arrotondato, più largo che lungo, prolun-
gato in un breve lobo mediano gradatamente più membranoso; tale lobo, in
caso di estroflessione, presenta due piccole protuberanze ialine. Ciascun margine
laterale presenta cinque setole: la prima incurvata verso la linea mediana; la
seconda flessuosa e bifida quasi alla base, con il ramo interno biforcato anch'esso
circa alla metà; la terza e la quinta, robuste e più lunghe di tutte le altre; la
quarta più sottile e più breve incurvata verso la linea mediana. Sull’area dorsale
si osservano due setole laterali inserite in prossimità della linea mediana a li-
vello della seconda setola marginale; e ancora verso l’esterno, e a livello della
quinta setola marginale, due setole laterali più robuste. Inoltre si osserva da-
vanti alla prima setola marginale un sensillo un po’ spostato medialmente e un
altro presso la base della quarta setola marginale.
Sul lato ventrale del labbro (palato) si nota nella regione mediana una linea
ispessita piegata ad angolo ottuso verso l’avanti; posteriormente ad essa due serie
di papille membranose si dispongono come parentesi; ad esse fanno seguito due
serie continue e regolari di spinule, disposte a pettine e dirette verso l’esterno.
Mandtbole (fig. 4): constano di una parte basale massiccia e di un segmento
distale piuttosto slanciato, provvisto di sei denti nella mandibola sinistra e di
quattro denti nella mandibola destra (il penultimo è il più breve, il primo è
il più lungo). Sul margine mediale concavo del segmento distale è inserita la
67
prosteca terminante con quattro setole rigide (le due anteriori più brevi e più
robuste). Ad essa segue, prima della zona molare, un robusto dente chitinoso
sub-ottuso, leggermente rivolto all’indietro.
La mola è rappresentata da una abbastanza ampia superficie ricoperta da
fitti tubercoli nel lato superiore, che gradualmente si allungano a forma di den-
Ochthebius gestroi - Fig. 2: antenna sinistra - fig. 3: labbro superiore - fig. 4: mandibola sini-
stra - fig. 5: mascella sinistra - fig. 6: labbro inferiore (ugualmente ingranditi).
ticoli (o spinule) verso il margine inferiore. Questi denticoli, diretti all’indietro,
sono particolarmente lunghi agli angoli anteriore e posteriore della mola. Sulla
faccia dorsale della mandibola, verso il margine esterno, sono impiantate due
setole delle quali quella diretta in avanti è circa il doppio dell’altra in lunghezza.
68
Mascelle (fig. 5): simili a quelle delle specie note. Cardo e stipes distin-
tamente separati, poco chitinizzati; la lacinia fusa con larga base allo stipite,
possiede sulla faccia mediale, basalmente, sei microchete (tre corte e tre un
po’ più lunghe), dirette in avanti; distalmente si assottiglia. Il terzo apicale
della mascella tende a restringersi e sul lato mediale presenta una serie di sette
setole; la prima prossimale è robusta e leggermente incurvata nel terzo distale,
la seconda è sottile, setoliforme e diritta, le altre cinque robuste, spiniformi e
leggermente arcuate.
La galea è un'appendice sottile, ialina, non mobile, addossata al margine
esterno della lacinia, di cui oltrepassa l’apice.
Il palpo mascellare presenta un sottile palpigero molto incompleto - prov-
visto di una lunga setola - ed è costituito da quattro articoli: il primo d’aspetto
piuttosto rigonfio con margine mediale convesso e marginale esterno sinuoso,
concavo verso la base con alcune microchete; il secondo sub-cilindrico con una
lunga setola inserita circa alla metà del margine mediale; il terzo articolo - il
più lungo - largo circa la metà del precedente; fortemente ristretto nel terzo di-
stale e leggermente arcuato; il quarto articolo terminale sub-cilindrico, piccolo,
termina con una setola sensoriale più lunga dell’articolo stesso. Mancherebbe
l’appendice digitiforme descritta da Brasavola per l’Ochthebius exculptus Germ.
Labbro inferiore (labium) (fig. 6): la parte distale (premento) è ben deli-
mitata, ma poco chitinizzata; il suo lobo apicale (ligula) è breve ed ha il margine
distale diviso in sei piccoli lobi, di cui i quattro mediani più pronunciati; sulla
sua superficie sono disseminati alcuni piccoli sensilli.
I palpi labiali sono articolati ciascuno su un palpigero abbastanza scleri-
ficato munito all’orlo distale di una lunga setola e sull’orlo prossimale di un
sensillo placoideo. I palpi sono triarticolati, abbastanza lunghi, e sporgono oltre
la ligula. Il primo articolo è un po’ più largo che lungo, senza setole, nè sensilli;
il secondo articolo fortemente trasverso presenta alcune brevi setole all’orlo di-
stale; il terzo articolo è cupoliforme, ricoperto da numerosi sensilli tricoidei.
Ta parte prossimale o postmento è abbastanza chitinizzata, presenta un
paio di lunghe setole agli angoli distali e un altro paio un poco più all’indietro
e più all’interno, meno lunghe e robuste delle precedenti. Inoltre vi è un sen-
sillo placoideo tra la base delle setole posteriori e l’orlo laterale.
Sulla superficie superiore del labium o prefaringe partono due serie di
brevi setole dirette medialmente che nella porzione basale divengono più lunghe
e dirette all'indietro.
Torace: i tre segmenti del torace sono circa delle stesse dimensioni; il
pronoto è un po’ più lungo e più largo del mesonoto. La sutura mediana, ben
marcata sul pronoto e mesonoto, giunge circa a metà del metanoto.
Il pronoto (fig. 7) presenta tre serie trasversali di setole e alcune setole
laterali: la serie anteriore è composta di sei setole per lato, (A 1-6), di cui le
tre mediali disposte a triangolo con un sensillo tra le due anteriori. Un altro
sensillo si trova dietro la terza setola e un po’ posteriormente alla seconda. La
seconda serie, (M 1-3), è un po’ obliqua e consta di tre setole per lato. La serie
posteriore, (P 1-5), è di cinque setole per lato, di cui le tre mediali disposte a
triangolo con un sensillo più vicino alla congiungente le due setole posteriori;
un altro sensillo si trova tra la quarta e la quinta setola. Inoltre vi è una serie
sub-laterale (SL 1-3), di tre setole rivolte all’insù e una laterale, (L 1-3), di tre
setole, di cui la seconda è la più breve e la terza la più lunga. Meso- (fig. 8) e
metanoto presentano rispettivamente due serie di cinque setole per lato; di cui
69
nella serie anteriore la prima, la terza e la quinta sono più corte. Tra il margine
anteriore e la terza setola vi è una serie di tre sensilli tricoidei. Le serie di setole
posteriori presentano la seconda setola più breve, inserita quasi alla metà del
segmento, formante con la prima e la terza (la più lunga della serie) i vertici di
un triangolo, dentro il quale vi è un sensillo. Vi sono ancora tre setole laterali,
di cui la terza, più lunga, divide il margine a metà.
SS È J [e] iL
VA 5 a
suli 1 = Ù i "I Rane (e) O guri
4 | stag p 3 è Sg
E
9
Ochthebius gestroi - Fig. 7: pronoto - fig. 8: mesonoto - fig. 9: IV tergo addominale (ugual-
mente ingranditi).
70
Addome (tig. 9): nove segmenti e il decimo ridotto. I primi otto segmenti
sono uguali e ciascun tergo, fortemente trasverso, presenta due setole laterali
e una serie di dodici setole, nella parte posteriore, sei per parte; di queste la
terza e la quinta sono le più lunghe e la seconda e la quarta sono un po’ spostate
in avanti (specialmente nei segmenti posteriori dove esse sono situate quasi a
metà della lunghezza del tergo). Posteriormente alla seconda e alla quarta setola,
sull’allineamento delle altre setole, vi è un sensillo.
Ochthebius gestrot - Fig. 10: IX, X tergo e urogonfi dal dorso - fig. 11: gli stessi di lato in
esemplare più giovane (ugualmente ingranditi).
Gli sterni membranosi presentano ciascuno sei placche leggermente chiti-
nizzate munite ciascuna di due setole, di cui la posteriore è notevolmente lunga,
mentre l’anteriore è di lunghezza variabile a seconda dei segmenti.
Il nono tergite è a tronco di cono con il margine posteriore concavo in
corrispondenza dell’inserzione di ciascun urogonfo, munito di tre setole per
lato, le due posteriori dirette all’indietro. Visto di profilo presenta le tre setole
disposte come in fig. 11.
Gli urogonfi (fig. 10, 11) (cerci: Beier e altri AA.) sono biarticolati; il
primo articolo è circa tre volte e mezzo più lungo che largo, leggermente conico,
cupoliforme all’estremità, provvisto di una setola laterale, prima della metà,
diretta lateralmente, di una setola dorsale circa alla metà della sua lunghezza e
di una corona di tre setole distali (le più lunghe) e di una breve-mediale, lunga
circa 1/4 delle precedenti, giungente pressappoco all’estremità distale del secondo
articolo.
Il secondo articolo, molto più sottile, circa un terzo della lunghezzà del
primo, con setola tre volte la lunghezza del medesimo articolo.
(a!
Il decimo segmento è breve; visto dorsalmente si presenta con una setola
distale per lato, diretta all’indietro, e prolungato dal pigopodio a forma di ve-
scicola cilindrica membranosa - munita all'estremità di due uncini chitinosi -
che oltrepassa di poco l’estremità dell’articolo basale degli urogonfi; il decimo
segmento visto di profilo appare troncato obliquamente e oltre alla setola già
citata, presenta due altre lunghe setole dirette all’indietro.
Fig. 12: Ochthebtus gestror - zampe sinistre del I, II, III paio (ugualmente ingrandite).
Zampe (fig. 12): le zampe sono di eguale aspetto, slanciate, leggermente
più lunghe dall’avanti all’indietro, prive di peli natatori, tipiche zampe cursorie.
Coxe relativamente grandi, sub-coniche, presentanti alcune setole mediocri.
Trocantere, sullo stesso asse del femore, con sutura obliqua ben distinta, muni-
to di cinque setole, di cui le due più lunghe presso l’angolo distale. Femore con
alcune setole disposte come nella figura 12, tra esse la più lunga è quella inserita
sul terzo prossimale del margine inferiore (lunga pressappoco come quella del
trocantere), una seconda a breve distanza da questa, una terza, quarta e quinta
verso l’apice dell’articolo, una sesta e una settima sul bordo anteriore dell’arti-
colo stesso, una ottava in prossimità dell’inserzione della sesta. Tibia-tarso,
circa sette volte più lungo che largo, gracile ed attenuato nella metà distale,
presenta un gruppo di sei setole nella metà prossimale: una, piuttosto breve,
basale, una lunga sul margine estensorio, due appena più brevi e più distal-
mente presso il margine estensorio (una dorsale, una ventrale), due brevi presso
il margine flessorio (una dorsale, la più breve, e una ventrale) nel punto di mag-
giore convessità. Nella metà distale della tibia-tarso vi è una setola abbastanza
lunga e sottile a 1/5 circa dall’estremità distale (apice). All’apice, sull’angolo
esterno, è presente una robusta setola sensoria un po’ ricurva lunga quanto 1/3
dell’unguicolo; tra di esse vi è una breve setola. Unguicolo lungo, leggermente
arcuato nella metà distale ed appuntito.
12.
L’arto descritto è il primo; il secondo e il terzo presentano lievi differenze
nella posizione e nella lunghezza delle setole e dei sensilli visibili dalla
figura 12.
La descrizione minuziosa (5) è stata determinata dal fatto che non era
conosciuta la larva dell’Oc4kthebius gestrot; del resto anche per altre specie le
rispettive larve sono poco e superficialmente esaminate, in particolare per quello
che si riferisce ai caratteri morfologici e alla chetotassi, indispensabili per la
esatta discriminazione delle larve appartenenti alle varie specie.
Come abbiamo detto, ci troviamo di fronte ad un microambiente molto
variabile, in relazione all’escursione termica giornaliera e stagionale; tuttavia
la perenne presenza dell’acqua e la fotosintesi delle alghe, esposte al sole, ren-
dono l’ambiente bene ossigenato e favorevole all’ insediamento delle bio-
cenosi.
Vogliamo mettere in evidenza due osservazioni: l’assenza del Coelostoma
hispanicum Kist. e la presenza del Nipharghus foreli spetiae Schell. nel biotopo
in esame: il primo, Coelostoma hispanicum idrofilide piuttosto stenotermo, che
predilige acque tiepide o calde; infatti è stato reperito da BinaGHI (1966) nelle
acque termali (30°-31°C) dei bagni San Filippo (Monte Amiata) e a Nervi (1967)
in una stazione irrorata da acque, piuttosto tiepide, provenienti da fessurazioni
e da scarico di condutture, ed esposte all’insolazione.
Il secondo, N:ipharghus foreli spetiae, anfipode ubiquista (Vandel 1964)
in quanto popola sorgenti, acque di caverna, fondi dei laghi d’alta montagne e
subalpini - e le acque freatiche - stenotermo a « preferenda » termici bassi. Evi-
dentemente di queste due forme stenoterme l’assenza del Coelostoma hispanicum,
che predilige nettamente le temperature elevate, dimostra che all’uscita l’acqua,
che irrora il tappeto di alghe nella nostra stazione, deve sgorgare fresca e pura;
come la presenza del Nipharghus foreli spetiae (5) proprio all’uscita della acqua
ce lo conferma.
Ci è d’obbligo ringraziare il dott. F. Capra per i suoi preziosi consigli e
il sig. G. Binaghi per averci segnalato che la larva dell’Ochthebius gestroi era an-
cora ignota.
Ringraziamo anche i sottoindicati specialisti per la classificazione del ma-
teriale florofaunistico; in ordine alfabetico:
Dott. C. Baroni Urbani, Istituto di Zool., Siena (Formicidi); Dott. R. Dallai,
Istituto di Zool., Siena (Collemboli); Prof. U. Parenti, Istituto di Zool. Sist.,
Torino (Microlepidotteri); Prof. S. Ruffo, Museo Storia Nat. Verona (Anfipodi);
Dott. I. Sanna, Istituto di Bot., Genova (Alghe); Dott. M.L. Tagliasacchi Ma-
sala, Istituto di Zool., Cagliari (Ostracodi); Prof. L. Tamanini, Rovereto (Emit-
teri); Dott. A. Vigna Taglianti, Istituto di Zool. Roma (Anfipodi).
(5) Come abbiamo detto, la descrizione è basata su larve del terzo stadio, ma è nostra in-
tenzione completare la descrizione dello sviluppo con il reperto dell’uovo e della ninfa.
(6) Il Nipharghus « foreli » spetiae è forma critica in via di revisione; la spetiae è il taxon
già segnalato per alcune grotte del retrostante monte Fascie ed è diffuso nelle acque freatiche dei
colli attorno a Genova poichè si ritrova qua e là dove queste affiorano (es. rio del Chiappeto e
in un pozzo presso il rio Vernazza, CAPRA in litt.).
BIBLIOGRAFIA
Brier M. - 1956 - Ueber Kérperbau und Lebensweise von Ockthebius quadricollis steinbiihleri
Rtt. und O. adriaticus Rtt. (Col. Hydroph. Hydraen). Thalassia jugoslavica, Vol. 1, n. 1-5,
pp. 193-240, fig. 1-18.
BinacHI G. - 1966 - Notizie sulla Coleotterofauna acquaiola delle sorgenti termali dei bagni
di S. Filippo alle falde del Monte Amiata. Boll. Soc. Ent. Ital., Vol. XCVI, n. 1-2, pp. 27-30.
BinacHI G. - 1967 - Note di Caccia (Coleoptera). Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, Vol. LXXVI,
pp. 313-315, fig. 3-4.
BoLpori L. - 1967 - Due enigmi e due problemi fra Oglio e Mincio. Natura Bresciana, Mus.
Civ. St. Nat. Brescia, Anno III, n. 4, pp. 21-28.
Bòvinc e CraIicHEAD - 1931 - An illustrated synopsis of the principal larval forms of the order
Coleoptera. Entom. Amer., 11, pp. 1-351, 125 Taf.
BrasavoLa DE Massa A. - 1932 - Quinto contributo alla conoscenza dei Coleotteri trentini. -
Note sulla larva dell’Ockihebius exculptus Germ. (Col. Hydroph.). Studi Trent. Scienze
Naturali, Annata XIII, X-XI, fasc. III-IV, pp. 253-258, fig. 1-3.
CHirsa A. - 1959 - Hvydrophilidae Europae. Coleoptera Palpicornia. Tabelle di determinazione.
A. Forni ed. Bologna, pp. 1-199, fig. 1-325.
D’OrcHYMONT A. - 1932 - Les Rockpools submarins et leur population entomologique. Bull.
et Ann. Soc. Entomol. Belgique, t. 72, pp. 17-36, PI. I-VIII.
D’ORCHYMONT A. - 1932 - Notes sur certains sous-genres d’Ochthebius. Bull. et Ann. Soc. Entomol.
de Belgique, pp. 41-52, 3 fig.
GancLBAUER L. - 1904 - Die Kafer von Mitteleuropa, C. Gerold’s John, Wien, IV, (pp. 182-197).
GRANDI G. - 1951 - Introduzione allo studio dell’Entomologia, Vol. 1-2, Edizioni Agricole, Bo-
logna.
GrIDELLI E. - 1926 - Materiali per una fauna dell’Arcipelago Toscano. XIX. Coleotteri del Gi-
glio. Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, Vol. L, pp. 429-531 (pp. 465).
HaLipaY A.H. - 1856 - Description of the larvae of Ockthebius punctatus and Diglossa mersa.
Nat. Hist. Review. III Proc., pp. 20, fig.
IsseL_ R. - 1918 - Biologia marina, Hoepli, Milano, pp. XVIII-607 (pozze di scogliera pp. 233-261).
JAcQqUIN A. - 1956 - Recherches biologiques sur Ochthedius quadricollis Mulsant (Coléoptère
Hydrophilidae). Bull. Soc. Hist. Nat. Afr. du Nord, t. 47, n. 7-8, pp. 270-290, fig. 1-15.
MaTHAN M. e FauveL M. - 1865 - Note sur l’Ochthebius Lejolisii Mulsant et Rey. Ann. Soc. Ent.
France, Serie 4, Vol. V, pp. 199-202, fig. 1-5.
MuLsanT E. - 1844 - Histoire Naturelle des Coléoptères de France. - Palpicornes, Magnin,
Blanchard et C., succ. L. Janet, Paris, pp. 196, PI. I (pp. 52, PI. I, fig. 4).
MutLsanT et Rey - 1861 - Description d’une espèce nouvelle d’Ochthebius et de la larve de cet
Insecte. Mem. Soc. Sc. Nat. Cherbourg, Vol. VIII, pp. 184-186, T. 4, fig. 2.
Rey C. - 1887 - Essai d’études sur certaines larves de Coléoptères et descriptions de quelques
espèces inédites ou peu connues. Ann. Sòc. Linn. Lyon, Vol. XXXIII, pp. 141-142.
VANDEL A. - 1964 - Biospéologie. Gauthier-Villars ed., Paris, 619 pp., 80 figg., XI Tav.
WaiLes G. - 1833 - Observations on the Enicoceri. Ent. Mag. Vol. I, pp. 256-258.
RIASSUNTO
Nello studio dei microambienti di scogliera il presente lavoro è indirizzato in particolare
alla ricerca e allo studio della larva dell’Ochthebius gestroi Grid. non ancora nota e alla descrizione
dei caratteri specifici della larva stessa.
SUMMARY
On studying the « microambienti » of reef the present work is particularly directed to the
research and study of the larva of Ochthebius gestroi not yet known and to the description of the
specific characters of .the very larva.
14
CesARE BARONI URBANI
Istituto di Zoologia dell’Università di Siena. Direttore Prof. B. Baccetti
UNA NUOVA SPECIE DI OLIGOMYRMEX
DEL SAHARA MERIDIONALE
(Hymenoptera Formicidae)
Oligomyrmex diabolicus n. sp.
Soldato: Capo (fig. 1) subrettangolare, allungato, a lati diritti e pa-
ralleli; lungo (senza le mandibole) circa 1/5 più della sua larghezza massima.
Una debole e ampia incurvatura obliqua, certamente omologabile alle scrobe di
molti Formicidi ipogei, è presente sul margine supero-laterale. Margine po-
steriore sensibilmente incavato in corrispondenza dell’occipite; margine ante-
riore debolmente prominente. Lamine frontali lunghe e diritte, prolungantisi
all'indietro fino a metà della lunghezza del capo. Fronte larga circa 4/5 della
larghezza complessiva del capo. Essa si prolunga in avanti sopra le fossette an-
tennali con due lobi subtriangolari fortemente aggettanti che non delimitano
però delle scrobe vere e proprie; anche le vestigia di scrobe cui si è già fatto
cenno sono in posizione più caudale. Area frontale grande, debolissimamente
delimitata ed a forma di triangolo isoscele. Clipeo largo e piatto. Occipite prov-
visto distalmente sul margine posteriore di due sporgenze spiniformi a base larga
e con l’apice perpendicolare alla faccia superiore del capo. Mandibole larghe e
piatte con sei denti ottusi sul margine masticatorio, di grandezza gradatamente
crescente dal basale al distale. Occhi minutissimi, composti di un solo ommatidio,
situati ad un terzo circa della lunghezza del capo. Antenne brevi, di nove arti-
coli. Scapo sensibilmente ricurvo; la sua larghezza massima a 2/3 circa della
lunghezza. Funicolo ad antennomeri 2-6 nettamente trasversi. Clava biarticolata,
più lunga del resto del funicolo.
Torace (fig. 1) breve e globoso, molto meno lungo del capo. Il profilo
dorsale è in forma di curva più o meno continua, leggermente interrotta da due
piccole sporgenze solo in corrispondenza della sella mesoepinotale e delle spine
epinotali. Queste ultime sono assai poco aggettanti, piatte ed a base molto larga.
Epinoto a faccia discendente diritta, poco più lunga di quella basale con cui
forma un angolo di circa 150°. Peziolo scarsamente peduncolato, 1/4 circa più
stretto del postpeziolo, leggerissimamente inciso sul margine superiore e ton-
deggiante sul profilo. Postpeziolo largo e tondeggiante.
Tegumento sempre liscio e lucido con scultura poco marcata o del tutto
assente. Deboli strie trasversali si riscontrano sui due terzi posteriori del capo
che convergono obliquamente al centro della fronte dando luogo ad un disegno
«a spina di pesce ». Torace e peduncolo debolmente striati in senso longitudinale
o semplicemente rugosi. Addome liscio e lucido con alcune brevi strie longitu-
dinali sul primo tergo che si dipartono radialmente dalla sutura con il postpeziolo.
Brevi peli semplici sericei, suberetti o subdecumbenti sono sparsi qua e
là sul tegumento.
Colorito generale giallo testaceo, leggermente più scuro sul gastro, sul
margine masticatorio delle mandibole ed all'apice delle protuberanze occipitali
e frontali.
15
Dimensioni in mm ed indici
Lunghezza complessiva 1,4; lunghezza capo 0,56; larghezza massima
capo 0,43; larghezza minima fronte 0,29; lunghezza scapo 0,17; larghezza mas-
sima scapo 0,04; lunghezza torace 0,38; lunghezza peziolo 0,14; larghezza pe-
ziolo 0,12; altezza peziolo 0,14; larghezza postpeziolo 0,16; indice cefalico 77;
indice frontale 164; indice dello scapo 21; indice del peziolo 90; indice dell’al-
tezza del peziolo 100.
/
Fig. 1 - Oligomyrmex diabolicus n. sp., a sinistra soldato olotipo in visione laterale, a destra
capo del medesimo in visione frontale.
Mani am Chari (Repubblica del Ciad), 1962, un solo esemplare (olotipo),
KH. Franz les.
Olotipo conservato nelle collezioni dell’Institut fir Bodenforschung di
Vienna.
Osservazioni: Oligomyrmex diabolicus n. sp. per i lati del capo subparalleli
e per lo sviluppo dei processi occipitali potrebbe essere ravvicinato ad O. ery-
thraeus Em. od O. thoracicus Weber, ma l’eccezionale sviluppo delle lamine fron-
tali ed il profilo del torace e del peduncolo ne permettono la separazione a prima
vista. WeBER (1950) ha descritto della foresta dell’Ituri nel Congo un O. fron-
talis con i processi frontali ben sviluppati, ma anche in questa specie il fenomeno
è molto meno appariscente che in O. diabolicus. O. frontalis, inoltre, ha i processi
occipitali pochissimo appariscenti, i lati del capo più arcuati e le spine epinotali
ben sviluppate.
Da tutto ciò risulta come O. diabolicus sia specie piuttosto ben caratteriz-
zata, soprattutto se confrontata con le congeneri finora note della regione etio-
pica che hanno quasi sempre i processi cefalici molto meno sviluppati a diffe-
renza delle specie orientali in cui questa caratteristica può essere anche più
evidente.
Questa specie è la 102esima descritta per questo genere (!) che è distri-
buito in modo probabilmente continuo nelle regioni tropicali del mondo intero
(fig. 2). O. diabolicus rappresenta inoltre la stazione più settentrionale finora
nota nella regione etiopica di questo genere che prima non sembrava oltrepas-
sare il Congo e l’alta valle del Nilo a Nord. Oltre all’areale continuo di Olgo-
myrmex sono note alcune stazioni di specie endemiche, evidentemente relitte,
in zone temperate del globo, come O. oertzent For. della Grecia, O. aeolius For.
— Distribuzione attuale di Oligomyrmex
® Reperti fossili
Fig. 2 - Distribuzione accertata del genere Oligomyrmex Mayr. La porzione indomalese ed
australiana dell’areale del genere è stata modificata sulla base dei dati inediti del Dr. R.W. Taylor
della Division of Entomology, C.S.I.R.O., Canberra.
dell'Asia minore od O. Jongii Wh. del Texas. Il genere è inoltre certamente rap-
presentato da una specie nota su tutte e tre le caste nell’ambra del Baltico (O.
antiquus Mayr dell’Oligocene inferiore) e probabilmente anche l’Aeromyrma
bohemica descritta da NovaK (citato da HANDIRLISCH, 1908) dell’alto Miocene
della Boemia dovrà essere considerata congenere di Oligomyrmex nel senso di
ETTERSHANK (1966), anche se questa mia supposizione necessita di essere con-
fermata con l’esame del materiale di Novak. Una terza specie fossile è stata de-
scritta dall’Emery (1891) sulla base di sette maschi dell’ambra siciliana sotto il
nome di Aéromyrma sophiae (Miocene medio ?), sulla cui identità con Oligo-
myrmex non dovrebbero sussistere dubbi.
Tutto ciò sta ad indicare un’origine molto antica, forse addirittura preter-
ziaria di questo gruppo che ha subìto pochissime trasformazioni morfologiche,
almeno negli ultimi 7-8 milioni di anni. Benchè questa non sia l’unica situazione
(1) Il computo è fatto senza tener conto della sinonimia con Oligomyrmex del genere Nim-
bamyrma Bernard e di Solenopsis subg. Crateropsis Patrizi proposta da ETTERSHANK (1966). En-
trambe questi taxa, infatti, sono stati descritti sulla base di caratteri morfologici peculiari che ap-
parentemente non si sovrappongono mai con quelli di Oligomyrmex e che nulla hanno a che ve-
dere con la variabilità del numero degli antennomeri messa in evidenza dall’Ettershank.
17
analoga tra i Formicidi, alla scarsa differenziazione del genere Oligomyrmex ha
certamente contribuito il tipo di vita nell'ambiente ipogeo che è indubbiamente
tra i più conservativi ed uniformi.
RIASSUNTO
Si descrive Oligomyrmex diabolicus n. sp. della regione del lago Ciad. La nuova specie è
prossima ad O. frontalis Weber del Congo, da cui è facilmente distinguibile tanto per la forma
del capo, come per quella del torace.
SUMMARY
Oligomyrmex diabolicus n. sp. from the region of Tchad lake is described. 'The new species
resembles O. frontalis Weber from the Congo; however it is easily distinguishable because of the
conformation of its head and thorax.
BIBLIOGRAFIA
EmeRY C., 1891 - Le formiche dell’ambra siciliana nel Museo mineralogico dell’Università di
Bologna. - Mem. R. Acc. Sei. Ist. Bologna, Ser. V, .T. I, pp. 567-590, 3 tavv.
EmeRy C., 1915 - Formiche raccolte nell’Eritrea dal Prof. F. Silvestri. - Boll. Lab. Zool. Portici,
vol. X, 1915-16, pp. 3-26, 13 figg.
ETTERSHANK G., 1966 - A generic revision of the world Myrmicinae related to Solenopsis and
Pheidologeton (Hymenoptera: Formicidae). - Austr. J. Zool., vol. 14, pp. 73-171; 141 figg.
ForeL A., 1886 - Nouvelles fourmis de Grèce récoltées par M.E. von Oertzen et décrites par
Auguste Forel. - C.R. Soc. Ent. Belg., vol. 77, pp. CLIX-CLXVIII (estratto pp. 1-10),
5 figg.
FoREL A., 1911 - Fourmis nouvelle; ou intéressantes. - Bull. Soc. Vaud. Sci. Nat., 5% S., vol.
XLVII, N. 173, pp. 331-400.
HANDIRLISCH A., 1908 - Die fossilen Insekten und die Phylogenie der rezenten Formen. - v. Wil.
Engelmann Verl., Leipzig, IX+1430 pp., 14 figg., 51 tavv.
Mayr G.L., 1868 - Die Ameisen des baltischen Bernsteins. - Beitr. Naturk. Preuss. I.K. Phys.
Oecon. Gesell. K6nigs., 102 pp., 5 tavv.
Novag V., 1877 - Fauna der Cyprisschiefer des Egerer Tertiirbeckens. - SB. ARad. Wien, vol. 76
(citato da Handirlisch).
WeBER N.A., 1950 - The african species of the genus Oligomyrmex Mayr. - Am. Mus. Nov.
No. 1442, 19 pp., 20 figg.
WeBER N.A., 1952 - Studies on african Myrmicinae, I (Hymenoptera, Formicidae). - Am. Mus.
Nov. No. 1548, 32 pp., 36 figg.
WHEELER W.M., 1903 - Erebomyrma, a new genus of hypogaeic ants from Texas. - Biol. Bull.,
vol. 4, pp. 137-148, 5 figg.
Ep. WAGNER
ÙBER DIMORPHOCORIS SAULII E. WAGNER, 1965
(Hemiptera, Heteroptera, Miridae)
Herr L. Sauli, Triest, sandte mir neuerdings 11 33 und 5 99 dieser Art.
Dadurch wird es méglich, die Beschreibung dieser Art zu vervollstàndigen und
vor allem das bisher unbekannte Weibchen zu beschreiben. Ich méòchte nicht
versiumen, Herrn Sauli auch an dieser Stelle fiir sein liebenswiùrdiges Entgegen-
kommen noch einmal bestens zu danken.
78
Weibchen: Gestalt birnfòormig (Fig. a), etwa doppelt so lang wie
breit, Abdomen breit oval. Obserseite mit feiner, anliegender, gelblicher Be-
haarung; auf Kopf und Pronotum aufrechte, schwarze Borsten, ebenfalls an
Fihlern und Beinen. Gelbbraun mit schwarzer Zeichnung. Kopf und Pronotum
mit schwarzbraunen Flecken, die oft zu gròsseren Flecken zusammenfliessen.
Uber Kopf, Pronotum und Scutellum zieht sich eine helle, mittlere Langslinie.
Halbdecken braun, der Aussenrand breit, aber nur geringfiigig heller (Fig. f).
Dimorphocoris saulti E. Wgn., Weibchen
a =*Gestaltb ="Kopf von von. e = Kopf settlich, d'- Kopf und Pronotum vontoben
e =. Fuhler,f = rechte Halbdecke
Ricken des Abdomens schwarz, in der Mitte helle, undeutliche, runde, gelb-
braune Flecke, von denen auf den Tergiten 2 und 3 je sechs, auf den Tergiten 4
bis 6 je zwei vorhanden sind. Connexivum gelbbraun, in der Mitte jedes Seg-
ments ein runder, brauner Fleck. Unterseite gelbbraun. Fiihler gelbbraun,
das 1.Glied an der Basis dunkler und mit undeutlichen, kleinen, braunen Flecken;
apikale Halfte des 3. und das ganze 4.Glied schwarzbraun. Beine gelbbraun.
Schenkel braun gefleckt mit Ausnahme der Spitze. Spitze der Schienen und
die ganzen Tarsen schwarz.
Kopf (Fig. d) gross, linger als das Pronotum. Stirn vorstehend. Scheitel
3,1x so breit wie das Auge. Von vorn gesehen (Fig. b) ist der Kopf 0,9x so hoch
wie breit, spitz dreieckig. Fùhlerwurzel etwa um ihren Durchmesser vom Auge
entfernt und unmittelbar unterhalb der Augen gelegen. Tylus lang, distal verjingt.
Die Augen iberragen den Scheitel ein wenig nach oben. Seitlich gesehen (Fig. c)
(9
ist der Kopf kiirzer als hoch und die Stirn stark gewéòlbt. Fiihler (Fig. e) schlank,
1.Glied 0,8x so lang, wie der Scheitel breit ist, mit abstehenden, schwarzen
Borsten und feinen, schwarzen Haaren; 2.Glied schlank, nur mit schwarzen,
aber etwas abstehenden Haaren, so lang, wie der Kopf samt Augen breit ist;
3.Glied noch schlanker als das 2. und 0,82x so lang wie dieses, Behaarung wie
beim 2.Glied; 4.Glied 0,7x so lang wie das 3., Behaarung kiirzer und feiner.
Pronotum (Fig. d) rechteckig, hinten geringfiigig breiter als vorn.
Seiten leicht eingebuchtet. Schwielen gross und rund. An der breitesten Stelle
ist das Pronotum nur 0,9x so breit wie der Kopf. Scutellum (Fig. d) kurz und
breit, nur 0,63x so lang wie das Pronotum. Halbdecken (Fig. a+f) sehr kurz,
den Hinterrand des 3.Tergites nicht erreichend. Die Hinterrinder beider Halb-
decken bilden eine fast gerade Querlinie, die breiteste Stelle liegt im hinteren
Drittel, dort sind sie etwas breiter als der Kopf. Kommissur 0,7x so lang wie
das Pronotum. Abdomen breit oval, 1,67x so breit wie der Kopf. Der freilie-
gende Teil ist etwas kirzer als die Entfernung von der Kopfspitze zum Hin-
terrande der Halbdecken.
Beine kurz und kraftig, schwarz behaart. Schienen mit feinen, schwarzen
Dornen, aber ohne dunkle Punkte. An den Hintertarsen sind alle drei Glieder
etwa gleich lang.
Liamo:e: /% = 3,094 10m.
Das Weibchen von D. saulii E. Wgn. ist wesentlich heller gefàrbt als das
Mànnchen. Bei letzterem ist das 1.Fùhlerglied schwarz, Kopf, Pronotum, Scu-
tellum und Halbdecken sind ebenfalls gròsstenteils, die Schenkel mit Ausnahme
der Spitze, schwarz. Schienen und Tarsen sind bei beiden Geschlechtern gleich
efirbt.
: Von den Weibchen der verwandten Arten unterscheidet sich dasjenige
von D. saulii E. Wgn. durch die Gestalt der Halbdecken, deren Hinterrànder
eine gerade Querlinie bilden (dies Merkmal zeigt auch das Màannchen). Am
meisten Ahnlichkeit zeigt sich mit D. punctiger Horv. Diese Art ist jedoch weit
gròsser, hat einen breiteren Scheitel, breitere Gestalt, das 2.Fiihlerglied ist nur
0,91x so lang, wie der Kopf breit ist, der Hinterrand der Halbdecken ist deutlich
geschweift und die Dornen der Schienen entspringen aus kleinen, dunklen
Punkten.
In der Bestimmungstabelle, die der Verfasser (1965) aufgestellt hat, muss
das Weibchen von D. saulti E. Wgn. auf S.60 bei Nr. 13 wie folgt eingefiigt
werden:
13 (14) Stirn stark gewòlbt. Scheitel 3,1-3,35x so breit wie das Auge. 2.
Fiihlerglied hòchstens so lang, wie der Kopf breit ist.
13a (13b) Gròsser, Linge 3,5-3,6 mm. Schienen mit kleinen, schwarzen
Punkten. Scheitel 3,35x so breit wie das Auge. 2.Fiihlerglied 0,91x
so lang, wie der Kopf breit ist. va De punetiger Elo
13b (13a) Kleiner, Lange 3,0-3,4 mm. Schienen ohne Punkte. Scheitel
3,1x so breit wie das Auge. 2.Fiihlerglied so lang, wie der Kopf breit
lil nera: VI i | D. sauli E. Wgn.
14 (13) Stirn kaum gewélbt. Scheitel 3,0-3,2x so breit wie das Auge. 2.
Fiihlerglied so lang oder linger als der Kopf breit ist. (Weiter wie
bisher!)
80
Ich untersuchte 11 33 und 5 99 aus Venetien: Triest (Mt. Auremiano)
7.40, leg. L. Saul.
Allotypoid und Paratypoide in meiner Sammlung, Paratypoide auch in
der Sammlung L. Sauli, Triest.
LITERATUR
WAGNER E. - 1965 - Die Gattung Dimorphocoris Reuter, 1891. I. - Reichenbachia, Bd. 5,
Nr..145, 5. 135-156. o
-—- — 1965 - Die Gattung Dimorphocoris Reuter, 1891. II. - Ib., Bd. 6, Nr. 4, S. 33-66.
Adresse des Autors: E. Wagner, Moorreye 103, Hamburg (Deutschland).
RECENSIONE
Go6LLNER-ScHEIDING U. - Bibliographie der Bestimmungstabellen europàischer Insekten (1880-1963).
Teil I: Apterygota bis Siphonaptera - Beitrige zur Entomologie, Berlin, vol. 17, 1967,
fasc. 5-8: 697-958.
Credo utile richiamare l’attenzione su questa pubblicazione che contiene una grande quan-
tità di notizie spesso difficili da reperire. La traduzione del titolo è « Bibliografia delle tavole di-
cotomiche di insetti europei pubblicate dal 1880 al 1963 »; ma i lavori elencati non riportano so-
lamente tavole dicotomiche. Vi troviamo tutte le faune dei vari paesi europei come « Faune de
France», “Tableaux analytiques de la faune de l'URSS», «Handbook of British Insects» ed altre.
Vi sono le monografie comprendenti un solo ordine come ad esempio quella di Conci e NIELSEN
sugli Odonati, di PRIESNER sui Tisanotteri, di RerTTER sui Coleotteri e la lunga serie delle minori,
su una scla famiglia o un solo genere con le relative specie. La Bibliografia prende pure in esame
quelle opere di entomologia agraria e forestale che portano alla determinazione delle specie trat-
tate, come nei lavori di BaLacHowSsKI, di DeLLa BeFFa, di EscHERICH e moltissimi altri. Sono
riportati anche quei lavori sugli stadi giovanili che finiscono con una tavola dicotomica.
Per ogni pubblicazione vengono forniti i comuni dati bibliografici necessari a reperire con
sicurezza il lavoro. In forma telegrafica viene dato il contenuto essenziale dell’opera: troviamo
ad esempio che lo studio di M. GRANDI, 1951, contiene la tavola dicotomica delle specie del ge-
nere Caenis (Efemeridi) raccolte in Emilia; il lavoro di F. VENTURI, 1953, porta la tavola dicoto-
mica dei maschi e femmine delle specie del genere Metopia (Ditteri); l’opera di J. HOFFMANN,
1960, contiene le tavole per la distinzione dei sottordini, delle famiglie, delle sottofamiglie, dei
generi e delle specie degli Ortotteri del Lussemburgo.
Il primo volume (inviato nella metà dello scorso anno alle biblioteche) elenca 3296 lavori,
di interesse prevalentemente sistematico. Nelle prime 24 pagine sono riuniti quelli che abbrac-
ciano più ordini, seguono gli Apterigoti, suddivisi in 5 ordini e poi i Pterigoti. Di questi vi è la
bibliografia dei primi 21 ordini, dagli Efemerotteri ai Sifonatteri. Un indice finale per materia
facilita molto la consultazione. Dovrebbe essere vicina la pubblicazione del II volume con la bi-
bliografia sugli Imenotteri, seguirà un III volume con quella sui Coleotteri e gli Strepsitteri.
La Bibliografia Gélner-Scheiding ha uno scopo eminentemente pratico: quello di facilitare
a tutti coloro che si occupano di sistematica, di faunistica, di entomologia agraria e forestale, il
reperimento delle opere necessarie per il loro lavoro. Riteniamo che lo scopo sia stato raggiunto
in modo encomiabile e la sua consultazione sia molto utile.
L. TAMANINI
REGISTRATO AL TRIBUNALE DI GENOVA ASI N. 0 A LUGLIO 1949 )
Dr. EMILIO BERIO, Direttore Responsabile
CRATELLI PAGANO" Tirgofiari Ebttosi «.8 AS Vik Monvéelli vii © ORNONA
AVVISI GRATUITI PER I SOCI
ANTIQUARIAT JUNK
(Dr. R. Schierenberg et Fils)
Boîte Postal 5
Lochem, Pays-Bas
cherche, comme libraire spécialisé dans le domaine d’Entomologie, des
livres, mongraphies, périodiques etc. contre payment ou en échange.
Envoyez nous vos listes. Nous donnons des prix intéressants, nos ré-
ponses sont rapides.
Catalogue sur demande.
Si avvisano i Soci che presso la Sede Sociale sono in vendita cartellini per incollare
insetti nei formati in uso presso il Museo di Genova al prezzo di L. 20 al foglio (mm, 4x 11;
mm. 10x30; mm. 6x16), più spese postali.
a BorpoNI, Via Lanzi 29, 50134 Firenze, desidera scambiare Coleotteri o insetti di altri or-
dini con Staphylinidae, preferibilmente di zone montuose o delle regioni meridionali
d’Italia.
C. MattIoLI, Via Moncalvo 80, Milano, desidera ricevere Carabidae, Cerambycidae, Bupresti-
dae, Onthophagus e Aphodius, specialmente dell’Italia centrale e meridionale, in cam-
‘bio di Coleotteri, anche delle stesse famiglie, del Nord Italia.
Luigi Magnano, Piazzetta Scala 4, 37100 Verona, desidera ricevere in studio Otiorrhynchus
(Col. Curculionidae) degli Appennini,
Il Dott. Vittorio ALIiquo’, Corso Gelone 86, 96100 Siracusa, desidera acquistare, nuovi od
usati, i volumi 1,2 e 5 del Porta « Fauna Coleopterorum Italica ».
Luigi Rossi, Via 4 Novembre 6, 36012 Asiago (Vicenza) acquisterebbe i seguenti Lepidot-
teri preparati: Papilio hospiton, Thaleropis ioniae, Rhodocleptria incarnata 4, Cu-
cullia formosa, Plusia orichalcea, Haemorrhagia croatica, Proserpinus proserpina,
. Prothymnia sanctiflorenti, Epirrhoe sandosaria.
Francesco ZaccHEo, Via N.d’Apulia 4, 20125 Milano, desidera acquistare l’opera di A. Por-
ta « Fauna Coleopterorum Italica », in 5 voll. + 3 suppl.
Nico Nirser, Janskerkhof 3, Utrecht (Olanda), desidera scambiare Heteroptera deil’Europa
meridionale con insetti olandesi. E’ inoltre disposto a determinare Heteroptera acqua-
tici, con un massimo di 25% di trattenuta sul materiale affidatogli.
Paride DioLi, Via Valeriana 19, 23100 Sondrio, desidererebbe acquistare pubblicazioni sugli
Emitteri Eterotteri.
SaveRIO RoccHI, Via Boccaccio 63, 50133 Firenze, ricerca i seguenti volumi dell’opera di
A. Porta Fauna Coleopterorum Italica: volume I (Adephaga) e volume II (Staphyli-
noidea).
P. RayvNAUD, 12 rue Lacour, 06-Cannes (France) recerche larves de Carabus vivantes si pos-
sible, imago de Carabus et Elaters toutes regions. Achète ou offre en échange Carabus
et Carabiques, publications sur larves, et imago.
Sandro Lovari, Via Pantaneto 53 c/o Petri, Siena, desidererebbe acquistare libri sugli Acari.
Marco CHINcA, Via Castelfranco Veneto 50, Roma (9), desidererebbe ricevere Lepidotteri
Ropaloceri, specialmente Hesperidae e Licaenidae, offrendo in cambio Ropaloceri delle
stesse o di altre famiglie.
SCATOLIFICIO RAFFAELE GruPPIONI (Produzione materiale didattico), 40121 Bologna, Via Mi-
lazzo, 30. Premiata fabbrica di scatole entomologiche. Articoli per la raccolta, prepa-
razione e conservazione degli Insetti. Catalogo a richiesta.
AVVISI GRATUITI PER I SOCI
(SEGUITO)
Opere italiane di Entomologia sistematica o generale:
G. GranpI. . Introduzione allo studio dell’Entomologia. Ed, Agricole, Bologna, 1951, 2 voll.,
pp. 950 e 1332, 790 e 1198 gr. figg., L. 25.000, rilegato L. 30.000.
‘ G. Granpi. - Studi di un Entomologo sugli Imenotteri superiori. Ed. Calderini, Bologna,
1961, 661 pp., 426 gr. figg., L. 10.000.
G. GRANDI. - Istituzioni di Entomologia Generale. Ed. Calderini, Bologna, 1966. pp. XVI +
655, 426 figg, L. 10.000.
G. GRANDI. - Un mondo di dominatori. Gli Insetti. Calderini, Bologna, 1968, 164 pp., 21 figg.,
8 tavv., L. 1.600,
G. BERLINGUER. - Aphaniptera Si talia. Ed. « Il Pensiero Scientifico », Roma, 1964, 318 pp.,
- 155 figg.
G. BinagHI. - Coleotteri d’Italia. Vita, ambienti, utilità, danni, mezzi di lotta. - Casa Ed.
Briano, Genova, 1951, 210 pp., 104 figg., copertina a colori, L. 2.200.
A. Cuirsa. - Hydrophilidae Europae. Coleoptera» Palpicornia. Tabelle di determinazione.
Ed. A. Forni, Bologna, 1959, 200 pp., 19 tavole con 325 figure, L. 2.300.
C. Conci, C. NIELSEN. - Fauna d’Italia. I. Odonata. Ed. Calderini, Bologna, 1956, pp. XII
+ 298, 156 gruppi di figg., 1 Tavola, L. 5.000.
C. Concr, E. HULsMann. - Coleotteri. Ed. Martello, Milano, 1959, pp. 24 + 118, 100 tavv. a
colori, L. 900.
M. Granpr. - Fauna d’Italia. III. urli Ed. Calderini, Bologna, 1960, pp. X + 474,
198 gruppi di figure, L. 5.000.
F. INvREA - Fauna d’Italia. V. Mutillidae - Myrmosidae. Ed. Calderini, Bologna, 1964, pp.
XII + 304, 95 gr. figg, si 5.000.
pra pa
A.B. Kiors & E.B. Ktors. - Il libro “degli Insetti. Ed. Mondadori, Milano, 1960, 338 pp...
152 ill. fuori testo e 141 in nero. Traduzione di C.Conci e P. Manfredi, L. 10.000. ©
+ MAGISTRETTI. - Fauna d’Italia. VIII. Coleoptera: Cicindelidae, Carabidae. Catalogo topo-
grafico. Ed. Calderini, Bologna, 1965, pp. XV + 512, L. 5.000.
M. MARIANI. - Entomologia medica. TI edizione. Ed. D.E.L.F.. Palermo, 1956, 330 pp.,
420 figg., L. 2.800.
G. MirLeR. - I Coleotteri della Venezia Giulia. Catalogo ragionato con tabelle dicotomi-
che per la classificazione delle specie della Regione Adriatica orientale del Veneto e
della Pianura Padana, Vol. II. Coleoptera Phytophaga (Cerambycidae, Chrysomelidae,
Bruchidae), Trieste, 1949-53, 686 pp., figg. Per l’acquisto rivolgersi alla Segreteria del.
l'Osservatorio di fitopatologia di Trieste, Via G. Murat, 1 (L.5.000, oltre spese postali).
P. PEsson. - Il mondo degli Insetti. Ed. S.A.I.E., Torino, 1958, 214 pp., Tavv. 80+ 16 a
colori, L. 6.000.
A. PorTA. - Fauna Coleopterorum Italica. E’ l’unica opera descrittiva sui Coleotteri italiani,
in cinque volumi e tre supplementi. Il Supplemento III aggiorna l’opera a tutto il
1958. I volumi 1-5 sono esauriti. Per l’acquisto dei supplementi, che sono i soli volumi
disponibili, rivolgersi al Prof. A. Porta, Via Volta 77, 18038 San Remo.
S. Rurro. - Farfalle. Ed. Martello, Milano, 1960, 182 pp., 104 tavv. a colori, L. 900.
M. Sarri. - Elementi di Entomologia. Ed. Libraria B. Pellerano - S. Del Gaudio, Napoli,
1960, 879 pp., riccamente illustrato, Vol. II, 1960, 1045 pp., L. 24.000.
G. ScortEccI. - Insetti. Come sono. Dove vivono. Come vivono. Vol. I. Ed. Labor, Milano,
1960, 879 pp., riccamente illustrato, Vol. II, 1960, 1045 pp., L. 24.000.
F. SILVESTRI. - Compendio di Entomologia applicata. Portici, Vol. I (1934): Vol. II (1939).
R. VerITY. - Le farfalle diurne d’Italia. Casa Ed. Marzocco, Firenze, 1940-1953. Cinque Vo-
lumi in 4°, pp. 1708, 26 figg., 27 tavv. in nero e 74 in ‘quadricromia, raffiguranti com.
plessivamente 5324 esemplari, L. 100.000 circa.
=
s. Si pubblica dieci volte l'anno) Fo
BOLLETTINO
DELLA = i
SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA”
FONDATA NEL 1869 - ERETTA IN ENTE MORALE CON Ri DECRETO 28 MAGGIO 1936
VoLume XCIX-CI (1969)
N. 5-6
*
Pubblicato il 20 Giugno 1969
SOMMARIO
ATTI Soctati.
Assemblea Generale Ordinaria del 28 giugno 1969.
| Brotizianio.
. Comunicazioni scientifiche: L. LESEIGNEUR: Contribution è l’étude du genre Adrastus Eschsch.
(Coleoptera Elateridae) - G. FLORIANI: La presenza di Pieris bryoniae Hib. nella regione del Lago.
.d’Orta (Lepidoptera, Pieridae) - A. Morisi: Note su alcuni Carabidae delle Alpi Marittime e
Cozie (Coleoptera) - M. BurLINI: Cryptocephalus fulvus Goeze subsp. schatemayri nova. XXIII
Contributo alla conoscenza dei Cryptocephalini (Coleoptera Chrysomelidae) - C. De Lucca:
Emitteri Eterotteri maltesi.
. RECENSIONE.
Sede della Società
Genova — Via Brigata Liguria, 9
Pubblicato col contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
REGISTRATO AL TRIBUNALE DI GENOVA AL N. 76 (4 LUGLIO 1949)
Dr. EMILIO BERIO, Direttore Responsabile
; FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S.A.S. - Via Monticelli, 11 - GENOVA
MAY 121971
SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA
Sede in GENOVA, Via Brigata Liguria, N. 9
presso il Museo Civico di Storia Naturale
CONSIGLIO DIRETTIVO
PER IL BIENNIO 1968;-69
PrEsIDENTE: Prof. Cesare Conci.
Vice PRESIDENTE: Dr. Emilio Berio.
SecrErARIO: Giovanni Binaghi.
AMMINISTRATORE: Nino Sanfilippo.
. DIRETTORE DELLE PUBBLICAZIONI: Dr. Carlo Leonardi. {
ConsiGLIERI: Prof. Athos Goidanich, Prof. Guido Grandi, Prof. Marcello La Greca, Dott. Ma.
rio Magistretti, “Prof. Antonio Porta, Prof. Sandro ‘Ruffo, Prof. Mario Salfi, Prof Anto-
nio Servadei, Livio Tamanini, Prof. Filippo Venturi, Prof. Pietro Zangheri, Prof. Edoar-
do Zavattari,
Revisori DEI CONTI: Dr. Giorgio Bartoli, ‘Dr Tullo Casiccia, cara Cassano — SUPPLENTI:
Dr. Ducezio Grasso, G. B. Moro.
Quota per il 1969: Soci ordinari: L. 3000; Studenti: L. 1500; Soci all'Estero L. 3500.
Si prega di fare i versamenti esclusivamente a mezzo. del Conto
00 Postale: N. 4/8332
intestato a: Soc. Entomologica Italiana, Via Brigata Liguria 9, Genova.
vb i @& ___
La corrispondenza relativa alla Società deve essere indirizzata impersonalmente alla
Società Entomologica Italiana, Via Brigata Liguria 9, 16121 Genova.
I lavori da pubblicare sui periodici sociali e la corrispondenza relativa vanno invece
indirizzati a: Dr. Carlo Leonardi, Museo Civico di Storia Naturale, Corso Venezia 55, 20121.
Milano.
AVVISO IMPORTANTE PER GLI AUTORI
Gli origicaii dei lavori da pubblicare devono essere inviati dattilografati a righe di.
stanziate, scritti su di un solo lato del foglio, e nella loro redazione completa e defini.
tiva. compresa la punteggiatura. Gli Autori devono attenersi alle seguenti norme di
sottolineatura: i
per le parole in corsivo (normalmente nomi in latino);
per le parole in neretto (normalmente nomi generici e specifici nuovi),
per le parole in carattere distanziato;
per le parole in carattere MaruscoLETTO (per lo più nomi di Autori).
Gli eventuali disegni devono essere trasmessi con il dattiloscritto e muniti delle loro
diciture. Le incisioni, sia per le figure nel testo come per le tavole, non possono in
nessun caso sorpassare la giustezza della pagina (cm 12 in larghezza, cm 18 in altezza,
comprese le spiegazioni); i disegni originali o più grandi dovranno essere ridotti nel
clichè a tale misura o a dimensioni minori.
Le eventuali spese per correzioni rese necessarie da aggiunte o modificazioni al testo
originario saranno interamente a carico degli Autori.
La Società concede agli Autori 50 estratti gratuiti senza copertina. Chi li desiderasse
con la copertina o in numero maggiore è tenuto a farne richiesta sul dattiloscritto o
sulle prime bozze. I prezzi sono i seguenti:
copie n. 50 n. 100 ie A SO,
pag. 2 L. 1.300 L. 2.400 L. 3.400
».4 » 1.900 » 3.200 » 4.600
» 8 » 2.100 » 3.400. » 4.800
» 12 » 3.200 » 4.200 » 6.300
» 16 » 3.500 ‘» #F.800 » 6.900
Copertina stampata: n. 50, L. 2.600; n. 100, L. 3.200; n. 150, L. 3.900.
Il costo dei clichés è a carico degli Autori.
POL LES FINO
DELIA
SOCIETA ENTOMOLOGICA ITALIANA
FONDATA NEL 1869 - ERETTA IN ENTE MORALE CON R. DECRETO 28 MaGgIO 1936
GENOVA
VIA BRIGATA LIGURIA, 9
VoLume XCIX - CI (1969) N.5=6
Pubblicato il 20 Giugno 1969
fade i SOA LA
ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL: 28 GIUGNO 1969
L'Assemblea Generale Ordinaria ha luogo alle ore 16 di sabato 28 giugno 1969 in Genova,
nella Sede Sociale, presso il Museo Civico di Storia Naturale, sotto la Presidenza del Prof. Ce-
sare Conci, Presidente della Società. Sono presenti numerosi Soci, tra intervenuti personalmente
e rappresentati da delega scritta.
Convalide
Aperta la seduta, vengono convalidati all'unanimità i Soci ammessi dal Consiglio dopo l’ul-
tima Assemblea, in numero di ben 68.
Relazione del Presidente
Il Presidente legge quindi una relazione sull’attività sociale del 1968, che viene riportata:
« Dopo l’ultima Assemblea Generale, dello scorso anno, la nostra Società ha subito la per-
dita di tre dei suoi Soci più anziani e affezionati.
« Il 27 Gennaio u.s. decedeva in Genova, a 96 anni, il Prof. Alessandro Brian, nostro Socio
dal 1920 e che fu per molti anni Consigliere e poi Direttore delle Pubblicazioni. A seguito del-
l'appoggio, anche materiale, sempre fornito alla nostra Società, nel 1968 era stato acclamato
Socio Benemerito. Il Prof. Brian, bella figura di gentiluomo e studioso d’antico stampo, lascia
oltre duecento lavori, alcuni di mole, soprattutto sui Crostacei Copepodi ed Isopodi.
« Il 13 Febbraio u.s. si è spento a Firenze, a 86 anni d’età, l’Ing. Aldo Gagliardi, che appar-
teneva alla nostra Società da ben 69 anni, essendosi iscritto nel 1900, allorchè non aveva ancora
18 anni: un record sbalorditivo. Appassionato raccoglitore e studioso di Coleotteri, l'Ing. Ga-
gliardi aveva radunato una collezione di oltre 100.000 es., che aveva donato, ancora nel 1955,
al Museo Friulano di Storia Naturale di Udine.
« Il 13 Febbraio u.s. infine, è deceduto, a 84 anni, il Prof. Giuseppe Della Beffa, nostro
Socio dal 1907, e che fu per molti anni Direttore dell’Osservatorio Fitopatologico di Torino.
Tra i numerosi lavori del Prof. Della Beffa, prevalentemente di sistematica ed entomologia ap-
plicata, è noto a tutti il volume « Gli Insetti dannosi all'Agricoltura », che ebbe diverse edizioni.
La sua enorme collezione entomologica era stata da lui recentemente donata al Museo Civico di
Storia Naturale di Verona.
«Questi tre illustri Consoci verranno convenientemente commemorati nelle Memorie.
Invito i presenti ad un minuto di raccoglimento alla loro memoria.
82
«Come tutti sapete quest'anno ricorre il centenario della Società Entomologica Italiana.
« La nostra cara e vecchia Società, tra le più antiche e gloriose di tutto il mondo, si appresta
a celebrare ufficialmente il suo primo secolo di vita in un clima di concorde attività e di vivace
rinnovamento, che è molto significativo, dopo le burrasche degli scorsi anni, e che è fonte di
soddisfazione vivissima a tutti noi che da un numero più o meno lungo di anni la seguiamo e
dedichiamo tempo e fatica per il suo sviluppo.
« Nel decorso anno la Società Entomologica Italiana ha proseguito il suo cammino ascen-
sionale: i Soci nuovi sono stati ben 68. Questo continuo aumento degli iscritti è ottimo sintomo
di vitalità e buon auspicio per il futuro. I nostri Soci, comprendendo le convalide ora effettuate,
superano adesso i 600, cifra veramente molto notevole.
« La situazione economica è buona, come verrà esposto al numero 3 dell’Ordine del Giorno.
Questo è merito dell’oculata amministrazione dell’Avv. Berio e dell’Amministratore Sanfilippo,
che hanno seguito le accorte direttive del nostro indimenticabile Presidente marchese Invrea.
Ma occorre ancora una volta esprimere la nostra vivissima riconoscenza al nostro illustre Consi-
gliere Prof. Athos Goidanich, che con la sua autorità ha patrocinato le nostre domande di contri-
buto presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il nostro Socio Prof. Mario Solinas, membro
del C.N.R., ha poi sostenuto validissimamente tali domande, in modo che anche per l’anno in
corso ci è stato assegnato un contributo assai sostanzioso, che risulta parte molto notevole delle
nostre entrate. Anche al Prof. Solinas va pertanto la particolarissima riconoscenza di tutti i Soci.
«Le pubblicazioni della Società, che costituiscono la parte essenziale della nostra attività
e che mantengono insieme al rigore scientifico un’ottima veste tipografica, nel 1968, per tutta
una serie di motivi, sono state in forte ritardo, cosa però che è comune a quasi tutti i periodici
scientifici. Le Memorie 1968, che contengono tra il resto una grossa monografia sul genere Pa-
chybrachis del nostro Socio Milo Burlini, sono tuttora da terminare, ma si spera che il loro com-
pletamento ormai non tardi più molto. Come sapete, dallo scorso anno la Redazione delle Pub-
blicazioni sociali viene curata, sotto il mio controllo, dal Dr. Carlo Leonardi, che è doveroso
ringraziare pubblicamente per l’impegnativo lavoro svolto.
« Come avevo accennato nella Relazione dell’anno scorso, la Società aveva affittato, a se-
guito dell’interessamento dei Soci Berio, Binaghi e Sanfilippo, alcuni locali in uno stabile di Corso
Magenta 27, a Genova, per adibirli a sede della biblioteca, che non aveva più la possibilità di
funzionare qui in Museo. Tali locali sono stati successivamente messi in ordine e provvisti di
adatte scaffalature. In seguito diversi Soci volonterosi, tra cui è doveroso menzionare il Dr. Bar-
toli, il Rag. Dellacasa ed il Sig. Poggi, si sono assunti l’improba fatica di trasportarvi e sistemarvi
ex novo tutti 1 nostri periodici. Attualmente pertanto la biblioteca sociale, che ha consistenza
notevolissima, è perfettamente ordinata e consultabile. Sono lieto di rinnovare a tutti questi en-
tusiasti e benemeriti Soci il ringraziamento vivissimo della Presidenza e dei Soci e propongo
un plauso particolare dell’Assemblea per il loro encomiabile lavoro, svolto del tutto gratuitamente.
« Nei locali di Corso Magenta si sono anche potute riprendere, con generale soddisfazione,
le simpatiche riunioni settimanali tra gli entomologi genovesi, che per moltissimi anni ebbero
luogo in Museo e che poi, per cause varie, erano state sospese.
« Il gravoso lavoro di amministrazione e di spedizione dei periodici ai Soci, che per molti
anni era stato brillantemente svolto dalla Sig.na Cassano, è stato assunto dall’anno scorso dalla
Socia Sig.na Gabriella Mattioni, sotto la guida dell'Avv. Berio. La Sig.na Mattioni, oltre a questo
impegno veramente notevole, ha pure riordinato la Sede sociale, il magazzino dei nostri Bollet-
tini, delle Memorie e degli estratti, svolgendo il tutto in modo brillantissimo.
« Naturalmente va ricordato che il motore centrale di tutti questi lavori organizzativi è
stato il nostro Vice Presidente Avv. Berio. Propongo un plauso cordiale dell'Assemblea alla Sig.na
Mattioni e all’avv. Bolo, per questi lavori veramente essenziali per il regolare funzionamento della
Società.
« Accennerò ora di; a quanto si riferisce alle Celebrazioni del Centenario, che come
è già stato ufficialmente comunicato avranno luogo a Firenze, culla di origine della Società En-
tomologica Italiana, il giorno 4 settembre p.v., in concomitanza coll’VIII Congresso Nazionale di
Entomologia, organizzato dall’Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria e dall'Istituto di Zoo-
logia dell’Università.
«Le celebrazioni si impernieranno su un discorso folla del nostro Consigliere prof.
Athos Goidanich, sulla Storia della Società Entomologica italiana, che verrà tenuto nella splen-
dida sala dei Duecento, a Palazzo Vecchio. La sera medesima la Società offrirà un banchetto.
Verrà poi pubblicato un ponderoso volume che riporterà la storia della Società e molti dati rela-
tivi al suo sviluppo, ai Soci e alle pubblicazioni, nonchè una nutrita serie di studi di Entomologi
qualificati, italiani e stranieri.
«Il lavoro per il Volume Centenario è a pun punto, per quanto riguarda la sua impo-
stazione generale.
83
« Con questo io chiudo la mia sintetica relazione annuale, rinnovando il ringraziamento della
Presidenza a tutti coloro che hanno collaborato, nei vari campi, per il buon funzionamento della
nostra Società ».
Discussioni
Alla soprariportata relazione segue un’ampia, amichevole discussione, a cui partecipano
molti degli intervenuti. In particolare viene dato incarico al Socio Rag. Dellacasa di curare la ri-
legatura di alcune serie di periodici della Biblioteca sociale.
Bilancio Consuntivo
Viene poi data lettura del Bilancio Consuntivo dell’anno 1968 e delle lettere di approvazione
al medesimo pervenute da parte dei Consiglieri fuori sede, e dei Revisori dei Conti. L’Ammini-
stratore Sig. Sanfilippo e il Vice Presidente Avv. Berio forniscono al riguardo ampi chiarimenti.
Quindi il Rendiconto di Cassa, al 31.XII.1968, la Situazione amministrativa e quella patrimoniale
sono approvati all’unanimità, quali pubblicati in calce al presente verbale.
Proposta di radiazione dall’elenco Soci di persone arretrate nel pagamento delle quote
L’Assemblea, visto l’elenco dei nominativi che da tempo non pagano le quote sociali o di
abbonamento, su proposta del Presidente ratifica la delibera presidenziale di radiazione dei no-
minativi suddetti, ad ogni effetto, dagli elenchi dei Soci e Abbonati.
Terminato l’Ordine del giorno, il Presidente dichiara chiusa la seduta.
CONTO CONSUNTIVO ANNO 1968
I - RENDICONTO DI CASSA
Entrate :
Fondo di cassa al 1-1-1968. 1 ; j i % «La 247108
Quote sociali: arretrate. è È : i ù : : i Pr E20/975
d’anno . ; j : i ; , ; i » 1.289.444
: » 1.410.419
Contributo C.N.R. i i i ; : È i » 1.800.000
Ente Cellulosa . | È } i i ì 3 ) L12389 050
Contributi Soci . i . . : ) i 3 i ) 6.500
| » 2.046.450
Abbonamenti italiani ed esteri . È È di ATA
Vendite pubblicazioni sociali. ' ; di 117.099
) 290.314
Rimborsi estratti e fotoincisioni : i È i ; i - » 1.146.862
Gettito appartamento sociale: fitto . i » 624.000
acc. spese Amm.ne . i | i i 1 » 150.000
) 774.000
Interessi attivi e varie . i È i $ i È ; à $ £ ‘ ) 110.285
Rimborso spese postali da soci . ; . ? ì | S i ) {3,955
Totale. entrate... L. 14.039.393
Usctte :
poese stampa pubblicazioni sociali . ; ; : . : 3 ve ea 49820
) ) estratti e copertine . h i 9 ; : . Ì E 9 ) 748.846
Fipircste e Condom.li app/to sociale . 4 ; : i * ) 424.935
Spese postali e dep. affrancatrice . 1 i i i » 715.900
Cancelleria, schede votaz. ecc. . : 4 i i } i ) 168.568
Trasporti, gratifiche, mance ecc. 1 È ) 284.100
Impianto nuova biblioteca . : ; ; i ) 457.350
Fitto e luce detta . i ; : ; 5 : i È - ; » 217.345
Saldo attivo 31/12/68 . i ; } 3 i i € » 9.784.020
bo 4 4099.9393
84
II - SITUAZIONE AMMINISTRATIVA AL 31-12-1968
Attivo :
Disponibilità di cassa . ; i E È L. 9.784.020
Passivo :
Spese stampa 1968 fatturate da pagare . . . i n, SM SZ
Spese stampa 1968 Boll. 9/10 Memorie e
Informatore non ancora fatturate a calcolo . 3 i : » 1.696.000
Spese stampa estratti e copertine già recuperati . 3 * ì 4 . ) ) 400.016
Fondo intangibile Danni Guerra i : 3 » 2.148.290
Fondo riparazioni straord. caseggiato e Jbpi 16 suciale ì ; i : È ; » 3.000.000
Fondo per manifestazioni del Centenario. : È i . i 1 » 1.000.000
“"Diepanibilivà al 31-12-1968 ) 323991
L. 9.784.020 LL. 9.784.020
III - PATRIMONIO AL 31-12-1968
Stabile di proprietà in Via F. Romani . : : È ; L. 20.000.000
Titoli pubblici al valore nominale . | ; . ) 281.500
Biblioteca e arredi per memoria * i » 1
LL 20:251.501
NUOVI SOCI
Sig. ANGELINI Fernando (Socio studente), Via Imperiali « Villa Italia », 72021 Francavilla Fon-
tana (Brindisi), presentato dal Sig. N. Sanfilippo.
Sig. BERNABEI Carlo (Socio studente), Via Altarina 2, 47010 Portico di Romana (Forlì), presen-
tato dal Sig. N. Sanfilippo.
Sig. CONTARINI Ettore (Socio studente), Via Ramenghi 12, 43012 Bagnacavallo (Ravenna), pre-
sentato dal Prof. C. Conci.
n
Sig. CoseNTINO Filippo, Via Bissuola 65/4, 30170 Mestre (Venezia), presentato dal Prof. C.
Conci.
Dott. Covassi Marco, Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria, Via Romana 17, 50125
Firenze, presentato dai Prof. F. Pegazzano e G.A. Fenili (Entomologia Agraria e Forestale).
Sig.na DeGL’INNOCENTI Roberta (Socio studente), Via Mario Pratesi 6, 50135 Firenze, presen-
tata dal Sig. N. Sanfilippo.
Dott. DeLRIO Gavino, Euratom, Servizio di Biologia, Settore di Entomologia, 21020 Ispra (Va-
rese), presentato dal Prof. R. Cavalloro (Entomologia Agraria e Coleoptera Tenebrionidae).
Sig. FACCHINI Sergio (Socio studente), Via Prati 10, 29100 Piacenza, presentato dal Sig. G.
Binaghi.
Sig. IaccaRrINO Fabio, Via S. Pasquale a Chiaia 55, 80100 Napoli, presentato dal Prof. C. Conci.
ISTITUTO SPERIMENTALE per L’ORTICOLTURA, Sezione di Ascoli Piceno, 63100 Ascoli Piceno.
Sig. GIAVINI Erminio (Socio studente), Via C. Noé 40, 21013 Gallarate (Varese), presentato dal
Sig. N. Sanfilippo.
Sig. MARINI Dario (Socio studente), Via Monte Rosa 21, 20149 Milano, presentato dal Sig.
I. Bucciarelli.
Sig. MILANI Norberto (Socio studente), Via Roma 8, 33079 Sesto al Reghena (Pordenone),
presentato dal Sig. N. Sanfilippo.
85
Sig. NoLLI Romeo (Socio studente), Via Mazzolari 5, 26100 Cremona, presentato dal Prof. C.
Conci.
Dott. Nuzzaci Giorgio, Istituto di Entomologia Agraria dell’Università, Via Amendola 165A,
Sig.
Sig.
Sig.
Sig.
Sig.
Sig.
Sig.
70126 Bari, presentato dal Prof. D. Roberti (Entomologia Agraria, Afidi).
PeRGOLINI Angelo (Socio studente), Via Compagnoni 8, 48022 Lugo (Ravenna), presen-
tato dal Sig. N. Sanfilippo.
Pirtino Riccardo (Socio studente), Via Inama 3, 20123 Milano, presentato dal Die. E
Bucciarelli.
RanpI Ettore (Socio studente), Via Madonna di Genova, 48010 Cotignola Ci pre-
sentato dal Sig. N. Sanfilippo.
RescHIcc Franco (Socio studente), Via Montanari 1, 25100 Brescia, presentato dal Prof.
GC. Conci.
Rossi Luigi, Via IV Novembre 6, 36012 Asiago (Vicenza), presentato dal Sig. G. Binaghi.
SercI Sergio (Socio studente), Via la Grola 26, 43100 Parma, presentato dal Sig. N. San-
filippo.
Tazzari Mario, Via Vittorio Veneto 28, 48024 Massa Lombarda (Ravenna), presentato
dal Prof. -«C. Coneci
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI, 56100 Pisa.
Sig.
Sig.
VeruccHI Daniele, Viale Premuda 46, 20129 Milano, presentato dal Sig. I. Bucciarelli.
CAMBIAMENTI DI INDIRIZZO
CoLomBiINI Roberto, Via Astesani 39, 20161 Milano.
Dott. DonaDINI Luigi, Via S. Pelaio 139-A, 31100 Treviso.
Sig.
Sig.
Sig.
Gay Luciano, Via Nocione 11/1, 15069 Serravalle Scrivia (Alessandria).
GeRracE Giovanni, Via Borgo Valsugana 74, 50047 Prato (Firenze).
LiBerTI Gianfranco, Via Morandi 14, 28100 Novara.
Prof. MaMmPRECHT Herbert, Humboldstrasse 32/1, A8010 Graz (Austria).
Sig.
Morisi Angelo, Via A. Meucci 19, 12100 Cuneo.
Dott. OLMI Massimo, Istituto di Entomologia dell’ Università, Via P. Giuria 15, 10126 Torino.
Rag. RATTI Pietro, Via Prino 133/22, 16016 Cogoleto (Genova).
Dott. SsorponI Valerio, Via Panaro 8, 00199 (Roma).
Sig.
TERZANI Fabio, Via dell’Olivuzzo 42, 50143 Firenze.
Dott. Vicna TAGLIANTI Augusto, Via Gallese 18 C, 00189 Roma.
Dott. ZouLiaMIS Nicolas, Via Karneadou 38, Servia (Atene), Grecia.
CAMBIO DENOMINAZIONE
ISTITUTO SPERIMENTALE PER LA ZOOLOGIA AGRARIA, Sezione specializzata per la Bachicoltura,
Via dei Colli 28, 35100 Padova. (Già Stazione Bacologica Sperimentale).
RETTIFICA
BieLLI Ettore, Via Monte Nero 29, 28100 Novara (Coleoptera: Tenebrionidae, Cerambycidae,
Scarabaeidae).
86
NOTIZIARIO
een“ ’__mm__ I
Quasi improvvisamente decedeva in Brescia il 6 maggio 1969 il sig.
CORRADO ALLEGRETTI
Egli non faceva parte della nostra Società ma il suo nome è noto anche in campo entomo-
logico e resta legato a quella serie di ricerche biospeologiche iniziate nel 1922 nella zona prealpina
fra Oglio e Mincio che diedero notevolissimi risultati. A molti nostri Soci e studiosi italiani e
stranieri egli fu sempre largo di consigli ed indicazioni facilitando in tal modo le ricerche che per
altro continuano affidate al Museo di Brescia.
Si occupò anche di molluschi reperendo entità sconosciute.
Ai familiari inviamo le commosse condoglianze della Società.
LA CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO DEL MUSEO CIVICO DI
STORIA NATURALE DI GENOVA
Il giorno 11 Giugno 1969 ha avuto luogo solennemente a Genova, nella splendida sala
dell’Auditorio della Fiera Internazionale, presenti le massime Autorità cittadine e un foltissimo
pubblico di Personalità e di Studiosi, la cerimonia celebrativa del Centenario della fondazione del
glorioso Museo Civico di Storia Naturale di Genova.
La brillante orazione ufficiale è stata tenuta dal Direttore del Museo, prof. E. Tortonese,
che ha tratteggiato con cristallina chiarezza la storia, l’attività, gli scopi e l’importanza del Museo
di Genova, uno dei più importanti del mondo, mettendo in evidenza gli straordinari tesori scien-
tifici radunati e studiati da un’alta schiera di celebri esploratori e naturalisti.
Susseguentemente hanno avuto luogo i lavori del XV Congresso della Società Italiana di
Biogeografia, che hanno impegnato alcuni giorni; si sono alternate relazioni e comunicazioni del
più alto interesse, a visite al Museo genovese (in cui sono state ammirate in particolare alcune
sale da poco completamente rinnovate), all’Istituto e all’Orto Botanico dell’Università, e a una
splendida escursione al Promontorio di Portofino.
La Società Entomologica Italiana, che dal 1922 è ospite del Museo Civico di Storia Naturale
di Genova, ha partecipato alle Celebrazioni centenarie con una numerosa rappresentanza del suo
Consiglio Direttivo e con moltissimi Soci. Siamo lieti di esprimere al Prof. 'T'ortonese le felici-
tazioni della nostra Società per l’ottima riuscita della manifestazione, e l’augurio vivissimo di
sempre maggiori fortune per il glorioso Museo che dirige.
CLE:
COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE
bee ——-— ——
L. LESFIGNEUR
CONTRIBUTION A L’ETUDE DU GENRE ADRASTUS ESCHSCH.
(Coleoptera Elateridae)
Désignation des Lectotypes de ‘A. axillaris’ Er. et ‘lacertosus’ Er.
E° etude d'un important matériel, provenant principalement de France
et d’Italie, m’a conduit à rechercher les types de certaines espèces ou variétés
dont la détermination m'est apparue fort incertaine dans de nombreuses col-
lections, méme celles de plusieurs Muséums. J'ai pu retrouver ou obtenir en
communication:
87
— une série de sept exemplaires étiquetés « Type » de Adrastus axillaris Er.
(Zoologisches Museum de Berlin, Humboldt Universitàt);
— une série de six exemplaires étiquetés « Type » de Adrastus lacertosus Er.
(Zoologisches Museum de Berlin, Humboldt Universitàt);
— le type de Adrastus porrectifrons Des Gozis, que j'ai retrouvé dans la collection
Du Buysson (Muséum National d’Histoire Naturelle de Paris);
— deux exemplaires (3 et 9) de Adrastus porrectifrons sensu BINAGHI, déter-
minés par Binaghi (collection K. Wellschmied, Munich);
— deux exemplaires (4 et 9) étiquetés «Type » de Adrastus turcicus. Stierlin
(Deutsches Entomologisches. Institut, Eberswalde);
— le type de Adrastus lacertosus Er. var. guillebeaui Du Buysson, que j'ai re-
trouvé dans la collection Du Buysson.
Les deux séries de A. axzllaris Er. et A. lacertosus Er. du Muséum de Berlin
se sont révélées étre composées chacune d’un mélange des deux espèces. ‘l'oute-
fois, après regroupement, ces exemplaires qui font partie de la collection hi-
storique d’ErIcHSON, peuvent étre considérés comme des syntypes. J'ai sé-
lectionné pour chaque espèce un Lectoholotype et un Lectoallotype afin de
fixer définitivement le statut de chacune.
Adrastus porrectifrons sensu BINAGHI est très différent du type de DES
Gozis. Celui-ci, une femelle, est par contre rigoureusement identique, la colo-
ration exceptée, au Lectoallotype de A. axz/laris Er. Il provient de Grande Char-
treuse (étiquette originale), massif montagneux des préalpes calcaires qui se situe
immédiatement au nord de Grenoble (dép. Isère, France). Depuis plusieurs
années je prospecte cette région et Jai pu capturer de nombreux A. axzllaris
Er. dont la coloration est variable, passant de celle du type à celle de porrectifrons.
Je suis donc en mesure d’établir avec certitude la synonymie survante:
A. porrectifrons Des Gozis = A. axillaris Er. var.
Par contre je n’ai jamais rencontré en France A. porrectifrons sensu Bi-
naghi, espèce nettement distincte de toutes celles du genre et pour laquelle je
propose le nom de Adrastus binaghii nova sp. en hommage è G. Binaghi
qui eut le mérite de la découvrir et qui fut le premier è publier sur le genre A-
drastus une étude comportant des caractères nets, en particulier ceux tirés des
génitalia mdales.
Je remercie les diverses personnalités qui m’ont aidé en recherchant les
types dans les collections historiques et qui ont bien voulu me les confier:
— Mr. G. Binaghi, Géènes;
— Dr. F. Hieke, Conservateur du Zoologisches Museum de Berlin;
— MM. A. Villiers sous directeur et G. Colas chef de travaux au Laboratoire
d’Entomologie du Muséum de Paris;
— et Dr. Karl Wellschmied de Munich dont la collaboration me fut particu-
lièrement précieuse et auquel je laisse le soin de publier une révision générale
du genre Adrastus.
88
Adrasi:us axillaris Erichson
Zieltschr.. Ent. - ILE 1848, p:7122
Lectohototype. "#3, «Austria octyria) porttant “en outre; ‘une
étiquette rouge «type »; une étiquette blanche « Adrastus axillaris Erichson
Lectoholotype g, L. Leseigneur vid. 1966 ».
Lecto'allotypet1 9, «Austria: Styria» /30n;170730= portante en
outre: une étiquette rouge «type »; une étiquette blanche manuscrite « axz//aris
Dahs. Er. Styria »; une étiquette blanche « Adrastus axillaris Er., Lectoallotype
©, L. Leseigneur vid. 1966».
Priora lecrotyp es. 3; et 3,
Conservation: tous dans la collection historique d’ErIicHSON, in
Institut firr Spezielle Zoologie und Zoologisches Museum der Humboldt Uni-
versitàt zu Berlin.
Diescsiptionikudeototy:péi &(fie.d):
Taille : long. 5 mm, larg. 1,5 mm.
Coloration: dans l’état actuel de l’exemplaire considéré: téte et pro-
notum brun de poix avec le bord antérieur ferrugineux derrière les yeux.
Elytres brun-rougeatre. Pattes testacées. Antennes brun foncé à l’exception des
deux premiers articles et de la base du troisième qui sont de la méme couleur
que les pattes. Dessous brun foncé. Pubescence fine, longue et claire.
Proportion: elytres 2,5 fois plus longs que larges et 3,5 fois plus longs
que le pronotum. Pronotum à peu près aussi long que large. Antennes
dentées, dépassant les pointes postérieures du pronotum de trois articles, ceux-ci
non triangulaires mais subtrapézoidaux à partir du quatrième (fig. 8). Troisième
article un peu plus de 1,5 fois plus long que le deuxième. Còtés du pronotum
légèrement sinués, pointes postérieures divergentes.
Ponctuatton: sur le pronotum, assez fine, non ombiliquée, espacée (espa-
ce entre les points égal à 1,3 fois à 2 fois le diamètre de ceux-ci sur le disque),
un peu plus fine et plus serrée sur le dessus de la téte, réduite è un pointillé très
claisemé sur les interstries des élytres. Stries fines, très faiblement creusées en
avant, complètement effacées en arrière à l’exception de la première et de la
dernière, toutes deux bien marquées sur toute leur longueur. Ponctuation des
stries profonde et assez serrée en avant, très fine et très écartée en arrière. Pas
de gros points marginaux enfoncés à l’apex.
Tarses: grèles, premier article aussi long que les trois suivants réunis,
ceux-ci de longueur régulièrement décroissante. Ongles pectinés.
Génitalia (fig. 13): paramères engainant le lobe médian latéralement, 2,25
fois plus longs que la pièce basale, munis de deux soies à l’extrémité, nettement
élargis vers le quart à partir de la base. Lobe médian large, sinué latéralement,
brièvement rétréci à l’apex.
De swisipii onda besetoalloty.pe-S, (fig. 2):
Taille: long. 5,2 mm, larg. 1,6 mm.
Mémes caractères généraux que le lectoholotype 4 en ce qui concerne
la coloration, les proportions, la ponctuation et les tarses, mais plus convexe
avec le pronotum plus large et les antennes plus courtes, celles-ci dépassant les
pointes du pronotum de deux articles seulement (fig. 11). Génitalia sans for-
mations sclérifiées caractéristiques.
89
Vuaqmilabilnità.:dedQteso are
d’après la description originale les élytres sont plus ou moins d’un brun foncé,
quelque fois presque noirs, et ils ont à l’épaule une tache jaune brun qui, parfois
peut manquer toute entière. Il semble donc que, implicitement, ERICHSON ait
considéré comme forme typique celle ayant une tache humérale jaune, la plus
Fig. 1: Adrastus axillaris Er. 3 - Fig. 2: Adrastus axillaris Er. 9 - Fig. 3: Adrastus lacertosus
Er. 4 - Fig. 4: Adrastus lacertosus Er. £ - Fig. 5: Adrastus binaghii nov. g - Fig. 6: Adrastus
binaghii nov. 9.
90
fréquente selon lui. Le lectotype n’est pas conforme à cette définition, mais il
est difficile d’affirmer que sa coloration, comme celle d’ailleurs de tous les syn-
types, n'a pas été modifiée par le vieillissement. Quant à porrectifrons Des Gozis,
c'est un exemplaire dont les élytres sont entièrement jaunes avec la suture seule
rembrunie. J'ai n’ai retrouvé en huit années de chasse en Chartreuse que deux
exemplaires de cette forme qui parait donc très rare. La variété la plus fréquente
en Chartreuse est celle dont la tache élytrale jaune est très étendue en arrière.
Les formes concolores et à taches humérales réduites sont également fort rares.
Dans la zone subalpine des Alpes, au dessus de 1500 m, on rencontre une
forme beaucoup plus petite, et de couleur uniformément brune, qui semble très
localisée (Queyras, Col de l’Iseran, Vanoise, Mont Cenis, etc.) et dont la mor-
phologie externe est assez sensiblement diffèrente de celle de la forme typique.
Elle pourrait peut-étre constituer une sous-espèce nouvelle mais il faudrait,
pour s’en assurer, examiner un très nombreux matériel de provenances plus va-
riées, en particulier d'Europe centrale. Elle se rapporte à la var. e de Adrastus
limbatus sensu Du Buysson qui n’avait pas reconnu la valeur spécifique de A.
axilaris Er. I
Cette forme me parait également distincte de la var. turcicus Stierl. dont
Jai pu examiner les types g et 9. Ce sont deux exemplaires en assez mauvais
état: le 3 n’a plus d’antennes et il lui manque les pattes antérieure et médiane
gauche ainsi que la postérieure droite; la femelle est réduite aux parties suivantes:
la téte et une partie de l’antenne gauche, le thorax, un fragment de l’élytre droit,
le métathorax et l’aile gauche, et, de chaque còté, des fragments des pattes an-
térieures et médianes. La préparation de ces exemplaires ne permet pas une ob-
servation facile des caractères mais, étant donné leur état, je n’ai pas voulu
prendre le risque de les repréparer. On distingue cependant assez nettement les
différences suivantes avec les exemplaires des Alpes francaises:
— coloration noir brillant et non brun clair;
— pronotum moins sinué latéralement et proportionellement moins court;
— ponctuation des stries nettement moins forte;
— angles plus aigus mais moins longs;
— articles antennaires plus larges et plus massifs chez la femelle;
— ponctuation du pronotum plus fine et moins dense dans les deux sexes.
Je n’ai malheureusement pas vu d’autres exemplaires de la localité ty-
pique (Janina, Grèce) et ne suis pas en mesure de juger si ces différences sont
constantes ou non.
ikpologie.:
En Grande Chartreuse (France, Isère), je capture régulièrement cette
espèce du 20 Juin au 20 Juillet en moyenne, entre 500 et 1.000 m en fauchant
les herbes ou en battant les arbres et arbustes dans les zones fraîches, princi-
palement le soir.
Dans la vallée du Queyras (France, Hautes-Alpes), j'ai régulièrement
capturé la forme ci-dessus mentionnée en fauchant les herbes, le soir, entre
1.500 et 2.500 m, en des lieux bien précis, toujours les mémes. Semble très
localisé. Par temps orageux on voit quelques exemplaires voler et se poser parfois
sur des tas de bùches.
4
Repartition gé gra ph4g uso
à l’exception de BINAGHI, Je crois qu’il faut mettre en doute les citations
de la plupart des auteurs, en particulier Du Buysson, par suite des confusions
entre A. axzllaris Er. et A. limbatus F. Je ne citerai, proviscirement, que les lo-
calités que j'ai vérifiées moi-mème; on pourra ajouter celles indiquées par Bi-
NAGHI (loc. cit.):
France: Grande Chartreuse (gorges du Guiers Mort et du Guiers Vif,
La Diat près St. Pierre de Chartreuse), St. Paul sur Ubaye (Basses-Alpes),
La Garde route d’Auris (Isère), col de Menée (Dròme), St. Martin Vésubie,
La Colmiane (Alpes-Maritimes), Forét de Boscodon et Forét de Saluce (Hautes-
Alpes). Pour la forme de haute altitude je connais: vallée du Guil au dessus
d’Abriès et forét de Marassan (Hautes-Alpes, Queyras), Col d’Izoard 2.500 m
(leg. Dr. Nicolas), Mt. Cenis, Col de la Vanoise (leg. V. Planet).
Italie: Abetone 1.350 m, App. Tosco-Emiliano, VII.64 (Muséum
de Verona).
Adrastus lacertosus Erichson
ErIcHSoN, Zeitschr. Ent. III, 1841, p. 126.
Lectoholotype: 1g «Austria Schiippel», portant une étiquette
rouge « Type» et une étiquette blanche « Adrastus lacertosus Erichson Lecto-
type g, L. Leseigneur vid. 1966 ».
Lectoallotype: 19 «Austria Schiippel n. 17075» portant une
étiquette rouge « T'ype », et une étiquette blanche « Adrastus lacertosus Erichson,
Lectoallotype 9, L. Leseigneur vid. 1966 ».
Poratectompeostr 246 39.
Conservation: tous dans la collection historique d’Erichson, in
Institut fir Spezielle Zoologie und Zoologisches Museum der Humboldt-
Universitàt zu Berlin. |
Dies cripttoi du .Leetotype db. di
Taille: long. 4,5 mm, larg. 1,3 mm.
Coloration: tète et pronotum brun de poix avec le bord antérieur du pro-
notum légèrement rougeatre. Elytres bruns, un peu moins foncés que le pro-
notum dans leur ensemble et avec une tache humérale plus claire très diffuse.
Pattes ferrugineuses. Antennes brun clair avec les trois premiers articles testacés.
Dessous brun noir. Pubescence courte, dense, et claire.
Proportions: élytres 2,5 fois plus longs que larges, et 3,5 fois plus longs
que le pronotum. Pronotum 1,2 fois plus large que long. Antennes dentées dé-
passant les pointes postérieures du pronotum de deux articles. Articles anten-
naires non triangulaires, à còtés nettement arrondis à partir du 4.ème article
(fig. 9). Deuxième et troisième articles allongés, le troisième 1,2 fois plus long
seulement que le deuxième. Còtés du pronotum très parallèles, brusquement ar-
rondis en avant, à pointes postérieures subparallèles. Ponctuation: non ombiliquée,
de grosseur assez régulière sur la téte et le pronotum, l’écartement variant de
un à deux diamètres. Très fine, réduite è un simple pointillé, sur les interstries
des élytres. Plus forte et très profonde sur les stries élytrales dans la moitié an-
térieure, de plus en plus fine et espacée vers l’arrière, réduite à un pointillé très
fin è l’apex. Stries faibles, pratiquement effacées sur le disque et en arrière à
l’exception de la première qui est nette jusque dans l’extrème pointe des élytres,
92
Tarses: grèles, à articles comprimés latéralement, de longueur réguliè-
rement décroissante. Ongles pectinés.
Génitalia (fig. 14): larges, parallèles àè lobe médian étroit et pointu.
bD'ésgritpitionidatdeer.to a lLot.gpe9Afie:4):
Taille: long 4,5 mm, larg. 1,2 mm.
Mémes caractères généraux que le Lectotype 4 mais un peu plus convexe
et avec des antennes plus courtes, ne dépassant les pointes postérieures du pro-
notum que d’un article seulement (fig. 12). Elytres ornés d’une tache humérale
plus claire et plus visible.
# 8 9 10 11 T2
Figg. 7-12: antennes (méme agrandissement) - Fig. 7: Adrastus binaghii nov. 4; Fig. 8: A. axil-
laris Er. g; Fig. 9: A. lacertosus Er. g; Fig. 10: A. binaghii nov. 9; Fig. 11: A. axillaris Er. 9;
Fig. 12: A. lacertosus Er. 9.
Val rabr(atesde tl'espe le:
elle porte essentiellement sur la coloration des élytres. On peut retenir:
— Elytres brun de poix avec une tache humérale plus ou moins claire et
parfois diffuse, s’étendant jusque vers le milieu de leur longueur, parfois
e n Varo poi
— Elytres, pattes et antennes, en entier d’un testacé clair
var. guillebeaui Du Buys.
— Elytres noirs avec un tache humérale brune très réduite, ou concolores: aberr.
Nota: le type de la var. guz/lebeaui se trouve dans la collection Du Buysson
(Laboratoire d’Entomologie du Muséum d’Histoire Naturelle de Paris).
93
Adrastus binaghii nov.
— porrectifrons Des Gozis sensu BinagHI (Boll. di Zool. Agraria e Bachicolt.
Univ, Milano, vol. VII,:1936; Torino; p.-1a13),
Holotype: g de Lucania, fiume Sinni, Bosco Policoro, 28.V.1956,
leg. A. Focarile.
ATPo.t.y pie’ imeme tecalite meme *date, “leo. "G.Mattam.
Holotype et Allotype sont déposés au Museo Civico di Storia Naturale
di Milanc.
Paratypes.i 3-08 -«de-Bosco Policoro, 12.V.1957, ce. Mi Map
stretti.- 4 ex. (1g.et 39) de ‘Bosco Policoro, V.1957, leg. S. Ruffo = 1 èx. g de
Campania, Bagnoli Irpino, fiume Calore, VI.1956, leg. S. Ruffo - 1g de Pie-
monte, l'orino, torrente Sangone, 12.VI.1932, leg. G. Binaghi - 19 de Calabria,
Piana di Santa Eufemia, 8.V.1950, leg. G. Binaghi - in coll. Leseigneur, Magi-
stretti, G. Mariani, Muséum de Verona, Dr. K. Wellschmied.
Dieiscripfioan. deo. l’holotvpes fio. 5):
Taille: long. 5 mm, larg. 1,5 mm.
Coloration: tète et pronotum noirs, sauf le bord antérieur du pronotum
qui est rougeatre jusque derrière les yeux, ainsi que l’extrémité de ses pointes
postérieures. Scutellum brun rouge. Elytres testacés, légèrement rembrunis,
le long de la suture. Dessous noir. Pattes et antennes testacé rougeatre.
Proportions: pronotum 1,3 fois plus large que long. Elytres allongés, 3,7
fois plus longs que le pronotum et 2,5 fois plus longs que larges. Antennes lon-
gues, dépassant les pointes du pronotum de 3 articles. Articles antennaires sub-
triangulaires du 3ème au 10ème, le 3ème presque deux fois plus long que le 2ème
(fig. 7). Còtés du pronotum nettement sinués, pointes postérieures divergentes.
Pronotum convexe, épaissi en avant.
Ponctuation: assez forte et peu dense sur le pronotum (espacement entre
les points variant de 1 à 2 diamètres), plus fine en arrière qu’en avant. Assez
forte et nettement verruqueuse sur les interstries, surtout en avant. Stries cly-
trales faiblement creusées en avant, complètement effacées sur le disque et à
l’apex à l’exception de la première qui est nettement marquée sur toute sa lon-
gueur. Ponctuation des stries profonde, forte et serrée en avant, de plus en plus
fine vers l’arrière, réduite à l’apex à un pointillé peu différent de celui des in-
terstries. Quelques gros points réapparaissent à l’apex sur les terminaisons des
stries.
Pilosité: courte, dense, couchée vers l’arrière, dorée et uniforme.
Genitalia: voir fig. 15; bien caractérisés par la forme générale étroite,
allongée, des paramères comme du lobe médian, ce dernier très brièvement
rétréci à l’extrémité.
Ailoty per See
Taille: long. 5 mm, larg. 1,4 mm.
Mémes caractères généraux que l’holotype mais plus convexe, plus large,
plus parallèle dans l'ensemble, avec des antennes plus courtes, dépassant les
les pointes postérieures du pronotum d’un article seulement. Antzloa antennalres
moins nettement triangulaires (fig. 10).
94
Coloration: comme l’holotype dans l'ensemble, mais les élytres sont assez
largement rembrunis à l’apex, sur tout le premier intervalle le long de la suture
et aussi le long du bord externe.
Variabilité de l’espèce: bord antérieur du pronotum soit entièrement rou-
geatre, soit de cette teinte en arrière des yeux seulement. Suture des élytres con-
colore ou parfois rembrunie, de méme que l’apex (principalement chez les fe-
melles).
i nm
Figg. 13-16: genitalia (méme agrandissement) - Fig. 13: A. axillaris Er.; Fig. 14: A. lacertosus
Er.; Fig. 15: A. binaghii nov.; Fig. 16: A. limbatus F. sensu Binaghi.
Diffusion: cette espèce semble étre particulière è la péninsule italienne où
elle est largement répandue du nord au sud, des environs de Torino à la Calabria
(cfr. liste des types et paratypes ci-dessus). Elle doit se trouver dans de nom-
breuses collections, confondue avec Adrastus limbatus F. (sensu BINAGHI) ou
nommée porrectifrons Des Gozis sensu BiNnaGHI. Il serait intéressant d’en faire
connaître la répartition.
Elle se distingue très facilement de A. 4mbatus F. sensu BINAGHI (loc.
cit.) par l’absence de stries à l’apex des élytres et par la conformation des geni-
talia (cfr. figg. 15 et 16). Elle se distingue aisément de méme de A. axzllaris Er.
par la conformation des articles antennaires (figg. 7-8, et 10-11), la présence
de quelques gros points enfoncés à l’apex des élytres, et par la forme des geni-
talia 3 (figg. 13 et 15). Les antennes bien plus courtes et différemment con-
formées de A. lacertosus Er. (figg. 7-9 et 10-12), et les genitalia g (figg. 14 et 15)
ne permettent aucune confusion avec cette espèce.
95
RESUMÉ
Dans cette étude on a fixé le statut de deux espèces de coléoptères Elateridae : Adrastus
axilaris Er. et Adrastus lacertosus Er. en désignant les lectotypes et les lieux de conservation de
ceux-ci. Les lieux de conservation des types des variétés décrites par les Auteurs sont également
nommés.
On a par ailleurs décrit une espèce nouvelle: Adrastus binaghii nov. nom. pour Adrastus
porrectifrons Des Gozis sensu Binaghi, en établissant la synonymie: Adrastus porrectifrons Des
Gozis = Adrastus axillaris Er. var.
BIBLIOGRAPHIE
BinacHI - Bollettino di Zool. Agraria e Bachicolt. Univ. Milano, vol. VII, 1936 (Torino), p. 1
d113:
Du Buysson - Revue d’Entomologie (Extraits), Faune Gallo-Rhénane, Col. tome V, Caen 1906,
Adrastus, p. 151 à 161.
— — Miscellanea Entomologica, Tableaux analytiques des Coléoptères de la faune franco-
rhénane, famille LII, Elateridae, Narbonne et Toulouse 1910-1929, Adrastus (1926), p. 175
à 182.
ERrICHSON - Zeitschr. f. d. Entomologie, Leipzig 1841, III. Band, p. 122 (axzllaris), p. 126 (la-
| certosusì).
STIERLIN - Wiener Ent. Monatschrift, V. Band, Wien 1861, p. 219 (turcicus).
Indirizzo dell’ Autore: 7, Rue Masséna, 38 Grenoble (Francia).
G. FLORIANI
LA PRESENZA DI PIERIS BRYONIAE HUB. NELLA REGIONE DEL
LAGO: D'OREA
(Lepidoptera, Pieridae)
Premessa
Il problema della posizione sistematica di Prieris bryoniae nei confronti di
P. napi ha dato luogo a differenti interpretazioni, nel senso che la distinzione
è stata posta a livello di esergi, di sottospecie e di specie. Senza entrare in me-
rito al problema, tratterò di P. napi e di P. bryoniae come di due entità spe-
cifiche, al solo scopo di rendere più semplice l’esposizione e la comprensione
del presente lavoro.
Distribuzione di ‘Pieris bryoniae’ nella regione del Lago d’Orta
Da alcuni anni a questa parte, riprendendo in esame i reperti di vecchie
catture di P. bryoniae nella regione del lago d’Orta, ho ricercato sistematica-
mente la specie nella zona, soprattutto entro la fascia di territorio della sponda
orientale delimitata in basso dalle rive del lago, e più in alto - da sud a nord -
dai comuni di Bolzano Novarese, Ameno, Miasino, Armeno ed Agrano. La
maggior parte dei miei esemplari di P. bryoniae proviene appunto dalle suddette
località, tutte situate non oltre 1 500 metri di altezza.
96
Nella regione del lago d’Orta P. bryoniae è quindi diffusa ed abbondante
a quote decisamente basse per una specie notoriamente alpina; la massima fre-
quenza nella regione sembra aversi intorno ai 400 metri. P. bryonzae è meno
abbondante ad altezze maggiori, anche se è stata comunemente reperita a Lu-
ciago, sulle pendici occidentali del Mottarone, a metri 800 circa. Della presenza
di P. bryoniae sul Mottarone parlerò più avanti.
La specie si rinviene anche nelle vicinanze di grossi centri abitati, come
Omegna e Borgomanero, alla cui periferia ho notato in volo, il 15.VIII.1968,
una © gialla.
Le mie ricerche sulla sponda occidentale del lago sono state sporadiche,
ma sulla base di reperti di catture (San Maurizio, Pella) P. bryoniae sembra
essere diffusa anche su codesta sponda.
Generazioni annue
Sono costantemente tre. La prima schiude dalla seconda decade di marzo
a tutto aprile; la seconda appare da metà giugno a metà luglio; la terza durante
tutto agosto e talora sino alla prima decade di settembre. Fra prima e seconda
generazione vi è una schiusura parziale, costante ma in numero limitato di esem-
plari (così come parallelamente è stato notato in molte località italiane per P.
napi) che inizia a fine maggio e si esaurisce entro la metà di giugno.
a) Prima generazione. P. bryoniae, nelle località del lago d’Orta fra i 300
e 1 500 metri d’altitudine, inizia a schiudere intorno al 20.III (i miei primi esem-
plari di ambo i sessi sono del 18.III), con ritardi non superiori alla settimana
negli anni più freddi. Contrariamente a quanto osservato in altri territori ove
P. bryoniae e P. napi coabitano, la schiusura delle due specie è contemporanea
nella regione del lago d’Orta; forse il nucleo di schiusura è per P. bryonzae solo
di poco ritardato, avvenendo verso il 10-15.IV (in particolare per il sesso fem-
minile). Esemplari logori si rinvengono ancora frequentemente a fine IV e per-
sino nei primi giorni di V.
In prima generazione P. bryoniae va ricercata soprattutto nei prati umidi,
ove l’erba è in III già rigogliosa. Di questa favorevoli condizioni si giovano le
29, che stanno per lo più posate nell’erba, mentre i gg, volando velocemente,
si possono rinvenire un po’ ovunque. Le 99 di P. bryonzae tendono di tanto
in tanto (specie nelle ore più calde della giornata) ad allontanarsi dai prati umidi
e a volare nelle boscaglie ove spesso si posano sui fiori di vinca.
Un biotopo da P. bryoniae che risponde molto fedelmente ai requisiti am-
bientali prima descritti è situato in frazione Carcegna del comune di Miasino,
a circa 400 metri d’altezza. In questo biotopo, di poche migliaia di m?, abbonda
una crucifera che è la pianta nutrice della larva di P. bryonzae.
In III-IV nel biotopo di Carcegna P. bryoniae coabita con le seguenti
specie di ropaloceri: Zerynthia polyxena, Pieris napi meridionalis, Anthocaris
cardamines, Hamearis lucina, Clossiana dia, Pyrgus malvae malvotdes.
Zerynthia polyxena (hypsipyle) sembra essere un'entità costante det bio-
topi da P. bryoniae (la pianta nutrice della larva, Aristolochia rotunda, è diffusa
nei luoghi umidi). Infatti, oltre che nel biotopo di Carcegna, Z. polyxena è stata
ritrovata con inconsueta abbondanza (almeno rispetto alla regione del lago d’Orta
97
ove la specie non è largamente diffusa) anche in tre altri biotopi da P. bryontae,
due dei quali sempre nel territorio del comune di Miasino e l’altro in località
Ponte di Pizzasco in comune di Ameno.
b) Seconda generazione. A metà VI, quando inizia a schiudere la se-
conda generazione di P. bryontae, la vegetazione della zona è ovunque rigo-
gliosa. La farfalla, e ciò vale soprattutto per il sesso femminile, non è più come
in prima generazione confinata a particolari ambienti, ma si rinviene un po’
ovunque. Le giornate già calde fanno sì che anche le 99 volino rapidamente.
La durata di questa seconda generazione è piuttosto breve e si esaurisce in circa
25 giorni. Le 99 di P. bryoniae vanno ricercate preferibilmente ai margini dei
boschi circondati da siepi di rovi sui cui fiori si posano frequentemente, specie
nel tardo pomeriggio. Al momento di deporre le uova le 99 tornano a ripopo-
lare i biotopi primaverili, ove la farfalla si rinviene insieme a Neptis rivularis
e Aphantopus hyperanthus.
c) Terza generazione. Le modificate condizioni climatiche in VIII,
quando si ha il nucleo di schiusura della terza generazione, fanno sì che la far-
falla (specie le 99) ritorni nei luoghi umidi, la cui vegetazione ha subito in minor
misura i danni della calura estiva. La terza generazione di P. bryoniae ha una
schiusura di tipo scaglionato che si prolunga per almeno 40 giorni, cosicchè
non è raro rinvenire esemplari della specie in buone condizioni di freschezza
nella prima decade di IX. Due esemplari di sesso femminile sono stati presi
ancora il 15.IX.
d) Schiusura intermedia fra prima e seconda generazione. A fine V si
ha una regolare schiusura di P. bryoniae, anche se in numero limitato di esem-
plari. Poichè questi non presentano caratteristiche morfologiche proprie (come
invece la forma praemeridionalis Rocci di P. napi), essendo alcuni indistin-
guibili dalle forme primaverili ed altri dalle forme estive di P. bryonzae, è pro-
babile che la schiusura intermedia sia costituita da esemplari ritardati di prima
generazione e da esemplari anticipati di seconda generazione.
Località e date di cattura
a) Prima generazione: 57 33, 638 99
Miasino: 18.I11.1967,.3 Sg, 2.90; 30.117.1968; 5:34, 2.09; L.IV1067, 1-3, 2:9% ILIV.1960)
24, 490; 15.IV.1967, 10.33; 13.898: 17:1V.1900 13200519 AR a
19.TV.1968,. 3 dd; #90 IZ INTINIZAGNIO 24] 19057 Sodi PP 25.1IV 0671
20.1V.1907,. 14 1%; 7149604 1-33:
Ameno : 20.1V.1908, 3-5) 799,
Ara ea 22.IV.19607; 2.90 291V190/3 do.
Armeno (santuario di Luciago): 15.V.1966, 543, 499; 20.V.1967, 433, 499.
Corromonte: 10.V.1903, 19
Sap Maurizio 15. IN19605"P%
San Maurizio (fraz Laga): 29,100 3g, 99,
Btresa (fraz Veddasco):; 25xIVasokebo 8
b) Seconda generazione: 20 33, 27 99
Miasino: 16.VI.1968, 3 4g, 499; 22.VL1968, 499; 23.VI.1907, 233; 29.VI.1968,.3 43,
5:00. 2.VII.1967, 234,19; 7,VIa:1908 1; 19: 9, VILIOO7, 3 dos 4971 10,VII.1900,
Igt 8901 4 VEA9O 1 00 DONNE Pea
Ameno: 9.VII.1967, 253, 19.
98
c) Terza generazione: 22 53, 145
Miasino. 2,VIIL19600, 499; 4/ID.1966;,2.00,3:VILL.1960,2 333 22;.6.VIL 1907, 9989,
6.VIIE49608. dg, does EVIL (0600 1:30.09; 7VVEL196(,.A-07, 8. VIIL4967, 1 dada
Di: NATTETOG0 71 2: PONTI 0047 0510 VELI [9905202 1PNIFE 19601 2-903- 10:
VEH:196701 "9; 4A2:NITE 960, #25 FS:VIITT.190652 97 15. VIIE719607;:3 99:15 VITI 1968)
1985 4ATNHE1907, 329 NT 1960, 1:%p 18: VITI.19607 5 1 —19:VELI:1968, | 10:28,
20:VNIEE 968,1 3 10:90 ZE VIT4966, 44,200; 23, VIII 1959 1.9: 24,VIIT 1968, 1
20,XEI}. 1961 60353 NT 106 4.3) 30:V E 059 13,:2 08; NEIDIS4AIIO.
2:1X.:1964, 19: 2-3 px 19615 1.3, 2/00: 3.4X.1901, 233,5 0-3 IX,1966,1 £;.3-PO,IX-bDbda
ATRIA e ARL a A LV
Atftmeno: 26.VIII.1959, 1 9.
Botzato = Noxa rese 10. VHI-1905, 499% 20.VIEL19603, 399.
bau Mavrizio irae Lao na): 20.VIFI.1908, 3 9°.
Piebba
Vice PRESIDENTE: Dr. Emilio Berio. >
SEGRETARIO: Giovanni Binaghi.
AMMINISTRATORE: Nino Sanfilippo.
DIRETTORE DELLE PUBBLICAZIONI: Dr. Carlo Leonardi.
CONSIGLIERI: Prof. Athos Goidanich, Prof. Guido Grandi, Prof. Marcello La Greca, Dott. Ma-
rio Magistretti, Prof. Antonio Porta, Prof. Sandro ‘Ruffo, Prof. Mario Salfi, Prof Anto-
nio Servadei, Livio Tamanini, Prof. Filippo Venturi, Prof. Pietro Zangheri, Prof. Edoar-
do Zavattari. i
RevisorI DEI CONTI: Dr. Giorgio Bartoli, Dr Tullo Casiccia, Chiara Cassano — SUPPLENTI:
Dr. Ducezio Grasso, G.B. Moro.
3
Quota per il 1969: Soci ordinari: L. 3000; Studenti: Li 1500: Soci all'Estero L. 3500.
Si prega di, fare i a esclusivamente a mezzo del Conto
Corrente Postale: N. 4/883832 |
intestato a: Soc. Entomologica Italiana, Via Brigata Liguria 9, Genova.
+ <> è
La corrispondenza relativa alla. SOMA deve essere indirizzata impersonalmente alla
Società Entomologica Italiana, Via Brigata Liguria 9, 16121 Genova.
I lavori da pubblicare sui periodici sociali e la corrispondenza relativa vanno invece.
indirizzati a: Dr. Carlo Leonardi, Museo Civico di Storia Naturale, Corso Venezia 55, 20121
Milano.
AVVISO IMPORTANTE PER GLI AUTORI ;
Gli originali dei lavori da pubblicare devono essere inviati dattilografati a righe di-
stanziate, scritti su di un solo lato del foglio, e nella loro redazione completa e defini.
tiva, compresa la punteggiatura. Gli Autori devono attenersi alle seguenti norme di
ARR RIPARA: 3
per le parole in corsivo (normalmente nomi in latino);
per le parole in neretto (normalmente nomi generici e specifici nuovi);
per le parole in carattere distanziato; =
per le parole in carattere MaruscoLerttTo (per lo più nomi di Autori).
PETRI €
Gli eventuali disegni devono essere trasmessi con il dattiloscritto e muniti delle loro
diciture. Le incisioni, sia per le figure nel testo come per le tavole, non possono in
‘nessun caso sorpassare la giustezza della pagina (cm 12 in larghezza, cm 18 in altezza,
comprese le spiegazioni); i disegni originali o più grandi dovranno essere ridotti nel
clichè a tale misura o a dimensioni minori.
Le eventuali spese per correzioni rese necessarie da aggiunte o modificazioni al testo
originario saranno interamente a carico degli Autori.
La Società concede agli Autori 50 estratti gratuiti senza copertina. Chi li desiderasse
con la copertina o in numero maggiore è tenuto a farne richiesta sul dattiloscritto o.
sulle prims bozze. I prezzi sono i seguenti:
copie De 50 n. 100 n. 150
pag. 2 L. 1.300 "1: -2:400 L. 3.400
» 40 » 1.900 » 3.200" » 4.600
» 8 » 2.100 » 3.400 » 4.800
» 12 » 3.200 _» 4.200 » 6.300
» 16 » 3.500 » 4.800 » 6.900
Copertina stampata: n. 50, L. 2.600; n. 100, L. 3.200; n. 150, L. 3.900.
Il costo dei clichés è a carico degli Autori.
BOLLETTINO
DELLA
SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA
FONDATA NEL 1869 - ERETTA IN ENTE MORALE CON R. DECRETO 28 MagGgIo 1936
GENOVA
VIA BRIGATA LIGURIA, 9
VoLuMme XCIX - CI (1969) N. 7-8
Pubblicato il 20 Ottobre 1969
7 è Sete, Pg [agi S CIALI
LA CELEBRAZIONE DEL CENTENARIO
DELLA SOCIETA’ ENTOMOLOGICA ITALIANA
Il giorno 4 Settembre 1969 ha avuto luogo a Firenze la solenne Celebra-
zione ufficiale del Centenario della Società Entomologica Italiana, col patrocinio
dell’Accademia Nazionale Italiana di Entomologia.
La cerimonia si è svolta nella storica splendida Sala dei Duecento di Pa-
lazzo Vecchio, alla presenza di una scelta rappresentanza di Personalità, del
Consiglio della Società quasi al completo, e di un foltissimo numero di Soci.
Hanno inviato la loro autorevole adesione il Prof. Guido Grandi, Presi-
dente Perpetuo dell’Accademia Nazionale Italiana di Entomologia, alti Rappre-
sentanti dei Ministeri dell’ Agricoltura e Foreste e della Pubblica Istruzione, e
illustri Consoci.
Le principali Società Entomologiche del mondo, nonché un alto numero
di Musei ed Istituti, hanno fatto pervenire calorosi e fervidi telegrammi o let-
tere di adesione, di augurio e di plauso.
Il Commissario Prefettizio del Comune di Firenze ha porto il saluto della
città e con brevi parole ha tratteggiato l’importanza scientifica e pratica della
Società Entomologica Italiana e degli studi entomologici. Quindi il Presidente
della Società, Prof. Cesare Conci, ha esposto schematicamente un quadro della
storia e delle realizzazioni della nostra Società, fondata per l’appunto a Firenze
il 31 ottobre 1869 e trasferita nell’attuale sede di Genova nel 1922.
Successivamente il Prof. Athos Goidanich, nostro Consigliere e Presi-
dente dell’Accademia Nazionale Italiana di Entomologia, ha tenuto la brillan-
tissima orazione ufficiale, mirabile sintesi della storia dell’Entomologia mondiale
e italiana.
Ai discorsi ufficiali, vivamente applauditi, ha fatto seguito un sontuoso
rinfresco, gentilmente offerto dall’Amministrazione Comunale.
La sera, nella meravigliosa cornice della Certosa di Firenze, ha avuto
luogo uno splendido banchetto, offerto dalla Società Entomologica Italiana.
122
Tutte le manifestazioni si sono svolte in un clima di composta signorilità
e di viva cordialità.
Una cronaca più particolareggiata delle cerimonie verrà pubblicata nel-
l'apposito Volume di Memorie dedicato al Centenario, in cui saranno riportati
integralmente i discorsi ufficiali.
Desideriamo, a chiusa di questo brevissimo cenno, esprimere ancora una
volta il più caloroso ringraziamento della Presidenza e dei Soci al Prof. Rodolfo
Zocchi, Direttore dell’Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria di Firenze,
al Prof. Leo Pardi, Direttore dell’Istituto di Zoologia dell’Università, e a tutti
i loro cortesi Collaboratori, per l’aiuto essenziale che hanno dato nell’organiz-
zazione delle Celebrazioni.
CH;
L’VIII CONGRESSO NAZIONALE ITALIANO DI ENTOMOLOGIA
Successivamente alle Celebrazioni del Centenario della Società Entomologica Italiana, si è
svolto a Firenze, dal 4 al 7 settembre 1969, I'VVIII Congresso Nazionale di Entomologia, pro-
mosso, come di consueto, dall’Accademia Nazionale Italiana di Entomologia e dalla Società En=
tomologica Italiana.
Il Congresso è stato ottimamente organizzato dal Prof. Rodolfo Zocchi, Direttore dell’Isti-
tuto Sperimentale per la Zoologia Agraria, e dal Prof. Leo Pardi, Direttore dell’Istituto di Zoologia
dell’Università, brillantemente coadiuvati dai loro Collaboratori, ed ha avuto un ottimo esito,
documentato dall’altissimo numero degli iscritti (quasi 200) e dall’interesse delle relazioni e
delle comunicazioni.
L’inaugurazione ufficiale ha avuto luogo il 4 settembre, nella solenne adunanza dedicata
alle Celebrazioni del Centenario della Società Entomologica Italiana.
Il 5 settembre, giovedì, nell’Aula Magna dell’Università, sotto la presidenza del Prof. A.
Servadei, il Prof. G. Domenichini espose la sua interessantissima relazione « Evoluzione e adat-
tamenti parassitari negli Imenotteri T'erebranti », ed il Prof. L. Masutti svolse una magistrale
relazione su « Criteri per il controllo degli Artropodi dannosi alle foreste ». Ambedue queste re-
lazioni diedero luogo ad ampie e approfondite discussioni.
Nel pomeriggio, nell’aula dell’Istituto di Zoologia, sotto la presidenza del Prof. C. Conci,
vennero esposte le comunicazioni del Prof. A. Valle, dei Dr. V. Sbordoni e L. Bullini, del Dr. M.
Covassi, del Sig. A. Minelli, del Prof. G. Viggiani, della Dr.ssa S. Carli Silvani, della Dr.ssa E.
Dematteis, della Dr.ssa M. Mari, del Dr. R. Crema e del Dr. E. Orlando.
La sera del medesimo giorno ebbe luogo al ristorante Casermetta del Forte di Belvedere
un sontuoso pranzo sociale, offerto dal Comitato ordinatore del Congresso.
Sabato 6 settembre i congressisti parteciparono numerosi ad una magnifica escursione ai
Monti dell’Uccellina (Grosseto), incantevole località ancora quasi integralmente preservata dalla
distruggitrice azione antropica e che è sperabile possa essere eretta a Parco Nazionale. Durante
il ritorno i congressisti ebbero modo di visitare gli scavi etruschi di Populonia.
Domenica 7 settembre continuarono i lavori scientifici, nell’aula dell’Istituto Sperimentale
per la Zoologia Agraria. Nella mattina, sotto la presidenza del Prof. M. La Greca, il Prof. A.
Nucifora espose la sua interessante relazione sul tema « Contributo alla conoscenza dei T'arso-
nemidi », a cui seguirono le comunicazioni del Prof. E. Tremblay, del Dr. V. Tullio, del Prof.
R. Zocchi e del Dr. M. Covassi, e del Prof. A. Bordoni. Numerosi e vivaci furono gli interventi.
Nel pomeriggio, sotto la presidenza del Prof. B. Baccetti ebbe luogo l’applaudita relazione
del Prof. M. Solinas, su « Adattamenti morfologici nel capo delle larve di Ditteri Cecidomiidi a
regime dietetico specializzato », a cui seguirono le comunicazioni del Prof. G. Saccà, dei Dr. U.
Cirio, I. Dante de Murtas e S. Gozzo, dei Dr. V. Tullio e A.M. Bonvicini Pagliai, e del Dr. L.
Di Stefano.
In margine al Congresso ebbe luogo un interessante programma per le Signore, con una
visita ai vivai di Pistoia.
A tutti i Congressisti venne inoltre offerto un elegante dono-ricordo, squisita fattura di
artigianato locale.
Concludendo, le giornate fiorentine degli Entomologi italiani, favorite quest'anno anche
da un tempo generalmente splendido, hanno segnato, con le due manifestazioni su cui abbiamo
brevemente riferito, una tappa molto significativa per la nostra Entomologia.
Ce.
#23
COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE
Massimo OLMI
Istituto di Entomologia dell’Università di Torino
NOTIZIE ECOLOGICHE SU ESOLUS ANGUSTATUS (PH. MULLER)
CON CONSIDERAZIONI SINONIMICHE
(Coleoptera Dryopoidea, Elminthidae) (*)
Esolus angustatus (Ph. Miiller) è una specie che popola i freddi corsi di
acqua di montagna prediligendo i ruscelli ma non disdegnando più tumultuosi
torrenti. È in tal senso entità vicariante rispetto alle congeneri E. parallelepi-
pedus (Ph. Miller) ed E. pygmaeus (Ph. Miiller) che si rinvengono più di fre-
quente nelle meno fresche acque di collina e di pianura. Specie stenotopa, mal
sopporta gli inquinamenti, per cui la sua presenza in montagna potrebbe es-
sere il risultato di un progressivo e verosimilmente recente processo di allon-
tanamento dalle acque di pianura, in genere più inquinate di quelle alticole.
Vive di solito aggrappata con le lunghe e robuste unghie, da adulto e da larva,
alle pietre che giacciono sul fondo dei corsi d’acqua (Fig. 1), muovendosi assai
lentamente per non venire strappata via dal supporto dalla violenza della cor-
rente. Giovani e immagini sono lucifughi e si localizzano sulla faccia inferiore
dei sassi, nutrendosi di muschi e alghe e popolando solo corsi d’acqua perenni
a fondo ciottoloso o ghiaioso.
Diffuso in quasi tutta l'Europa, E. angustatus dal punto di vista sistematico
è specie ben riconoscibile attraverso l’esame dei genitali, soprattutto di quelli
maschili. In passato non era così facile individuarla poichè ci si basava esclusi-
vamente sui caratteri morfologici esterni del corpo. Favorite da tale stato di cose
sono state descritte perciò molte «specie» che studi più recenti hanno giudicato
non buone e pertanto sinonimi di E. angustatus. Rimaneva tuttavia ancora una
specie, E. solariù Gnglb., descritta (GANGLBAUER, 1904) su esemplari di Tor-
riglia (Genova) raccolti da Ferdinando Solari e mai citata di altre località, su
cui nessuno specialista si era pronunciato, ma sulla cui bontà esistevano dubbi
basati soprattutto sul fatto che endemismi come quello in questione mal si con-
ciliavano colla generale opinione che gli Elmintidi siano Insetti recenti dal punto
di vista geologico e perciò caratterizzati da distribuzioni geografiche relativamente
ampie.
Volendo risolvere, nel quadro dei miei studi sui Driopoidei italiani, il
problema della posizione sistematica della specie in oggetto, mi sono recato a
Torriglia (Genova) dove, in un ruscello (Fig. 2, 3), ho potuto rinvenire una ricca
serie di esemplari la cui morfologia rispondeva alla descrizione di Ganglbauer.
Gli individui rinvenuti avevano un habitat del tutto particolare, rappresentato
dalle microcavità presenti nelle incrostazioni di un Muschio calcarizzato, Cra-
toneurum commutatum (Hedw.) Roth., ssp. eu-commutatum (Moenk.) Giac. (gen-
(*) Pubblicazione N. 147 del Centro di Entomologia alpina e forestale del Consiglio Na-
zionale delle Ricerche (diretto dal prof. Athos Goidanich).
124
Fig. 1 - Torriglia (Genova), luglio 1969. Adulti di E. angustatus in movimento sulla superficie
di una pietra immersa nell’acqua di un ruscello. Lunghezza dell’individuo in alto a sinistra: 2 mm.
125
N
Fig. 2 - Torriglia (Genova), maggio 1969. Ruscello in cui sono state condotte le ricerche. E
il tipico ambiente in cui vive l’Esolus angustatus, caratterizzato com'è da acqua di sorgente pura
e fresca. Larghezza della cascatella in alto: circa 40 cm.
126
Fig. 3 - Torriglia (Genova), maggio 1969. Particolare della Fig. 2 mostrante la cascatella che
dilava massi di roccia calcarea su cui prospera il muschio Cratoneurum commutatum ssp. eu-
commutatum. Simile ambiente altamente ossigenato è l’ideale per Esolus angustatus. Larghezza
della cascatella: circa 40 cm.
IZ7
tilmente determinato dal prof. Uberto Tosco, che vivamente ringrazio). Il Muschio
in oggetto, crescendo in ambiente ricco di sali calcarei mostrava un habitus assai
particolare (Fig. 4, 5), dato che le concrezioni calcaree rivestivano fronde e ri-
zoidi in tal guisa da conferir loro l’ aspetto di un vegetale pietrificato. Simile sin-
golare specializzazione ecologica, che ovviamente deve accompagnarsi a una
Fig. 4 - Torriglia (Genova), maggio 1969. Particolare di un ciuffo di Cratoneurum commutatum
ssp. eu-commutatum. Le fronde più chiare (in alto) sono calcarizzate; quelle più scure (in basso)
sono più giovani e pertanto non sono ancora rivestite di calcare. Larghezza del ciuffo in toto:
crea 25 em.
particolare conformazione anatomica che rende l’Elmintide atto, poiché del Mu-
schio si nutre (come appositi allevamenti hanno chiarito), ad aggredire il cal-
careo rivestimento per giungere a contatto dei tessuti sottostanti, può far pen-
sare a una entità tassonomica propria di tale ambiente. Ciò a maggior ragione
128
Fig. 5 - Torriglia (Genova), maggio 1969. Particolare della Fig. 4 mostrante ingrandite fronde
calcarizzate (in alto, chiare) e non calcarizzate (in basso, scure).
129
in quanto la popolazione esaminata si localizzava sulla superficie dei massi fra
le attaccature dei rizoidi, cioè là dove il muschio era più vecchio e perciò mag-
giormente rivestito di carbonato di calcio, quando non era addirittura morto e
quindi anche impregnato di calcare fin nell’interno dove le fronde e i rizoidi erano
rotti. In allevamento l’Insetto prediligeva gli organi verdi, ma questi mancano
Fig. 6 - Genitali maschili (a sinistra) e femminili (a destra) di Esolus angustatus di Torriglia
(Genova). I pezzi sono stati schiacciati il meno possibile.
d’inverno, stagione durante la quale l’Elmintide resta nell’acqua, proseguendo
la propria attività metabolica, sia pure un po’ ridotta.
In realtà l’esame della popolazione da me rinvenuta, confortato da quello
di alcuni esemplari topotipici della collezione Solari conservata nel Museo Ci-
vico di Storia Naturale di Milano e di altri individui topotipici e no della colle-
zione Dodero affidata a Genova alla Società Entomologica Italiana (confronti
resi possibili dalla gentile sollecitudine del prof. Cesare Conci e del sig. Giovanni
Binaghi, che qui sentitamente ringrazio), mi faceva ricredere, dato che nelle
sfere genitali maschili e femminili (Fig. 6) non è risultata alcuna differenza degna
130
di nota rispetto agli analoghi organi di Esolus angustatus (Ph. Miller). Gli stessi
caratteri morfologici esterni (Fig. 7) del corpo degli esemplari esaminati non
erano costantemente rispondenti alla descrizione di GANGLBAUER e sl ritrovavano
in molti individui di sesso femminile di E. angustatus (le femmine sono un po’
più grandi dei maschi) di località anche molto distanti da Torriglia e di habitat
0,
ae”
ea
e A
"Sg rn
“ SQ) pal dg LP
€ | Ò
ue
D &
DAI
LE N
a
Fig. 7 - Esolus angustatus di Torriglia (Genova).
0,50mm
anche molto diverso. Se alle considerazioni precedenti si aggiunge il fatto che la
grande maggioranza degli esemplari esaminati era di sesso femminile, si può
concludere che GANGLBAUER abbia creato la nuova specie sulla base di grandi
femmine di £. angustatus.
Nell’esaminare gli esemplari della collezione Dodero etichettati E. so-
larii, ho notato la presenza nella medesima collezione di un certo numero di
individui che Dodero aveva determinati come Esolus lantosquensis Grouvelle
in litt. In uno spillo era poi presente un cartellino su cui era scritto: Esolus gallo-
provincialis Abeille = E. lantosquensis Grouv. in litt.
Ho colto l’occasione per studiare gli organi genitali di tali esemplari e ho
così potuto constatare che non vi è alcuna differenza con gli analoghi organi di
E. angustatus (Ph. Miller).
131
DI
E. lantosquensis è nome che comparve, a quanto mi risulta, poche volte
nella letteratura entomologica: si conoscono le citazioni di BERTOLINI (1899)
per il Piemonte, di HEyDEN et a/. (1906) e di CarLroL (1913-14) per la Pro-
venza (quest’ultimo considerò £. lantosquensis sinonimo di E. angustatus). In
seguito, trattandosi di nomen nudum, nessuno più ne parlò.
Gli esemplari esaminati sono assai simili morfologicamente a quelli di
E. solarti. Le località di raccolta fanno parte del Piemonte sud-occidentale e
della Francia meridionale. Morfologia e corografia sono le medesime di £. gal-
loprovincialis Abeille de Perrin, specie recentemente (BERTHELEMY, 1964) messa
in sinonimia con £. angustatus. Non è improbabile che Grouvelle avesse desi-
gnato 1n litteris come E. lantosquensis la forma che in seguito (1900) ABEILLE DE
PERRIN denominò £. galloprovincialis.
Materiale di £. solarii esaminato:
Torriglia (Genova), V-1902, leg. Solari, 2 gg
Genova, 19-III-1899, leg. Dodero, 1g, 19
Fontanigorda, VII-1897, leg. Dodero, 2 99
Ponte Organasco, 31-VII-1897, leg. Dodero, 2 99
S. Stefano d’Aveto, 1/15-VIII-1897, leg. Dodero, 19
Monte Fasce, VIII-1882, leg. Dodero, 1 9
Torriglia (Genova), 30-XI-1968, leg. Olmi, 2 gg, 24 99
Torriglia (Genova), 10-VII-1969, leg. Olmi, 5 gg, 3 Se
Materiale di E. lantosquensis esaminato:
Limone (Cuneo), VIII-1892, leg. Dodero, 19
Tenda, VII-1892, leg. Dodero, 19
Vence (Francia), 22-11-1903, leg. Dodero, 1g
Ganfaron (Var) (Francia), leg. Sainte-Claire Deville, 2 99
BIBLIOGRAFIA
ABFILLE DE PERRIN E. et GrouvELLE A., 1900 - Descriptions de deux Elmides nouveaux de France
(0/0), Dull, Soc, ent Ni, lo,
BERTHELEMY C., 1964 - Elminthidae d’Europe occidentale et meridionale et d’ Afrique du Nord
(Coléoptères). Bull. Soc. Hist. nat. Toulouse, 99, 244-285.
BerTOLINI S., 1899 - Catalogo dei Coleotteri d’Italia, 144 pp.
CaAILLOL H., 1913-14 - Catalogue des Coléoptères de Provence, 2, 607 pp.
GancLBAUER L., 1904 - Die Kéfer von Mitteleuropa, 4/1, 95-126.
HEYDEN von L., ReITTER E., WEISE J., 1906 - Catalogus Coleopterorum Europae, Caucasi et Ar-
meniae Rossicae, 774 pp.
RIASSUNTO
Esolus angustatus (Ph. Miiller) (Coleoptera Dryopoidea, Elminthidae) è specie stenotopa, di
montagna, amante dei corsi d’acqua a fondo ciottoloso o ghiaioso. Si dà qui notizia del suo ritro-
vamento in ambiente calcareo a Torriglia (Genova) dove la specie in oggetto vive in un micro-
ambiente particolare rappresentato dalle microcavità formate dalle incrostazioni di un Muschio
calcarizzato, Cratoneurum commutatum (Hedw.) Roth. ssp. eu-commutatum (Moenk.) Giac., del
quale si nutre. Di E. angustatus si indica un nuovo sinonimo, £. solarit Ganglbauer, e se ne con-
ferma uno già dubitativamente noto, E. lantosquensis Grouvelle in ltt.
132
RESUMÉE
Ecologie de Esolus angustatus (Ph. Miiller) et remarques synonymiques (Coleoptera Dryo-
poidea, Elminthidae).
E. angustatus est une espèce sténotope, qui vit dans les cours d’eau de la montagne dont
le lit est caillouteux ou graveleux. A Torriglia (Génes, Italie) elle vit dans un milieu particulier
representé par de l’eau riche de calcaire qui encroùte une mousse, Cratoneurum commutatum
(Hedw.) Roth ssp. eu-commutatum (Moenk.) Giac., qu’elle mange. L’Elmintide se localise dans
les microcreux des incrustations. De E. angustatus on donne un nouveau synonyme, E. solarît
Ganglbauer, et on confirme un synonyme incertain, E. lantosquensis Grouvelle in litt.
SUMMARY
Ecology of Esolus angustatus (Ph. Miller) and synonymic notes (Coleoptera Dryopoidea,
Elminthidae).
E. angustatus is a stenotopous species living in the pebbly or gravelly beds of the mountain
streams. This Insect was found in Torriglia (Genoa, Italy) where it lived in the microcavities
of a moss incrusted with limestone, Cratoneurum commutatum (Hedw.) Roth. ssp. eu-commutatum
(Moenk.) Giac., on which it feed. E. solariiî Ganglbauer and E. lantosquensis Grouvelle in litt.
proved synonyms of E. angustatus.
ZUSAMMENFASSUNG
Die Okologie von Esolus angustatus (Ph. Miiller) mit synonymischen Beobachtungen (Co-
leoptera Dryopoidea, Elminthidae).
E. angustatus ist eine stenotope, kiesgrundige Gebirgsbiche liebende Art. Man berichtet
hier ilber ihren Fund in Torriglia (Genua, Italien), wo diese Art in einem besonderen Milieu
lebt, das heisst in den Mikroh6hlen der Kalkinkrustationen eines Mooses, Cratoneurum commu-
tatum (Hedw.) Roth. ssp. eu-commutatum (Moenk.) Giac., von dem sie sich ernàhrt. Von E.
angustatus weist man ein neues Synonym, E. solariî Ganglbauer, und es wird ein schon, aber nur
dubitativ, bekanntes Synonym, E. lantosquensis Grouvelle in litt., bestàtigt.
CESARE BARONI URBANI
Istituto di Zoologia dell’Università di Siena - Direttore: Prof. B. Baccetti
GLI STRONGYLOGNATHUS DEL GRUPPO HUBERI NELL’EUROPA
OCCIDENTALE: SAGGIO DI UNA REVISIONE BASATA
SULLA. CASTA OPERALA
(Hymenoptera Formicidae)
INTRODUZIONE
Il genere Strongylognathus Mayr conta attualmente poco più di una ven-
tina di taxa sparsi soprattutto nell'Europa centromeridionale e nel Mediterraneo,
benché con una specie (.S. kRoreanus Pisarski) si spinga fino alla Corea. Le forme
orientali sono state recentemente riviste (PISARSKI, 1966) e la loro classificazione
non dovrebbe presentare attualmente grandi problemi, pur con qualche specie
aggiunta di recente (ARNOLDI, 1968).
Assai più caotica è invece la situazione nell'Europa occidentale, dove si
riscontra il più elevato numero di taxa. Essi possono venire molto nettamente
divisi in due gruppi di cui il primo, dello S. testaceus Sch., a distribuzione europea,
conta solo un’altra specie di Crimea. Il secondo gruppo, dello S. huberi For.,
133
conta un gran numero di sottospecie e di varietà, quasi tutte endemiche o co-
munque raccolte una o poche volte e sempre distribuite su aree limitatis-
sime.
Il fenomeno è molto ben conosciuto e comune a molte altre specie di for-
miche mirmecobiotiche che sono spesso adattate a vivere in aree ristrettissime
in condizioni spesso prossime al limiti di sopravvivenza e con una serie di mec-
canismi etologici tendenti a ridurre gli svantaggi della forzata endogamia (Wit-
son, 1963).
Il poco materiale classificato di questo genere finora reperibile nelle colle-
zioni, esasperava una situazione comune a molti altri gruppi di Tetramortini:
ad una più o meno spinta differenziazione dei maschi e delle femmine provenienti
da località diverse, corrisponde una assoluta uniformità della casta operaia.
L’interpretazione dei risultati è poi notevolmente complicata dalla discontinuità
geografica dei reperti noti, per cui una valutazione oggettiva del probabile li-
vello sistematico di ciascuna popolazione isolata diventa praticamente impos-
sibile.
In una situazione siffatta, si inquadrano le descrizioni di molti Autori di
nuovi taxa basati solo sulla casta operaia e su caratteri estremamente labili e
spesso del tutto fallaci. Ciò è dovuto, naturalmente, alla scarsissima complicazione
morfologica di questi animali, cui si aggiunge anche la quasi totale assenza di
microscultura e di chetotassi utili ai fini classificatori. Poiché ho avuto occasione
di radunare una collezione. relativamente molto ricca di materiale di questo ge-
nere e, nel tentativo di giungere ad una determinazione sicura, ho potuto rive-
dere quasi tutto il materiale esistente nelle collezioni classiche, ritengo utile sin-
tetizzare qui i principali risultati ottenuti.
MATERIALE E METODI
Benché il materiale da me raccolto in questi ultimi anni rappresenti sen-
z’altro la più ricca collezione di Strongylognathus attualmente disponibile, la rea-
lizzazione del lavoro è stata resa possibile grazie all’indispensabile aiuto di nu-
merose persone che desidero ringraziare pubblicamente. Esse sono: il dr. H.
Kutter di Minnedorf per avermi messo interamente a disposizione la sua col-
lezione comprendente anche numerosi tipi della collezione Forel e per avermi
permesso di descrivere le forme sessuate dello S. alborni da lui raccolte; il dr.
CI. Besuchet del Muséum d’Histoire Naturelle di Ginevra per avermi resa ac-
cessibile la collezione Forel; M.me ]J. Casevitz-Weulersse del Muséum d’Hi-
stoire Naturelle di Parigi per la spedizione del materiale della collezione Ern.
André; Mr. H.E. Evans del Museum of Comparative Zoology della Harvard
University di Cambridge (Mass.) per quello della collezione Finzi; il prof. S.
Ruffo del Museo Civico di Storia Naturale di Verona per la collezione del suo
istituto; la dr. D. Guiglia del Museo Civico di Storia Naturale « G. Doria » di
Genova per la collezione Emery.
Nello studio del materiale da me radunato, mi sono servito di un certo
numero di misurazioni nel tentativo di mettere in evidenza qualche nuovo ca-
rattere atto a distinguere le popolazioni studiate. 'l'utte le misurazioni sono state
134
eseguite con un binoculare Leitz stereoscopico corredato di oculari 12,5 X ed
obbiettivo 8 X. Esse sono:
Lc = lunghezza del capo misurata dall’occipite al bordo anteriore del clipeo
le = larghezza massima del capo, occhi esclusi
Lsc = lunghezza massima dello scapo ad eccezione del processo articolare ba-
sale
Isc = larghezza massima dello scapo
If = la minima distanza misurabile tra le lamine frontali
Lp = lunghezza del peziolo, misurata dorsalmente, dall’articolazione col to-
race a quella col postpeziolo
lp = larghezza massima del peziolo in visione dorsale
ap = altezza massima del peziolo in visione laterale
Ipp = larghezza massima del postpeziolo in visione dorsale.
Sulla base di queste misurazioni ho potuto calcolare anche i seguenti indici:
IC: att ALe
ISC_= /scX100/Lsc
IF = X100/Lsc
TLF*+= WX1007
ISCC == LseX100/Le
IP = IpX100/Lp
IAP apX100/Lp
IPA = /pX100/Ipp.
Nella trattazione delle specie mi sono limitato a dare pochissime indica-
zioni sull’habitus generale di ciascuna o sulla colorazione e microscultura che
sono in genere tutte riconducibili ad un unico schema, limitandomi all’essenziale
ed al risultato delle misurazioni. Di ciascuna specie è stato dato invece il disegno
schematico.
Nell’esposizione dei risultati, ho arbitrariamente attribuito valore specifico
a tutte le popolazioni separate da uno iato geografico e morfologico, indipenden-
temente dal diverso valore che quest’ultimo poteva assumere da caso a caso.
È evidente che nell’evoluzione individuale di ciascuna piccola popolazione sepa-
rata, hanno avuto un ruolo preponderante la selezione e la deriva genetica, ma
è impossibile allo stato attuale delle conoscenze, stabilire il reale valore tasso-
nomico dei caratteri. In ogni caso, per questo genere, sarebbe difficile parlare
di razze geografiche nell’accezione più comune del termine.
Dato il buon esito dell’impiego dei caratteri metrici da me introdotti, è
logico pensare che soprattutto essi siano stati i più direttamente implicati nella
evoluzione di questo gruppo e si può quindi costruire una graduatoria gerarchica
dei caratteri più o meno importanti per la classificazione del complesso e la po-
sizione relativa di ciascuna specie, rispetto allo standard morfologico del gruppo.
Per questo scopo ho impiegato le comuni tecniche della tassonomia numerica
descritte da SOKAL e SNEATH (1963) e poi modificate in numerosi lavori apparsi
sulla « Systematic Zoology » da quella data ad oggi.
135
Fig. 1 - Rappresentazione grafica elementare del metodo seguito per il calcolo della distanza
tra due specie.
Il metodo da me seguito può essere così brevemente riassunto: siano
mi = (x; -.-, Xn) ed my = (Y1, ----Yn) 1 vettori delle medie degli n caratteri
considerati per le specie s, ed s, rispettivamente, e siano d, = (21, ..., 2n) €
d, = (%,, ..., Wn) 1 vettori degli indici di dispersione (fig. 1), la distanza tra
due specie è pari a
D ==) | 2 (%r — Ye)?
fai
e l’indice di variabilità della distanza è pari a
CAIO d, (mM, — m;) P coatta _ dh (mo — my) d, |
|da| (1, a my)| CA (20, < pi mi)|
L'elaborazione dei dati è stata fatta con il calcolatore IBM 7090 del Centro
Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico dell’Università di Pisa.
Nella trattazione che segue, i maschi e le femmine delle diverse specie
non sono mai stati presi in considerazione, a meno che il reperimento di materiale
inedito non venisse a modificare le nostre conoscenze sul gruppo. Infatti, i pochi
dati sulle forme sessuate di queste specie sono tutti dovuti alla sporadica raccolta
di uno o pochissimi esemplari sulla base dei quali nulla di nuovo potrei aggiun-
gere e sarebbe impossibile impostare una revisione.
ALCUNE QUESTIONI DI NOMENCLATURA DEI TIPI
Benché la moderna sistematica si rivolga sempre più verso valutazioni
popolazionistiche e demogenetiche delle specie e dei gruppi infraspecifici, l’im-
portanza dei tipi è universalmente riconosciuta. ed è stata anche recentemente
ribadita dall’ultimo Congresso Internazionale di Zoologia (Londra, 1961), da
136
alcune opere di fondamentale importanza per la metodologia sistematica (MAyR,
LINnsLEY e USINGER, 1953; SCHENK e McMASsTERS, 1956; ecc.) e viene continuamen-
te consacrata nell’uso che ne fanno i massimi specialisti di ogni gruppo animale.
La nomenclatura dei tipi corrispondenti alle diverse esigenze dei siste-
matici ha ormai raggiunto un elevato livello di specializzazione e di complica-
zione (Conci, 1957) per cui, anche se non sempre egualmente intesa da tutti
gli Autori, essa permette quasi sempre di soddisfare ogni dubbio di interpreta-
zione ed ogni esigenza di natura comparativa. Purtroppo, non altrettanto si può
dire per la sistematica dei Formicidi in cui, alla castrazione fisiologica corrisponde
un’elevatissima specializzazione morfologica per cui, nei casi in cui siano pre-
senti entrambe le caste sterili, ci si trova spesso di fronte a quattro diversi tipi
di classificazione basati su caratteri anche molto dissimili o, perlomeno, di inegual
valore nelle diverse caste. Se a ciò si aggiungono la notoriamente grande fre-
quenza di specie consimili che si riscontrano in alcuni gruppi; l’elevato numero
di specie, principalmente tropicali, note su di una sola casta ed anche in questo
caso definite solo da diagnosi estremamente vecchie ed incomplete e di difficile
individuazione per cui a tutt'oggi nella quasi totalità delle faune tropicali i ma-
schi di formiche presi singolarmente al di fuori del nido possono essere diffi-
cilmente determinati oltre il livello generico ed in qualche caso (ad es. Strumi-
genys ed Epitritus) anch'esso dubitativamente, la necessità di un’esatta defini-
zione di tutto il materiale tipico di ogni casta è evidente. A questo proposito
qualcosa è già stato fatto. Sono così stati coniati i termini di Ergatotypus (CAR-
PENTER, 1930) per l’operaia e Stratotypus (CoLe, 1936) per il soldato. Cionon-
dimeno il problema è ben lungi dall’essere risolto in quanto che siffatti termini,
come si vedrà, possono essere impiegati solo in alcuni casi. Il caso che si presenta
più frequentemente, infatti, è quello in cui una specie viene in un primo tempo
descritta sulla base di una delle caste sterili, mentre i sessuati o l’altra casta ven-
gono riconosciuti solo molto più tardi. In questo caso, evidentemente, l’Holotypus
sarà l’operaia od il soldato in questione, ma come si potrà correttamente definire
il tipo della femmina successivamente scoperta? Non certo Allotypus che per
definizione del Codice è «the Type of the opposite sex of Holotypus » e questo
non è certo il caso degli Imenotteri sociali. E pur modificando la definizione del-
l’Allotypus stabilita dal Codice, come può essere definito anche il tipo del ma-
schio? Come si vede dunque, i termini di Ergatotypus e Stratotypus non pos-
sono venire usati che allorquando si sia in grado di descrivere contemporanea-
mente tutte le caste di una determinata specie, oppure, caso oltremodo infre-
quente, se di una specie sono già noti i sessuati e non ancora le caste sterili. Essi
possono inoltre venire impiegati in aggiunta alla definizione del tipo primario
per meglio specificarne la natura. Ad esempio: Holotypus (Allotypus), Ergato-
typus o Holotypus (Allotypus), Stratotypus. Per ovviare al suddetto inconveniente
propongo quindi di ripristinare l’uso di un termine tipologico che ha fatta la sua
sporadica comparsa nella letteratura in un lavoro di WHEELER (1922):
Gynetypus per la femmina.
È evidente dunque che l’introduzione di questo termine permette, se lo si
sostituisce opportunamente a quelli di olotipo ed allotipo allorquando almeno
uno di essi sia già stato impiegato per una casta sterile, una esatta definizione
di tutto il materiale tipico. La necessità di questa aggiunta nomenclatoriale è
ampiamente dimostrata anche dalla casistica del genere Strongylognathus quale
verrà esposta nelle pagine seguenti.
137
DESCRIZIONE DELLE SPECIE
Strongylognathus huberi For.
Strongylognathus huberi ForeL, 1874, Denkschr. schweiz. Ges. Naturw., XXVI, p. 71, $ (de-
scrizione originale). Fully (Vallese).
Strongylognathus huberi For., ForEL, 1900, Bull. Soc. Ent. Suisse, X, p. 273, 9 gd.
Strongylognathus huberi var. gallica EmeRrY, 1909, Deutsch. ent. Ges., VI, p. 707, $ (descrizione
originale). Marseille, Pirenzen.
Strongylognathus gallicus Em., BonpROIT, 1918, Ann. Soc. Ent. Fr., LXXVII, p. 111.
Strongylognathus huberi For., BARONI URBANI, 1962, Redia, XLVII, p. 132.
Strongylognathus huberi For., BERNARD, 1968, Faun. Eur. Bass. Med., 3, p. 238.
Operaia: Per i caratteri di forma si vedano le fig. 2, 3 e 4 A. Colorito generale
giallo testaceo; parte superiore del capo e gastro spesso più scuri. Striatura longi-
tudinale del capo molto evidente e diffusa su quasi tutta la superficie ad eccezione
del vertice. Le strie confluiscono nella porzione posteriore dell’occipite e sul
clipeo in senso trasversale. Torace superiormente liscio o quasi del tutto liscio,
longitudinalmente striato sui lati. Epinoto con marcata zigrinatura rotonda,
sovrapposta alla scultura sui lati. Peziolo debolmente striato; postpeziolo debol-
mente zigrinato con rade strie poco evidenti in senso longitudinale. Punti pili-
geri non molto grandi, sparsi su quasi tutta la superficie del capo.
Dimensioni in mm ed indici: Lc 0,82-0,74; le 0,67-0,64; Lsc 0,55-0,52;
Isc 0,08-0,07; /f 0,30-0,28; Lp 0,35-0,30; 7 0,23-0,20; ap 0,28-0,25; pp 0,30-0,26;
è SE: O
VA
PR aa dele cn i
Fig. 2 - Capo delle operaie delle diverse specie di Strongylognathus. A, huberi For. di Settimo
di Pescantina (Verona); B, caeciliae For., paratipo del Passo del Monrépos (Spagna); C, alpinus
Wh., topotipo dello Zermatt; D, alboini Finzi di Roveredo (Canton Ticino); E, cecconzî Em. di
Manfredonia (Gargano); F, dalmaticus n. sp. paratipo dell’isolotto di Busi (Dalmazia); G, de-
stefanii Em. di Santa Margherita Belice (Agrigento); H, insularis Baroni Urbani paratipo del-
l’isolotto di Comino (Isole Maltesi).
138
IC 86,2-80,6; ISC 14,2-12,7; IF 57,1-53,4; ILF 46,1-44,0; ISCC 70,6-65,6;
IP .75,0-57,k; IAP,9L6-7 7,4; dBA //,2-09,9, O
Osservazioni: La cospecificità di tutte le forme citate in sinonimia e nel-
l’elenco delle località di cattura e note solo sulla casta operaia resta sub judice
fino a che anche di queste popolazioni discontinue non saranno note le forme
sessuate. Allo stato attuale delle conoscenze, essa non presenta dubbi di sorta.
È possibile però che, come in molti altri Tetramortini, lo studio accurato dei ses-
suati, allorquando sarà possibile, induca a modificare notevolmente le nostre
vedute su questo gruppo.
A questa specie è stata attribuita anche una var. foreli Em. dell’Algeria che
io ritengo senz'altro specificamente separata e che rappresenta probabilmente
la casta operaia del simpatrico S. afer Em., noto sulla sola femmina.
Località di raccolta: Svizzera: Fully (!) (Vallese, loc. class.; FoREL
1874 e 1900); Italia: Settimo di Pescantina (!) (Verona; BARONI URBANI,
1962); Francia: Marsiglia, St. Sauveur (!) (Pirenei; EmeRy, 1909); Jau-
siers (Alte Alpi; BERNARD, 1968).
Strongylognathus caeciliae For.
Strongvylognathus caeciliae ForeL, 1897, Ann. Soc. Ent. Belg., XLI, p. 132, £ (descrizione ori-
ginale). Pozuelo [de Calatrava] (Spagna centrale).
Strongylognathus huberi var. afer Em., MEDINA, 1889, Actas Soc. Esp. Hist. Nat., p. 31 nec EMERY
1884. Syn. nov.
Strongvylognathus huberi var. afer Em., MEDINA, 1891, An. Soc. Esp. Hist. Nat., XXX, p. 101.
Syn. nov.
Strongylognathus Caeciliae For., ForEL, 1900, Bull. Soc. Ent. Suisse, X, p. 287, dg.
Strongylognathus afer caeciliae For., EMERY, 1909, Deutsch. ent. Zeitschr., p. 712.
Strongylognathus huberi var. afer Em., DusMET, 1923, Bol. R. Soc. Esp. Hist. Nat., XXIII, p. 66.
Syn. nov.
Strongylognathus huberi For., CeBALLOS, 1956, Cat. Him. Espafia, p. 307. Syn. nov. (Trascri-
zione errata della citazione di MEDINA 1891).
Operaia (non descritta): Facies generale del corpo come alle fig. 2, 3 e 4 5.
Colorito generale bruniccio più o meno chiaro. Alitronco ed appendici legger-
mente più chiari del capo e dell'addome. Capo, di sopra, leggermente striato
nella regione compresa tra gli occhi e le lamine frontali. Clipeo sempre liscio;
occipite solo impercettibilmente striato. Pronoto con qualche debole ruga tra-
sversale nella sua porzione anteriore. Meso- e metanoto longitudinalmente striati
di lato e lisci nella porzione superiore. Epinoto e peduncolo zigrinati su tutta
la loro superficie. Sulle facce laterali dell’epinoto e sul peduncolo una discreta
striatura longitudinale è sovrapposta alla zigrinatura. ‘l'utto il corpo è sparsa-
mente rivestito di esilissimi peli suberetti che sporgono da minuscole fossette
ombilicate.
Dimensioni in mm ed indici: Le 0,76-0,74; le 0,66-0,62; Lsc 0,55-0,51;
Isc 0,077-0,070; /f 0,28-0,26; Lp 0,32-0,28; Zp 0,24-0,21; ap 0,29-0,28; /pp 0,32-
0,29; IC 86,6-81,6; ISC 15,0-13,7; IF 55,0-48,8; ILF 42,0-44,0; ISCC 71,6-
66,6; IP 81,8-68,8; IAP 100,0-88,0; IPA 76,0-63,0.
La prima descrizione dell’operaia è basata su di una piccola serie di do-
dici esemplari provenienti dal Passo del Monrépos (Sierra de l’Aguila, Spagna,
V-67, G. Osella leg.).
Ergatotypus: una 4 del Passo del Monrépos in coll. Museo Civico di Storia
Naturale di Verona.
139
Paratypi $: 11 $$ del Passo del Monrépos in coll. Museo Civico di Storia
Naturale di Verona e coll. mea.
Osservazioni: La cospecificità delle operaie da me descritte con la femmina
descritta da ForEL (1897) non è certa come, apparentemente, non lo è nemmeno
quella tra la £ olotipo ed il g allotipo descritto sempre da FOREL in un secondo
tempo (1900) proveniente da un’altra località della Spagna.
Fig. 3 - Epinoto e peduncolo delle diverse specie di .Strongylognathus in visione dorsale. A,
huberi For. di Settimo di Pescantina (Verona); B, caeciliae For. paratipo del Passo del Monrépos
(Spagna); C, alpinus Wh. topotipo dello Zermatt; D, alboini Finzi di Roveredo (Canton Ticino);
E, cecconii Em. di Manfredonia (Gargano); F, dalmaticus n. sp. paratipo dell’isolotto di Busi
(Dalmazia); G. destefanii Em. di Santa Margherita Belice (Agrigento); H, insularis Baroni Urbani
paratipo dell’isolotto di Comino (Isole Maltesi).
140
Benché non abbia potuto vedere le femmine provenienti dallo stesso nido
del 3 allotipo e conservate nelle collezioni dell’ Università di Siviglia e del Museo
di Madrid (DusMET, 1923), ritengo comunque esatta la cospecificità dei due sessi
separatamente descritti, fide Forel. Infatti, benché nella collezione Forel al
Museo di Ginevra si trovino soltanto una 9 ed un g, rispettivamente olo- ed
allotipo della specie, ho potuto esaminare un altro maschio proveniente dalla
collezione André al Museo di Parigi ed un esemplare oltremodo danneggiato,
sempre della stessa collezione, di cui era riconoscibile solo un’antenna, palese-
mente di femmina, tutti e due con lo stesso cartellino di località dell’allotipo 4g
della collezione Forel. Entrambe gli spilli portavano la determinazione autografa
di Forel come $S. caeciliae. Si tratta, evidentemente, del medesimo materiale
erroneamente citato dal MebINA (1889, 1891) le cui determinazioni sono poi
state non criticamente trascritte dal DusmeT (l.c.) e dal CeBALLOS (1956). Lo
stesso Medina, infatti, scrive di avere spedito alcuni esemplari all’André, e Forel,
nella descrizione dell’allotipo, riferisce di avere ricevuto il materiale da André.
La cospecificità dei maschi e delle femmine di diversa provenienza spa-
gnola è così dimostrata ed anche quella delle operaie da me descritte mi sembra
che possa essere ritenuta con ragionevole certezza, data la relativamente ampia
diffusione di questa specie che è anche l’unica del genere attualmente nota di
tutta la penisola Iberica.
Località di raccolta: Spagna: Pozuelo de Calatrava (!) (loc. class.;
ForeL, 1897); Tomares (!) (Sevilla; MepINA 1889 e 1891; ForEL 1900; DUSMET
1923); Passo del Monrépos, V-67, 53 (G. Osella leg.).
Strongylognathus alpinus Wh.
Strongylognathus huberi ssp. alpina WHEELER, 1909, J.N.Y. Ent. Soc., 17, p. 125, $9 4 (descri-
zione originale). Zermatt m 1620 (Alpi svizzere).
Strongylognathus Huberi r. alpinus Wh., FoRrEL, 1915, Mitt. schw. ent. Ges, XII, p. 15.
Strongylognathus alpinus Wh., KuTTER, 1921, Mitt. schw. ent. Ges., XIII, p. 119.
Strongylognathus Huberi ssp. alpinus Wh., KuTTER, 1945, Mitt. schw. ent. Ges., XIX, p. 645.
Operaia: Il profilo di una neutra topotipica è rappresentato alle fig. 2, 3 e 4 C.
T'aglia maggiore delle specie precedenti. Corpo bruniccio più o meno scuro;
almeno una macchia scura tra il clipeo e l’occipite è quasi sempre presente.
Striatura longitudinale del capo ben evidente sui lati e quasi nulla nella porzione
superiore. Clipeo ed occipite debolissimamente rugosi. 'I'orace quasi sempre in-
teramente liscio nella porzione superiore, ma visibilmente rugoso ai lati. Epi-
noto e peduncolo più grossolanamente rugosi; le rughe sono però abbastanza
regolarmente ordinate in senso longitudinale. Rari peli suberetti o subdecum-
benti sono sparsi su tutto il corpo. Poche e minute fossette ombilicate sono visibili
nella parte posteriore della fronte.
Dimensioni in mm ed indici: Lc 0,85-0,83; lc 0,77-0,74; Lsc 0,60-0,53;
Isc 0,089-0,083; /f 0,33-0,32; Lp 0,32-0,29; Ip 0,25-0,24; ap 0,30-0,28; Zap 0,33-
030, ; IC 92,3-87,8; ISC 16,6-13,8; IF 60,4-54,3; ISCC 71,2-67,1; ILF 44,0-41,6;
IP 87,5-76,0; IAP 104,3-96,1; IPA 80,0-76,0.
Osservazioni: Specie molto variabile nella casta operaia anche nelle serie
topotipiche dello Zermatt. I maschi e le femmine da me esaminati sembrano, al
contrario, essere molto più costanti morfologicamente. Il valore specifico di
questo taxon, rispetto alle precedenti attribuzioni al Rassenkreis dell’huberi è
indubbio. Le due specie sono infatti chiaramente distinguibili nelle forme ses-
141
suate e nell’operaia, tanto per le dimensioni e per la diversa punteggiatura del
tegumento, quanto per alcuni indici (IC, IP, ILF, IAP).
Località di raccolta: Svizzera: Zermatt m 1620 (loc. class.; WHEELER
1909); Zermatt m 2000 (!) (KuTTER 1921); Mattertal (m 1800 ?) (ForeL 1915);
St. Luc (Val d’Anniviers), Binn (!) (Alto Vallese; KuTTER 1945).
va
1 mm
nen |
Fig. 4 - Profilo dell’alitronco e del peduncolo delle operaie delle diverse specie di Strongylo-
gnathus. A, huberi For. di Settimo di Pescantina (Verona); B, caeciltae For., paratipo del Passo
del Monrépos (Spagna); C, alpinus Wh. topotipo dello Zermatt; D, alboini Finzi di Roveredo
(Canton Ticino); E, cecconii Em. di Manfredonia (Gargano); F, dalmaticus n. sp. paratipo del-
l’isolotto di Busi (Dalmazia); G, destefanii Em. di Santa Margherita Belice (Agrigento); H,
insularis Baroni Urbani paratipo dell’isolotto di Comino (Isole Maltesi).
Strongylognathus alboini Finzi
Strongylognathus Huberi subsp. Alboini Finzi, 1924, Boll. Soc. Ent. Ital., LVI, p. 121, $ (descri-
zione originale). M. Nanos (Venezia Giulia).
Operaia: Aspetto generale del tutto simile a quello dello S. a/pinus Wh.
(fig. 2, 3 e 4 D). Colore bruniccio un po’ più chiaro. Capo con strie un po’ meno
profonde; le parti liscie e lucide più estese. Pro- e mesonoto quasi sempre lisci sulla
superficie superiore. Striatura laterale un po’ meno accentuata che nell’a/pinus.
Epinoto striato più superficialmente; il decorso delle strie è meno marcatamente
longitudinale, più disordinato e spesso quasi indistinguibile sul dorso. Peduncolo
addominale debolmente striato in senso longitudinale e lucido. Sparsi peli sub-
eretti o subdecumbenti di diversa lunghezza su tutto il corpo. Punti piligeri ab-
bastanza grossi ed evidenti sull’occipite e nella parte posteriore della fronte.
Dimensioni in mm ed indici: Lc 0,88-0,79; Ze 0,78-0,70; Lsc 0,58-0,55;
Isc 0,089-0,076; /f 0,34-0,30; Lp 0,34-0,28; /p 0,26-0,23; ap 0,28-0,24; Ipp 0,33-
0,29; IC 92,1-86,9; ISC 15,5-13,9; IF 60,0-54,3; ISCC 70,3-65,2; ILF 45,0-41,6;
IP _87,5-76,97 TAP 916-777 PRA 80/7270,
Femmina (fig. 5) (non descritta): Capo, senza le mandibole, subrettango-
lare, leggermente più stretto in avanti. Occipite debolissimamente incavato,
quasi diritto. Occhi grandi, poco più avanti della metà dei lati del capo. Area
frontale lucidissima, clipeo pure molto lucido con qualche debole stria trasver-
142
sale. Tutto il resto del capo è più o meno grossolanamente striato in senso lon-
gitudinale. Scapo tozzo e debolmente incurvato alla base.
Torace, in visione dorsale, molto stretto; di larghezza circa pari a quella
massima del capo. Pronoto con «spalle » molto evidenti. Mesonoto, di profilo,
non aggettante sul pronoto. Disco del mesonoto e scutello pianeggianti. Epinoto
munito di due spine larghe ed abbastanza appuntite; la faccia dorsale declive,
quella discendente diritta. Peziolo squamiforme, a margine superiore inciso nel
mezzo. Postpeziolo tondeggiante, circa due volte più largo del peziolo, a margine
superiore arrotondato, pure debolmente inciso nella sua porzione anteriore.
Alitronco sempre striato in senso longitudinale, ad eccezione di qualche debole
stria trasversale sul metanoto. La striatura sul disco del mesonoto può essere
più o meno estesa, ma almeno una piccola regione circolare in posizione anteriore
e due strette fascie laterali ne sono sempre prive. Analogamente, anche una pic-
cola zona centrale allungata, sul disco del metanoto, è quasi sempre liscia e lucida.
Peziolo e postpeziolo distintamente zigrinati.
Gastro subovale, liscio e lucido.
Colore generale del corpo bruno piceo, talora tendente al rossiccio. Man-
dibole, antenne e zampe più chiare.
Peli semplici ed acuminati, subdecumbenti, sono sparsamente diffusi su
tutto il corpo.
Ad una migliore interpretazione della morfologia della femmina di questa
specie, servirà anche il raffronto della fig. 5 con le figure 6 ed 7 e la lettura della
seguente tabella delle dimensioni:
alboini £. alpinus Zermatt9® alpinus Binn 9 hubdert cotypus 9
Le 1,08-0,97 1,00-0,90 1,02-1,00 0,87
lc 1,00-0,90 0,95-0,85 0,95-0,92 0,77
Lsc 0,72-0,64 0,69-0,59 0,67-0,54 0,59
Isc 0,10 0,11-0,10 0,11-0,10 0,08
If 0,44-0,36 0,44-0,36 0,44-0,41 0,33
Lp 0,49-0,41 0,46-0,33 0,44-0,41 0,44
Ip 0,41-0,36 0,41-0,31 0,38-0,36 0,33
ap 0,44-0,41 0,49-0,38 0,46-0,41 0,38
Ipp 0,62-0,54 0,59-0,46 0,62-0,56 0,51
to 95,1-92,1 97,3-89,7 92,5-92,3 88,2
ISC 16,0-14,3 17,3-14,8 17,3-16,0 13,0
IF 63,0-56,0 65,4-592 65,4-64,0 56,5
ILF 44.7-40,0 45,9-424 459-444 43,3
ISCC 68,3-65,8 69,2-64,1 64,1-62,5 67,6
IP 88,8-78,9 106,6-83,3 88,2-87,5 92,8
IAP 100,0-84,2 126,6-100,0 106,2-105,9 107,1
IPA ph 69,6-65,2 68,1-58,3 65,0
Gynetypus: una ® di Roveredo (Svizzera) in coll. H. Kutter.
Paratypi 9: sei 92 di Roveredo (Svizzera) in coll. H. Kutter.
Maschio (non descritto): Capo (fig. 3) subesagonale, a maggior diametro
immediatamente dietro il margine posteriore degli occhi. Clipeo debolmente
prominente in avanti. Margine posteriore dell’occipite diritto. Lamine frontali
brevissime e quasi diritte. Occhi grandi ed asimmetrici, aggettanti in avanti.
Fig. 5 - Strongylognathus
alboini Finzi, femmina para-
tipica di Roveredo (Canton
Ticino) in visione dorsale.
Fig. 6 - Strongylognathus
alpinus Wh., femmina di
Binn (Alto Vallese) in vi-
sione dorsale.
Sns
Sè O
S°T
SCIE
SETT
ò gf D
Se È
ST La
ta
A sd
i 9
fi
ai Ria
S
sp $
si Sor
Ur A
Fig. 8 - Strongylognathus
alboini Finzi, maschio pa-
ratipico di Roveredo (Can-
ton Ticino) in visione dor-
sale.
Fig. 9 - Strongvylognathus
alpinus Wh., maschio di
Binn (Alto’ Vallese) in vi-
sione dorsale.
148
Mandibole falciformi, sottilissime e molto esili. Antenne a scapo brevissimo,
tozzo, quasi diritto, lungo circa come il secondo articolo del funicolo. Ocelli
tondeggianti, leggermente prominenti sulla superficie del capo e disposti ai
vertici di un triangolo isoscele. Capo tutto od in massima parte striato nel senso
della lunghezza. Clipeo talora più o meno liscio o striato trasversalmente. Area
frontale profondamente striata, molto più grossolanamente della fronte. Alcune
strie trasversali od oblique congiungono tra loro gli ocelli.
Fig. 10 - Profilo schematico dell’alitronco e del peduncolo di due maschi di Strongylognathus.
Sopra: alboini Finzi paratipo di Roveredo (Canton Ticino); sotto: alpinus Wh. di Binn (Alto
Vallese).
Alitronco (fig. 8) molto alto e globoso. Larghezza massima a metà circa
del disco del mesonoto e pari a quasi il doppio della larghezza massima del capo.
Di profilo (fig. 10) il mesonoto appare globoso, tondeggiante e marcatamente
aggettante sul pronoto. La superficie dorsale dello scutello forma, con quella
del mesonoto, un angolo ottuso molto ampio. Epinoto a faccia basale sensibil-
mente curva ed inclinata; faccia discendente concava e molto breve. Spine epi-
notali piuttosto appuntite e nettamente divergenti all’esterno in visione dorsale.
Peziolo, allungato e basso, a margine superiore appuntito ai lati e concavo nel
mezzo. Postpeziolo egualmente schiacciato con due deboli sporgenze laterali
sulla faccia superiore. Striatura del torace come in fig. 8 o meno estesa. La parte
anteriore del disco del mesonoto può essere anche notevolmente liscia e lucida.
149
Solchi del Mayr poco evidenti. Parattero più debolmente striato del mesonoto.
Le strie dello scutello convergono nella sua regione posteriore disponendosi in
senso trasversale. Metanoto con striatura trasversale più o meno evidente. Epi-
noto nuovamente striato in senso longitudinale sulla sua faccia superiore e tra-
sversalmente in maniera più o meno evidente su quella discendente. Peziolo e
postpeziolo debolmente striati in senso longitudinale oppure solo rugosi.
Fig. 11 - Microscultura tegumentale del primo tergo addominale di due maschi di Strongy-
lognathus. a, alpinus Wh. di Binn (Alto Vallese); bd. alboini Finzi paratipo di Roveredo (Canton
Ticino).
Gastro allungato, apparentemente liscio e lucido, ma, a forte ingrandimento,
con minutissima microscultura esagonale. 'T'ale reticolo è esteso a tutto l'addome
morfologico fino all’epinoto compreso, benché in questi ultimi segmenti esso sia
sovrapposto alla normale microscultura più grossolana e quindi difficilmente
osservabile (fig. 11).
Ultimi scleriti addominali ed apparato genitale (fig. 12): Epipigio esilis-
simo e semitrasparente; cerci globosi e tondeggianti. Ipopigio a margine poste-
riore appuntito; articolazione apicale con lo sterno VIII molto sclerificata ed
appuntita; tutto il margine articolare è più sclerificato delle rimanenti parti;
faccia ventrale esterna con evidente microscultura poligonale e numerosi peli
eretti acuminati verso l'apice. Parameri esterni a squama conoidale; stipiti a
profilo caratteristico con una debole incisione sul profilo ventrale e due su quello
dorsale. Parameri intermedi molto piccoli, con 2-3 file di peli sensori sulla parte
centrale del margine inferiore; alcuni pochi peli più brevi e numerosi sensilli
sono sparsi sul corpo della volsella vera e propria; lacinia poco aggettante e glo-
bosa, completamente sovrapposta alla volsella. Parameri mediali compressi in
senso laterale e dorsoventrale, ma meno che in altre specie del genere; angolo
ventrale posteriore tondeggiante e proiettato all’indietro; apodema edeagale ro-
busto ed espanso in senso antero-superiore; margine inferiore con 24-30 dentelli
sovrapposti tra loro e di grandezza gradatamente crescente dall’estremità distale
a quella prossimale; faccia esterna munita di alcuni brevissimi peli sensori e
di pochi sensilli sparsi.
150
Fig. 12 - Strongylognathus alboini Finzi, ultimi scleriti addominali ed apparato genitale di un
maschio paratipico di Roveredo (Canton Ticino). 1, epipigio; 2, volsella; 3, sagitta; 4, ipopigio;
5, parameri esterni.
191
Fig. 13 - Strongylognathus alpinus Wh., ultimi scleriti addominali ed apparato genitale di un
maschio di Binn (Alto Vallese). 1, epipigio; 2, volsella; 3, sagitta; 4, ipopigio; 5, parameri
esterni.
152
Alla fig. 13 sono riprodotti, per confronto, i medesimi scleriti dello S.
alpinus Wh.
Dimensioni in mm ed indici:
| alboini alpinus Zermatt alpinus Binn
Le 0,85-0,77 0,74-0,66 0,79-0,66
lc 0,79-0,72 0,66-0,61 0,77-0,69
Lsc 0,38-0,33 0,36-0,33 0,36
Isc 0,10-0,09 0,09-0,08 0,10-0,09
If 0,31-0,28 0,26-0,23 0,2
Lp 0,43-0,41 0,43-0,41 0,46-0,43
Ip 0,38-0,31 0,36-0,31 0,38-0,31
ap 0,33-0,28 0,33-0,28 0,33-0,31
Ipp 0,54-0,41 0,43-0,41 0,51-0,49
BE 96,8-93,3 92,3-89,6 96,8-93,1
ISC 30,8-23,3 26,9-21,4 28,6-25,0
IF 92,3-73,3 76,9-64,2 78,6
ILF 39,3-36,6 38,5-37,5 40,7-36,7
TISCC 50,0-39,4 53,8-44,8 43,3-45,2
RE 38,2-75,0 32,3-75,0 33,3-32,3
FAR 76,5-68,7 76,5-68,7 A2,2=/10,0
IPA 75,0-66,6 87,5-70,6 75,0-73,7
Allotypus: un g di Roveredo (Svizzera) in coll. H. Kutter.
Paratypi 3: due 33 di Roveredo (Svizzera) in coll. H. Kutter.
Osservazioni: Nessuno dei caratteri menzionati da Finzi (l.c.) nella descri-
zione originale serve a distinguere sicuramente questo taxon dall’a/pinus tipico.
Sulla base dell’olotipo e dei tre soli cotipi conservati nella collezione Finzi ho
distinto questa forma dall’a/pinus per la diversa microscultura dell’epinoto,
meno decisamente orientata in senso longitudinale nell’a/borni (fig. 14). Sempre
in base a questo carattere, ho determinato come alboini anche una colonia com-
pleta raccolta dal dr. H. Kutter a Roveredo. I maschi e le femmine di questa
colonia offrono qualche carattere complementare per la distinzione specifica
delle due forme, come la diversa conformazione dell’ipopigio, la microscultura
dell'addome e la maggiore striatura del torace nel maschio o la analogamente
maggiore striatura del mesonoto ed i più elevati valori dell’IAP nella femmina.
Certo, tutti questi caratteri sono molto minuti e difficili a rilevarsi. Inoltre, una
grandissima parte del pur elevato numero di caratteri considerati in tutte e tre
le forme, mostra una distribuzione del tutto analoga, o, perlomeno, un’ampia
sovrapposizione di valori nei due taxa. In qualche caso, anzi, alcuni caratteri
metrici delle forme sessuate (/pp, IAP nella femmina, e /c, /f, IC, nel maschio)
sembrano ravvicinare maggiormente l’alboini di Roveredo all’alpinus di Binn
di quanto quest’ultimo non sia prossimo all’alpinus topotipico dello Zermatt.
Ciò è naturalmente dovuto all’isolamento di queste piccole popolazioni che si sono
evolute separatamente divergendo o convergendo per alcuni caratteri in modo
del tutto arbitrario. Dato il non molto abbondante materiale di alborn: da me
esaminato, il reale valore specifico delle popolazioni così determinate resta ancora
non del tutto sicuro.
153
Fig. 14 - Differenti microsculture tegumentali dell’epinoto di due specie di Strongylognathus.
A, alboini Finzi, olotipo di M. Nanos (Venezia Giulia); B, albinus Wh. topotipo dello Zermatt.
Località .di..cattura:. Ltalias.MerNanosa(l);(log:.elass;» Finzi. 1924):
Svizzera: Roveredo (Canton Ticino), 2-VIII-1951, 33, 99 alate, 33 (H.
Kutter leg.).
Strongylognathus cecconii Em.
Strongylognathus huberi rehbinderi var. cecconii EmeRY, 1908, in « Cecconi: Contributo alla fauna
delle isole Tremiti ». Boll. Mus. Zool. An. Comp. Univ. Torino, XXIII, p. 24, $ (descri-
zione originale). S. Nicola, Caprara (Isole Tremiti, Mare Adriatico).
Strongylognathus huberi rehbinderi var. cecconii Em., EMERY, 1909, Deutsch. ent. Zeitschr., VI,
DI 711:
Strongylognathus huberi cecconti Em., EMERY, 1916, Bull. Soc. Ent. Ital., XLVII, p. 199.
Strongylognathus Huberi Cecconii Em., GRANDI, 1935, Boll. Ist. Entom. Bologna, VIII, p. 101.
Strongylognathus huberi cecconti Em., BARONI URBANI, 1962, Redia, XLVII, p. 133, $.
Operaia: Il profilo schematico del corpo è rappresentato alle fig. 2, 3 e 4 £.
Colore quasi sempre giallo, paglierino sull’alitronco ed appena imbrunito sul
capo e sul gastro. Capo subrettangolare a lati abbastanza paralleli, quasi sempre
interamente liscio e lucido; molto raramente qualche stria longitudinale appena
accennata davanti agli occhi. Un solo esemplare, eccezionalmente piccolo e me-
lanico, presenta qualche traccia di striatura vera e propria. Clipeo ed area fron-
tale lucidissimi. Alitronco completamente privo di strie in ogni sua parte supe-
154
riore; solo la porzione anteriore e discendente del pronoto debolmente rugosa.
Qualche debole rugosità più o meno organizzata in strie longitudinali sulle me-
sopleure e sui lati dell’epinoto. Spine epinotali tozze od anche quasi del tutto
nulle. Peziolo e postpeziolo lisci e lucidi o, tutt'al più con debole zigrinatura.
Lunghi peli acuminati subdecumbenti sono sparsi sull’addome e sul peduncolo;
più radi e più brevi sul capo e più ancora sull’alitronco. Punti piligeri del capo
di grandezza variabile; alcuni molto grossi e radi sono particolarmente evidenti
tra l’area frontale e l’occipite.
Dimensioni in mm ed indici: Lc 0,87-0,76; lc 0,78-0,69; Lsc 0,56-0,50;
Isc 0,09-0,07; /f 0,32-0,23; Lp 0,36-0,28; /p 0,27-0,23; ap 0,31-0,26; /pp 0,35-0,28;
IC 93,8-89,7; ISC 17,0-13,9; IF 59,5-53,4; ISCC 683,2-61,7; ILF 42,3-39,3;
IP 87,5-74,0; IAP 95,0-82,1; IPA 84,0-74,0.
Osservazioni: Un'altra specie molto variabile prossima allo S. alpinus
Wh. La necessità della sua separazione a livello specifico dalla specie svizzera
risulta evidente, oltre che dalla forte discontinuità geografica, anche dalla note-
vole diversità delle femmine da me già messa in evidenza (BARONI URBANI,
1962). La vecchia attribuzione dell’Emery, prima come varietà del rehbinderi
(grossa specie caucasica), poi come razza dell’huberi, non ha evidentemente mo-
tivo di esistere e basterà un esame delle tabelle delle dimensioni e degli indici
per rendersene conto. La segnalazione per l’isola d’Elba, dovuta al GRANDI
(1935) è dovuta ad un palese errore tipografico di trasposizione della riga 41
con la 35 relativa a Tetramorium meridionale Em.
Località di cattura: Italia: S. Nicola (!), Caprara (Isole Tremiti,
loc. class.; EmERY 1908); Pèschici (!), Manfredonia (!), San Marco in Lamis (!)
(Gargano; BARONI URBANI 1962).
Strongylognathus dalmaticus n. sp.
Operaia: Facies generale come alle fig. 2, 3 e 4 F. Specie leggermente più
piccola della precedente. Colore giallo scuro, tendente al bruno in modo abbastanza
vistoso: clipeo, lamine frontali e fronte decisamente scuri; anche la clava an-
tennale è sensibilmente imbrunita; una macchia bruna più o meno estesa è ben
visibile alla sommità dei nodi del peziolo e postpeziolo; gastro bruno con una
larga macchia chiara sulla sommità del primo tergo. Capo subrettangolare a lati
quasi paralleli. Clipeo sempre liscio e lucido, con vestigia di carena, 0, più spesso,
con una gibbosità in posizione caudale. Metà anteriore del capo abbastanza
sensibilmente striata in senso longitudinale; le strie sono ben evidenti nella re-
gione compresa tra gli occhi e le lamine frontali e sulla fronte stessa; anche l’area
frontale è striata. Tutta la rimanente superficie è liscia e lucida. "Torace intera-
mente liscio di sopra, salvo una debolissima zigrinatura sull’epinoto. Meso-
metapleure e lati dell’epinoto abbastanza rugosi o debolmente striati in senso
longitudinale. Spine epinotali divergenti, piccolissime, ottuse, ma a contorni
marcati. Peziolo e postpeziolo relativamente larghi, pochissimo od affatto striati,
ma quasi sempre con zigrinatura abbastanza evidente, soprattutto sui lati. Peli
lunghi e sottili subdecumbenti sul gastro e sul peduncolo; talora suberetti, più
brevi e più esili sul capo e sul torace. Punti piligeri radi e poco evidenti.
Dimensioni in mm ed indici: Le 0,82-0,79; Ze 0,76-0,72; Lsc 0,58-0,54;
Isc 0,089-0,076; /f 0,32-0,29; Lp 0,33-0,28; Zp 0,26-0,23; ap 0,31-0,29; pp 0,35-
0,32; IC 92,1-83,8; ISC 16,2-13,9; IF 58,1-53,4; ISCC 70,3-66,6; ILF 43,8-41,0;
IP 83,3-72,0; IAP 109,0-88,4; IPA 76,9-70,3.
1a5
Holotypus: Una $ dell’isolotto di Busi, presso Lissa, 24-VII-68, in coll. mea.
Paratypi $: Numerose 3% dell’isolotto di Busi, presso Lissa, 24-VII-68,
in coll. mea e coll. Museo Civico di Storia Naturale di Verona.
Osservazioni: Specie di taglia relativamente robusta e chiaramente appar-
tenente al gruppo dello S. alpinus s.l. e particolarmente prossima allo S. cecconzi
Em. che vive sull’altra sponda dell'Adriatico. S. dalmaticus è, nel complesso,
specie poco variabile e chiaramente distinguibile dall’a/pinus in base ad alcuni
caratteri metrici (Lc, [f). La separazione dal cecconzi, di cui potrebbe benissimo
essere considerata la razza transadriatica, è più ardua. Essa è basata principal-
mente sul fatto di avere i peduncoli addominali sempre bruni, mentre nel cec-
conti sono giallo chiaro, quasi concolori coll’alitronco. Inoltre la striatura del
capo e delle pleure è più marcata e leggermente più estesa nel dalmaticus che nel
cecconii ed anche le parti scure (fronte, clava delle antenne, occipite, gastro)
sono sempre più decisamente brune. Essendo questi caratteri costanti in oltre
un centinaio di operaie (di quattro diverse provenienze per il cecconzt), ritengo
le due forme meritevoli di separazione. Evidentemente l’ipotesi per cui S. dal-
maticus potrebbe non essere altro che la razza insulare melanica del cecconit è
fin troppo facile a prospettarsi, ma di S. cecconti si conoscono anche esemplari
di piccole isole non melanici (le serie topotipiche delle isole Tremiti) ed è molto
probabile che, ancora una volta, il rinvenimento dei sessuati di S. dalmaticus
accentui la divergenza tra 1 due taxa.
Località di raccolta: Iugoslavia: Isola Busi (Arcipelago Dàlmata)
(loc. class.), 24-VII-68, è%, C. Baroni Urbani leg.
Strongylognathus destefanii Em.
Strongylognathus destefanii Emery, 1915, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, VI (XLVI), p. 263,
© (descrizione originale). Dintorni di Palermo.
Strongylognathus huberi For., ERN. ANDRÉ, 1885, Suppl. Spec. Hym. Eur., Form., p. 19.
Strongylognathus huberi For., DE STEFANI, 1889, Natur. Sicil., VIII, p. 143.
Strongvylognathus huberi For., DE STEFANI, 1895, Natur. Sicil., XIV, p. 229.
Strongylognathus Destefanii Em., EMERY, 1916, Bull. Soc. Ent. Ital., XLVII, p. 125.
Strongylognathus destefanit Em., DoNIsTHORPE, 1927, Ent. Rec., XXXIX, p. 6, 3.
Strongylognathus huberi cecconii var. Rutteri SANTSCHI, 1927, Fol. Myrm. et Term., I, p. 58.
Strongylognathus huberi cecconii var. Rutteri Sant., KuUTTER, 1927, Fol. Myrm. et Term., I, p. 102.
Strongylognathus Destephanti (sic!) Em., MonastERO, 1950, Ann. Fac. Sci. Agr. Univ. Palermo,
È gti
Strongylognathus destefanii Em., BARONI URBANI, 1964, Atti Accad. Gioenia Sci. Nat. Catania,
AVI, po dé.
Operaia: I profili del capo, dell’alitronco e dei peduncoli sono riprodotti
alle fig. 2, 3 e 4 G. Colore giallastro più o meno scuro; alitronco sempre più chiaro
delle altre parti del corpo. Capo bruniccio con due grandi macchie scure sulla
fronte e sull’occipite. Le antenne sono generalmente tutte concolori con la fronte;
talvolta la clava leggermente più scura del funicolo. Addome bruno quasi come
il capo, ma con il primo tergo sensibilmente più chiaro. Capo a lati diritti con
gli occhi in posizione esattamente mediale. Striatura del capo debolissima e
pochissimo evidente sui lati; nulla sul vertice. Alcune deboli strie ai margini
della fossetta antennale e tra le lamine frontali. Anche l’area frontale è, talvolta,
striata. Clipeo sempre lucidissimo, talvolta con qualche accenno di striatura
trasversale ai margini o longitudinale al centro. Pro- e mesonoto molto lucidi;
metanoto talvolta debolmente rugoso; la rugosità si estende poi, accentuandosi,
a tutto l’epinoto. Regioni pleuriche sempre distintamente rugose con vestigia
156
di strie longitudinali. Epinoto armato di due denti relativamente robusti, acumi-
nati e rivolti all’insù. Peduncoli sempre distintamente rugosi, come l’epinoto.
Peli subdecumbenti acuminati di diversa lunghezza sono sparsi sul.gastro; leg-
germente più brevi sui peduncoli. Molto più radi, raramente così lunghi e qualche
volta troncati sono invece i peli dell’alitronco; egualmente brevi, ma più fre-
quenti sul capo salvo, s'intende, la solita fila sul margine anteriore del clipeo.
Punti piligeri radi e non molto evidenti.
Dimensioni in mm ed indici: Lc 0,88-0,82; le 0,79-0,75; Lsc 0,56-0,52;
Isc 0,089-0,083; /f 0,33-0,30; Lp 0,33-0,30; /p 0,25-0,23; ap 0,30-0,23; /pp 0,37-
0,30; IC 95,2-89,8; ISC 16,2-15,4; IF 59,5-58,1; ISCC 65,1-63,7; IP 80,0-72,0;
IAP 96,0-88,4; IPA 72,0-68,9.
Osservazioni: Specie molto simile allo .S. cecconzi da cui è difficilmente di-
stinguibile nella casta operaia. Il solo carattere certamente utile alla discrimina-
zione è dato dai diversi valori dell’IPA. Anche la chetotassi del gastro può of-
frire delle utili indicazioni: nel destefanti, infatti, esso è fornito di setole general-
mente un po’ più lunghe ed abbondanti. Secondo EmeRy (l.c.) la femmina di
questa specie (che non ho visto) sarebbe nettamente distinguibile da tutte le
congeneri per avere gli occhi situati innanzi alla metà dei lati del capo. Questo
carattere non offre però nessun aiuto per la discriminazione delle operaie. La
posizione di questa specie rispetto al cecconzi andrebbe riveduta anche sulla base
del confronto con lo S. emeryi Men., noto su di una sola femmina di Sambiase
di Calabria, che è geograficamente intermedio tra le due specie.
Località di raccolta: Italia: Dintorni di Palermo (loc. class.) (ANDRÉ
1885; DE STEFANI 1889 e 1895; Emery 1915 e 1916); Taormina (!) (Messina)
(DonIsTtHoRPE 1927); Segesta (Trapani) (SANTSCHI 1927; KuTTER 1927); Santa
Margherita di Belice (!) (Agrigento) (BARONI URBANI 1964).
Strongylognathus insularis Baroni Urbani
Strongylognathus insularis BARONI URBANI, 1968, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LXXVII,
p. 470, % (descrizione originale). Comino, Isole Maltesi.
Operaia: Aspetto generale come rappresentato alle fig. 2, 3 e 4 H. Colore
giallo paglierino con le appendici e qualche regione del capo più scure. Una mac-
chia bruna sul capo interessa il clipeo, l’area frontale e la fronte; un’altra, meno
accentuata, la regione occipitale. Alitronco interamente giallo chiaro; peduncolo
e gastro imbruniti; quest’ultimo con la solita macchia chiara sul primo tergo.
Capo stretto, leggermente più largo al margine posteriore. Striatura longitudi-
nale minutissima, ma abbastanza visibile sui lati e tra le lamine frontali. Clipeo
liscio e lucidissimo, ma con vestigia di carena culminanti in una protuberanza
nel terzo posteriore, talora marcata da una esilissima stria. Faccia superiore del
torace liscia e lucida; porzione discendente del pronoto, regioni pleuriche ed
epinoto con minutissima zigrinatura. Qualche accenno di striatura longitudinale
sulle meso- e metapleure e sui lati dell’epinoto. Peduncolo addominale più o
meno debolmente zigrinato con qualche traccia di una grossolana striatura lon-
gitudinale. Spine epinotali a contorni marcati, ma piuttosto ottuse, tondeggianti.
Addome con lunghissimi peli acuminati suberetti; egualmente suberetti od
eretti, ma più brevi, sull’alitronco e sul peduncolo; più brevi suberetti o subde-
cumbenti sul capo. Fossette piligere abbastanza marcate sulla superficie dorsale
del capo.
157
Dimensioni in mm ed indici: Lc 0,80-0,73; le 0,70-0,62; Lsc 0,53-0,48;
Isc 0,083-0,064; /f 0,29-0,26; Lp 0,30-0,24; /p 0,23-0,20; ap 0,26-0,24; /pp 0,29-
0,25; IC 89,3-85,4; ISC 15,8-13,1; ISCC 68,3-61,9; IF 58,9-51,2; ILF 42,8-39,6;
IP 84,2-70,3; IAP 110,5-83,3; IPA 81,8-72,7.
Osservazioni: Specie di difficile collocazione, ad affinità dubbie. La pic-
colezza della sua taglia e, soprattutto, la riduzione del capo potrebbero, per i
bassi valori di Lc, le e Lsc (che pure si sovrappongono in misura più o meno
evidente con quelli di altre specie) avvicinarla al gruppo occidentale dell’/uderi
e del caeciliae, ma l’habitus generale ricorda fortemente quello di S. cecconzi e
di S. destefanit che sono anche le specie più prossime geograficamente. A questo
gruppo io ricollego infatti lo S. insularis, come è dimostrato dal rilevamento
degli indici più comuni anziché dalle misure grezze. La distinzione tra destefanti
ed insularis è molto agevolata dai diversi valori di Zc ed /c. Quella tra insularis
e cecconit dall'esame dei valori di /p ed ap. In questo caso preferisco effettivamente
considerare le ridotte dimensioni di questa specie, che la avvicinerebbero al-
l’huberi ed al caeciliae, come derivanti dall’insularità di questa popolazione che
sembra essere confinata su di uno scoglio di poche centinaia di metri quadrati.
I fattori connessi con l’insularità hanno evidentemente determinato un forte
grado di analogia tra questa specie ed il gruppo luberi, senza, per questo, che
un'origine filogenetica comune possa essere postulata sulla base di dati biogeo-
grafici o paleogeografici oggettivi.
Località di raccolta: Isole Maltesi: Isolotto di Comino (!) (loc.
class.) (BARONI URBANI 1968).
TABELLA PER LA DETERMINAZIONE DELLE OPERAIE
DI STRONGYLOGNATHUS DELL’EUROPA OCCIDENTALE
la Postpeziolo e, quasi sempre, anche il peziolo, con minutissima mi-
croscultura reticolare che interessa tutto il tegumento limitandone
moltissimola ducentezzasit reingaiotiat sEpimse neu: 00] peneud
Peziolo e postpeziolo molto lucidi e quasi del tutto lisci. ‘T'uttalpiù
con qualche stria grossolana non sovrapposta a microscultura re-
Micolare evidente. zo Sese di deine
2 (1). Lamine frontali striate sull’estremità anteriore con 2-3 strie abba-
stanza evidenti ed oblique che interessano anche i margini del clipeo;
If => 0,28 mm; ILF => 44,0... . i : ” . huberi
Clipeo interamente liscio e lucido; /f < 0,28 mm; ILF < 44,0
caeciliae
3 (1). Spine epinotali piccolissime, dentiformi, 0, più spesso, quasi nulle;
epinoto solo zigrinato e non striato di sopra e sui lati fino alla ghian-
dola metasternale | | i Mregane
Spine epinotali appuntite e divergenti; se dentiformi (a/pinus) il dorso
dell’epinoto o almeno i lati anche al di sopra della ghiandola meta-
sternale con qualche stria più o meno evidente. . . . . 6
158
4 (3). Peduncolo addominale a colorazione gialla o bruna piuttosto uniforme 5
Peduncolo addominale con una macchia decisamente più scura delle
‘altre parti sulla sommità di entrambe 1 nodi . . . @dalmaticus
SR Sire (as lar
i Ze Ae ERO 4) RUE RUSD fesconti
6 (3). IPA < 72,0; ISCC < 65,1; spine epinotali generalmente ben svi-
luppate . i E E O VISTI ER I PIT destefani
IPA = 76,0; ISCC = 65,2; spine epinotali più ridotte, dentiformi
asili; 0% SCURI EMBRIONNA Cb i ITiaiti Quoltnam ci Og
7 (6). Dorso PA zigrinato o debolmente rugoso in maniera irre-
SE 0 ST AZIONI OI di CO ali dl et Lasi i IE
Dorso dell’epinoto con rugosità abbastanza evidentemente orientata
insecnsotlefigiicinalonalgegt Lab Divo ao aes) le Lo la
CONCLUSIONI
Come si è visto dai risultati finora esposti, la classificazione delle operaie
del genere Strongylognathus in base ai caratteri metrici da me introdotti è ri-
sultata molto più accessibile di prima, pur se ancora con qualche difficoltà ed
incertezza. Ciò è dovuto principalmente alla presenza di una specie a polimor-
fismo relativamente elevato (.S. cecconz) 1 cui valori delle misure e degli indici
degli esemplari massimi e minimi si sovrappongono ed oltrepassano talvolta i
valori massimi e minimi di tutto il gruppo. Sul valore specifico di S. cecconzi
non vi sono peraltro dubbi, data la peculiarità del postpeziolo della femmina a
contorni subesagonali da me già messa in evidenza (1962). Oltre che in S. cec-
conti però, la comparsa sporadica di individui anormali di dimensioni straordina-
riamente elevate o ridotte non è rara neppure in altre specie. Questi individui,
quando presenti, sono sempre stati compresi negli elenchi delle dimensioni da
me riportati ed alla loro presenza è dovuta la comparsa nelle tabelle di determi-
nazione di dicotomie del tipo a < N, oppure, a => N. Ciò significa, natural-
mente, che la grande maggioranza degli esemplari è chiaramente determinabile
in base a quel carattere per cui l’esame di una serie, anche limitata, non dovrebbe
presentare dubbi. L’eccezionalità di questi esemplari anomali è dimostrata anche
dalla seguente tabella I dove le diverse misure ed i diversi indici sono riportati
con i limiti fiduciari del 95%, di probabilità ed il relativo coefficiente di variabilità.
L’esame della tabella dimostra chiaramente un bassissimo grado di sovrap-
posizione di gran parte delle misurazioni nel 95%, degli esemplari studiati. È
legittimo a questo punto chiedersi quali siano i caratteri, tra quelli usati, che mag-
giormente si prestano alla classificazione del gruppo. Questo tipo di indagine è
stato condotto mediante l’analisi della varianza ed i risultati sono stati riportati
nella Tabella II. In questa tabella i diversi caratteri sono già stati ordinati se-
condo i decrescenti valori di F.
Come si vede, la quasi totalità dei caratteri presenta un elevatissimo grado
di significatività, ma alcuni caratteri chiave che sono spesso gli unici utili per la
discriminazione di due specie non sono necessariamente i più significativi in
159
LEO
p'S+ S'9L
GGR'EZ
0°41+ £°76
089°]
‘LF 441
180°
S°0+ 91
SeL'E
L'E+S°S9
901°1
£4+ 866
STH8I
L'T+9%1
LT6'S
£'E+66L8
071%
L00°0+ L7‘0
019°£
900°0+ S7°0
5814
900°0+ 07°0
580°
£I0°0+ 870
605°
800°0+ 87°0
COSTE
#I0°0 + L0°0
ST9E
110°0+ 64°0
L00°%
LTO‘0+ L9°0
LOL'E
8I10‘0+92°0
SUAD]nsut
E8t'E
8‘T1+ 6°£L
LEE*9
L'E+0°78
LOL'6
44 059
I8S'I
S0+7°St
9447
T1+ £89
078°1
L'0+ L°4S
844
V0+6°£1
8817
£1+0°£8
STI
160‘0+ 67°0
LOSE
L90°0+ L7°0
LEY4
L90‘0+ 17°0
0ss°9
SSI°O+ ££°0
548%
090°40+ 0£°0
+ST'S
870‘0+ 80°0
6I6°1
+L0‘0++S°0
p9I°S
+70°0+ 99°0
6ETE
LTO‘0+ 6L°0
14OqnY
6L9°7
S'TF+0°ZL
5897
6°1+9°16
079°
VT+ ILL
SILT
S‘0+0°It
BIT
9‘0+ 749
6L9°1
L'O+ £°gS
8857
£°0+ 8°SI
ELI
L'I+EI6
S81°9
910°0++£°0
0£0°£
L00°0+ 67°0
88544
600°0++7°0
9E6°7
L00°0+7£°0
68L°7
L00°0 + 7£°0
(Sisraio)
7000°0 + 60°0
GEST
TI0°0+ SS°0
E6LT
£I0‘0+ 8L°0
60L°T
LTO‘0++8°0
uv fo1s9p
FECE
L'T+ 41
848°S
0° + 6°76
690°S
8‘T+ ELL
000°7
9‘0+ SY
5597
8‘0+ L°89
6877
6°0+ £°9S
GGS'T
T'0+ 841
LIV
L'0+ 8°06
COLÎT
900°0+ ££°0
950°
+00°0+ 0£°0
68t'£
900°0++7°0
9SL°%
LIO°0+7£°0
LSL°T
900°0+ 1£°0
STE
00°0+ 80°0
167°
800°0 + SS°0
949°]
800°0+ £2°0
vO£1
L00°0 + 08°0
SnIDW]OP
608°£
L'T+ L'6L
LET'S
+'£ + S‘06
8164
8‘T+ 8°8L
ct
9‘°0+ 6°07
TLO'£
v1+ +99
che €
G'T+9°£S
0£7°8
6°0+ £5SI
6741
6°0+0°76
(4468
T10°0+7£°0
1184
010°0+ 67°0
TOL'S
600°0+ S7‘0
TO1°S
STIO‘0+7£°0
LSEVI
1£0°0+ 1£°0
906°8
500°0+ 80°0
LIST
£I0°0+ £S°0
091
YC0°0+ SL°0
EIHH
ST0‘0+ 78°
11U07999
98S°£
6°T+ EL
ILE4
0°€+7°9L
69S°S
0°€+ 842
EFRT
Te -% CE
1977
I°T+ 6‘89
LE E
Cirio
E6T°0
LUI+t%1
999°]
0°1+ 048
LA 4
500°0+ 0£°0
8417
+00‘0+ 87°0
Sg L'E
900°0+ 77‘0
0L7°S
10°0+0£°0
SO£I
£00°0+ 270
880
S000°0+ 80°0
600°0
600°0+ 7S°0
YL6
600°0++9°0
TOTI
900°0+ 9L°0
9D1]1990I
(AD) RIIGEITEA IP 93U919YJ90I
Ir po vIHiqRgoId IP_%S6 TE HE[oo]eo Ligtonpy INIWI] TAHE[9I I UOI 2109ds asIGAIP a][9U MEIPnIs ISIPUI I]S9p a ams o][op IPpowi HojeA — I ‘QRI
OLI
TI+9°8L
crt
0°£+ I°S6
Sio E
0°€+ 6°18
650°
9°0+ 647
LIL
9°T+ 8‘L9
001°
9TT7LS
988°S
90+ 641
8EEI
6°0+ 6°68
SH6T
L00°0+7£°0
Tese
L00°0+ 67°0
CSC
900°0+ S7°0
+88°£
600°0+ 1£°0
TTT
S00°0+7£°0
090°£
00°0+ 80°0
6Y0°I
+00°0+ LS°0
977°]
L00°0 + 9L°0
84£I
800°0++8°0
snuirgjo
99661
L'I+ 0°6L
97£°S
£E+ 1°98
6tL4
LT+ 808
0£9°7
8‘0+9°£t
8LST
TI+TL9
071°£
ET+TLLS
609°
S0+L°%1
EESTI
L'I+ 688
pese
800°0+ T£°0
008°S
TIO°0+ 970
0944
800°0+ S7‘°0
0£S°S
10°0+ 1£°0
ST9°£
60040 + ££°0
(G4OAA!
600°0+ 80°0
8807
600°0+ LS°0
6LI°£
LTO‘0+9L°0
#79°£
T70°0+ 6L°0
1u10QD
VdI
dVI
SESTE
DOSI
OSI
——ro-r_-rrrrr rr -—rrrrr_—rrr————————»m—_______________m__—_—_—__——__——————_——___ÉÉ_______—_ b_r___=tt2t21mhh4m4mk€4Mpq=ù>wù>.w.@m— mrmmmrmrm=rPrrT=<=—=<—t:<«”" ———__>_>=eee ———_—_=- !i!_P., __r_"—""_0_ mr lT._7_—==_n
160
Tab. II — Analisi della varianza dei caratteri considerati
Carattere fante a | Devianza prc, Varianza F Significatività
l intraspecifica | 216 | 73 | 010205 | 5598 < 0,001
ISCC | intraspecifica | 21183 | 73 | 29017 | 4861 | p< 000
U intraspecifica | 043 | 73 | 0059 | 4211 | p<0%01
lp intrasvecifica | 043 | 73 | 010059 | 329! < 0,001
IP | intraspecifica | 126495 | 73 | 1713280 | 2858 | p<0,001
Le | intraspecifica | - 094 | 73 | 00128 | 2578 | p<000
ILF | intaspecifica | 5955 | 73 | 08157 | 2509 | p<0,00
"i intrasvecifica | 2552 | 73. | 0/0345 | 2310 < 0,001
eb | intraspecifica | 046 | 73 | 00063 | 1880 | p<0,001
IPA | intraspecifica | 40643 | 73° | 515678 | 1989 | p<0,001
i | inteaspecifica | 123 | 73 | 00168 | 1951 | p<000
P intasneciica | 23072 | 73 | 31605 | 1107 < 0,001
IAP | intraspecifica | 180171 | 73 | 246809 | 770 | p< 0001
IC | intraspecifica | 107718 | 73 | 147588 | 795 | P< 0001
Lp | intesepecifica | 134 | 73 | 0;0183 | 599 | p<0,001
ISC | intraspecifica | 451397 | 73 | 016215 | 900 | p< 000
e | inteaspecifica | - 084 | 73 | 00118 | 186 | p<0%10
161
senso assoluto a causa della loro ampia sovrapposizione di valori tra le altre
specie. Per questi motivi, tenendo solo parzialmente conto delle indicazioni for-
nite dalla Tabella II, ho scelto tre caratteri, a mio giudizio tra i più importanti,
(Lc; lc e Lsc) sulla base dei quali ho costruito un diagramma triangolare delle
posizioni delle specie studiate (fig. 15). I tre caratteri da me arbitrariamente
scelti, non sono i tre più significativi in senso assoluto tra quelli considerati,
ma hanno pur sempre valori molto elevati del rapporto delle varianze (1 > 20,00).
Lo studio della figura 15 dimostra chiaramente come si possano distinguere in
maniera piuttosto netta due gruppi di specie di cui il primo comprende i soli
S. huberi e S. caeciliae, e l’altro tutte le rimanenti specie. Questa partizione cor-
risponde molto bene con le impressioni che mi sono fatto durante lo studio di
tutto il materiale da me esaminato.
Le metodologie della tassonomia numerica da me descritte nell’introdu-
zione, hanno dato il seguente triangolo delle distanze:
alpinus. caeciliae cecconii dalmaticus destefanivt huberi insularis
alboini 0:055 7 0.174 00642 0075. 0,05% 0129-0173
alpinus 0.165 0.048 0.054 0.037 0.126 0.173
caeciliae 0.139 0.121 0.179 0.063 0.067
cecconti 0.037 0.048. 0.105 0.143
dalmaticus 0.065 0.090 0.137
destefanit 0.142 0.183
huberi 0.086
L'indice di variabilità della distanza, calcolato nel modo precedentemente
descritto sulla base degli scostamenti quadratici medi, ha dato invece i seguenti
risultati:
alpinus caeciliae cecconiù dalmaticus destefanit. huberi insularis
alboini 0,059. (.0.369 - 40325. 0.213 0155 - 0443 M.555
alpinus 0236 0338 0-71 D.II7 37 882
caeciliae 0.854 0.271 0.330 0.342 0.146
cecconii 0359" 0,7483 — 00812 10358
dalmaticus 0:2/5 0.537 L54650
destefantii 0.442 0.524
huberi 0.422
Come si vede, il calcolo complessivo degli indici di variabilità della distanza,
dimostra in ogni caso un intervallo di variabilità superiore alle distanze stesse.
Ciò è naturalmente dovuto alla non idoneità di tutti i caratteri considerati alla
discriminazione di tutte le coppie di O'TU. Ciononostante i valori di V possono
essere ritenuti come utili indicazioni complementari per lo studio della posizione
sintetica di ciascuna specie.
Sulla base dei valori del triangolo delle distanze, ho potuto costruire un
dendrogramma delle affinità delle O'T'U mediante il metodo proposto da MOouNT-
FORD (1962) (fig. 16). L'esame del dendrogramma rivela anche a colpo d’occhio
una grossa discordanza con i risultati del diagramma triangolare della figura 15.
Si nota infatti come la partizione in due gruppi di specie sia anche in questo
caso molto netta e come questi gruppi siano separati da un divario molto pro-
162
fondo. Essi corrispondono in tutto e per tutto ai due gruppi già messi in evidenza
mediante il diagramma triangolare e che erano già stati intuitivamente formulati
da me sulla base dell’esperienza, tranne che per il fatto che lo S. insularis appare
strettamente collegato al gruppo dello S. huberi, anziché all’altro grosso gruppo
comprendente, tra gli altri, S. cecconzi, destefanti, ecc., tutte le specie cioè ad
cecconii
caeciliae
huberi
dalmaticus
insularis
destefanii
alpinus
alboini
> O + @
(ST (9) v v
3 De LA b
E on Li 4 oc =
(©) —_ (©) £ 5 (©)
QQ (Cie Ta nL (ch)
= ZIO O c 2 lo)
le} Oi 0) HU LO e (©)
Fig. 16 - Dendrogramma delle affinità delle operaie delle otto specie di Strongylognathus
studiate, in base a tutti i caratteri considerati.
Dal punto di vista biogeografico è possibile dire ben poco su questo genere
ancora troppo mal conosciuto e di difficile interpretazione. Esso attualmente
sembra avere una distribuzione di tipo anfipaleartico (*), ma sulla sua reale
assenza nell'Asia centrale è lecito avanzare numerose riserve. I limiti orientali
del grosso stock di specie europee che si addentrano fin quasi a tutta la steppa
dei Kirghisi, sembrano essere delimitati molto nettamente dalla catena degli
Urali (PisarsKI, 1966; BaronI URBANI, 1967). Il gruppo Auberi a Nord, non
(*) Il mirmecologo inglese Cedric A. CoLLINGWOO0D, mi ha recentemente informato che
nell'Asia Sud orientale, oltre allo S. Roreanus recentemente descritto da Pisarski, esisterebbe al-
meno un’altra specie di Strongylognathus di cui egli ha potuto vedere un solo esemplare raccolto
in Giappone da un dilettante che non ne permette la descrizione.
164
sembra oltrepassare le Alpi svizzere, mentre più ad Est si spinge anche oltre
il 50° parallelo lungo i bacini del Volga e dell’Ural. Lo S. testaceus, al contrario,
a Nord si spinge fino alle regioni più meridionali dell'Inghilterra e della penisola
scandinava. A Sud, il genere è certamente presente nell’Asia minore, in Pale-
stina e nel Maghreb.
T'utti questi dati ed anche le poche notizie ecologiche che si hanno su
queste specie inducono a riconoscere una elevata termofilia di queste formiche.
La loro origine è chiaramente legata a quella del genere ospite (Tetramorium)
ed in particolare alla più comune specie europea di questo genere, il T. caespitum
L., che è anche il loro ospite più comune. Dato il gran numero di specie tropicali
del genere Tetramorium e la sua chiara termofilia, l’origine terziaria di questo
genere dovrebbe essere quasi scontata, ma resta apparentemente difficile a spie-
garsi l'assenza di 7. caespitum in Sardegna, assenza che farebbe pensare ad un
un popolamento quaternario molto recente. Il fatto è solo apparentemente in
disaccordo con quanto si è già postulato a proposito dell’origine del 7. caespitum
se si considera come 7. caespitum in Sardegna sia sostituito dal T. debile Em.
che evidentemente ha impedito la colonizzazione del caestitum con il suo più
elevato potenziale competitivo. Per questo motivo, infatti, con ogni probabilità,
il T. caespitum che è una delle specie più facili da importarsi ed ad amplissima
valenza ecologica, non ha mai potuto stabilirsi in Sardegna, nemmeno mediante
l'importazione antropica. A questo punto il discorso si sposta facilmente sugli
Strongylognathus del gruppo huberi la cui distribuzione euromediterranea e l’as-
senza in Sardegna e Corsica potrebbero pure far pensare ad una diffusione”qua-
ternaria recente, ma evidentemente è molto più facile pensare che la differenzia-
zione degli Strongylognathus dal Tetramorium sia avvenuta anch’essa proprio in
epoca terziaria durante l’invasione dell'Europa da parte del 7. caespitum, quando
cioè gli effetti congiunti della pressione di mutazione e delle nuove forze sele-
zionatrici possono avere grandemente facilitato l’insorgenza di queste forme
parassite.
Accettando questa ipotesi e la apparente distribuzione anfipaleartica del
genere, può sembrare difficile a spiegarsi l’origine delle popolazioni asiatiche
discontinue della Corea e del Giappone. È possibile però che l’origine delle
popolazioni asiatiche sia completamente diversa; nella letteratura mirmecologica
esistono chiari esempi analoghi, come il genere Bothriomyrmex articolato in due
sottogeneri di cui uno oloartico (Bothriomyrmex s. str.) è parassita del genere
Tapinoma da cui si sarebbe originato, e l’altro, indomalese, papuano ed austra-
liano (Chronoxenus) è parassita del genere Iridomyrmex (affine a Tapinoma) da
cui pure avrebbe avuto origine. È chiaro che il caso degli Strongylognathus può
essere ad esso analogo e si potrebbe avere per entrambe i generi una origine
difiletica dovuta alla convergenza dei caratteri morfologici peculiari delle specie
mirmecobiotiche (EmeRYy, 1909; BaronI URBANI, 1967), allorquando l’evolu-
zione ha inizio da capostipiti affini (come Tapinoma ed Iridomyrmex o due diverse
specie di Tetramorium). I medesimi impulsi selezionatori su organismi derivanti
da capostipiti affini, portano naturalmente al raggruppamento a livello generico
dei prodotti di queste forme di evoluzione. Paradossale è a questo proposito il
caso da me già messo in evidenza (l.c.) del genere Xenometra, parassita di Car-
diocondyla, che conta due specie di cui una in Francia e l’altra alle Antille; è
evidente che in questo caso le due specie si sono evolute separatamente da due
165
specie diverse di Cardiocondyla e che una spiegazione su basi paleogeografiche
è praticamente impossibile. Nel caso del genere Strongylognathus poi, il carattere
distintivo del genere (mandibole falciformi), è uno dei più noti attributi delle
specie dulotiche e compare sporadicamente anche in altri gruppi tassonomica-
mente molto lontani (Polyergus).
I pochi dati ecologici che si hanno su queste specie dimostrano sempre
come esse siano strettamente legate a piccole aree naturali dove l’intervento
dell’uomo è quasi nullo (pascoli d’alta quota, greti di fiumi, ecc.) e non è certo
un caso che ben quattro taxa dei diciotto finora noti del gruppo luberi siano
endemici di piccole isole. Anche lo S. cecconiî è noto di cinque stazioni di cui
tre in Gargano e due alle isole Tremiti. È molto probabile che anche l’uomo
abbia avuto un’influenza non trascurabile nella limitazione degli areali delle
specie di questo genere; per questo motivo queste specie risulterebbero ancora
molto variabili, con patrimonio genetico eterogeneo, ancora in via di assestamento.
Non v'è dubbio comunque, che anche senza postulare l’intervento antropico,
il genere Strongylognathus debba essere considerato tra quelli a speciazione più
veloce tra tutti 1 Formicidi.
BIBLIOGRAFIA
— — 1961 - International Code of Zoological Nomenclature adopted by the XV Internationa.
Congress of Zoology. - London, July 1958; Burgay, R. Clay & Co. Ltd., pp. xviii+1761
ANDRÉ ERn., 1885 - Supplement aux species des Hyménoptères d’Europe et d’Algérie - Gray,
Fr. Bouffaut Impr., pp. 833-859.
ArnoLDI K.V., 1968a - Comunicazione personale.
ArNnoLDI K.V., 1968b - Tratti zonali zoogeografici ed ecologici della mirmecofauna e del po-
polamento in formiche della pianura Russa. - Giorn. Zool. Acc. Sci. URSS, T. XLVII, 8,
pp. 1155-1178, 1 fig. (in russo con riassunto inglese).
BARONI URBANI C., 1962 - Studi sulla mirmecofauna d’Italia. I. - Redia, vol. XLVII, pp. 129-138,
3 figg.
BARONI URBANI C., 1964 - Studi sulla mirmecofauna d’Italia. II. - Formiche di Sicilia. - Atti
Acc. Gioenia Sci. Nat. Catania, Vol. XVI, pp. 25-66, 18 figg.
BARONI URBANI C., 1967 - Le distribuzioni geografiche discontinue dei Formicidi mirmeco-
biotici. - Arch. Bot. Biogeogr. Ital., Vol. XLIII, IV, pp. 355-365, 4 figg.
BARONI URBANI C., 1968 - Studi sulla mirmecofauna d’Italia. IV. La fauna mirmecologica
delle isole Maltesi ed il suo significato ecologico e biogeografico. - Ann. Mus. Civ. St. Nat.
Genova, Vol. LXXVII, pp. 408-559, 52 figg., 12 tavv., 4 tab. fit..
BERNARD F., 1968 - Les fourmis (Hymenoptera Formicidae) d'Europe occidentale et septentrio-
nale. - Faune de l’Europe et du bassin Méditerranéen, 3; Paris, Masson et Cie. Edit., 411
pp., 379+XLVI figg.
BonDROIT J., 1918 - Les fourmis de France et de Belgique. - Ann. Soc. Ent. Fr., Vol. LXKXXVII,
pp. 1-174, 83 figg.
Brown Jr. W.L., 1965 - Numerical taxonomy, convergence, and evolutionary reduction. - Syst.
Zool., Vol. 14, 2, pp. 101-109, 18 figg.
CARPENTER F.M., 1930 - The fossil ants of North America. - Bull. Mus. Comp. Zool. Harvard
Univ., Vol. 70, pp. 1-66, 11 pls.
CeBALLOS G., 1956 - Catalogo de los Himenopteros de Espafia. - Trab. Inst. Esp. Entom., Madrid,
Escelicer Ed., 554 pp., 1 tav.
Cecconi G., 1908 - Contributo alla fauna delle Isole Tremiti. - Boll. Mus. Zool. Anat. Comp.
Univ. Torino, Vol. XXIII, n. 583, 53 pp.
166
Core jr. C.A., 1936 - An Annotated list of the ants of Idaho. - Canad. Ent., Vol. LXVIII,
pp. 34-39.
CoLLiNcwooD C.A., 1969 - Comunicazione personale.
Conci C., 1957 - Il metodo e la terminologia dei « tipi » usati nella sistematica zoologica. - Mem.
Soc. Ent. Ital., Vol. XXXVI, pp. 160-173.
De STEFANI T., 1889 - Miscellanea imenotterologica sicula. - Natur. Stcil., An. VIII, 6, pp.
142-145.
De STEFANI T., 1895 - Catalogo degli Imenotteri di Sicilia. - Natur. Stcu., An. XIV, 10-12,
pp. 229-230.
DonIstHoRPE H., 1927 - The ants and some myrmecophiles of Sicily. - Entom. Rec., XXXIX,
1, pp. 6-9.
DusmeT J.M., 1923 - Comunicaciones verbales. - Bol. R. Soc. Esp. Hist. Nat., T. XXIII, p. 66.
Emery C., 1884 - Materiali per lo studio della fauna tunisina raccolti da G. e L. Doria - III
Rassegna delle formiche della Tunisia. - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, Vol. XXI,
pp. 373-386, 4 figg.
EmeERY C., 1909a - Beitrige zur Monographie der Formiciden des paliarktischen Faunengebietes.
Teil IX: Tetramorium und Strongylognathus. - Deutsch. ent. Zeitschr., H. VI, pp. 695-712,
7 figg.
EmeRy C., 1909 - Ueber den Ursprung der dulotischen, parasitischen und myrmekophilen
Ameisen. - Biol. Centralbl., Bd. XXIX, 11, pp. 352-362.
EmeRry C., 1915 - Contributo alla conoscenza delle formiche delle isole italiane. Descrizioni di
forme nuove o critiche. - Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, Vol. VI, pp. 244-270, 1 tav.
Emery C., 1916 - Fauna Entomologica Italiana - I. Hymenoptera. Formicidae. - Bull. Soc.
Ent. Ital., Vol. XLVII, pp. 79-275, 92 figg.
Finzi B., 1924 - Secondo contributo alla conoscenza della fauna mirmecologica della Venezia
Giulia: + ‘Boll. Sot: Ent: Ital, \An. LVI, 8, pp. 1205122.
ForEL A., 1874 - Les fourmis de la Suisse. - Denkschr. schweiz. Ges. Naturw., Bd. XXVI, 447 pp.,
2 tavv.
FoRrEL A., 1897 - Deux fourmis d’Espagne. - Ann. Soc. Ent. Belg., Vol. 41, pp. 132-133.
ForEL A., 1900 - Fourmis de Japon. Nids en toile. Strongylognathus huberi et voisins. Four-
milière triple. Cyphomyrmex wheeleri. Fourmis importées. - Mitt. schweiz. ent. Ges., Bd. 10,
pp. 267-287.
ForeL A., 1915 - Fauna Insectorum Helvetiae: Hymenoptera-Formicidae. Die Ameisen der
Schweiz. - Mitt. schw. ent. Ges., Bd. XII, 7/8, pp. 1-77.
GranpI G., 1935 - Contributo alla conoscenza degli Imenotteri Aculeati. XV. - Boll. Ist. Entom.
Bologna, Vol. VIII, pp. 27-121, 25 figg., 4 tavv.
KuTTER H., 1921 - Strongylognathus alpinus Wh., ein neuer Sklavenriuber. - Mitt. schw. ent.
Ges., Bd. XIII, 3/4, pp. 117-119.
KuTTER H., 1927 - Ein myrmekologischer Streifzug durch Sizilien. - Fol. Myrm. et Term.,
Vol. I, nr. 7, pp. 94-104; nr. 8/9, pp. 135-136.
KuTTER H., 1945 - Beitrag zur Kenntnis von Strongylognathus huberi For. ssp. alpinus Wh. -
Mitt. schw. ent. Ges., Bd. XIX, 11, pp. 645-646.
Mayr E., E.G. LinsLEey e R.L. UsincER, 1953 - Methods and principles of systematic zoology. -
Mac Graw-Hill Book Company Inc., London, 328 pp., 45 figg.
MepINA y Ramos M., 1889 - Nota sine titulo. - Actas R. Soc. Esp. Hist. Nat., p. 31.
MreDpINA y Ramos M., 1891 - Catalogo provisional de las hormigas de Andalucia. - An. R. Soc.
Esp. Hirst: Nat., TI XX, pp. 95104.
Monastero S., 1950 - Le formiche della Sicilia. - Ann. Fac. Sci. Agr. Univ. Palermo, I, pp. 5-15,
5 figg.
MountFrorp M.D., 1962 - An index of similarity and its application to classificatory problems.
In P.W. MurpPHy (Ed.): Progress în soil zoology. - London, Butterworths, 398 pp., 105 figg.;
pp. 43-50, 4 figg. i
167
PisARSKI B., 1966 - Etudes sur les fourmis du genre Strongylognathus Mayr. - Ann. Zool. P.A.N.,
Warszawa, T. XXIII, 22, pp. 509-523, 44 figg.
Proctor J.R., 1966 - Some processes of numerical taxonomy in terms of distance. - Syst. Zool.,
Vol. 15, 2, pp. 131-140, 2 figg.
SANTSCHI F., 1927 - A propos du Tetramorium caespitum L. - Fol. Myrm. et Term., Vol. I, 4/5,
pp. 52-58.
ScHENK E.T. e J.H. McMastERs, 1956 - Procedure in taxonomy. (‘Third Edition). - Stanford,
Stanford Univ. Press, 119 pp.
SoKaL R.R. e P.H.A. SNEATH, 1963 - Numerical taxonomy. - W.H. Freeman, San Francisco and
London, 359 pp.
WuHÙeeLER W.M., 1909 - Observations on some european ants. - J.N.Y. Ent. Soc., Vol. 17, 4,
pp. 172-187.
WueeLER W.M., 1922 - Neotropical ants of the genera Carebara, Tranopelta and Tranopeltordes. -
Amer. Mus. Nov., N. 48, 14 pp., 3 figg.
WiLson E.O., 1963 - Social modifications related to rareness in ant species. - Evolution, Vol. 17,
4, pp. 249-253.
RIASSUNTO
Sulla base delle sole operaie sono state riconosciute otto specie di .Strongylognathus del
gruppo huber: nell'Europa occidentale. Dato il particolare tipo di distribuzione di queste formiche,
è stato arbitrariamente attribuito valore specifico a tutte le popolazioni separate da uno iato geo-
grafico e morfologico. La classificazione di queste operaie, prima quasi impossibile, è stata vantag-
giosamente impostata su basi essenzialmente biometriche. Le otto specie riconosciute sono: S.
huberi For. (Svizzera, Italia settentrionale e Francia meridionale); S. caeciliae For. (tre diverse
stazioni in Spagna; di questa specie si è fornita anche la prima descrizione dell’operaia); S. in-
sularis Baroni Urbani (Isole Maltesi); S. alpinus Wh. (cinque stazioni delle Alpi svizzere); S.
alboini Finzi (una stazione in Venezia Giulia ed una nel Canton Ticino in Svizzera; sulla base
del materiale svizzero si è potuta dare anche la prima descrizione del maschio e della femmina);
S. cecconii Em. (tre località del promontorio del Gargano e due delle Isole Tremiti); S. dalma-
ticus n. sp. (descritto sulla base delle sole operaie provenienti dall’isola Busi nell’arcipelago Dàl-
mata); S. destefanii Em. (quattro stazioni in Sicilia).
L’impiego della tassonomia numerica ha permesso di dividere queste specie in due gruppi
di cui uno comprende gli S. huberi, caeciliae e insularis e l’altro tutte le altre specie. Secondo l’opi-
nione dell’autore però, lo S. insularis dovrebbe essere collegato all’altro gruppo degli ,S. alpinus,
cecconti, destefanii, ecc. e la sua apparente affinità con il gruppo huberi sarebbe dovuta ad un fe-
nomeno di convergenza nella riduzione della taglia imputabile al fatto di vivere in una piccolis-
sima isola. Questo modo di vedere è confermato anche dalla costruzione di un grafico triangolare
sulla base di tre caratteri scelti tra i più significativi in modo arbitrario e discordante dai risultati
ottenuti mediante l’analisi della varianza.
Il genere Strongylognathus sembra avere attualmente una distribuzione di tipo anfipaleartico.
È probabile che le popolazioni euromediterranee abbiano invaso queste regioni da Sud nel ter-
ziario seguendo la stessa via percorsa dal Tetramorium caespitum che è il loro ospite più frequente.
È verosimile anzi, che esse si siano differenziate dal Tetramorium proprio durante le tappe della
sua colonizzazione. In questo caso le popolazioni coreane e giapponesi si sarebbero evolute sepa-
ratamente da un’altra specie di Tetramorium. Come molti altri gruppi di formiche mirmecobiotiche,
il genere Strongylognathus avrebbe quindi un’origine difiletica.
SUMMARY
From observations of workers only, eight species of Strongylognathus of the huberi group
have been recognized in western Europe. Given the particular type of distribution of these ants,
a specific value has been arbitrarily attributed to all populations separated by a geographical and
morphological gap. The hitherto almost impossible classification of these workers has benefited
from an approach that is essentially biometric. The eight species that have been identified are:
S. huberi For. (Switzerland, northern Italy and southern France); .S. caeciliae For. (three different
records from Spain. The first description of the worker of this species is given); S. insularis Ba-
168
roni Urbani (Maltese Islands); S. alpinus Wh. (five stations in the Swiss Alps); S. alboini Finzi
(one record from Venezia Giulia and one from Canton Ticino in Switzerland. This Swiss material
has made possible the first description of the male and female of this species); S. cecconzi Em.
(three sites on the promontory of Gargano and two on the Tremiti Islands); S. dalmaticus n. sp.
(described only on workers from the island of Busi in the Dalmatian archipelago); .S. destefanti
Em. (four records from Sicily).
The use of numerical taxonomy has led to the division of these species into two groups.
One consists of ,S. huberi, caeciliae and insularis and the other includes all the other species. How-
ever, the author believes that ,S. :nsularis should belong to the latter group and that its apparent
affinity with the huberi group is due to a phenomenon of convergence in the reduction of size
stemming from dwelling on a very small island. This point of view is confirmed by constructing
a triangular graph on the basis of three characters arbitrarily chosen as the most significant ones
without taking into account the results obtained from variance analysis.
At present the genus Strongylognathus seems to have an anphipalearctic distribution. Pro-
bably the euromediterranean population came to these regions from the South during Tertiary
following the same route as Tetramorium caespitum, their most frequent host. In fact it is likely
that they became differentiated from Tetramorium during the stages of its colonization. If so,
the Korean and Japanese populations must have evolved separately from another species of Te-
tramorium. Thus, like many other groups of myrmecobiotic ants, the genus Strongylognathus
would have diphyletic origins.
RECENSIONE
DeMELT CARL von - Die Tierwelt Deutschlands und der angrenzenden Meeresteile. 52 Teil: II
Bockkéifer oder Cerambycidae, I. Biologie mitteleuropàischer Bockkéifer (Col. Cerambycidae)
unter besonderer Beriicksichtigung der Larven. Gustav Fischer Verlag, Jena, 1966, 115 pp.,
97 figg. e 9 tavole fuori testo. 19, 70 MDN.
Già altri volumi del « Tierwelt Deutschlands » sono stati recensiti nel nostro periodico.
Questo, che si aggiunge alla serie, scritto con mirabile capacità di sintesi da Carl von Demelt,
è un inquadramento biologico-ecologico dei Cerambicidi, con numerosi dati inediti che contri-
buiscono ad ampliare notevolmente le nostre conoscenze su questa importante famiglia di Co-
leotteri.
Il volume si articola in una parte generale (con discussione sulle piante nutrici delle larve,
sulla biologia dello sviluppo, sulla fenologia e sui parassiti dei Cerambicidi) e in una parte spe-
ciale, in cui vengono riassunti i caratteri larvali delle sottofamiglie e quindi discusse le singole
specie, molte delle quali sono accompagnate da illustrazioni relative agli stadi preimmaginali.
Concludono il volume IX tavole fuori testo con complessive 40 fotografie.
Malgrado si riferisca alla fauna centroeuropea, si tratta di un lavoro importante anche per
gli entomologi italiani in quanto la massima parte delle specie trattate sono diffuse anche nella
nostra Penisola.
C. LEONARDI
REGISTRATO AL TRIBUNALE DI GENOVA AL N. PO 04 LUGLIO 1949)
Dr. EMILIO BERIO, Direttore Responsabile
FRATELLI PAGANO - Tipocrari EpiTtoRI - S.A.S. - Via Monticelli, 11 - GENOVA
AVVISI GRATUITI PER I SOCI
————-._
ANTIQUARIAAT JUNK
(Dr. R. Schierenberg et Fils)
Boîte Postal 5
Lochem, Pays-Bas
cherche, comme libraire spécialisé dans le domaine d’Entomologie, des
livres, monographies, périodiques etc. contre payement ou en échange.
Envoyez nous vos listes. Nous donnons des prix intéressants, nos ré-
ponses sont rapides.
Catalogue sur demande. ki
Si avvisano i Soci che presso la. Sede Sociale sono in vendita cartellini per incollate
insetti nei formati in uso presso il Museo di Genova al prezzo di L. 20 al foglio (mm. 4x 11;
mm, 6x13; mm. 8x 14; mm. 10x30; mm. 9x 18; mm. 7x21; mm, 6x 16), più spese postali.
La SEZIONE EnToMoLOGICA dell’Osservatorio per le malattie delle piante in Perugia desi-
dera acquistare i voll, 1-5 della « Fauna Coleopterorum Italica » di A. Porta.
| Fernando ANGELINI, Via Imperiali « Villa Italia » 72021 Francavilla Fontana (Brindisi),
desidera ricevere Coleotteri acquatici e Carabus delle regioni centro-settentrionali
«in cambio di Coleotteri delle stesse ed altre famiglie delle Puglie e Calabria.
Il GruPPo ENTOMOLOGICO PiEMONTESE CAI UGET, Galleria Subalpina 30, 10123 Torino, si
riunisce il lunedì dalle 21 alle 22,30. Organizza escursioni e altre iniziative entomologi-
che per i soci e loro invitati.
Enrico MERMET, Via F.lli Rosselli 44, 21100 Varese, desidera cambiare Apature e Limenitis
dell’Italia Settentrionale con Charares jasius.
| Il Prof. Carlo ConsigLIo, Casal Palocco Isola XXXV, villino 15 int. 3, 00124 Roma, vende
fotografie di insetti ed altri animali vivi in ambiente naturale per uso di pubblicazione.
‘ A. BoRDoNI, Via Lanzi 29, 50134 Firenze, desidera scambiare Coleotteri o insetti di altri or-
dini con Staphylinidae, preferibilmente di zone montuose o delle regioni meridionali |
d’Italia.
C. MatTIOLI, Via Moncalvo 80, Milano, desidera ricevere Carabidae, Cerambycidae, Bupresti-
dae, Onthophagus e Aphodius, specialmente dell’Italia centrale e meridionale, in cam-
bio di Coleotteri, anche delle stesse famiglie, del Nord Italia.
Luigi MAGNANO, Piazzetta Scala 4, 37100 Verona, desidera ricevere in studio Otiorifunonua
(Col. Curculionidae) degli Appennini.
Il Dott. Vittorio ALIiquo’, Corso Gelone 86, 96100 Siracusa, desidera acquistare, nuovi od.
usati, i volumi 1,2 e 5 del Porta « Fauna Coleopterorum Italica ».
Luigi Rossi, Via 4 Novembre 6, 36012 Asiago (Vicenza) acquisterebbe i seguenti Lepidot-
teri preparati: Papilio hospiton, Thaleropis ioniae, Rhodocleptria incarnata 4, Cu-
cullia. formosa, Plusia orichalcea, Haemorrhagia croatica, Proserpinus. proserpina,
Prothymnia sanctiflorenti, Epirrhoe sandosaria. i
Francesco ZaccHro, Via N. d’Apulia 4, 20125 Milano, desidera acquistare l’opera di A. Por-
ta « Fauna Coleopterorum Italica », in 5 voll. + 3 suppl.
Nico NIirsEr, Janskerkhof 3, Utrecht (Olanda), desidera scambiare Heteroptera deil’Europa
meridionale con insetti olandesi. E’ inoltre disposto a determinare Heteroptera acqua.
tici, con un massimo di 25% di trattenuta sul materiale affidatogli.
SCATOLIFICIO RAFFAELE GRUPPIONI (Produzione materiale didattico), 40121 Bologna, Via Mi-
lazzo, 30. Premiata fabbrica di scatole entomologiche. Articoli per la raccolta, prepa-
razione e conservazione degli Insetti. Catalogo a richiesta.
AVVISI GRATUITI PER I SOCI
(SEGUITO)
Opere italiane di Entomologia sistematica o generale:
G. GranpI. . Introduzione allo studio dell’Entomologia. Ed. Agricole, Bologra, 1951, 2 voll.,
pp. 950 e 1332, 790 e 1198 gr. figg., L. 25.000, rilegato L. 30.000.
G. GranpI. - Studi di un Entomologo sugli Imenotteri superiori. Ed. Calderini, Bologna,
1961, 661 pp., 426 gr. figg., L. 10.000.
G. GranpI, - Istituzioni di Entomologia Generale. Ed. Calderini, Bologna, 1966. pp. XVI +
655, 426 figg, L. 10.000. |
G. Granpi. - Un mondo di dominatori. Gli Insetti. Calderini, Bologna, 1968, 164 pp., 21 figg.,
8 tavv., L. 1.600.
G. BERLINGUER. - Aphaniptera d’Italia. Ed. « Il Pensiero Blentifica », Roma 1964 318 pp.,
155 figg.
G. BIinacuHI. - Coleotteri d’Italia. Vita, N, utilità, danni, mezzi di lotta. - Casa Ed.
‘ Briano, Genova, 1951, 210 pp., 104 figg., copertina a colori, L. 2.200.
A. Cuiesa. - Hydrophilidae Europae. Coleoptera Palpicornia. Tabelle di determinazione.
Ed. A. Forni, Bologna, 1959, 200 pp., 19 tavole con 325 figure, L. 2.300.
C. Conci, C. NIELSEN. - Fauna d’Italia. I. Odonata. Ed. Calderini, Bologna, 1956, pp. XII
+ 298, 156 gruppi di figg., 1 Tavola, L. 5.000.
G. Conci, E. HULSMANN. - Coleotteri. Ed. Martello, Milano, 1959, pp. 24 + 118, 100 tavv. a.
colori, L. 900.
M Granpi. - Fauna d’Italia. III. Ephemeroidea. Ed. Calderini, Bologna, 1960, pp. X + 474,
198 gruppi di figure, L. 5.000.
F. InvreA - Fauna d’Italia. V. Mutillidae- Myrmosidae. Ed. Calderini, Bologna, 1964, pp.
XII + 304, 95 gr. figg., L. 5.000.
- A.B. Ktors & E.B. Ktors. - Il libro degli Insetti. EA. Mondadori, Milano, 1960, 338 pp.,
152 ill. fuori testo e 141 in nero. Traduzione di C.Conci e P. Manfredi, L. 10.000.
M. MagISTRETTI. - Fauna d’Italia. VIII. Coleoptera: Cicindelidae, Carabidae. Catalogo topo-
grafico. Ed. Calderini, Bologna, 1965, pp. XV + 512, L. 5.000.
M. MARIANI. - Entomologia medica. II edizione. Ed. D.E. DS: Palermo, 1956, 330 pp.,
420 figg., L. 2.800.
G. MiLLER. - I Coleotteri della Venezia Giulia. Catalogo ragionato con tabelle dicotomi-
che per la classificazione delle specie della Regione Adriatica orientale del Veneto e
della Pianura Padana, Vol. II. Coleoptera Phytophaga (Cerambycidae, Chrysomelidae,
Bruchidae), Trieste, 1949-53, 686 pp., figg. Per l’acquisto rivolgersi alla Segreteria del.
l'Osservatorio di fitopatologia di Trieste, Via G. Murat, 1 (L.5.000, oltre spese postali).
P. PESsSsON. - JI mondo degli Insetti. Ed. SALE, Torino, 1958, 214 pp., Tavv. Sr 16 a
colori, L. 6.000.
A. PoRTA. - Fauna Coleopterorum Italica. E’ l’unica opera descrittiva sui Coleotteri italiani,
in cinque volumi e tre supplementi. Il Supplemento III aggiorna l’opera a tutto il
1958. I volumi 1-5 sono esauriti. Per l’acquisto dei supplementi, che sono i soli volumi
disponibili, rivolgersi al Prof. A. Porta, Via Volta 77, 18038 San Remo.
S. Rurro. - Farfalle. Ed. Martello, Milano, 1960, 182 pp., 104 tavv. a colori, L. 900.
M. Sarri. - Elementi di Entomologia. Ed. Libraria B. Pellerano - S. Del Gaudio, Napoli,
1960, 879 pp., riccamente illustrato, Vol. II, 1960, 1045 pp., L. 24.000.
G. ScorteccI. - Insetti. Come sono. Dove vivono. Come vivono. Vol. I. Ed. Labor, Milano,
1960, 879 pp., riccamente illustrato, Vol. II, 1960, 1045 pp., L. 24.000.
F. SiLvestrI. - Compendio di Entomologia applicata. Portici, Vol. I (1934); Vol. II (1939).
R. VerITY. - Le farfalle diurne d’Italia. Casa Ed. Marzocco, Firenze, 1940-1953. Cinque Vo-
lumi in 4°, pp. 1708, 26 figg., 27 tavv. in nero e 74 in ‘quadricromia, raffiguranti com-
plessivamente 5324 esemplari, L. 100.000 circa.
BOLLETTINO
« SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA.
FONDATA NEL 1869 - ERETTA IN ENTE MNRALE CON R. DECRETO 28 MAGGIO 1936
pl
VoLume XCIX-CI (1969)
N. 9-10
Pubblicato il 20 Dicembre 1969
SOMMARIO
- ATTI SOCIALI. Sa
Comunicazioni scientifiche: G. MarIANI: Sugli Aphodius del sottogenere Agrilinus
‘ Muls. della Regione Italiana (Coleoptera Aphodiidae) - D. CapoLonco: Studio ecologico del-
le cantine del Napoletano (Primo Contributo) - A. TroBALDELLI: Seconda cattura in Italia:
della Ocneria prolai Htg., per la prima volta rinvenuta sul versante adriatico (Lepidoptera i
_ Lymantriidae) - M. WurMLI: Due interessanti reperti mirmecologici per la fauna d’Italia.
._ (Hymenoptera, Formicidae).
i
— RECENSIONE
Inpice alfabetico per materie del Volume XCIX-CI.
INDICE degli Autori.
INDICE de « L'Informatore del giovane Entomologo » - Anno X.
£
Sede della Società
Genova — Via Brigata Liguria, 9
\
Pubblicato col contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
REGISTRATO AL TRIBUNALE DI GENOVA AL N. 76 (4 LUGLIO 1949)
Dr. EMILIO BERIO, Direttore Responsabile — PASSO
FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S.A.S. - Via Monticelli, 11 - GENOVA
- — PRINTED IN ITALY
SATHSONL i
MAY 121971
* ge SUITE PT] i | 2
SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA
| Sede in GENOVA, Via Brigata Liguria, N. 9
presso il Museo Civico di Storia Naturale
CONSFGLLEO DIRETEFTTXO
PER IL BIENNIO 1963-69
PRESIDENTE: Prof. Cesare Conci. - Vice PRESIDENTE: Dr. Emilio Berio.
SEGRETARIO: Giovanni Binaghi. - AMMINISTRATORE: Nino Sanfilippo.
DIRETTORE DELLE PUBBLICAZIONI: Dr. Carlo Leonardi.
ConsIGLIERI: Prof. Athos Goidanich, Prof. Guido Grandi, Prof. Marcello La Greca, Dott. Ma-
rio Magistretti, Prof. Antonio Porta, Prof. Sandro Ruffo, Prof. Mario Salfi, Prof Anto-
nio Servadei, Livio Tamanini, Prof. Filippo Venturi, Prof. Pietro Zangheri, Prof. Edoar-
do Zavattari.
| RevisoRI DEI CONTI: Dr. Giorgio Bartoli, Dr. Tullo Casiccia, Chiara Cassano — SUPPLENTI:
Dr. Ducezio Grasso, G.B. Moro.
Quota per il 1970: Soci ordinari: L. 3000; Studenti: .L. 1500; Soci all'Estero L35600,
Si prega di fare i SEN esclusivamente a mezzo del Conto
Corrente Postale: N. 4/83532
intestato a: Soc. Entomologica Italiana, Via Brigata Liguria 9, Genova.
tr D+ > __
La corrispondenza relativa alla Società deve essere indirizzata impersonalmente alla
Società Entomologica Italiana, Via Brigata Liguria 9, 16121 Genova. I lavori da pubblicare
sui periodici sociali e la corrispondenza relativa vanno invece indirizzati a: Dr. Carlo Leo-
nardi, Museo Civico di Storia Naturale, Corso Venezia 55, 20121 Milano.
AVVISO IMPORTANTE PER GLI AUTORI
Gli originali dei lavori da pubblicare devono essere inviati dattilografati a righe di-
stanziate, scritti su di un solo lato del foglio, e nella loro redazione definitiva, compresa
la punteggiatura. Gli Autori devono attenersi alle seguenti norme di sottolineatura:
per le parole in corsivo (normalmente nomi in latino);
per le parole in neretto (normalmente nomi generici e specifici nuovi);
per le parole in carattere distanziato;
per le parole in carattere MaruscoLETTO (per lo più nomi di Autori).
Le citazioni bibliografiche siano fatte possibilmente secondo il seguente esempio:
Rossi R., 1967 - Una nuova specie di Spelaebraeus delle Prealpi Carniche (Coleopte-
ra, Histeridae) - Boll. Soc. Ent. It., Genova, 97, pp. 89-93, 6 figg.
. Cioè: CoGnoME, iniziale del nome, Anno - Titolo, Periodico, Città, vol., pagine, figure,
tavole,
Gli eventuali disegni devono essere trasmessi con il dattiloscritto e muniti delle loro
diciture. Le incisioni, sia per le figure nel testo come per le tavole, non possono in
nessun caso sorpassare la giustezza della pagina (cm. 12 in larghezza, cm 18 in altezza,
comprese le spiegazioni); i disegni originali o più grandi dovranno essere ridotti nel
clichè a tale misura o a dimensioni minori.
Le eventuali spese per correzioni rese necessarie da aggiunte o micdificanioni al testo
| originario saranno interamente a carico degli Autori.
La Società concede agli Autori 50 estratti gratuiti senza copertina. Chi li desiderasse
con la copertina o in numero maggiore è tenuto a farne richiesta sul dattiloscritto o
sulle prims bozze. I prezzi sono i seguenti:
copie n. 50 n. 100 n; 450
pag. 2 L. 1.300 L. 2.400 L. 3.400
» 4 » 1.900 » 3.200 » 4.600
» 8 » 2.100 » 3.400 » 4.800
» 12 » 3.200 » 4.200 » 6.300
» 16 » 3.500 » 4.800 » 6.900
Copertina stampata: n. 50, L. 2.600; n. 100, L. 3.200; n. 150, L. 3.900.
Il costo dei clichés è a carico degli Autori.
BOELEEFINO
DELLA
SOCIETA ENTOMOLOGICA ITALIANA
FONDATA NEL 1869 - ERETTA IN ENTE MORALE CON R. DECRETO 28 MaggIO 1936
GENOVA
VIA BRIGATA LIGURIA, 9
VoLume XCIX - CI (1969) N. 9-10
Pubblicato il 20 Dicembre 1969
AGF41 S COLA Li
NUOVI SOCI
Sig. ALBERGHINI Gianni, Via Fondazza 31, 40125 Bologna, presentato dal Sig. N. Sanfilippo.
Sig. Bertorto Andrea (Socio studente), Via A. Aleardi 46, 30172 Mestre (Venezia), presen-
tato dal Sig. N. Sanfilippo.
Sig. Borra Giovanni (Socio studente), Largo Montebello 31. 10214 Torino, presentato dal
Sig. A. Rossetto.
Sig. BocLIANI Giuseppe (Socio studente), Via Monviso 7, 27026 Garlasco (Pavia), presen-
tato dal Sig. G. Binaghi.
Sig. CaLeNDA Giovanni (Socio studente), Via G. Ferraris 11, 12100 Cuneo, presentato dal
Sig. G. Binaghi.
Sig. CassuLo Luigi (Socio Studente), Via Aurelia 164/1, 16131 Bogliasco (Genova), presen-
tato dal Sig. G. Binaghi.
Sig. CAVALCASELLE Benedetto, Via S. Bernardette 78, 00100 Roma, presentato dal Prof. G. Arru.
Dott. CerETTI Paolo, Via Montesano 8, 16122 Genova, presentato dal Sig. G. Binaghi.
Sig. Contro Alessandro (Socio studente), Via Monte Cengio 5, 36016 Thiene (Vicenza),
presentato dal Sig. N. Sanfilippo.
Sig. CostaNTINI Franco, Via Ferro di Cavallo 60, 66034 Lanciano (Chieti), presentato dal
Sig. N. Sanfilippo.
Csiro, The Librarian, Camberra Laboratories Library, P.O. Box 109, Camberra City, A.C.T.
Australia, 2061.
Sig. Cusimano Gioacchino (Socio studente), Via Pindemonte 62, 90129 Palermo, presen-
tato dal Sig. N. Sanfilippo.
Sig. De BeLLIS Enrico, Via Casalotti 30, 00166 Roma, presentato dal Sig. G. Binaghi.
Sig. DeL Corona Lucio, Viale Brianza 23, 20127 Milano, presentato dal Sig. I. Bucciarelli.
Dott. DeLRIO Gavino, Euratom, Servizio Biologia, Settore Entomologia. 21020 Ispra (Va-
rese), presentato dal Prof. R. Cavalloro.
Sig. Farese Enrico (Socio studente), Viale Ungheria 72, 80059 Torre del Greco (Napoli),
presentato dal Sig. N. Sanfilippo.
Sig. GaLLETTI Pier Alfonso (Socio ‘studente), Via Monte Generoso 2, 20155 Milano, presen-
tato dal. Prof. C. Conci.
170
Sig. Greco Uber, Via Gorizia 170/13, 10137 Torino, presentato dal Sig. N. Sanfilippo.
IstITuTo di ZooLocIiA e ANATOMIA COMPARATA dell’UNIVERSITA’, Via Amendola 165/A, 70126 Bari.
Sig. MARTINI Alberto (Socio studente), Via Bellini 19, 21019 Somma Lombardo (Varese),
presentato dal Sig. G. Binaghi.
Sig. MeregaLLi Massimo (Socio studente), Corso A. Picco 27, 10131 Torino, presentato
dal Sig. N. Sanfilippo.
Dott. NricoLas I.L., av. Thiers, 69, Lyon (6 e.) France, presentato dal Sig. A. Focarile.
Geom. OrseLLI Franco, Via Pieve 88, 48012 Bagnacavallo (Ravenna), presentato dal Sig.
N. Sanfilippo.
Dott. Panizza DALLA Monta’ Laura, Via Pio X 5, 35100 Padova, presentata dal Prof. A.
Servadei.
Sie. Pini Rolando, Lungarno C. Colombo 20, 50136 Firenze, presentato dal Sig. G. Bi-
naghi.
Sig. Poppi Cesare (Socio studente), Via Montefiorino 3, 40134 Bologna, presentato dai
Sig. N. Sanfilippo.
Dott. QuacLia Fabio, Istituto di Entomologia Agraria, Via S. Michele 2, 56100 Pisa, pre-
sentato dal Prof, C. Conci.
Sis. Rapuzzi Franco, Via Varisco 35, 25100 Brescia, presentato dal Sig. F. Blesio.
Sig. SABATINELLI Guido (Socio studente), Piazzale Caduti della Montagnola 50, 00142 Ro-
ma, presentato dal Sig. G. Binaghi.
Dott. SiLvani Silvana in Carli, via Roma 260, 48100 Ravenna, presentata dalla Prof.ssa
M. Principi.
Sig. Tarrr Stefano (Socio studente), Via Baccio d’Agnolo 34, 50142 Firenze, presentato
dal Sig. N. Sanfilippo.
Sig. TRon Davide (Socio studente), Reg. Garola, 10045 Piossasco (Torino), presentato dal
Sig. N. Sanfilippo.
Sig. UcoLINI Alberto (Socio studente), Via di Soffiano 112, 50143 Firenze, presentato dai
Sig. G. Binaghi.
Geom. VenERUS Giorgio Giovanni, Via F. Baracca 28/4, 33084 Cordenons (Pordenone), pre-
sentato dal Sig. N. Sanfilippo.
Sig. WurMmLI Marcus (Socio studente), Im finstern Boden 7, CH-4125 Riehen (Svizzera),
presentato dalla Sig.na G. Mattioni.
CAMBIAMENTI DI INDIRIZZO
Dr. ALIQuo’ Vittorio, Sost. Procuratore Repubblica, Via Umberto Giordano 234, 00124 Roma.
Dr. Ing. Bassi Nicolò, c/o Capra, Via Gioberti 39, 10127 Torino.
Sig. Cavazzuti Pierfranco, Via S. Marta, 12037 Saluzzo (Cuneo).
Sig. CHEMINI Claudio, Via Zara, 7, 38100 Trento.
Dr. CoLuzzi Mario, Casa delle Palme, 03040 Monticelli (Frosinone).
Dr. Conti Franco, Via dei Prati Fiscali 321, 00141 Roma.
Dr. DeLLA Bruna Dino, Via Tolstoi 70, 20146 Milano.
Dr. FaLLETTI Leonardo, Via Ventimiglia 188, 10127 Torino.
Sig. PerILLo Manlio, 1 Traversa Domenico Fontana 45, 80131 Napoli.
Dr. SPERANDIO Francesco, Via Zeusi 27, Casalpalocco 00124 Roma.
Dr. Tonini D’AmBRosIio Maria, Istituto di Zoologia Agraria, Sezione Operativa Periferica,
Via Val di Non 18, 00141 Roma.
Ti
CONTRIBUTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha assegnato alla nostra Società, nel Bilancio
1969, un contributo di L. 2.000.000 per la stampa del Bollettino e delle Memorie,
Il Presidente ha provveduto a ringraziare calorosamente, a nome di tutti i Soci, il
nostro Consigliere Prof. Athos Goidanich, che ha come sempre aiutato con il Suo auto-
revolissimo appoggio la nostra domanda, nonchè il nostro Socio Prof. Mario Solinas,
Membro del Comitato C.N.R. delle Scienze Agrarie, che coi Suoi determinanti iriterventi
ha reso possibile l’assegnazione in oggetto.
CONTRIBUTO DEL C.N.R. PER IL VOLUME DEL CENTENARIO
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha inoltre accolto la domanda della Società,
relativa alla richiesta di un contributo per la pubblicazione del Volume del Centenario,
concedendo un sussidio straordinario di L. 1.800.000.
Il Presidente, ha, anche per questa assegnazione, ringraziato vivissimamente, a nome
di tutti i Soci, il nostro illustre Consigliere Prof. Athos Goidanich e il nostro Socio Prof.
Mario Solinas, che, con la loro autorità, hanno reso possibile questo contributo.
COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE
GIOVANNI MARIANI
SUGLI APHODIUS DEL SOTTOGENERE AGRILINUS MULS.
DELLA REGIONE ITALIANA
(Coleoptera Aphodtidae)
Nel corso di una revisione degli Aphodius delle collezioni del Museo Ci-
vico di Storia Naturale di Milano, e della mia, ho avuto modo di esaminare un
materiale molto abbondante, il che mi ha permesso di raccogliere dati ed os-
servazioni interessanti che è mia intenzione esporre e discutere in alcuni lavori.
Questo primo studio riguarda gli Aphodius del sottogenere Agrilinus Muls.,
che qui intendo nel senso che gli dà BALTHASAR nella sua monografia (1964
p. 376), cioè comprensivo anche delle specie del sottogenere Agoltinus Schmidt (1).
Così inteso il sottogenere Agrilinus comprende per l’Italia 7 specie, più una
(nemoralis Er.) incerta, abitante forse le nostre estreme regioni nord-orientali.
Alcune di queste specie presentavano dei problemi che ritengo di avere
chiarito nel presente lavoro, mentre, come è inevitabile quando si approfondisce
uno studio sistematico, altri ne sono sorti che ho cercato di inquadrare ma che
restano ancora aperti. Per un migliore contributo alla conoscenza delle specie
italiane di questo gruppo, delle quali nessuna è banale, ho anche ritenuto utile
di esporre i dati da me sicuramente controllati sulla loro geonemia, e di raffi-
(1) Il sottogenere Agoliinus era stato istituito da A. ScHMIDT (1913 p. 162), basandosi su
un carattere sessuale secondario dei gg (forma della spina terminale delle tibie mediane). Anche
LANDIN (1957 p. 90) riunisce in uno solo i due sottogeneri.
Fil
gurarne l’armatura genitale maschile. Quest’organo mostra in questo sottogenere
delle fortissime differenze da specie a specie, e il suo studio è quindi assai utile.
I disegni esistenti finora però sono molto incompleti e approssimativi (?).
Ringrazio qui sentitamente il prof. Cesare Conci, Direttore del Museo
Civico di Storia Naturale di Milano, per avermi affidato in studio il materiale
delle ricche collezioni di questo Istituto, agevolandomi in ogni modo; gli amici
Dott. Leonardi e sig. Bucciarelli per le molte cortesie usatemi. Un partico-
lare ringraziamento devo anche ai colleghi ed amici: Dellacasa, che mi ha dato
oltre al suo materiale, anche molte utili notizie, A. Focarile, di Grenoble, e
J. L. Nicolas, di Lione, che mi hanno procurato dati ed esemplari riguardanti
la Francia, Binaghi, Bari, Papini, Pierotti, Ravizza, che mi hanno anch'essi
fornito materiale e dati.
Il sottogen. Agrilinus Muls., sensu Balthasar, comprende, oltre alle 8 ita-
liane, altre 44 specie europee, asiatiche e nord-americane, con un totale quindi
di 52. La sua diffusione è olartica. È interessante perchè comprende in maggio-
ranza specie a distribuzione settentrionale, o a carattere ipsobionte, fra cui una
tipicamente boreo-alpina (A. piceus Gyll.), e quella che arriva alla più alta lati-
tudine (A. lapponum Gyll., l’unico Lamellicorne esistente in Islanda).
Aphodius (Agrilinus) ater (Degeer)
L’Aph. (Agrilinus) ater (Degeer) è, fra le specie italiane di Agrilinus, la
più largamente diffusa: e, quando presenta le caratteristiche tipiche, messe
in evidenza da tutti gli Autori, la si può identificare senza difficoltà: clipeo sinuato
anteriormente ma arrotondato, senza accenno a sporgenze in avanti a forma di
dente, grossolanamente punteggiato; colore nero, tutt'al più con qualche sfu-
matura bruno-rossiccia verso l’apice delle elitre; queste con interstrie piatte,
con evidente microscultura che posteriormente diventa una fitta zigrinatura che
dà loro un aspetto opaco. Quest'ultimo carattere è quello principalmente usato
nelle tabelle per distinguere questa specie.
Esiste però anche una aberrazione con elitre più o meno lucide fino alla
estremità, con microscultura assai meno evidente, con interstrie leggermente o
distintamente convesse: è l’ab. convexus Er. (= ascendens Reiche).
Questa aberrazione è stata diversamente considerata dai vari Autori: REIT-
TER (1892 p. 55 in nota) osserva che essa potrebbe anche essere specie propria.
JanssENS (1951 p. 60 in nota) la cita come sottospecie. PAULIAN (1959 p. 162),
con gli AA. francesi, la indica delle zone montagnose di tutta l’area di diffusione
della specie, senza tuttavia che abbia - sono sue parole - valore di sottospecie,
ma in certo qual modo solo di razza biologica. Di diverso parere è HoRrIoN (1958
p. 124) che la riscontra non solo in montagna, ma anche in pianura, e la con-
sidera unicamente un’aberrazione. BALTHASAR (1964 p. 380), avendone visto
(2) I disegni che accompagnano questo lavoro sono stati fatti su preparati a secco, usando
un oculare con reticolo, e sono tutti allo stesso ingrandimento. I parameri sono stati raffigurati
in visione laterale (destra), e dorsale. Il preparato a secco si presta abbastanza bene per armature
genitali come queste degli Agrilinus, fortemente chitinizzate e generalmente prive di appendici
membranose (quando queste vi sono, si arricciano e si contorcono disseccandosi): esso ha il van-
taggio di essere di rapida preparazione, e di dare all’osservatore, che usi un binoculare, una per-
fetta idea dell’aspetto tridimensionale dell’organo.
PIS
una grossa serie della Mongolia, avanza l'ipotesi (poichè essa non può essere
una sottospecie essendo frammista alla forma tipica) che possa essere una specie
a sè, assai vicina all’ater.
In Italia questa forma a elitre lucide è molto frequente. Dal materiale esa-
minato, abbastanza numeroso (circa 500 esemplari) risulta però che tutto il
complesso « ater » è notevolmente variabile. Da individui con interstrie perfet-
tamente piane, opache e con distintissima microscultura si arriva a quelli con
interstrie nettamente convesse, tutti lucidi, quasi senza microscultura. In com-
plesso la forma tipica (a elitre opache e microscultura evidente) è assolutamente
predominante nella regione alpina, e già meno frequente nella pianura padana.
Ho visto esemplari della confluenza Po-Ticino, e di Semiana nella bassa Lo-
mellina che hanno tutti i caratteri della ab. convexus. Ciò che gli Autori francesi
hanno osservato per la Francia, ossia la localizzazione di questa aberrazione
nelle zone montagnose, non vale perciò per l’Italia. Gli esemplari dell’Italia
centrale e meridionale sarebbero tutti da attribuire all’ab. convexus: 10 almeno
non ne ho visto nessuno che potesse essere con sicurezza considerato un tipico
ater. Anche qui però le interstrie variano sensibilmente da perfettamente piane
a distintamente convesse, indifferentemente sia che gli esemplari provengano
da località di montagna o di pianura.
L'ipotesi perciò che questa forma possa essere realmente una sottospecie
è tutt'altro che da scartare: sembra anzi notevolmente avvalorata da questi dati.
Vi è però una difficoltà: quella di stabilire l'esatta definizione di questa eventuale
razza, perchè la ab. convexus (descritta da ERICHSON nel 1848 su esemplari della
Germania meridionale e dell’Austria) è segnalata di tutta l’area abitata dalla
forma tipica, più o meno frammista con questa (v. HoRrION e BALTHASAR l.c.).
Perciò BALTHASAR, come detto sopra, pensa alla possibilità che si tratti
di una specie a sè. Ma i tentativi di separarlo dall’ater tipico in base ai caratteri
indicati dagli Autori hanno rivelato una notevole difficoltà, data la gradualità
dei passaggi dall’uno all’altro (*). L’esame dell’edeago (che ha parameri corti,
di forma semplice, convergenti all'estremità in forma arrotondata) non mostra
nessuna differenza fra esemplari tipici delle Alpi, e esemplari dell’ab. convexus
dell’Italia meridionale (v. figure 1, 2,3 e 4).
È un problema interessante ma difficile, che per essere affrontato necessi-
terebbe uno studio approfondito e l’esame di un ben più vasto materiale, parti-
colarmente delle varie regioni europee. Per forza mi devo limitare qui a con-
siderare ancora il convexus come una semplice aberrazione.
Geonemia — In tal modo considerata, è specie a distribuzione euro-
sibirica, non presente però in tutta Europa. Secondo gli Autori (in particolare
Horion 1958) il suo areale va dalla Spagna settentrionale al Caucaso (*) e in Si-
beria fino a Wladiwostok, con frequenza molto minore nelle regioni mediterranee
(dove tende ad abitare le zone montuose) e nelle regioni orientali (raro nella
(3) La stessa osservazione era stata fatta da D’OrBIGNY (1896 p. 208). Egli dice (in nota):
« Aucune de ces variétés n’est nettement caractérisée; on trouve tous les passages entre les élytres
mats et les élytres brillants; il en est de méme pour la ponctuation des interstries plus ou moins
serrée et pour celle du prothorax. La variété ascendens est méme souvent difficile è séparer du
type. ».
(4) BacueNA CoRELLA (1967 p. 138) ha visto esemplari solo di Santander e Madrid, corri-
spondenti tutti alla forma convexus Er.
£74
Russia meridionale, non è segnalato della Grecia). A Nord si spinge fino in
Gran Bretagna e Scozia, Norvegia, Svezia e Finlandia meridionali (in Norvegia
fino a Narvik).
Figg. 1-12 - Edeagi di Aphodius subgen. Agrilinus Muls. Tutti i disegni sono alla stessa scala e
mostrano gli edeagi in visione laterale destra e dorsale. Figg. 1 e 2: Aph. ater (Degeer) (Piemonte:
M. Zeda). Figg. 3 e 4: Aph. ater ab. convexus Er. (Basilicata: Melfi). Figg. 5 e 6: Aph. constans
Duft. (Liguria: Laigueglia). Figg. 7 e 8: Aph. borealis Gyll. (Appenn. Ligure: M. Colletta).
Figg. 9 e 10: Aph. putridus (Herbst) (Carnia: Forni di Sopra). Figg. 11 e 12: Aph. nemoralis Er.
(Germania: Monaco).
È:75
Per l’Italia, secondo LuIcioNI (1929 p. 382) si trova in tutto il paese, com-
prese la Sicilia e la Sardegna.
Personalmente ho visto materiale abbondante dell’Italia settentrionale, sia di montagna (?)
che di pianura. Dell’Italia centrale ho visto esemplari di varie località della Toscana, e di una sola
(M. Cimino) del Lazio. Nell’Italia meridionale è stato raccolto da Focarile e da me nella zona del
Monte Vulture. Nel Museo di Milano vi sono tre esemplari dei dintorni di Messina raccolti da
Schatzmayr (6). Non ho visto esemplari della Sardegna, nè la specie è elencata nel Catalogo
dei Coleotteri della Corsica di SAINTE-CLAIRE-DEVILLE (1914).
L’ater inteso in sensu lato, può essere perciò considerato come effettiva-
mente diffuso in tutta Italia (forse con l’esclusione della Sardegna e della
Corsica). L'Italia è la regione dove questa specie si spinge più al Sud, senza che
mostri una particolare tendenza ad abitare zone elevate; nell’Italia centro-me-
ridionale è però assai sporadico, o addirittura raro.
Aphodius (Agrilinus) constans Duft.
L’Aph. (Agrilinus) constans Duft. è molto vicino all’ater: è tuttavia fa-
cile distinguerlo dalla forma tipica di questa specie dall’aspetto delle elitre, opache
nell’ater e lucide nel constans. Quando si deve confrontare però con esemplari
di ater ab. convexus Er., a elitre lucide, bisogna ricorrere ad altri caratteri, che
una volta ben individuati rendono questa distinzione non difficile (7). Metto
perciò a confronto le due specie nella seguente tabella:
ater
elitre nella forma tipica con micro-
scultura evidente, almeno all’estre-
mità, così che appaiono opache. Nella
constans
elitre lucide, anche all’estremità, senza
microscultura, con punteggiatura pic-
cola e leggera
ab. convexus Er. sono tutte più o
meno lucide, vi è però sempre una
certa microscultura e una ben mar-
cata punteggiatura
punteggiatura del pronoto molto ir-
regolare, formata da punti piccoli e
punti molto più grossi. Talvolta quasi
tutta fatta di punti assai piccoli,
con solo qualche punto molto più
grosso irregolarmente disposto, s0-
prattutto alla base
punteggiatura del pronoto fitta, piut-
tosto grossa e subregolare
(5) Località più elevata: Val di Chavannes (zona del Piccolo S. Bernardo) m 2200.
(6) L'etichetta reca: « Messina-C. Inglese » (ossia Campo Inglese), località sulle estreme
propaggini dei Peloritani, a nord di Messina, a quota 400 circa.
(7) I vari Autori in questo non sono di nessun aiuto, perchè nelle loro tabelle o si basano
solo sull’aspetto lucido o opaco delle elitre (col risultato che nelle collezioni si trovano gli ater ab.
convexus determinati come constans), oppure citano dei caratteri che sono poco evidenti, o addi-
rittura non esatti. Così ad es. REITTER (1892 p. 55) e D’OrBIGNY (1896 p. 208) basano la distin-
zione sulla sutura e sulla stria suturale più o meno affondate, carattere questo che è molto vago.
Secondo REITTER l’ater mancherebbe di increspatura trasversale sul clipeo, mentre invece questa
è sempre presente, più o meno marcata. Secondo JanssENS (1951 p. 58) il constans avrebbe meso-
sterno non solcato, il che non è vero.
176
alter
carena laterale delle elitre ben mar-
cata alla spalla (8)
mediamente un po’ più piccolo e
più nero
interstrie da completamente piane
fino ad alquanto convesse
edeago breve, con parameri termi-
nanti con una punta alquanto arro-
tondata (in visione laterale). Visti
dal disopra, i due parameri hanno
profilo curvo, e si riuniscono all’estre-
mità con una curva largamente arro-
tondata (figg. 1-2; 3-4).
Questi caratteri sono tutti buoni, e li ho riscontrati presenti nella totalit
degli esemplari esaminati. Con un esame comparativo così condotto non vi
constans
carena laterale delle elitre assai più
sottile e leggera alla spalla
mediamente più grande, e di colore
da bruno scuro a bruno rossiccio
interstrie sempre leggermente con-
vesse
edeago fondamentalmente molto si-
mile, però in visione laterale termi-
nante con una punta assal più acuta.
I parameri visti dal disopra hanno
il profilo esterno pressochè rettilineo,
e terminano riunendosi in una punta
assai più stretta, quasi acuta (figg.
5-6).
à
è
particolare difficoltà a distinguere le due specie.
Geonemia: La specie è indicata come particolarmente diffusa nell’ Eu-
ropa occidentale e meridionale, però si trova anche in Irlanda e Scozia. Assai
rara in Germania e Austria, più frequente in Iugoslavia, rara o addirittura dubbia
più a oriente. Arriverebbe però fino all’Asia Minore e alla regione Caspica (BAL-
THASAR 1964, Horion 1958).
Personalmente ho visto esemplari di varie località della Francia meridionale e della Bal-
cania: Is. Arbe, IV-1908 leg. Gridellij; Is. Lussin, M. Ossero 7-IV-14 leg. Schatzmayr; Zara-
vecchia leg. Novak; Montenegro, Antivari V-1942 leg. Moscardini.
Ho visto pochi esemplari italiani di constans, che da noi sembra essere
specie tutt’altro che comune. Le località da me controllate sono:
Liguria: Laigueglia (Savona) 5-XI-60 leg. Liberti; Monte S. Giorgio (Savona) leg. Della-
casa, varie catture da novembre a maggio.
Toscana: Poggio Cavallo (Grosseto) IV-1920 leg. Andreini; Pontremoli (App. Tosco-
Emil.) 22-III-31 leg. Koch.
Lazio: Roma, 19-XI-1893 leg. Silvestri; Ponte Galeria (Roma) IV-1960 leg. G. Papini;
Monti Simbruini: Fiumata (Filettino), m 1000, 5-V-63 leg. G. Papini.
BasiLicaTA: Melfi 6-IV-42 leg. Focarile.
Corsica: di questa regione ho visto parecchie catture: Ghisonaccia 20-IV-29 leg. V. Planet;
Favona 1-IV-64; Col de Lavezzo 5-IV-64; Pisciatello 27-III-64; Pratavone 27-III-64; Bavella-
Argiovara 2-IV-64, tutte leg. J.-P. Nicolas.
Trovo poi citata da Horion (l.c.) la Sardegna (Savagone, località che non
riesco a identificare), e l’Alto Adige, da un’indicazione in litt. di A. Von PEEZ
(8) Questo carattere, che giustamente è messo in evidenza da JANSSENS (l.c.), e che è molto
ben indicativo, è indirettamente usato anche da BaLTHASAR (1964), perchè il dentino alla spalla
che egli indica nella sua tabella a pag. 376 non è altro che il punto terminale della carena laterale
delle elitre, che ha l’apparenza di un dentino se lo si guarda dall’alto.
177
1956. LurcioNI (1929) indica: Italia settentrionale e centrale, Sardegna e Corsica.
Sembra quindi essere presente, ma assai raro, nell'Italia settentrionale, più fre-
quente nel centro e nel Sud.
In Italia (e anche in Corsica) è specie invernale, le date delle catture vanno
tutte da novembre ai primi di maggio. Questo può spiegare in parte la poca fre-
quenza dei ritrovamenti. Anche per la Francia BepEL (1911 p. 67), che lo dice
molto raro, indica come periodo di comparsa l’inverno e l’inizio della primavera.
In località montuose dell'Europa centrale e nel Belgio è stato raccolto in giugno
(Horion, JANSSENS). E curioso come questi Autori lo considerino specie boreo-
alpina o boreomontana (JANSSENS 1951 p. 8, Horion 1958 p. 127, quest’ultimo
però con molti dubbi). |
Aphodius (Agrilinus) piceus Gyll. e Aphodius (Agrilinus) satyrus Reitt.
Queste due specie sono molto simili per caratteri morfologici esterni.
L’Aph. piceus fu descritto da GyLLENHAL fin dal 1808 in « Insecta Suecica»;
l’Aph. satyrus da REITTER nelle « Bestimmungstabellen » nel 1892. Questo Au-
tore lo considera specie fino allora confusa col constans (*), e non lo confronta col
piceus, basando la differenza fra queste due specie soprattutto sulla forma delle
elitre, allargate all’indietro oppure parallele. D’ORBIGNY pochi anni dopo (1896)
non porta alcun nuovo elemento, e segue più o meno la tabella di REITTER.
Con i dati forniti da questi Autori era perciò difficile determinare con sicu-
rezza piceus e satyrus. Ma anche Autori molto più recenti si sono basati su ca-
ratteri inconsistenti, come SCHMIDT (1922), seguito anche da PAULIAN (1959),
che separano le due specie secondo la larghezza relativa dello scutello e delle
prime due o tre interstrie alla base. Non ci si può meravigliare se questa scarsità
e incertezza di dati hanno causato molteplici errori nella interpretazione di queste
due specie, e nello studio della loro distribuzione geografica. In realtà la distin-
zione non è difficile: esistono vari caratteri che possono utilmente servire, e
che elenco qui appresso. E da osservare poi che i 3g offrono un carattere fa-
cilissimo, oltre a una fortissima differenza nell’organo copulatore.
Clipeo: nel satyrus anteriormente è leggermente dentato, o meglio
terminante con due punte abbastanza acute, e un po’ voltate in su, mentre è
solo sinuato nel piceus. La differenza è in genere piuttosto netta.
Protorace: nel satyrus ha punteggiatura irregolare, con punti di
diversa grossezza. Nel piceus è ancora più irregolare, molto disordinata. E forse
la differenza che più salta all’occhio: bisogna però avere degli esemplari di con-
fronto!
Elitre: nel satyrus le interstrie sono poco convesse, talvolta anche
piane, le strie sono sottili, con grossi punti. Questi caratteri nel piceus sono
più accentuati: le interstrie di solito sono nettamente convesse e le strie profonde,
sottili e con grossi punti che danno loro un’apparenza di rosario. Vi sono però
esemplari che hanno queste caratteristiche meno evidenti. Infine l'estremità delle
elitre non ha traccia di microscultura nel satyrus, mentre nel piceus ve ne è una
minutissima appena visibile a 100 ingrandimenti.
(9) Anche Horion (1958 pag. 121) considera il satyrus come specie molto difficile da di-
stinguere dal constans, oltre che dal piceus. Ma il constans è molto più piccolo e più bruno, ha il
clipeo di forma diversa e le strie elitrali più larghe e meno incise all’orlo dai punti. Vedere per
questo la tabella alla fine del presente lavoro.
178
Come ho detto, nel 3 vi sono in più due ottimi caratteri: la spina terminale
delle tibie anteriori, e l’organo copulatore (19). La spina terminale delle tibie
anteriori nel satyrus 3 termina con estremità ottusa, nel piceus invece con estre-
mità aguzza (uguale quindi a quella della 9). Questo carattere non è citato da
REITTER, è però indicato da ScHMIDT (1922) e da PauLIAN (1959), senza venir
usato come carattere utile per la determinazione.
La più vistosa differenza la si ha nell’organo copulatore, che è nelle due
specie completamente diverso. Nelle figure 15-16-17-18-19 ho riprodotto gli
edeagi del piceus e del satyrus con la massima accuratezza (sia pur nella consueta
forma schematica), perchè le figure che ho trovato nella letteratura sono assai
imprecise. PAULIAN (1959 p. 157, fig. 231-232) raffigura un edeago del piceus
quasi uguale a quello del satyrus, così da far pensare che sia avvenuta una con-
fusione fra le due specie. Su questo punto ritornerò più avanti. La stessa figura
è stata riprodotta poi da BALTHASAR (1964 p. 393 e 394). LANDIN (1957 p. 92)
dà (sempre per Aph. piceus) un disegno molto schematico, che - specialmente
in visione dorsale - è ben lontano da quanto ho potuto osservare io stesso. L°e-
dago del satyrus è molto grosso, a forma caratteristica, con parameri allungati
e fortemente curvi in visione laterale. Non è assolutamente possibile confonderlo
con quello del piceus, assai più corto (meno della metà), con parameri molto
più semplici, pressochè diritti, con l’estremità terminante a paletta (se visti dal
disopra), mentre se visti di profilo l’estremità è a punta, abbastanza allungata.
Superiormente, un po’ prima dell’estremità, vi è su ciascun paramero un pro-
lungamento o appendice membranosa, che nei preparati a secco è spesso arric-
ciato o contorto, e quindi non ben visibile. Di questa appendice invece non vi
è traccia sui parameri del satyrus. Del piceus ho esaminato, oltre a esemplari
delle Alpi italiane, anche altri provenienti da località che potrei dire classiche,
perchè sono quelle citate da tutti gli Autori, e in particolare da HoRrIon (1958):
Altvatergebirge in Moravia, e Monti Altai in Manciuria.
Come ho detto, già altre volte le due specie erano state male interpretate.
Novak (citato da GacLiarDI 1943) ebbe ad attribuire al piceus degli esemplari
che erano invece dei satyrus (!!). Lo stesso errore è stato commesso anche da
MiLLER nel suo lavoro del 1902 « Lucanidae et Scarabaeidae Dalmatiae ), dove
cita il piceus dei Monti Velebit. Miksic (1957 p. 156) dice di essere stato in-
formato con una comunicazione epistolare dall’illustre entomologo triestino che
tale citazione era dipesa da una determinazione inesatta, e che si trattava invece
del satyrus Reitt. Perciò Aph. piceus è da togliere dalla fauna balcanica. Anche
N
per la Francia la presenza del piceus è discutibile, come tratterò più avanti.
(10) I 33 sono subito distinguibili dalle 99, in entrambe le specie, per avere la spina ter-
minale inferiore delle tibie mediane con estremità piegata ad angolo retto (carattere del sotto-
gen. Agolitnus Schmidt).
(11) GacLIARDI, basandosi su esemplari del Piccolo S. Bernardo e dell’Abetone, determi-
nati da NOVAK come piceus, aveva ritenuto di poter confermare con certezza la presenza di questa
specie in Italia. Tale conclusione è riportata anche da HoRIion (1958). Ma questi dati di Gagliardi
sono errati: ho potuto esaminare alcuni di questi esemplari esistenti nelle collezioni del Museo
Civico di Milano e contrassegnati « det. Novak ». Essi sono incontestabilmente dei satyrus. Del
resto era determinata come piceus anche una numerosa serie di satyrus del Passo di S. Giacomo
(Val Formazza).
179
Potendo ora basarmi su determinazioni sicure, ho raccolto e indico qui
appresso quei dati sulla geonemia delle due specie che sono da ritenere certi
e che ho ricavato dall’esame di circa 600 esemplari di Aph. satyrus e 33 di
Aph. piceus.
Geonemia di Aph. satyrus Reitt. È una specie alpina, particolarmente
frequente su tutto il versante italiano delle Alpi Occidentali. Ho visto esemplari
praticamente di tutte le valli piemontesi, dalle Alpi Liguri (varie località sul
versante orientale della costiera Marguareis-Saccarello, nell'alta valle del T'a-
naro) fino alla Val Formazza (Passo di S. Giacomo). In tutte queste valli lo si
trova, con pochissime eccezioni, dai 2000 metri in su, fino a m. 2500 (Passo
Magioire in Val d’Ala - Valli di Lanzo).
Per il versante francese, SAINTE CLAIRE DEviILLE (1935) e gli Autori suc-
cessivi (HoFFMANN 1954, PauLIAN 1959) lo citano delle Hautes-Alpes, Basses-
Alpes e Alpes-Maritimes. HoFrFMANN lo dice anzi raro, ma considera invece
comune il piceus in tutte le Alpi francesi. Questa affermazione è ovviamente da
rivedere. L’amico Dott. J.-L. NicoLas di Lione assai gentilmente ebbe a comu-
nicarmi molte località delle Alpi francesi da lui personalmente accertate, tutte
nel Delfinato e nelle Alpi Marittime (1°).
Il satyrus diventa subito meno frequente nelle Alpi Centrali. Per l’Italia
ho visto solo le seguenti località: Passo di Sasso Canale (m. 2100) e Passo del-
l’Orso (m. 2100), entrambi nella catena di monti che chiude a N-W il Lago
di Como; Valle Arigna in Valtellina (versante N delle Orobie). Horion (1958)
riporta qualche citazione per la Svizzera (Engadina e Grigioni). Più ad oriente,
ma sempre ad Ovest dell'Adige, ho visto esemplari delle Giudicarie (M. Rimà
e M. Cadria), e della Paganella. Anche HoRrion (l.c.) ritiene che per le Alpi
settentrionali e orientali il satyrus sia una grande rarità. Come sicure cita solo
poche località del Vorarlberg e della Carinzia (Alti Tauri). Anche nelle colle-
zioni del Museo Civico di Milano vi sono esemplari della Carinzia (M. Dobratsch
presso Villach). E da notare che REITTER, descrivendo questa specie, la indica
della Baviera, della Svizzera e dell’Italia. Ma in Baviera non risulta che sia mai
stata trovata (HoRIon l.c.).
Come ho detto sopra, in tutte queste località alpine 1 Aph. satyrus è abi-
tatore delle quote dai 2000 m in su. È perciò notevole che, fuori dalla cerchia
alpina, sia stato catturato molto più in basso. Ho visto un es. 9 raccolto da Ratti
al M. Giovo a m. 1500 (Appennino Modenese); ed io stesso raccolsi due esem-
plari nell’alta valle del torrente Parma (Appennino Parmense) nella località di
Lagdei a m. 1000. Queste catture dimostrano la presenza del satyrus anche nel-
l'Appennino settentrionale, e sono le sole località sicure non alpine che io conosco
per l’Italia.
Fuori d’Italia gli unici dati che mi risultano per regioni non appartenenti
alle Alpi riguardano la catena dei Velebit in Dalmazia. Trovo una citazione di
NovaK riportata da Horion (1958); e vi è il dato più sopra riferito di MULLER
(1902). Anche nelle collezioni del Museo Civico di Milano esistono 3 esemplari
etichettati « Croazia: Rawni Padez » (località che però non sono riuscito a rin-
tracciare).
(12) J.-L. NicoLas: 2€ Contribution à l’étude des Aphodiini de la faune frangaise. Le
cas d’Aphodius piceus Gyll. - Questo lavoro è in corso di stampa sul Boll. Soc. Linn., Lyon.
180
La quasi totalità di queste catture è stata fatta nell’estate avanzata. Salvo
poche eccezioni il satyrus compare solo dal luglio in avanti. Le catture del giugno
sono in massima parte quelle fatte nelle valli più meridionali (Alpi Marittime).
Geonemia di Aph. piceus Gyll. - È specie boreoalpina, o - volendo
usare la precisazione indicata da LA Greca (1963) - eurosibirico-boreoalpina,
essendo diffusa nell'Europa boreale, in Siberia, e in alcune montagne dell’Eu-
ropa centrale e dell’Asia (Monti Altai nella Mongolia occidentale: varie colle-
zioni). È interessante vedere più da vicino la distribuzione di questa specie in
Europa (vedi cartina a fig. 13). Per la zona boreale essa è citata (prendo questi
dati da HoLpHaus & LinproTH 1939) della Norvegia da Ryfylke (circa 59° lat.)
Verso settentrione, sempre più frequente fino al Siid-Varanger e all’estremo Nord
(isola Mageròy - Capo Nord, 71°). In Svezia è largamente diffusa nelle regioni
settentrionali (Lappland, Norrbotten e Visterbotten), arrivando a Sud fino al
Varmland. In Finlandia si trova praticamente in tutto il paese. Per la Russia
sono citate molte località nella penisola di Cola; l’isola Solovetsk nel Mar Bianco;
la penisola di Kanin e la regione del fiume Peciòra.
Per l'Europa centrale HorIon (1958) indica l’Aph. piceus del Gruppo del-
l’Harz, dei Sudeti (Riesengebirge e Altvatergebirge), dei Beschidi, degli Alti e
Bassi T'atra, e della Selva Bavaro-Boema. Fra questi, gli Alti Tatra hanno no-
tevole elevazione e carattere alpino, gli altri gruppi sono montagne più modeste
(sui 1500-1600 metri), ma soggette a un clima freddo e piovoso, e assai ricche
di manto boschivo. Non c’è invece nei Carpazi e nelle Alpi Transilvaniche. Più
a Sud il piceus si trova nelle Alpi Austriache, Bavaresi, Svizzere e - possiamo ag-
giungere ora - anche Italiane.
Nell’Europa centrale è dappertutto poco comune, o addirittura raro: le
catture più numerose provengono dall’Harz, dai Sudeti e dalle Alpi Bavaresi.
Nell’areale settentrionale è invece largamente diffuso e - a quanto sembra -
abbastanza frequente, anche in zone montuose fino a 1000 m. Merita di essere
segnalato il fatto che in queste regioni si trova spesso, se non prevalentemente,
in carogne (anche di pesci) e in vegetali imputriditi (HoLDHAUS, l.c.).
Aph. piceus è probabilmente l’unico Scarabeide che presenti una così ti-
pica distribuzione boreoalpina.
È stata a lungo discussa la presenza in Italia di questa specie. Citata nel
Catalogo Bertolini delle Alpi e dell'Emilia, era poi stata esclusa da MANCINI
(1924), così che LurcionI (1929) e Porta (1932) la mettono fra le specie di
dubbia presenza. Successivamente GAGLIARDI, come detto più addietro in nota,
la confermava di nuovo, sia pure su dati erronei. HorIoN (l.c.) la cita della pro-
vincia di Bolzano, su dati inediti di Von Perz. Ora, in base al materiale da me
studiato, posso confermare senza ombra di dubbio la presenza del piceus in Italia.
Ho visto esemplari di: Veneto (Cadore) Cortina d'Ampezzo 5-VIII-58 leg. Pierotti; (Ca-
dore) Cr. del Becco VI-61 leg. Pierotti. Lombardia (Alpi Orobie) L. Barbellino 10-VII-1904
leg. V. Ronchetti. Piemonte (Biellese) Oropa, L. Mucrone m. 2000 30-VI-46 leg. G. Mariani.
Nella collezione Dellacasa vi sono inoltre sei esemplari etichettati « Trentino ».
È degno di nota il fatto che questa specie sia presente ad Oropa. Deve
esservi molto raro, poichè si tratta di una stazione molto battuta, ed è stato rac-
colto, a mia conoscenza, solo una volta. Osservo che la montagna di Oropa è,
tra le nostre zone alpine, fra quelle più piovose, il che confermerebbe una pre-
ferenza climatica.
181
Oropa è la stazione più occidentale che mi risulti per le Alpi italiane, do-
vendosi scartare, come si è visto, il Piccolo S. Bernardo indicato da GAGLIARDI.
Il piceus è però citato delle Alpi francesi (SAINTE-CLAIRE DEvILLE 1935, HoFr-
MANN 1954, PAULIAN 1959) senza località precisa: Alpi, Alpi Marittime. Vi è
inoltre la testimonianza di MuLsANT, che descrive (1842 p. 191) un Aphodiwus
500 Km
G. Mariani dis.
Fig. 13 - Distribuzione in Europa di Aph. piceus Gyll. 1 - Alpi Centrali e Orientali. 2 - Selva
Boema. 3 - Gruppo dello Harz. 4 - Sudeti (Altvatergeb.). 5 - Beschidi, Alti e Bassi Tatra.
alpicola, su esemplari provenienti dalle montagne attorno ad Aix-les-Bains in
Savoia, e lo mette più tardi (1871 p. 187) in sinonimia col piceus. Questa sino-
nimia è stata poi riportata da tutti gli Autori, e verrebbe a confermare impli-
citamente la presenza del piceus in Francia.
A mio parere occorrerà tuttavia rivedere tutti i dati relativi a questa affer-
mata presenza, e personalmente sono quasi certo che questa specie sia da esclu-
dere dalla fauna francese. Infatti se consideriamo: la distribuzione del piceus
in Europa, come sopra ho dettagliato, e la sua grande rarità nelle Alpi; la grande
somiglianza fra satyrus e piceus, che ha portato a confondere spesso fra di loro
le due specie, e che verosimilmente ha causato anche l’errata raffigurazione del-
l’edeago fatta da PAULIAN; infine il fatto che il satyrus è specie molto diffusa
182
nelle Alpi occidentali, mentre le poche citazioni del piceus per la Francia sono
o vaghe o controverse, vediamo che vi sono degli ottimi motivi per una revi-
sione (18).
Quanto all’ Aph. alpicola Muls., la sua descrizione, se riveduta attentamente,
solleva molti dubbi sulla identità al/picola = piceus; secondo me appare anzi
chiaro che essa deve essere piuttosto riferita proprio a un satyrus. La questione
è interessante, e merita una particolare analisi.
Questa descrizione, a pag. 191 della Histoire Naturelle des Coléoptères
de France, del 1842, è, come tutte quelle di MUuLSANT, molto dettagliata e mi-
nuziosa. La maggior parte dei caratteri citati è comune alle due specie: ma due
di essi sono molto indicativi. Si riferiscono al clipeo e alle tibie anteriori: « Cha-
peron... faiblement relevé aux angles de devant; notablement auriculé ». E più
avanti: « 3. Eperon des jambes de devant plus fort ». « 9. Eperon des jambes de
devant plus gréle ». Come si vede, sono due fra i principali caratteri che contrad-
distinguono il satyrus. Inoltre nella pagina successiva l'Autore parla di « inter-
valles déprimés ».
Nella seconda edizione della Histoire Naturelle (MuLsANT et Rey 1871),
a pag. 187, l’alpicola viene messo in sinonimia col piceus, con l’osservazione che
gli esemplari francesi differiscono un po’ per la statura e la punteggiatura da
quelli dell'Europa settentrionale, ma non possono esserne distinti specificamente.
L'area abitata da questa specie (piceus) si estende a tutte le Alpi francesi.
In questa seconda descrizione si ritrovano ancora il carattere relativo alla
forma del clipeo e agli intervalli piani. Non è più segnalata la differenza fra ma-
schio e femmina della spina terminale delle tibie anteriori, è indicata però una
differenza di punteggiatura.
Come si vede, MuLsanT giudicò il suo a/picola uguale alla specie nota
dell'Europa settentrionale, e che del resto era indicata (più o meno a ragione!)
anche qua e là delle Alpi (HEER 1841 p. 59 ad esempio la cita del cantone di
Ginevra, molto rara). Quando nel 1892 REITTER descrisse il satyrus, la sinonimia
alpicola = piceus era considerata ormai acquisita, perchè stabilita dallo stesso
Autore della specie, e come tale è stata sempre trasmessa da un Autore all’altro.
Mi sono un po’ dilungato con queste precisazioni perchè questa identità,
se confermata, verrebbe a porre, come è ovvio, un caso di priorità (alpicola
Muls. 1842 = satyrus Reitt. 1892). La discussione qui fatta porta, secondo me,
notevoli elementi in favore di questa sinonimia. Poichè però si verrebbe a cam-
biare un nome ormai in uso da 70 anni, ritengo necessario, per una conclusione
positiva, un riesame del materiale francese e soprattutto, se ancora esistono,
dei tipi di MULSANT.
Aphodius (Agrilinus) pyrenaeus (Duv.)
Questa specie, facilmente riconoscibile per il clipeo molto marcatamente
appuntito ai lati della sinuosità anteriore, e per le elitre distintamente zigrinate
DO
verso l'estremità posteriore, è interessante per la sua distribuzione geografica,
(13) MancinI (1924): « gli esemplari delle Alpi Marittime (S. Etienne de Tinée) deter-
minati con questo nome [piceus] non sono altro che dei satyrus Rtt. ». Per i Pirenei, la vecchia
indicazione « Canigou », riportata da SAINTE-CLAIRE DEVILLE (1935), è messa fortemente in dubbio
da HoRrion (1958). Anche J.-L. NicoLas, nel lavoro citato più addietro, conferma il fatto di non
aver mai visto dei piceus sicuramente determinati della Francia.
183
fortemente discontinua e limitata ad alcune zone montuose, con carattere quindi
di relitto (vedere la cartina a fig. 14). Per questo studio ne ho esaminati 120
esemplari. |
Essa è stata descritta dei Pirenei. HOFFMANN (1954) cita le seguenti loca-
lità: Hautes-Pyrénées: Cirque de Gavarnie; Cirque de Troumouse; dint. di
Fig. 14 - Cartina della distribuzione finora accertata nelle Alpi Occidentali di Aph. pyrenaeus
(Duv.). Sono punteggiate le aree ad altitudine superiore ai 1500 metri; la linea nera indica
lo spartiacque. 1 - M. Zeda. 2 - Val Strona, L. Capezzone. 3 - Alte Valli del M. Rosa. 4 -
Val Sessera, Tre Laghi. 5 - Col du Galibier: Pic des Trois Evechés. 6 - Gruppo del Pelvoux:
Ailefroide. 7 - Alta Val Varaita. 8 - Alta Val Maira. 9 - Valle della Stura di Demonte: Colle del
Mulo. 10 - M. Mongioie. 11 - M. Colletta.
Lourdes. Pyrénées-Orientales: Canigou; Banyuls. Aude: Maruby. Ho visto
anch'io degli esemplari di: Gavarnie; Col du Tourmalet; Arbizon (tutte loca-
lità in Hautes-Pyrénées). Finora non è stato mai trovata sul versante spagnolo
(BacuenA CorELLa 1967 p. 140).
184
Dagli Autori italiani è stato indicato sempre della sola regione alpina at-
torno al M. Rosa.
Di questa zona ho visto esemplari di: Champoluc, leg. F. Solari; Gressoney, Lago Gabiet
(m. 2200), leg. A. Schatzmayr; Gressoney, Alpe Ruesse (m. 1800), leg. Taccani; Alagna, Lago
delle Pisse (m. 2400), leg. E. Baldi; Alagna, sopra all’Alpe Vigne (m. 2700), leg. G. Mariani (15);
Macugnaga, Rif. Zamboni (m. 2070), leg. Bilardo; Val Sessera, Tre Laghi, leg. F. Capra; Val
Strona, Lago Capezzone (m. 2000), leg. G. Mariani e A. Focarile. Inoltre più ad oriente, ad est
della valle della Toce, il Monte Zeda (m. 2100), leg. G. Mariani e B. Bari.
Più recentemente io l’ho raccolto in due località delle Alpi Cozie: Val Varaita, sopra Chianale
(m. 2000) e Valle della Stura di Demonte (Vallone dell’Arma): Colle del Mulo m. 2400. Successi-
vamente a queste catture ho visto esemplari della Val Maira: Vallone dell’Escalon (Saretto) m. 2250,
leg. Dellacasa; e del M. Mongioie (Alpi Liguri, Alta Valle del Tanaro), leg. L. Ceresa.
Possiedo inoltre un esemplare proveniente dall’Appennino Ligure: Monte
Colletta m. 1000, leg. A. Focarile; che è incontestabilmente un pyrenaeus, ed
è una cattura notevole perchè la località di provenienza è una zona appenninica
a carattere niente affatto alpino, quantunque con parecchie cime fra i 1600 e 1
1700 m., piuttosto fresca e umida e ricca di pascoli.
L’area di distribuzione di queste specie viene ad allargarsi perciò a tutte
le Alpi Occidentali, ove tuttavia essa sembra essere molto rara e localizzata, e
sempre a quote piuttosto elevate, arrivando fino al primo gruppo importante
della catena Appenninica.
Per ciò che riguarda il versante francese delle Alpi Occidentali PAULIAN
(1959 p. 160) dice che l’Aph. pyrenaeus non è stato ancora segnalato delle Alpi
francesi, e i vari Autori non riportano infatti nessuna cattura proveniente da
questa regione.
HoFFrMann nel 1954 (l.c.) descrive una nuova specie vicinissima al py-
renaeus: Aph. davidi, di Vallouise, Montagne de « La Blanche » (Massif du
Pelvoux, Hautes-Alpes), a 2500 m. Questa specie, che PAULIAN riporta nella
Faune de France (2a ediz., 1959), è messa da BALTHASAR in sinonimia (1964
p. 394), senza però dar spiegazioni su questo suo punto di vista. Il dott. J}.-L.
NicoLas, il quale ha potuto raccogliere una serie di questi Afodi in una
località assai prossima a quella degli esemplari tipici (Massif du Pelvoux, Aile-
froide, Glacier Noir m. 2200), ebbe a dirmi personalmente che, a suo parere,
il davidi tutt'al più potrebbe essere considerato una razza del pyrenaeus.
L’argomento mi interessava per poter fare un confronto con gli esemplari
delle vallate occidentali piemontesi che mi risultavano un po’ diversi da quelli
del M. Rosa. Grazie alla cortesia del dott. Nicolas e del comune amico A. Fo-
carile ho potuto esaminare un certo numero di esemplari attribuibili al dava,
e provenienti appunto da Ailefroide. Per il confronto desiderato ho ritenuto
necessario fare prima un breve studio sulla variabilità di alcuni caratteri.
I caratteri morfologici esterni per i quali HoFFMANN differenzia il david:
dal pyrenaeus sono: interstrie assolutamente piane, praticamente lisce; scutello
liscio, con solo qualche punto confuso in avanti; strie delle elitre molto fini; me-
tatarso posteriore solo leggermente più lungo della spina terminale delle tibie
posteriori.
(14) Catturati da me vari esemplari in sterco di pecora, assieme ad Aph. (Oromus) alpinus
(Scop.), Aph. (Amidorus) obscurus (F.) e Aph. (Agolius) mixtus Villa. Ritengo che sia una delle
quote massime segnalate per degli Aphod:ius sulle Alpi.
185
Devo anzitutto osservare che le descrizioni fornite dai due Autori francesi
(HorFrMmann 1954 e PauLIAN 1959) per il pyrenaeus sono alquanto in contrasto
fra loro proprio su questi caratteri, il che viene a rendere poco chiari i dati su
cui si basa HOFFMANN per la descrizione della sua nuova specie. Infatti abbiamo
in particolare: interstrie piane secondo PAULIAN, convesse secondo HOFFMANN;
strie fini e non intaccate dai punti secondo PAULIAN, profonde e fortemente mar-
cate secondo HoFFMANN; metatarso posteriore lungo come la spina secondo
PAULIAN, nettamente più lungo secondo HoFFMann. Quanto allo scutello, en-
trambi gli Autori lo dicono tutto punteggiato.
Per la mia analisi ho esaminato una serie di 88 esemplari di pyrenaeus
delle Alpi, provenienti in massima parte dal M. Zeda e dall’alta Val Strona.
La serie comprendeva 50 33 e 38 99. I dati sono riassunti nella seguente tabella:
N. es
luteiglrte CONNEsSeG pira rie e ll be er 32
) Quase maligne soa gl a aaa SAR asia A 31
) piane i Se inltar sapa ZO
Metatarso uguale alla spina maia e n 40
) più lungo della spina terminale irta DOGE 45
Scutello tutto punteggiato (meno un orlo più o meno largo) . STA 61
Scutello punteggiato solo nella metà basale o meno... . 27
Vediamo quindi che il carattere delle strie piane è presentato da quasi un
terzo (28,4%) degli individui, sia maschi che femmine. Il metatarso può es-
sere uguale alla spina o più lungo con frequenza press’ a poco uguale (15). Lo
scutello è di solito punteggiato, meno un orlo abbastanza largo e generalmente
un po’ depresso. Però il 30,6% degli individui ha scutello punteggiato solo nella
metà basale o meno. Le strie elitrali sono nella grande maggioranza ben marcate,
con punti che ne intaccano visibilmente gli orli: vi sono però tutti i passaggi
a strie più sottili, con punti poco marcati. La punteggiatura delle interstrie è
sempre fine e rada, talvolta più marcata, talvolta appena visibile, ma sempre
presente. Non vi sono particolari differenze legate al sesso.
Questa variabilità può spiegare le contraddizioni che si trovano nelle de-
scrizioni dei due Autori sopra citati.
Gli esemplari di Ailefroide da me visti presentano una variabilità analoga
a quella delle popolazioni della regione del M. Rosa, però hanno con maggior
frequenza, e più accentuati, i caratteri indicati da HOFFMANN, e cioè: interstrie
piane (non lisce, ma con punteggiatura leggera); strie finissime, con orli per
nulla intaccati dai punti; scutello quasi liscio. E non bisogna dimenticare che
HOFFMANN descrisse il suo davidi su due soli esemplari.
Del resto tali caratteri sono frequenti anche negli individui dei Pirenei e
delle Alpi Cozie, tanto che forse quella che più si differenzia dalla tipica (pire-
naica) è proprio la popolazione del M. Rosa!
HoFrFMann si basa anche su delle notevoli differenze nell’edeago che -
poichè egli non le descrive - dovrebbero risultare dalle figure che accompagnano
(15) Questo carattere, cioè il confronto fra la lunghezza della spina terminale della tibia e
gli articoli del tarso, è spesso usato come elemento distintivo negli Aphodius: però, se non è molto
marcato, è sempre malsicuro, perchè varia con l’angolo che fanno spina e tarso rispetto all’estre-
mità della tibia nell’insetto preparato.
186
la sua nota. Ma tali disegni sono così poco comprensibili che non sono di nes-
suna utilità a questo scopo. L'organo copulatore del pyrenaeus è molto caratte-
ristico, avendo i parameri muniti ognuno inferiormente verso l'estremità di
un’appendice un po’ ricurva in basso e in avanti. A parameri strettamente riu-
niti le due appendici sono contigue, mentre con i parameri leggermente divari-
cati l’aspetto è quello della figura 22 (in cui il preparato è visto di tre-quarti).
Questa figura rappresenta un edeago di dav:d:: e infatti esso, per l’aspetto, la
forma e le proporzioni è fondamentalmente uguale a quello del pyrenaeus, come
si vede dalle figure 20 a 24.
HOFFMANN sembrerebbe aver ricavato i disegni da preparati trattati con
potassa caustica oppure estratti da esemplari immaturi, e messi in inclusione
su vetrino. Essi sono del tutto deformati, e inutilizzabili. L’esame dei preparati
a secco, fatti con accuratezza e con la stessa tecnica per tutte e due le forme non
mostra affatto differenze tali da poter far pensare che siano due diverse specie.
Mi sembra che da questa analisi, abbastanza minuziosa, possa scaturire
la seguente conclusione: 1° Aph. pyrenaeus, con la sua distribuzione così discon-
tinua, è rappresentato nelle Alpi Occidentali da tante piccole popolazioni relitte;
evidentemente in alcune di esse si può osservare un inizio di differenziazione,
che può essere più accentuata nella popolazione del Gruppo del Pelvoux, o
magari in quelle del Gruppo del M. Rosa. Si tratterebbe quindi, al massimo,
di semplici « natio », e per di più con caratteri piuttosto fluttuanti. Penso perciò
che la sinonimia stabilita da BALTHASAR: Aph. davidi Hoff. = Aph. pyrenaeus
(Duv.) sia del tutto giustificata.
Come detto nella premessa a questo lavoro, ho creduto bene di aggiun-
gere anche i dati a me noti relativi alla distribuzione delle altre tre specie, delle
quali raffiguro anche le armature genitali maschili, così da dare una illustrazione
completa di questi organi per tutte le specie italiane del sottogenere.
Aphodius (Agrilinus) borealis Gyll.
Si distingue facilmente per il clipeo semplicemente sinuato, le elitre ros-
sicce e distintamente opache posteriormente per una fine microscultura. Edeago
piccolo e piuttosto tozzo, con corti parameri che in visione dorsale terminano
riunendosi anteriormente in una punta largamente arrotondata (figg. 7 e 8).
La sua distribuzione può essere definita eurosibirica, poichè esso si trova
in Europa e in Siberia, anzi è indicato come probabilmente indigeno anche nel
Nord America (Terranova - LANDIN 1960). E però ovunque raro, e di vaste aree
dell'Europa si conoscono solo catture sporadiche qua e là. Il suo areale si estende
dal Portogallo al Capo Nord e in tutta l'Europa occidentale (1). Più ad oriente
è indicato del Caucaso e della Siberia da ScHMIpT (Tierreich, 1922) e dagli
Autori successivi.
Come è assai frequente nelle specie con questa distribuzione, esso nella
parte meridionale della sua area ha tendenza ad abitare in zone elevate, ricer-
cando località più fresche e boscose. LANDIN (1961, pp. 140, 153 e 217) lo con-
sidera - assieme ad Aph. putridus Herbst (= fasciatus Ol.) e Aph. nemoralis Er. -
(16) Per la penisola Iberica BacueNA CoRrELLA (1967 p. 138) ne ha visto un solo esemplare
di El Escorial.
187
Mm* 0.9
Figg. 15-24 - Edeagi di Aphodius subgen. Agrilinus Muls. Tutti i disegni sono alla stessa scala,
uguale a quella delle Figg. 1-12. Figg. 15 e 16: Aphà. satyrus Reitt.-Vis. later. destra e dorsale
(Alpi Maritt.: S. Anna di Vinadio). Fig. 17: Aph. piceus Gyll.-Vis. later. destra (Germania: Alt-
vatergebirge). Figg. 18 e 19: Aph. piceus Gyll.-Vis. later. destra e dorsale (Piemonte: Oropa M.
Mucrone). Figg. 20 e 21: Aph. pyrenaeus (Duv.) - Vis. later. destra e dorsale (Piemonte: Alta
Val Varaita). Figg. 22 e 23: Aph. pyrenaeus (Duv.)-Vis. di tre-quarti e later. destra (già consi-
derato davidi Hoff., proveniente dalla loc. classica: Francia, Gr. del Pelvoux, Ailefroide). Fig. 24:
Aph. pyrenaeus (Duv.) - Vis. later. destra (Piemonte: M. Zeda).
188
specie oligotopica, cioè avente esigenze di habitat alquanto ristrette, e ricercante
in particolare degli habitat ombreggiati (zone di foresta) (17).
In Italia Aph. borealis è piuttosto raro. Ho visto esemplari solo delle se-
guenti località:
PIEMONTE: Ceresole Reale (Alpi Graie), leg. Schatzmayr; Val di Stura: Mondrone, leg.
Solari.
APPENNINO LIGURE: Pietragravina m. 820 (Varzi), leg. Solari; M. Lesima (m. 1500) e M.
Colletta (m. 1000), leg. Focarile.
APPENNINO EmiLIANO: Val Parma presso Lagdei (m. 1000), leg. Mariani; Rigoso, leg. Bensa.
Toscana: Orsigna (prov. Pistoia) m. 1000, leg. Ceresa.
BasiLicaTA: M. Vulture, leg. Focarile.
Corsica: qui sembra abbastanza frequente: Evisa; Circo di Bonifato; Foresta di T'artagine
(leg. J.-L. Nicolas); Vizzavona (t. Horion 1958 p. 125). Sono tutte zone di foresta sui 1000 m.
Inoltre HorIon (l.c.) segnala anche il M. Gargano in PuGLIA e Mixsic (1961 p. 10) l’Aspro-
monte: Montalto (CALABRIA).
Tutte queste località sono a media altitudine, e caratterizzate da grande
sviluppo del bosco. Per la zona alpina, ne risulterebbe confermata la presenza
nel solo Piemonte, come indicato da LuIicIionI (1929).
Esemplari visti: 60.
Aphodius (Agrilinus) putridus (Herbst)
Questa specie ha avuto varie vicissitudini nella nomenclatura, e la si trova
indicata come foetidus Fabr., fasciatus Oliv., tenellus Say. Io adotto il nome più
comunemente usato, in particolare nella recente monografia di BALTHASAR (1964).
Simile al borealis, più grosso, con elitre rossicce ma completamente lucide.
Edeago diversissimo da quello della precedente specie, con parameri allungati
e terminanti a punta (in visione laterale), mentre in visione dorsale si divaricano
anteriormente in modo molto marcato e caratteristico (figg. 9 e 10).
Anche Aph. putridus è specie a distribuzione eurosibirica, diffusa nell’ Eu-
ropa centrale e settentrionale fino al più alto Nord (Pen. di Cola, Capo Nord,
Scozia settentrionale), e in tutta la Siberia (18). Come Aph. borealis esso, che già
in Europa centrale è localizzato nelle zone di grandi foreste, nel centro-sud
abita solo località di montagna. In Spagna è segnalato dei Pirenei: Setcasas e
Camprodòn, in provincia di Gerona; e anche della provincia di Valencia (BA-
cueNnA CorELLA 1967, p. 137); ma c’è anche nella Spagna centrale: Sierra Gua-
darrama, Puerto de Navacerrada m. 1845, leg. C. Koch (un es. nelle collezioni
del Museo Civico di Milano). Nella Balcania è segnalato solo della Slovenia,
Bosnia e Croazia. Nell’Europa orientale è più largamente diffuso che in Europa
occidentale.
In Italia si trova, non frequentemente, ma talvolta in gran numero, su
tutta la catena alpina. È citato inoltre dell'Appennino Toscano e del Gargano,
nonchè della Corsica (LurcionI 1929).
(17) Unica località che sembra fare eccezione è l’isola di Arbe (Rab) in Dalmazia, dove Aph.
borealis è stato raccolto nel luglio 1916 da Novak. Tale cattura è citata da Horion (1958 p. 125),
(«in zona boscosa »), ed anche nella mia collezione ed in quella del Museo di Milano esistono vari
esemplari di questa provenienza. L’isola di Arbe è di natura carsica, brulla nelle zone elevate (al-
‘titudine massima m. 408), ma conserva delle foreste di Quercus ilex e Pinus halepensis.
Nelle collezioni del Museo di Milano vi è anche un esemplare del Monte Athos (Macedonia),
raccolto da Schatzmayr, località che segnalo perchè è messa in dubbio da Mrgsic (1959 p. 75).
È da tenere presente che il M. Athos supera i 2000 m. di altezza.
(18) Anche questa specie è ritenuta da LanDIN (1960) indigena in Terranova.
189
In realtà deve trovarsi in tutto l'Appennino, almeno fino al M. Vulture nell’ Appennino Lu-
cano (7 es. leg. Mariani e Focarile). Infatti ho visto, oltre a questi, esemplari delle seguenti lo-
calità: APPENN. Licure: M.te S. Giorgio (Savona), leg. Dellacasa; S. Stefano d’Aveto, leg. G.
Bartoli; M. Chiappo (m. 1500), leg. Mariani, Rosa, Ratti. ALPI APUANE: Pania della Croce, leg.
Mancini. UMBRIA: Lippiano (Val Tiberina), leg. Andreini. Lazio: M.ti Simbruini, Fiumata
(m. 1000), leg. Papini.
È specie prevalentemente autunnale: la maggior parte di queste catture
è avvenuta nella tarda estate, o nei mesi di settembre e ottobre (M. Chiappo
15-X e Fiumata 24-X).
Aphodius (Agrilinus) nemoralis Fr.
Specie facilmente distinguibile per i caratteri che indico più avanti nella
tabella di determinazione. L’edeago è ben caratterizzato, con parameri corti,
terminanti in forma di spatola appuntita fortemente curva verso il basso, così
che, visti di profilo, hanno la forma di un becco di uccello (figg. 11 e 12).
Questa specie presenta una distribuzione nord- e medio-europea, piuttosto
limitata però, occupando la Norvegia meridionale, la Svezia, la Finlandia, la
Scozia e una ristretta zona del centro-Europa, tra i Vosgi e i Carpazi settentrio-
nali. A Sud arriva alle Alpi (Baviera e Austria). E limitata strettamente alle zone
boscose e fresche, e sembra essere ovunque poco comune (Horrion 1958 p. 129,
LANDIN 1961 p. 217).
LurgioNI (1929) la cita della Carnia e della Venezia Tridentina (Brunico).
Non so da quale fonte abbia preso questi dati. HoRION dice di non aver avuto
conferma da Von Perez della presenza di questa specie nella provincia di Bolzano.
Personalmente non ho visto nessun esemplare italiano: i 17 esemplari che ho
potuto esaminare sono tutti di provenienza centro-europea.
La presenza quindi del nemoralis in Italia è da confermare. In ogni modo
sarebbe per il nostro paese una notevole rarità, da ritenersi sconfinata dalle re-
gioni a nord delle Alpi orientali.
TABELLA DELLE SPECIE ITALIANE
Ritengo utile terminare con una tabella di determinazione delle specie
italiane, basata sui dati da me raccolti per questo studio.
Clipeo anteriormente sinuato, ma arrotondato ai lati della sinuosità . 2
1’ Clipeo sinuato, con due punte sporgenti in avanti, generalmente rialzate
in su, ai lati della sinuosità . . ; ; i CE
2 Clipeo liscio, con punteggiatura fine e regolare. Insetti più piccoli, ge-
neralmente con elitre rossicce 53 CM RO AR SOLAR ESRI IO I
2° Clipeo ruvido, grossolanamente punteggiato. Insetti più grossi, gene-
realmente net! oc Rea o
3 Elitre posteriormente distintamente opache per microscultura, gene-
ralmente rossicce. Clipeo con punteggiatura assai più fina di quella del
pronoto, che è piuttosto irregolare. Lungh. 3,7-4,7 mm.
4: sutura frontale nulla; tre distinti cornetti conici.
©: sutura frontale visibile; tre debolissimi rialzi appena accennati
borealis Gyll.
190
NI
Elitre tutte lucide, rossicce. Clipeo con punteggiatura più grossa, circa
uguale a quella del pronoto, che è fitta e abbastanza regolare. Fronte con
un sottile solco e talvolta nel 3° con tre deboli rialzi. Lungh. 4-5 mm.
putridus (Hbst.)
Strie delle elitre strette, incise abbastanza profondamente e con i punti
che fortemente ne intaccano l’orlo. Punteggiatura del pronoto molto
irregolare e disordinata. Interstrie generalmente convesse. Nero, tal-
volta con sfumature rossicce all’orlo del clipeo. Lungh. 5-6 mm.
g: spina terminale inferiore delle tibie mediane con la punta piegata
ad angolo retto ug Cine dea
Strie delle elitre larghe, col DAD piatto, poco intaccate agli orli dai
punti. {pgardare specialmente le prime due. stile) i. 0600 ai aa
Elitre con microscultura evidente e punteggiatura ben marcata, spe-
cialmente all’estremità, così da apparire alquanto opache (nella ab.
convexus Er. sono tutte lucide, sempre però con una certa microscultura
e una ben marcata punteggiatura). Punteggiatura del pronoto piuttosto
grossa, fitta e subregolare. Carena laterale delle elitre ben marcata alla
spalla. Prevalentemente di color nero. Lungh. 3,5-5,5 mm.
4: tubercolo frontale centrale più marcato Stia ater (Degeer)
Elitre lucide anche all’estremità, senza microscultura, con punteggia-
tura piccola e leggera. Punteggiatura del pronoto molto irregolare, me-
scolata di punti grossi e piccoli, talvolta formata da soli punti piccoli,
con qualche isolato punto assai più grosso vicino alla base. Carena la-
terale delle elitre assai più sottile e leggera alla spalla. Spesso di colore
tendente al bruno (ab. martialis Muls.). Lungh. 5-6 mm.
J: con i tre cornetti frontali assai più accentuati che nella 9 constans Duft.
Elitre opache all’estremità. Nero; orlo del clipeo ed estremità delle
elitre rossicci. Lungh. 4,5-5 mm.
3: spina terminale inferiore delle tibie mediane con la punte piegata
ad angolo retto se An, pyrenaeus (Duv.)
Elitre lucide anche all’estremità . ; ì 3 i : ; ; 7
Punteggiatura del pronoto abbastanza fitta e subuguale. Strie delle elitre
molto sottili. Carena o piega rigonfia arcuata sul clipeo, che anterior-
mente è rossiccio. Nero lucido. Specie più piccola (lunghezza 4,5 -
5,5 mm.)
3: tubercoli frontali un po’ più accentuati che nella £ . nemoralis Er.
Punteggiatura del pronoto più rada e molto più irregolare. Strie delle
elitre più marcate e più profonde. Clipeo senza carena arcuata. Nero,
con sfumature rossicce all’orlo del clipeo e delle elitre, talvolta tutto
debolmente rossiccio. Specie più grande (lungh. 5-6,5 mm.)
J: spina terminale inferiore delle tibie mediane con la punta piegata
ad angolo retto. Spina terminale delle tibie anteriori ottusa
satyrus Reitt.
Può esservi qualche difficoltà a distinguere il satyrus dal piceus con il solo
carattere della forma della sinuosità del clipeo, essendovi degli esemplari di
satyrus con le due punte poco marcate. Nel dubbio, si consultino i dati a pag.
177-178 per un esame comparato delle due specie.
191
SUMMARY
The present work deals with the dung-beetles of the genus Aphod:ius subgen. Agrilinus
Muls. (sensu LANDIN 1957 and BALTHASAR 1964, i.e. including subgenus Agoliinus A. Sehm.),
which are found in Italy. Several problems of taxonomic nature are discussed and for every species
detailed information on its distribution in Italy is given. A drawing of the male genitalia of all
the species is also given.
1) Aph. ater (Degeer). The author discusses the value of ab. convexus Er. It appears that
in Italy, in the central and southern regions, the species is represented only by this aberration.
These populations would therefore have possibly the rank of subspecies, as already noticed by
some Authors. There is nevertheless a considerable difficulty in defining it, on account of the pre-
sence of intermediate forms with respect to the typical one, and owing to the impossibility, without
adequate material for study, to establish if and to what extent these south Italian populations may
be ascribed to the typical ab. convexus of Central Europe. The problem is therefore still open.
2) Aph. constans Duft. - For this species all the characteristics have been pointed out
which differentiate it well from the very similar Aph. ater ab. convexus. It is a species which very
seldom occurs in Italy and only about 10 localities where it has been captured have been controlled,
two of which are located in northern Italy (Liguria).
3) Aph. piceus Gyll. and Aph. satyrus Reitt. The characteristics which make it possible to
separate with certainty these two species between them have been studied. In particular, the author
points out the usefulness of the character offered by the terminal spur of the foretibia of males,
which in satyrus is blunt, while in piceus is sharp like the female’s. Moreover, the male genitalia
of the two species are quite different from each other, as shown on drawings Nos. 15-16 and 17-19.
Attention is called to the drawings of the genitalia of piceus as given by PAULIAN (1959) and re-
produced by BALTHASAR (1964), which are incorrect. The geographical distribution of the two
species is described in detail, particularly for piceus. The occurrence of piceus in Italy, until now
very doubtful, has been confirmed. It is however a very uncommon and localised species. Doubts
are raised about its occurrence in France and the author discusses the true nature of Aph. alpicola
Muls., described from Savoy, which has always been considered as synonymous with piceus. It
is believed, on the contrary, that it is actually Aph. satyrus, both for reasons of geographical distri-
bution and mostly because MULSANT, in his original description, ascribes to it a blunt spur at the
foretibiae of the male. This synonymy (which would involve changing the name from satyrus
Reitter 1892 to alpicola Muls. 1842) would be confirmed beyond doubt if it were possible to examine
the type of MULSANT.
4) Aph. pyrenaeus (Duv.) - This species, known in Italy until recently only of the high
valleys around Mount Rosa, has also been found in other valleys of Piedmont, as well as in the
Ligurian Alps and even in the Ligurian Apennines. In order to have an exact picture of this species,
the variability of some distinguishing characters in a homogenous population of the Mount Rosa
region has been studied and the validity of the very similar, but dubious species Aph. davidi Hoff.
from the French Alps, has been discussed. The conclusion is that Aph. davidi may not be spe-
cifically or subspecifically distinguished and that BALTHASAR'’s synonymy between the two species
must be accepted.
5) Of the remaining species only some detailed data on their geonemy in Italy are given
Aph. borealis Gyll. is rather rare and has a spotty distribution from the Alps of Piedmont down
to the mountains of southern Italy. Aph. putridus Hbst. is more widely distributed both in the
alpine and in the apenninic chains. The two species are found only in high areas. As to Aph. ne-
moralis Er., the author has not seen Italian specimens and its presence in Italy is regarded as dubious.
The work ends with a key for the determination of the Italian species of Agrilinus.
LETTERATURA CITATA
BacueNA CorELLA L., 1967 - Scarabaeoidea de la Fauna Ibero-Balear y Pirenaica. Instituto Espanol
de Entomologia (Madrid), pp. 1-576.
BaLTHAsAR V., 1964 - Monographie der Scarabaeidae und Aphodiidae der palaearktischen und
orientalischen Region (Coleoptera: Lamellicornia). Band 3: Aphodirdae. Verlag der Tsche-
choslowakischen Akademie der Wissenschaften (Prag), pp. 1-652.
BepeL L., 1911 - Faune des Coléoptères du bassin de la Seine, IV, 1: Scarabaeidae. Soc. Ent.
France (Paris), pp. 1-164.
192
GAGLIARDI A., 1943 - Di alcuni Scarabeidi coprofagi nuovi per l’Italia. Redia (Firenze), XXX
(1944), pp. 25-31.
Herr O., 1841 - Die Kàafer der Schweiz. Erster Theil, Dritte Lieferung (Neuchatel), pp. 1-79.
HoFFMann A., 1954 - Un Aphodius nouveau des Alpes frangaises (Col. Scarab.). Bull. Soc. Ent
France (Paris), 59, pp. 130-132 (figg.).
HoLpHaus K. & LinproTH C.H., 1939 - Die europàischen Koleopteren mit boreoalpiner Ver-
breitung. Ann. naturhist. Mus. Wien. (Vienna), 50, pp. 123-293.
Horion A., 1958 - Faunistik der mitteleuropàischen Kéfer. Band VI: Lamellicornia (Ueberlingen-
Bodensee), pp. 1-287.
JAanssens A., 1951 - Revision des Aegialiinae et Aphodiinae (Col. Scarab.) de la Belgique. Mém.
Inst. Royal Sc. nat. Belgique (Bruxelles), I Série, fasc. 115, pp. 1-136, 62 figg.
La Greca M., 1963 - Le categorie corologiche degli elementi faunistici italiani. Atti Accad. Naz.
Entomologia, Rendiconti, XI, pp. 231-253. (Anche Mem. Soc. Ent. Ital. (Genova), XLIII,
1964, pp. 147-165). i
LANDIN B.-O., 1957 - Svensk Insektfauna, 9: Coleoptera Lamellicornia. Entomologiska Fòre-
ningen (Stockholm), pp. 1-155.
LANDIN B.-0O., 1961 - Ecological studies on dung-beetles (Col. Scarab.). Opuscula entomologica
(Lund), pp. 1-228.
LuicionI P., 1929 - I Coleotteri d’Italia. Mem. Pont. Accad. Scienze (Roma), Serie II, XIII,
pp. 1-1160.
MancinI C., 1924 - Osservazioni su alcuni Scarabeidi italiani. Boll. Soc. Ent. Ital. (Genova),
LVI, pp. 44-47.
Mixsic R., 1953 - Fauna Insectorum Balcanica-Scarabaeidae. Godisnjar Bioloskog Instituta (Sa-
rajevo), VI, pp. 49-281.
Mixsic R., 1957 - Zweiter Nachrag zur « Fauna Insectorum Balcanica-Scarabaeidae ». Acta Muset
Maced. Scient. Nat. (Skopje), IV, pp. 139-214.
Mixsic R., 1959 - Dritter Nachtrag zur « Fauna Insectorum Balcanica-Scarabaeidae ». Godisnjak
Bioloskog Instituta (Sarajevo), XII, pp. 47-136.
Mixsic R., 1961 - Beitrag zur Kenntnis der Lamellicornia-Fauna der Apenninen. Mem. Mus.
Civ. St. Nat. (Verona), IX, pp. 5-25.
MiLLeR J., 1902 - Lucanidae et Scarabaeidae Dalmatiae. Verhandl. der k. k. zool.-bot. Gesell.
in Wien (Wien), pp. 438-466.
MutLsanT E., 1842 - Histoire Naturelle des Coléoptères de France: Lamellicornes. (Paris-Lyon),
pp. 1-623.
MursanT E. & Revy C., 1871 - Histoire Naturelle des Coléoptères de France: Lamellicornes,
Pectinicornes. (Paris).
ORBIGNY H. d’, 1896 - Synopsis des Aphodiens d’Europe et du bassin de la Méditerranée. L’ A-
beille (Paris), XXVIII, pp. 197-271.
PauLIAN R., 1959 - Faune de France, 63: Coléoptères Scarabéides (2e ed., Paris), pp. 1-298.
Porta A., 1932 - Fauna Coleopterorum Italica, Vol. V: RAynchophora - Lamellicornia. (Piacenza),
pp. 1-476.
ReITTER E., 1892 - Tab. anal. des Lucanides et Lamellicornes Coprophages de la faune palé-
arctique (traduz. francese delle « Bestimmungstabellen » pubbl. in Verh. Naturforsch. Ver.
Briinn, XXXVII). Miscell. Entomol., Voll. XVII-XXII, pp. 1-207.
SAINTE-CLAIRE-DEvILLE J., 1914 - Catalogue critique des Coléoptères de la Corse. (Caen), pp.
1-573.
SAINTE-CLAIRE-DEVvILLE J., 1935 - Catalogue raisonné des Coléoptères de France. « L’ Abezlle »,
XXXVI, pp. 1-407.
ScHMIDT A., 1913 - Erster Versuch einer Einteilung der exotischen Aphodien in Subgenera und
als Anhang einige Neubeschreibungen. Archiv fiir Naturgesch., 79, Abt. A, 11. Heft, pp.
117-178.
ScHMIDT A., 1922 - Aphodtiinae. In « Das Tierreich » (Berlin u. Leipzig), pp. XXXVI-614.
Indirizzo dell’ Autore: Dr. Gianni Mariani, Via Lanino 3, 20144 Milano.
193
DOMENICO CAPOLONGO
STUDIO ECOLOGICO DELLE =CANTINE- DEL' NAPOLETANO
(Primo Contributo)
Numerose sono le cantine esistenti nei paesi del Napoletano e quasi tutte
ancora utilizzate per la conservazione dei vini. Si tratta di ambienti ipogei ab-
bastanza ampi, profondi una ventina di metri, i più recenti costruiti una cin-
quantina d’anni fa. Morfologicamente rispettano un unico schema costruttivo
con una scala d’accesso in galleria, una cavità ipogea semplice o ramificata, al-
cune bocche o pozzi di areazione (CAaPoLoNGO, 1967). Ecologicamente costi-
tuiscono un gruppo a sè di cavità sotterranee, con una peculiare facies biologica.
Le cantine scelte per lo svolgimento di questa indagine sono riportate nella
tabella. Ubicate negli abitati, con le bocche aperte in giardini o campi colti-
vati, distano tra di loro non più di qualche chilometro. La loro scelta è stata
fatta in maniera del tutto casuale. In particolare ci troviamo in paesi dell'Agro
Nolano, ad una trentina di chilometri ad est di Napoli. Per vari elementi quali
l’età, l’uso, la posizione e la forma, ciascuna cantina si differenzia leggermente
dalle altre presentando una diversa distribuzione delle specie viventi. Comunque,
onde presentare un quadro più ampio e generale, i dati biologici emersi dall’in-
dagine sono riportati senza riferimento alle singole stazioni.
Trattandosi di cavità sotterranee era da aspettarsi per le cantine una ana-
logia faunistica con le cavità naturali della zona. L’equivalenza biologica tra
caverne naturali ed artificiali è stata prospettata da vari studiosi. La fauna ca-
vernicola rappresenta in effetti un particolare modo di concentrarsi del più vasto
campo o dominio endogeobio. Le caverne, naturali od artificiali che siano, eser-
citano sull’endogeobio circostante una funzione collettrice, attraendo ed in-
trappolando organismi che vi si rifugiano per le particolari condizioni ambien-
tali o anche per una maggior abbondanza di cibo (PARENZAN, 1956). Questo
schema è naturalmente generale; facilmente ne scaturisce che le cavità naturali,
essendo molto antiche, sono le più interessanti, potendo ospitare particolari
specie (« troglobie ») che possiamo ormai ritenere scomparse dall’endogeobio,
viceversa le cantine, come ogni altra cavità artificiale, ospiteranno necessaria-
mente la stessa fauna endogeobia della zona in cui si trovano.
Tabella I - È indicata la profondità, in metri, delle cantine da me esaminate (riferita al suolo
della parte più profonda):
N. località prof.
1 Roccarainola - via M. Taliento 100 | 18
2 Roccarainola - via Pr. di Piemonte 154 19
3 Cicciano - via A. de Luca 74 16
4 Roccarainola - via G. Marconi 29 12
5 Roccarainola - via V. de Simone 39 24
194
x
L’analogia in questione è ovviamente valida anche per le specie troglofile
e per tutte quelle specie troglossene, come alcuni chirotteri, che utilizzano come
rifugio di riposo le cavità del sottosuolo.
IL SISTEMA ECOLOGICO DELLE CANTINE
La luce solare penetra nelle cantine indirettamente attraverso le bocche,
risultandone una illuminazione molto scarsa e discontinua, con poche zone di
maggior intensità limitate alle basi delle bocche stesse. La luminosità è ancor
più attenuata se la profondità è notevole ovvero le bocche poche od ostruite.
KISS 1956
Fig. 1 - Temperatura della Stazione Biologica Sotterranea di Napoli.
Circa la temperatura bisogna tener presente che le cantine della zona esa-
minata hanno una profondità media di una ventina di metri. Come noto l’anda-
mento della temperatura nel sottosuolo al di là di pochi metri di profondità
risente solo delle stagioni, con escursioni annue sempre meno ampie, fino a rag-
giungere, verso i trenta metri, un valore praticamente costante pari a quello
medio annuo dell'atmosfera nella zona considerata. Pertanto se le cantine fos-
sero perfettamente isolate dall’esterno dovremmo aspettarci per esse un anda-
mento termico a carattere solamente stagionale, con un’escursione annua di-
pendente dalla profondità; la fig. 1, relativa ad un sotterraneo di Napoli (Sta-
zione Biologica Sperimentale Sotterranea di Napoli, via Anticaglie 32), mostra
un caso molto vicino al modello teorico indicato. I numerosi pozzi che, invece,
collegano le cantine all’esterno sovrappongono all’andamento stagionale modu-
lazioni rapide che si manifestano essenzialmente nella presenza di un’escursione
diaria e di una sensibilità marcata ai picchi di freddo invernale. Inoltre lo sfa-
samento rispetto alle stagioni esterne risulta meno evidente. L’escursione dia-
ria va da minimi inferiori ad 1°C nei periodi caldi a massimi di 2-3°C in quelli
freddi. La sensibilità ai picchi di freddo, in vero solitamente pochi e brevi, porta
per pochi giorni all’anno la temperatura delle cantine a qualche grado intorno
allo 0°C. Le figure 2-5 mostrano l'andamento termico di quattro delle cinque
195
CUPI Mo pl I MBSE
TR | LI Fig. 3
in fi daniiiinna
Fig. 2
0
È
QI
MU A Ge USAI Ser O I GEO Na A MESE
Fig. 2 - Temperatura cantina N. 1 tabella. Fig. 3 - Temperatura cantina N. 2 tabella. Fig. 4 -
Temperatura cantina N. 3 tabella. Fig. 5 - Temperatura cantina N. 4 tabella.
RITI
ATI
AI
Ma
MMI
i QUE
Fig. 6
N DG F M A MESE
SRI i PM RM Le al E MD € A MESE
FLAT TIT
o A - o
ai \LL in
î
HH ROL pri
mi bi ARE...
BRERURSRE
CL PO IE MR FM A MESE
1967 1968 Rei
Fig. 6 - Temperatura massima esterna. Fig. 7 - Temperatura minima esterna. Fig. 8 - Insieme
delle figure da 2 a 7.
IS
cantine esaminate. Si tratta di curve simili con minimi nel periodo Gernaio-
Febbraio e massimi tra Agosto e Settembre. Le figure 6-7 sono relative alla
temperatura esterna, misurata all'ombra in un cortile aperto dell’abitato di Roc-
carainola. La fig. 8 riunisce le figure 2-7. I rilievi di temperatura per le curve
da 1 a 5 sono stati eseguiti solitamente di giorno.
L'umidità nelle cantine è sempre molto elevata. Il campo di variabilità
va dall’80% al 100%, con rare punte tra il 70% e l'80%. La media annua, su
numerose misure effettuate nei vari mesi, è circa del 90%. Come per la tem-
peratura, ciascuna cavità ha una propria umidità media.
Non mancano nelle cantine movimenti d’aria. Violente correnti si stabi-
liscono talora specialmente alla base delle gallerie d’accesso.
Bioticamente non esiste uno strato autotrofo di piante verdi. La flora e
la fauna delle cantine presentano un metabolismo eterotrofo, con una organiz-
zazione schematizzabile in due livelli trofici: il primo di organismi decomposi-
tori (funghi ed animali saprofiti, demolitori della materia organica) e l’altro di
organismi predatori (animali di taglia solitamente più grossa, viventi a spese del
primo livello). Sorgente energetica della catena alimentare dell’ecosistema è il
notevole quantitativo di materiale organico (essenzialmente vegetale) introdotto
dall'uomo e dagli agenti atmosferici esterni. In autunno, ad esempio, grandi
quantità di foglie precipitano attraverso le bocche e le stesse operazioni enolo-
giche comportano scarichi periodici di materiali come graspi di uva e fecce di
vino.
Ad uno sguardo più approfondito il sistema appare suddiviso ecologica-
mente in alcuni componenti, del valore di vere e proprie nicchie per buon nu-
mero di specie: il suolo, ricco di residui organici e detrito; le pareti, intagliate
rozzamente nel tufo, con crepe e scarse muffe; le botti, ricoperte di muffe, spe-
cialmente se non pulite da qualche anno. Sono proprio queste ultime a diffe-
renziare le cantine dalle altre cavità, arricchendone la fauna di molte specie
legate alle muffe ed ai funghi in genere.
LA COMUNITÀ ECOLOGICA DELLE CANTINE
FUNGI
Hyphomycetes seu Moniliales
1 - Rhacodium cellare (Persoon)
È un fungo molto diffuso, tipico delle cantine ove riveste in pochi anni
interamente le botti. Si tratta di una muffa spessa alcuni centimetri, superior-
mente verde oliva scuro, internamente tendente al nero, specialmente con l’au-
mentare dello spessore. Molto soffice, feltroso, fitto, con spiccata repellenza per
l’acqua. Invecchiando si deforma, presentandosi irregolare, con sbuffi salienti,
frastagliato, polveroso. Un tempo questo fungo veniva usato come antisettico
ed emostatico, oppure per preservare dagli urti o dall’umidità particolari oggetti,
ed ancora come esca per accendere il fuoco; a tal riguardo è ancora vivo nella
zona il ricordo di vecchi che andavano in giro muniti di acciarino, pietra focaia
e... racodio per accendere la pipa. Oltre che sulle botti lo si può trovare anche su
altri legni, sulla parte rugginosa di vecchi cancelli e grossi chiodi, raramente in
198
ciuffi isolati sulle pareti. Sembra assente dal suolo anche se viene citato come
l’unico rappresentante del genere fra gli ifomiceti del suolo. Spesso è rico-
perto da ampie macchie di miceli o fruttificazioni di altri funghi.
Presente tutto l’anno, trova nelle cantine un clima ideale (al di sopra di
18°C lo sviluppo di RA. cellare si riduce notevolmente).
Hymenomycetes seu Agaricales
2 - Contophora puteana Schumacher ex Fries
3 - Contophora cerebella Persoon
Da un micelio candido passano a fruttificazioni giallo-grigiastre, tendenti
al fosco olivaceo, con i margini bianchicci; in C. cerebella predomina il grigio
cenere mentre in C. puteana il giallastro. In ampie macchie espanse, subcircolari,
di piccolo spessore, carnose, separabili dal substrato. Sul racodio cellare o diret-
tamente sul legno delle botti. Discreta presenza da Settembre a Marzo.
Si tratta di specie dannose, largamente diffuse, che attaccano tronchi d’al-
bero e legni in genere.
4 - Stereum hirsutum Willdenow ex Fries
Micelio bianco in piccole macchie. Fruttificazioni dure, salienti in secche
espansioni, pelose, subzonate, a margini arrotondati; dal crema camoscio al
grigiastro. Sul legno delle botti. Discreta presenta da Settembre a Marzo.
È specie cosmopolita, comune su tronchi di alberi frondosi.
5 - Thelephora sp.
Su botti come le coniofore. Un campione raccolto a Novembre.
Miceli candidi si formano anche per terra, ad es. su pezzi marcescenti di
legno (Rosellinia sp. ?).
Questo complesso di funghi attira numerosi artropodi. Isopodi, aracnidi
e molti insetti sono ospiti abituali del racodio, sia superficialmente che annidati
nelle piccole cavità e pieghe dello stesso. Sulle ampie fruttificazioni delle conio-
fore si riuniscono in gran numero Cryptophagus e Mycetaea, attratti anche dallo
stereo irsuto, ma in minor numero. Le parti di legno appena interessate dal
racodio o apparentemente senza muffe, ospitano, oltre Cryptophagus e Mycetaea,
Lathridius e Orthoperus, Atheta ed Aleochara tra i coleotteri, ditteri, lepidotteri,
ecc.
Importante per tale ricchezza di specie è il fatto che le botti siano piene
di vino. Spesso, ad es., sono presenti sui fondi delle botti piccole infiltrazioni
vinose; si creano così addensamenti fecciosi, ricchi di muffe mucedinose, che
attirano vistosamente Cryptophagus, Mycetaea, Atheta e Rhizophagus. Inoltre,
insieme agli adulti, numerose larvette si aggirano nel racodio, sulle coniofore,
negli efflussi vinosi ed anche sulle pareti quasi pulite, dimostrando che molte
specie svolgono sulle botti l’intero ciclo vitale.
ARTHROPODA
Crustacea
Isopoda :
Molte specie abbondantemente presenti tutto l’anno su pareti, su botti,
al suolo.
199
Chilopoda
Discreta presenza al suolo. Unica specie determinata:
6 - Scutigera coleoptrata Linneo
Talora anche sulle botti.
Myriapoda
Diplopoda :
7 - Callipus sorrentinus Verhoeff
8 - Brachydesmus proximus Latzel
9 - Brachydesmus superus Latzel
10 - Synischiosoma murorum Silvestri
11 - Ophyiulus targionii verruculiger Verhoeff
12 - Pachytulus flavipes C.L. Koch.
Ad eccezione di Callipus sorrentinus che si rinviene un po’ dovunque, sotto
massi o comunque nel detrito del suolo, le altre specie sono più frequenti in
@ O
prossimità o dentro resti vegetali marcescenti. Callipus sorrentinus è specie tro-
glofila endemica dell’Italia meridionale; all’esterno si rinviene raramente, ad
es. sotto tronchi abbattuti o massi.
Hexapoda vel Insecta
Coleoptera Carabidae :
13 - Pristonychus algerinus Gory
14 - Ceuthosphodrus (Actenipus) acutangulus Schaufuss
15 - Nebria (s. str.) brevicollis Fabricius
16 - Anisodactylus binotatus Fabricius
17 - Calathus mollis Marsham
18 - Sphodrus leucophthalmus Linneo
19 - Anchus ruficornis Goeze
20 - Peryphus sp. (dalmatinus Dejean ?)
21 - Harpalus pubescens Miller
Le prime due specie sono molto comuni nelle cantine, rinvenendosi ovunque
nel detrito del suolo. Spesso convivono nella stessa cantina. Non sono rari in-
dividui teratici o con tegumenti poco sclerificati o anche con colorazione ros-
sastra o testacea. Sono specie troglofile, rinvenibili all’esterno in zone umide ed
ombrose a costumi notturni. Le successive tre non sono rare. Insieme ad Anchus
ruficornis e Peryphus dalmatinus costituiscono un complesso di carabidi noto-
riamente ripicoli e dei terreni umidi; non sono rari, però, all’ingresso delle grotte.
Sphodrus leucophthalmus pare raro nelle cantine della zona; ne ho rinve-
nuto un unico individuo in una galleria d’accesso (23-6-’68).
Harpalus pubescens, infine, è specie euriecia che volando può penetrare
facilmente anche nelle cantine.
200
Coleoptera Staphylinidae :
22 - Xantholinus linearis Oliv.
23 - Quedius ochripennis Mén.
24 - Hypocyptus discoideus Erichs.
25 - Atheta sodalis Erichs.
26 - Aleochara intricata Mannh.
Quedius ochripennis è specie frequentissima in tutte le cantine, nel detrito
del suolo. Anche al suolo, ma più raramente, si rinviene Xantholinus linearis.
Le altre specie, rare al suolo, sono abbondanti sulle botti, specialmente intorno
o dentro efflussi vinosi.
Coleoptera Catopidae :
27 - Catops nigricans Spence
23 - Namadeus acicularis Kraatz
La prima specie è abbastanza frequente nel detrito del suolo delle cantine.
Talora vagante sulle pareti, a breve distanza dal suolo, e raramente sulle botti.
Namadeus acicularis pare raro (un solo individuo rinvenuto su botte il 4-1-°69).
Coleoptera Corylophidae :
29 - Orthoperus atomarius Heer
Questa specie minutissima è presente in cantina tutto l’anno. Insieme a
Mycetaea hirta frequenta in particolare quelle zone del fondo delle botti libere
dal racodio, ove il legno liscio sembra a volte quasi vellutato per l’incipiente
presenza del fungo.
Coleoptera Nitidulidae :
30 - Rhizophagus bipustulatus Fabricius
Rara da Agosto a Dicembre, negli altri mesi è specie frequente sulle botti.
Legata quasi unicamente agli efflussi vinosi dei fondi vi si riunisce talora in
numerosi gruppi.
Coleoptera Cryptophagidae :
31 - Cryptophagus saginatus Sturm (64,2)
32 - Cryptophagus dentatus Herbst (33,2)
33 - Cryptophagus pilosus Gyllenhall (2,0)
34 - Cryptophagus distinguendus Sturm 0,2)
35 - Cryptophagus laticollis Lucas Lo)
36 - Cryptophagus cellaris Scopoli ( 0,2)
Su circa 500 individui esaminati la distribuzione percentuale delle specie è
indicata tra parentesi. I crittofagi sono presenti tutto l’anno sulle botti. In par-
ticolare sono attratti dalle coniofore e dagli efflussi vinosi; si trovano anche su
201
fondi o parti di fondi scoperte da racodio. Presentano una tanatosi appena ap-
prezzabile quando, illuminandone gruppi numerosi, alcuni individui si lasciano
cadere sotto il dardo di luce.
Coleoptera Lathridudae :
37 - Lathridius (Contonomus) nodifer Westw.
38 - Enicmus :(Conithassa) minutus Linneo
Presenti su botti tutto l’anno, specialmente in parti poco interessate dal
racodio o addirittura pulite; spesso annidati nelle piccole connessure del legno.
Le due specie convivono, con prevalenza di E. minutus. Le popolazioni di que-
st'ultima si presentano in un’ampia gamma di colorazione individuale, con va-
riazioni dal giallastro al nero; non è raro rinvenirne, verso Marzo, le bianche
pupe attaccate al legno delle botti.
Coleoptera Endomychidae :
39 - Mycetaea hirta Marsh.
Specie comunissima, presente tutto l’anno sulle botti, su altri legni, ta-
lora anche per terra presso residui vinosi. Legata comunque alle muffe.
Coleoptera Tenebrionidae :
40 - Blaps mucronata Latreille
Questa specie a costumi notturni è comune nei mesi caldi nella parte epigea
delle cantine, spingendosi al massimo nella parte iniziale della galleria d’accesso.
Evidentemente l’optimum vitale di questa specie è spostato verso temperature
maggiori ed umidità minori di quelle esistenti nelle cantine.
Orthoptera Rhaphidophoridae :
41 - Dolichopoda geniculata Costa
Presente e numerosa dovunque, talora anche sulle botti. Nei mesi caldi
si concentra quasi unicamente nella galleria, riunendosi in gruppi numerosi
esternamente e dentro a piccole nicchie o buchi presenti nelle pareti; nel periodo
invernale scende al fondo ove ricerca le zone più calde in cavità o fratture delle
pareti, raramente sotto le stesse pietre del suolo. D. geniculata è specie troglofila
endemica dell’Italia Centromeridionale; all’esterno è rara, a costumi notturni.
Nelle cantine si presenta nella forma oenothecaria Capolongo, caratterizzata da di-
mensioni corporee ridotte rispetto alle popolazioni delle cavità naturali (forma
dolichorhaphida Cap.).
Ritengo importante segnalare l’assenza nelle cantine di Gry/lomorpha dal-
matina Ocskay, presente nella zona in altri tipi di cavità, nonchè all’esterno, ad
es. nei mucchi di foglie e rami dei boschi. Segnalo inoltre il ritrovamento in
cantina di un individuo 9 di Myrmecophilus (acervorum Panz ?) in buone condi-
zioni fisiche sotto un pezzo di legno al suolo (1-3-’°69); la specie è frequente
all’esterno in nidi di formiche; queste ultime sembrano assenti dalle cantine.
202
Diptera et Lepidoptera :
Numerose specie presenti in cantina. I ditteri sono frequenti sia sulle
pareti che sulle botti e nel detrito del suolo. I lepidotteri sono presenti con poche
specie di cui un paio legate ai funghi delle botti.
Arachnida
Scorpiones :
42 - Euscorpius flavicaudis De Geer
Presente nelle macerie del suolo. Non pare numeroso.
Pseudoscorpiones :
43 - Chthonius (C.) ischnocheles Hermann
44 - Roncus arditus Chamb.
La prima specie molto più frequente dell’altra. Al suolo sotto massi o
comunque nel detrito; raramente sulle botti.
Opiliones :
45 - Nelima silvatica Simon
46 - Dicranolasma diomedeum Kulkzynski (= napoli Goodnight & Goodnight =
hirtum Loman)
Gli opilionidi sono presenti nel detrito del suolo, specialmente in prossi-
mità di resti vegetali.
Araneae :
47 - Nesticus eremita Simon
48 - Meta merianae Scopoli
49 - Nemesia cellicola Aud.
50 - Tegenaria domestica CÌ.
51 - Arctosa lacustris Simon
52 - Pholcus sp.
I ragni sono molto abbondanti sia sulle pareti, sia sulle botti, sia al suolo.
N. eremita e M. merianae sono specie troglofile largamente diffuse in Italia.
CHORDATA
Mammalia
Chiroptera :
53 - Rhinolophus ferrumequinum Schreber
54 - Rhinolophus euryale Blasius
55 - Rhinolophus hipposideros Bechstein
56 - Miniopterus schreiberst Natterer in Kuhl
57 - Myotis capaccinii Bonaparte
58 - Myotis oxygnathus Monticelli
203
È difficile catturare i pipistrelli delle cantine, perchè si rifugiano nelle
parti alte delle volte, all’esterno o dentro fessure. Da crani raccolti per terra il
miniottero sembra il più frequente, seguito dal rinolofo euriale.
Materiale esaminato: RK. ferrumequinum (2 crani ed un g il
29-12-°66); RA. euryale (7 crani); Rh. hipposideros (1 cranio); M. schreibersi
(41 crani); M. capaccinii (1 cranio); M. oxygnathus (3 3 +3 il 1-10-°67).
In particolare gli individui di M. oxygnathus non sono stati catturati in cantine ma
in una cavità sotterranea dalle caratteristiche simili.
Da tener presente che in cantine con le « bocche » protette da reti o coper-
ture di altro tipo i chirotteri difficilmente possono penetrare.
Rodentta :
59 - Rattus sp. (rattus Linneo ?)
La presenza in cantina di questo roditore è segnalata essenzialmente dagli
escrementi. Le tane o i rifugi vanno ricercati nelle parti più asciutte e remote.
Della zona ho esaminato resti di crani attribuibili a R. rattus; una mandi-
bola in particolare proveniente da cavità sotterranea.
CONSIDERAZIONI VARIE
Esaminando le specie determinate appare subito l'analogia con la fauna
delle altre cavità naturali; sono presenti, infatti, specie endemiche dell’Italia
meridionale (Callipus sorrentinus, Ceuthosphodrus acutangulus, Dolichopoda geni-
culata, ecc.) o a più ampia geonemia (Scutigera coleoptrata, Quedius ochripennis,
Chthonius ischnocheles, Nesticus eremita, Meta merianae, ecc.). Di pari evidenza
è la seconda componente biotica, peculiare delle cantine, legata alle specifiche
funzioni enologiche; si dimostra così come sia possibile arricchire la comunità
ecologica delle cavità sotterranee purchè vi si stabiliscano particolari condizioni
alimentari.
L’ecologia di molte specie risulta ampliata. Cryptophagus dentatus, ad es.,
era noto finora essenzialmente come corticicolo, Catops nigricans come criptozoo
frequentemente foleofilo, Cryptophagus saginatus, Enicmus minutus, Mycetaea hirta
come legati essenzialmente a resti e depositi vegetali. In generale le cantine ri-
sultano punti di concentrazione per specie legate alimentarmente alle muffe.
Anche senza trappole e praticamente tutto l’anno è possibile raccogliere
nelle cantine abbondante materiale. Per le specie micromicetofaghe è sufficiente
scrutare i fondi delle botti, preferibilmente di quelle con vino; per le altre, più
propriamente troglofile, la caccia va fatta sulle pareti e nel detrito del suolo, sol-
levando pietre, resti vegetali, stracci e pezzi di legno. Criptofagidi e Latrididi sono
frequenti anche sulle botti riposte nelle parti epigee delle cantine.
Non è raro rinvenire nel suolo delle cantine specie a diversa ecologia pre-
cipitate attraverso le bocche rimanendovi intrappolate. Fra le più vistose cito
Carabus rossii Dejean, Staphylinus olens Miller, Lucanus tetraodon 'Thunb.,
vari Cetontini ecc.
Il quadro indicato in questa nota è comunque soltanto introduttivo, es-
sendo destinato ad ampliarsi notevolmente quando sarà possibile determinare 1
rimanenti gruppi; nel suolo abbondano infatti insetti apterigoti, isopodi, mol-
luschi, e non rari si rinvengono acari, chilopodi ed anellidi. Infine degli stessi
gruppi esaminati molte altre specie sono sfuggite alla raccolta o alla determi-
nazione.
204
La determinazione della quasi totalità delle specie citate è dovuta alla
cortese benevolenza dei seguenti specialisti, che sento il dovere di ringraziare
cordialmente:
Prof. Max Beier, Vienna, Naturhistorisches Museum (Pseudoscorpiones);
Prof. Arnaldo Bordoni, Firenze, Istituto di Zoologia (Staphylinidae); Prof. Ar-
turo Ceruti, Torino, Istituto ed Orto Botanico (Fungi); Prof. Gian Maria Ghi-
dini, Genova (Carabidae, Staphylinidae); Prof. Antonio Giordani Soika, Ve-
nezia, Museo Civico di Storia Naturale (Diptera); Dott. Jirgen Gruber, Vienna,
Naturhistorisches Museum (.Scorpiones, Araneae, Opiliones); Dott. Henri Henrot,
Parigi, Museum National d’Histoire Naturelle (Catopidae, Carabidae); Dott.
Colin Johnson, Manchester, the Manchester Museum (Corylophidae); Prof.
Benedetto Lanza, Firenze, Istituto di Zoologia (Chiroptera); Dott. Mario Ma-
gistretti, Milano, Museo Civico di Storia Naturale di Verona (Carabidae); Prof.
Umberto Parenti, Torino, Museo ed Istituto di Zoologia Sistematica (Micro-
lepidoptera); Dott. Gianfranco Salvato, Padova, Istituto di Zoologia, Anatomia
Comparata e Genetica (Nitidulidae, Lathridiuidae); Sig. Carlo Strasser, Trieste
(Diplopoda); Dott. G.E. Woodroffe, Slough, Pest Infestation Laboratory (Crypto-
phagidae, Endomychidae).
BIBLIOGRAFIA
Barron G.L., 1968 - The genera of Hyphomycetes from soil - The Williams & Wilkins Co.,
Baltimore.
BinacHI G., 1951 - Coleotteri d’Italia - Ed. Briano, Genova.
. Burr E.A., 1917 - The Thelephoraceae of North America. VIII. Coniophora - Annals of the Mis-
souri Botanical Garden.
BurT E.A., 1920 - Ibidem: XII. Stereum.
CapoLonco D., 1966 - Contributo alla conoscenza dell’entomofauna del Napoletano. Indagine
ecologica e geonemica su Dolichopoda geniculata Costa (Orth. Rhaphidophoridae). - Boll.
Soc. Ent. Ital., Vol. XCVI, pagg. 73-94.
CapoLonco D., 1967 - L’acquedotto medievale di Roccarainola, biotopo di fauna troglofila nel
Napoletano - Boll. Soc. Ent. Ital., Vol. XCVII, pagg. 56-61.
CoomBs C.W. & WooDpRroFFE G.E., 1955 - A revision of the british species of Cryptophagus
(Herbst) - Trans. R. Ent. Soc. Lond., pagg. 237-282.
De VRIES G.A., 1952 - Contribution to the knowledge of the genus C/ladosporium Link ex Fr. -
Uitgeverij & Drukkerij, Hollandia N.V., Baarn..
FrIes E., 1829 - Systema Mvycologicum - Gryphiswaldiae, Vol. III, pagg. 229-230 (per Anten-
naria cellaris = Rhacodium cellare).
MacisTRETTI M., 1965 - Fauna d’Italia, Vol. VIII. Coleoptera Cicindelidae, Carabidae - Ed.
Calderini, Bologna.
PARENZAN P., 1953 - Fauna del sottosuolo di Napoli (Primo contributo) - Boll. Soc. Nat. Napoli,
Vol. LXII, pagg. 89-93.
PARENZAN P., 1954 - Istituzione della Stazione Biologica Sperimentale Sotterranea di Napoli -
Atti VI Congr. Naz. Speleologia, Trieste.
PARENZAN P., 1956 - Equivalenza di cavità naturali ed artificiali in speleobiologia - Atti VII Congr.
Naz. Speleologia, Como.
PARENZAN P., 1957 - Primo abbozzo di speleobiologia vulcanica. - Studia Spelaeologica, pagg.
91-96.
Porta A., 1923 - Fauna Coleopterorum Italica - Vol. I, Piacenza.
PoRrTA A., 1926 - Ibid. - Vol. II, Piacenza.
Porta A., 1929 - Ibid. - Vol. III, Piacenza.
205
PoRrTA A., 1934 - Ibid. - Vol. IV, Piacenza.
SaccaRDo P.A., 1915-1916 - Flora Italica Cryptogama. Fungi Hymeniales seu Hymenomycetes -
Stab. Tipogr. Cappelli.
STRASsER C., 1965 - Sulla presenza di diplopodi in alcune grotte dell’Italia Meridionale - Boll.
di Informaz. del Centro Speleologico Meridionale, n. 7.
StRAssER C., 1969 - Miscellanea Diplopodologica - Opuscula Zoologica, Miinchen, Nr. 105.
ToscHI A. & LANZA B., 1959 - Fauna d’Italia, Vol. IV. Mammalia Insectivora, Chiroptera - Ed.
Calderini, Bologna.
ToscHI A., 1965 - Fauna d’Italia, Vol. VII. Mammalia Lagomorpha, Rodentia, Carnivora, Un-
gulata, Cetacea - Ed. Calderini, Bologna.
TourIinc CLuB ITALIANO, 1959 - Conosci l’Italia, Vol. III. La Fauna.
Indirizzo dell’A.: Ing. D. Capolongo, Via Principe di Piemonte 105, 80030 Roccarainola (Napoli).
ADRIANO TEOBALDELLI
SECONDA CATTURA IN ITALIA DELLA OCNERIA PROLAI HTG,,
PER LA PRIMA VOLTA RINVENUTA SUL VERSANTE ADRIATICO
(Lepidoptera Lymantriidae)
Nella serata del 5 giugno 1966, verso le ore 22, mentre ero intento a cac-
ciare farfalle notturne al lume sul balcone di una casa di campagna lungo la
vallata del Fiume Fiastra (affluente del Chienti), sul versante Sud, in Fraz.ne
Maestà del Comune di Urbisaglia in Provincia di Macerata (Marche) a quota
m 240 s.l.m., notai avvicinarsi alla sorgente luminosa tra le altre, una farfalla
che in un primo tempo scambiai per un maschio di Lymantria dispar L. (ap.
alare mm 28), ma che ad un esame più attento, dopo averla catturata, si rivelò
un’altra specie di cui mi era sconosciuta la classificazione. Cercai di determi-
narla consultando tutti i miei libri sul Lepidotteri notturni, anche stranieri,
senza però addivenire a risultati positivi. Potei solo constatare che si trattava
di un maschio appartenente sicuramente alla famiglia delle Lymantritdae ed
alquanto simile alla L. dispar L. ed alla L. monacha L.
Due anni più tardi e precisamente il 22 giugno 1968, mentre a tarda sera
visitavo le luci pubbliche della mia Frazione Sforzacosta, sulla vallata del Fiume
Chienti, a Km 6 da Macerata e Km 8 dalla Frazione Maestà dove avevo trovato
il primo esemplare, notai posata sulla parete di un fabbricato, una farfalla not-
turna che non tardai a riconoscere come uguale alla specie catturata due anni
prima. Questa volta però l'esemplare era più grande (ap. alare mm 38) e con-
statai che si trattava di una femmina. Dopo la cattura e la preparazione lo deposi
in scatola insieme all’altro nella speranza che forse un giorno mi si sarebbe pre-
sentata l'occasione di poterli determinare. Solo quest'anno, in seguito ad alcune
pubblicazioni gentilmente inviatemi dal C.te Prof. Federico Hartig, ho po-
tuto risolvere l’enigma anche confrontando i miei esemplari con quelli delle
206
illustrazioni e soprattutto per la diretta conferma avuta dallo stesso Prot. F.
Hartig al quale ho inviato una fotografia dei miei esemplari.
Trattasi della Ocneria prolai Htg., una specie, relitto probabilmente del
Miocene, scoperta dai Prola per la prima volta in Italia nel 1959 a S. Faustino
di Orvieto in Umbria durante una caccia al lume in data 25-6-1959 ed anche
Fig. 1 - In alto: Ocneria prolai Htg. 4 (Ap. alare mm 28) Maestà di Urbisaglia - Macerata
(Marche), 5/VI/1966. Coll. Teobaldelli. — In basso: Ocneria prola:t Htg. 9 (ap. alare mm 38)
Sforzacosta di Macerata (Marche) 22/VI/1968. Coll. Teobaldelli.
l’anno successivo sempre sullo stesso luogo dai sopracitati Prola in data 24-26
giugno 1960. Negli anni seguenti non fu più trovata. I Sigg. Prola ne tenta-
rono anche l’allevamento avendo una femmina depositato 14 uova feconde,
senza esito tuttavia, avendo le larve rifiutato ben 110 specie diverse di piante.
La descrizione di questa nuova specie si deve allo studioso C.te Prof. FEDERICO
HartIG che ne redigeva la pubblicazione sulle «Mitteilungen der Miinchner
Entomologischen Gesellschaft e.V., 53. Jahrgang 1963». Metto in evidenza che
le due località ove ho rinvenuto la specie hanno il biotopo molto simile; sono
entrambe situate nel fondo valle, con esposizione a Sud, nelle vicinanze di fiumi
e quindi in zone umide, ciò in contrasto con i rinvenimenti dei Prola che sono
stati fatti in ambiente collinoso arido.
Anche dal punto di vista geobotanico i luoghi sopra citati sono ugualmente
molto affini; vi predominano la quercia (Quercus robur L., Quercus ilex L.) e il
pioppo (Populus tremula L.).
Il mio ritrovamento è il secondo in Italia e il primo sul versante adriatico.
Questa specie infatti è assai, rara e a comparsa irregolare. Nella fotografia sono
raffigurati i due esemplari della mia collezione (3g ap. alare mm. 28 % ap. alare
207
mm 38), ai quali non sono stati mutilati gli addomi nella speranza di rinvenire
ulteriori campioni per un confronto dei genitali.
Faccio rilevare che, come comunicato dal Prof. DANIEL del Museo di
Monaco, la O. prolai Htg. è stata rinvenuta anche il Dalmazia e precisamente
a Makarska in data 8-20/VI/1963, pertanto i miei rinvenimenti vanno ad in-
Fig. 2 - Distribuzione nella zona mediterranea delle Ocreria del gruppo «nora ». 1) Ocneria
nora Stgr. - 2) Ocneria rubea Schiff. - 3) Ocneria ledereri Mill. - 4) Ocneria prolai Htg.
serirsi in quella fascia di territorio che si estende dalla Dalmazia all’Umbria.
Sarebbe molto interessante ora individuare qual’è la pianta nutrice dei bruchi
essendo sconosciuta a tutt'oggi; mi riprometto pertanto di approfondire in fu-
turo le ricerche in questo senso, nella speranza che mi si presentino altre occa-
sioni di raccogliere detta specie.
Un vivo ringraziamento va al Prof. Federico Hartig che con i suoi scritti
e gli utili consigli mi ha dato modo di redigere la presente. Ringrazio anche il
collega A. Montecchiari che gentilmente si è prestato alla realizzazione delle
perfette fotografie.
BIBLIOGRAFIA
HartIG F. e ProLA G., 1963 - Beitrag zur Kenntnis der Gattung Ocneria Hbn. Mitteilungen
der Miinchner Entomologischen Gesellschaft (e.V.), 53. Jahrgang 1963.
HartIc F., 1965 - Contributo alla conoscenza del gruppo generico Ocneria Hb. Bollettino del-
l’ Associazione Romana di Entomologia. Vol. XX, n. 2 aprile-giugno 1965.
Indirizzo dell’A.: Via Picena 32 - 62010 Sforzacosta (Macerata).
208
Marcus WURMLI
DUE INTERESSANTI REPERTI MIRMECOLOGICI
PER LA:FAUWNA D'FFAJSS
(Hymenoptera, Formicidae)
Durante un soggiorno in Italia allo scopo di raccogliere materiale mirme-
cologico, ho avuto modo di fare alcuni ritrovamenti di un certo interesse, di
due dei quali credo utile riferire in questa sede:
1. Camponotus universitatis For.: 1 9 a Paola (Cosenza), alt. 300 m, 14-IX-68
e 29%, stessa località, 14-IV-69 in un nido di Camponotus aethiops (Latr.). La
specie era finora nota di Montpellier (loc. class.) (FoREL, 1890), Petit Salève
presso Ginevra (ForeL, 1904) e Ruvigliana presso Lugano (KuTTER, 1936).
Questo reperto conferma l'ipotesi dei costumi parassitari di questa specie ai
danni del C. aethiops.
2. Lasius carniolicus Mayr: Spiaggia di Paola (Cosenza), 13-IX-68, 15;
Paola, m 300, 14-IX-68, 3 3% e 10 99. Questa è, per ora, la stazione più meri-
dionale della specie nel Mediterraneo. L. carniolicus occupa attualmente un
areale di tipo eurosibirico che si estende dalla Catalogna fin quasi al Mar del
Giappone nel territorio di Vladivostok. A Nord si spinge fino all’isola di Go-
tland, pur mancando in Inghilterra, mentre i limiti meridionali sembrano ora
rappresentati dalla Calabria, isola di Curzola in Dalmazia, Caucaso, Afghanistan
«e Karakorum (FABER, 1967). In Italia la specie era già nota di Andrate in Pie-
monte (EmeRy, 1916), isola di Capraia (Finzi, 1932) e della Pineta di Classe
in Romagna (ConsanI e ZANGHERI, 1952).
Si ringrazia il Dott. H. Kutter (Màannedorf, Zurigo) che ha verificato le
mie determinazioni ed il Dott. C. Baroni Urbani (Siena), che ha cortese-
mente rivisto il lavoro, apportandovi alcune aggiunte.
LAVORI CITATI
Consani M. e P. ZANGHERI, 1952 - Fauna di Romagna: Imenotteri-Formicidi. - Mem. Soc. Ent.
Ital., vol. XXXI, pp. 38-48.
EmeRy C., 1916 - Fauna Entomologica Italiana. I. Hymenoptera-Formicidae. - Bull. Soc. Ent.
Ital., vol. XLVII, pp. 79-275, 92 figg.
FaBER W., 1967 - Beitrige zur Kenntnis sozialparasitischer Ameisen I. Lasius (Austrolasius
n. sg.) reginae n. sp., eine neue temporàr sozialparasitische Erdameise aus Oesterreich. -
Pflanzenschutz-Berichte, Bd. XXXVI, H. 5/7, pp. 73-108, 23 figg.
Finzi B., 1932 - Raccolte entomologiche nell’isola di Capraia fatte da C. Mancini e F. Capra
(1927-1931). - Mem. Soc. Ent. Ital., vol. XI, pp. 162-165.
FOREL A., 1890 - Une nouvelle Fourmi. Camponotus universitatis Forel. - Le Naturaliste, Paris,
vol: PZ, pi 247
ForEL A., 1904 - Miscellanea myrmécologiques. - Rev. Suisse de Zool., T. 12, fasc. 1, pp. 1-52.
KUTTER H., 1936 - Neue Schweizerameisen. - Mitt. Schw. Ent. Ges., vol. XVI, H. 11, p. 722.
Indirizzo dell’A.: Im finstern Boden 7, 4125 Riehen (Svizzera)
209
RECENSIONE
TaLHoUK A.S. - Insects and Mites injurious to Crops in Middle Eastern Countries. - Monographien
zur angewandten Entomologie, Nr. 21, 1969, 239 pp., 71 figg., 11 tabelle, Verlag Paul
Parey, Hamburg und Berlin.
Di pari passo con l’espandersi dell’agricoltura si affermano e si ingigantiscono le popolazioni
degli Insetti che le sono dannosi. È questo un principio generale che ancora una volta trova con-
fermata la sua validità in riguardo a quanto sta avvenendo od è appena accaduto nelle aride terre
del Medio Oriente. Negli ultimi decenni la costruzione di dighe e di vaste reti di canali di irri-
gazione nel Libano, in Siria, in Giordania, in Irak e in Arabia hanno consentito la messa a col-
tura, sovente intensiva, di molte centinaia di migliaia di ettari di nuove terre. Di conseguenza
sono sorti o si sono aggravati i problemi relativi ai fitofagi nocivi in quei Paesi. Da qui la ragion
d’essere del recentissimo e del tutto speciale manuale di Entomologia agraria per il Medio Oriente,
su cui riferiamo.
L’Autore appare certamente tra i più qualificati per trattare questa materia, vista la sua più
che trentennale esperienza maturatasi proprio in quei particolarissimi ambienti e la sua attività,
ormai quasi quindicennale, di professore di « Entomologia economica » all’ Università americana
di Beirut.
Di Entomologia agraria nei paesi del Bacino orientale del Mediterraneo trattano specifi-
camente, per quanto in vario modo, il volume di BoDENHEIMFR F. S. - Die Schéidlingsfauna Pa-
làistinas. - che risale al 1930, quello di Rivnay E. - Field Crop Pests in the Near East. - 1962 e
la recente edizione inglese del volume di Avipov Z. e Harpaz I. - Plant Pests of Israel, - comparso
in lingua ebraica nel 1961. Accanto dunque a queste tre opere che hanno avuto in Israele la loro
patria comune si allinea oggi, concepito in paese arabo, e ben diverso per impostazione, il fresco
manuale del Dr. 'TALHOUK.
Il libro si compone di 11 capitoli di cui i primi due dedicati ad argomenti generali e i restanti
nove alla parte specicale.
Nel 1° capitolo vengono presentate le più importanti colture di quei Paesi e per ciascuna di
esse forniti l’elenco, in ordine sistematico, degli Insetti che le frequentano, nonché una sorta di
chiave basata sulle alterazioni prodotte alle varie parti delle piante, chiave che consente di risalire
dai danni arrecati alla specie di Insetto che ne è responsabile.
Il II capitolo tratta a grandi linee dei diversi mezzi di lotta, da quelli cosidetti colturali fino
ai recentissimi metodi di lotta integrata.
Dei restanti 9 capitoli uno è riservato agli Acari fitofagi più dannosi, mentre 8 sono dedicati
ad altrettanti ordini di Insetti e cioè a quelli di maggiore importanza agraria.
Per ogni specie viene indicata la distribuzione geografica e la particolare incidenza econo-
mica nei vari Paesi medio-orientali, e presentata una breve descrizione dell’adulto nonché degli
stadi preimmaginali. Il ciclo e il comportamento vengono invece descritti in dettaglio e con ri-
ferimenti particolari alle diverse regioni. Sono pure segnalati i predatori e i parassiti di un certo
interesse colà presenti. Da ultimo vengono consigliati i mezzi di lotta più efficaci secondo gli am-
bienti e le colture.
Il libro del Dr. TALHOUK oltre a raccogliere e a fondere in una opera organica i dati forniti
dalla letteratura, risulta vivificato dalla vasta esperienza dell’Autore e arricchito di moltissime
notizie e dati inediti, frutto di osservazioni e ricerche personali estese nell'arco di un trentennio.
Possiamo quindi ritenere questo manuale di Entomologia agraria del Medio Oriente opera ori-
ginale e di notevole pregio.
Il manuale è ovviamente prezioso e indispensabile per quanti operino contro i nemici delle
piante coltivate in quelle regioni ed anche per gli studenti delle sempre più numerose Facoltà
di agraria del Medio Oriente, ma altresì assai utile per gli entomologi di tutto il bacino del Me-
diterraneo, permettendo interessanti e proficui confronti tra il comportamento di questa o di
quella specie di Artropodo in quegli ambienti del tutto speciali e il comportamento della stessa
in altri Paesi a clima temperato quale il nostro.
Scarno ed essenziale, ricco di notizie bene documentate e privo di inutili fronzoli nelle sue
fitte e dense pagine, il libro si raccomanda anche per la chiarezza dell’esposizione, svolta in lingua
inglese, anziché tedesca come la generalità delle monografie della collana di cui fa parte.
210
Utile, a fine volume, la sostanziosa bibliografia in cui sono riunite le numerosissime pubbli-
cazioni man mano indicate nel testo; forse non a tutti gradita la moderna tendenza, qui adottata,
di trascurare i titoli dei lavori. Pure giovevole l’indice alfabetico degli Autori citati, ma certamente
assai di più quello delle specie.
Le illustrazioni non sono numerose, però quasi tutte efficaci, pertinenti e nitide pur nelle
loro modeste dimensioni. Pregevole anche, secondo la tradizione tedesca, la qualità della carta e
la stampa.
Prof. EcipIO MELLINI
Istituto di Entomologia
dell’ Università degli Studi di Bologna
INDICE ALFABETICO PER MATERIE DEL VOLUME XCIX-CI
I nomi nuovi sono in corsîvo
COLEOPTERA
Adrastus axiliaris, Leseigneur, 88. A. bîinaghii Leseigneur, 93. A. lacertosus, Leseigneur, 91.
Aphodius (Agrilinus) italiani, Mariani, 171.
Aphodius piceus (nuovo per l’Italia), Mariani, 177.
Bembidion del sottogenere Bembidionetolitzkya, Ravizza, 7.
Bembidion catharinae, Ravizza, 14; B. geniculatum, Ravizza, 8; B. penninum, Ravizza, 10;
B. tibiale, Ravizza, 8.
Blaps sulcata mercatîi Canzoneri, 44.
Carabidae delle Alpi Marittime e Cozie, Morisi, 104.
Ceratophyllobius Pesarini, 58.
Coelambus marklini, Bilardo, 32.
Cryptocephalus fulvus schatemayri Burlini, 114,
Dytiscidae delle Alpi Marittime e Cozie, Bilardo, 17.
Esolus angustatus, Olmi, 123; E. solarii, Olmi, 123.
Haliplidae delle Alpi Marittime e Cozie, Bilardo, 17.
Haliplus confinis, Bilardo, 30.
Hydroporus longulus, Biliardo, 37; H. nivalis, Bilardo, 36; H. tartaricus, Bilardo, 34.
Ochtebius gestroi (descrizione della larva), Carli e Bertani, 63.
Phyllobidius Pesarini, 60.
Phyllobius, i sottogeneri, Pesarini, 53.
Pterygorrhynchus Pesarini, 61.
Trichorrhinus Pesarini, 58.
HYMENOPTERA
Astichus longevittatus, Viggiani, 52.
Camponotus universitatis, Wilrmli, 208.
Lasius carniolicus, Wiirmli, 208.
Microlycus heterocerus, Viggiani, 50.
Oligomyrmex diabolicus Baroni Urbani, 74.
Strongylognathus del gruppo huberi, Baroni Urbani, 132.
Strongylognathus caeciliae (descr $ ), Baroni, 138; S. dalmaticus Baroni 154; S. huberi
alboini (descr. 9 e 4), Baroni, 141.
LEPIDOPTERA
Eupsoropsis robertsì Berio, 45; E.r. calida Berio, 48.
Ocneria prolai, Teobaldelli, 205.
Pieris bryoniae, Floriani, 95; P.b. ssp. neobryoniae razza cusiana Floriani, 103.
Zi
HEMIPTERA
Emitteri Eterotteri maltesi, De Lucca, 115.
Dimorphocoris saulii, Wagner, "77.
ECOLOGIA
Studio ecologico delle cantine del Napoletano, Capolongo, 193
INDICE DEGLI AUTORI
pas.
BARONI URBANI C. - Una nuova specie di Oligomyrmex del Sahara meridiorale
(Hymenoptera Formicidae) Ce a 74
BARONI URBANI C. - Gli Strongylognathus del gruppo huberi nell'Europa occidentale:
saggio di una revisione basata sulla casta operaia (Hymenoptera Formicidae) . 132
BERIO E. - Nuovo genere e specie di Noctuidae d’Africa (Lepidoptera) . . . . . 45
BERTANI M. T. - Vedi CarLi A. M. & BERTANI M. T.
BILARDO A. - Contributo alla conoscenza degli Hydroadephaga delle Alpi (Alpi Ma-
rittime ed Alpi Cozie) (Coleoptera: Haliplidae, Dytiscidae) CEE 17
BuRrLINI M. - Cryptocephalus fulvus Goeze subsp. schatemayri nova. XXIII Contributo
alla conoscenza dei Cryptocephalini (Coleoptera Chrysomelidae) . . ..... 114
CANZONERI S. - Blaps sulcata ssp. mercatii nov.: diagnosi preliminare (XIX Contributo
allo studio dei Tenebrionidae) A I 44
CapoLonco D. . Studio ecologico delle cantine del Napoletano (Primo Contributo) . 193
CarLi A.M. & BERTANI M. T. - Studi sulle biocenosi dei microambienti di scogliera.
Ritrovamento e descrizione della larva di Ockthebius gestroî Grid. a Genova-
Nervi (Coleoptera Hydraenidae) NEO PI RI 63
De Lucca C. - Emitteri Eterotteri maltesi i DE
FLORIANI G. - La presenza di Pieris bryoniae Hib, nella regione del lago d’Orta
(Fopisonrera, Picrid@) co. Clo ea
LEsEIGNEUR L. - Contribution à l’étude du genre Adrastus Eschsch. (Coleoptera Ela-
CIA CA DR A I
MARIANI G. - Sugli Aphodius del sottonere Agrilinus Muls, della Regione Italiana
(Coleoptera Aphodiiîdae) 171
MorIsI A. - Note su alcuni Carabidae delle Alpi Marittime e Cozie (Coleoptera) . 104
OLMI M. - Notizie ecologiche su Esolus angustatus (Ph. Miiller) con considerazicni
sinenimiche: (Coleoptera: Dryopoidea: Elminiidae): 6,
PESARINI C. - I sottogeneri di Phyllobius Schoenherr (V Contributo alla conoscerza
uei-Coleotteri Cureulionidl = elise Re 93
Ravizza C. - Considerazioni su alcuni Bembidion del sottogenere Bembidionetolitzkya
Strand. Studi sui Bembidion - IV Contributo (Coleoptera Carabidae). «—.. ‘«“.‘’. vi,
TEOBALDELLI A. - Seconda cattura in Italia della Ocneria prolai Htg., per la prima volta
rinvenuta sul versante adriatico (Lepidoptera Lymantriidae) . ... . . . 20
ViggianI G. - Sul genere Microlycus Thoms., nuovo per l’entomofauna italiana, con
ulteriori reperti sull’Astichus longevittatus Masi (Hym. Eulophidae) (XVIII. Ri-
comchée: suoli: Hymenopltera: Chaleldo dee) ili e n ea 50
WacnER E. - Ueber Dimorphocoris saulii E. Wagner, 1965 (Hemiptera, Heteroptera,
SATTA PRESO I SA TI AA i A
212
WurmLI M. - Due interessanti reperti SARA per la fauna d’Italia SERRE,
noptera, Formicidae)
L’anno centenario della Società Ehiaficiozioi Italiano. Il volume XCIX - CI del Bollet-
tino: pag. 5.
Centenario della Società Entomologica e VIII Congresso Nazionale Italiano di Ento-
mologia: p. 5.
La celebrazione del Centenario della Società Entomologica Italiana: p. 121.
L’VIII Congresso Nazionale di Entomologia: p. 122.
Assemblea Generale Ordinaria del 28 giugno 1969: p. 81.
Atti Sociali: pp. 5, 49. 81, 121, 169.
Notiziario: p. 86.
Recensioni: 80, 117, 168, 209.
INDICE DE « L'INFORMATORE DEL GIOVANE ENTOMOLOGO » - ANNO X.
Acazzi G. - Notizie sul Codice Internazionale di Nomenciatura Zoologica adottato dal
XV Congresso Internazionale di Zoologia (IV)
BeRIO E. - Perchè e come si preparano gli apparati maschili delle farfalle oO
.BerIO E. - Perchè e come si preparano gli apparati maschili delle farfalle (II)
BeRIO E. - Risposta alla prima lettera
CHIESA A. - La raccolta dei Coleotteri Baiicii (I)
pag.
208
13
21
REGISTRATO AA TRIBUNALE DI GENOVA ADI N. 76 (4 LUGLIO 1949)
Dr. EMILIO BERIO, Direttore Responsabile
FRATELLI PAGANO - Tipocrari EpITORI - S.A.S. - Via Monticelli, 11 - GENOVA
AVVISI GRATUITI PER I SOCI
Si avvisano i Soci che presso la Sede Sociale sono in vendita cartellini per incollare
insetti nei formati in uso presso il Museo di Genova al prezzo di L. 20 al foglio (mm. 4x.11;
mm, 6x13; mm. 8x 14; mm. 10x30; mm. 9x 18; mm. 7x21; mm. 6x16), più spese postali.
Giovanni ONORE, Istituto « Divin Maestro », 18013 Diano Marina, desidererebbe acquistare
l’opera del Verity « Le farfalle diurne d’Italia ».
Cosimo PANELLA, Via Alboini 2, 40137 Bologna, desidera acquistare i Ls volumi di G.
Grandi « Introduzione allo Studio dell’Entomologia ».
La SEZIONE ENTOMOLOGICA dell’Osservatorio per le malattie delle piante in Perugia desi-
dera acquistare i voll. 1-5 della « Fauna Coleopterorum Italica » di A. Porta.
Fernando ANGELINI, Via Imperiali « Villa Italia » 72021 Francavilla Fontana (Brindisi),
desidera ricevere Coleotteri acquatici e Carabus delle regioni centro-settentrionali
in cambio di Coleotteri delle stesse ed altre famiglie delle Puglie e Calabria.
Il Gruppo EnTOMOLOoGIcO PreMontEsE CAI UGET, Galleria Subalpina 30, 10123 Torino, si
riunisce il lunedì dalle 21 alle 22,30. Organizza escursioni e + iniziative entomologi-
che per i soci e loro invitati.
Enrico MERMET, Via F.lli Rosselli 44, 21100 Varese, desidera cambiare Apature e Limenitis
dell’Italia Settentrionale con Charaxres jasius.
Il Prof. Carlo ConsicLio, Casal Palocco Isola XXXV, villino 15 int. 3, 00124 Roma, vende
fotografie di insetti ed altri animali vivi in ambiente naturale per uso di pubblicazione.
A. BorpoNI, Via Lanzi 29, 50134 Firenze, desidera scambiare Coleotteri o insetti di altri or-
dini con Staphylinidae, -DICISTIREINONIe di zone montuose o delle regioni meridionali
d’Italia.
C. MattIoLI, Via Moncalvo 80, Milano, desidera ricevere Carabidae, Cerambycidae, Bupresti-
dae, Onthophagus e Aphodius, specialmente dell’Italia centrale e meridionale, in cam-
bio di Coleotteri, anche delle stesse famiglie, del Nord Italia.
Luigi Macnano, Piazzetta Scala 4, 37100 Verona, desidera ricevere in studio Otiorrhyncus
(Col. Curculionidae) degli Appennini.
Il Dott. Vittorio ALIquo’, Corso Gelone 86, 96100 Siracusa, desidera acquistare, nuovi od
usati, i volumi 1, 2 e 5 del Porta « Fauna Coleopterorum Italica ».
| Luigi Rossi, Via 4 Novembre 6, 36012 Asiago (Vicenza) acquisterebbe i seguenti Lepidot-
teri preparati: Papilio hospiton. Thaleropis ioniae, Rhodocleptria încarnata 4, Cu-
cullia formosa, Plusia orichalcea, Haemorrhagia croatica, Proserpinus proserpina,
Prothymnia sanciflorenti, Epirrhoe sandosaria.
Francesco ZaccHEo, Via N. d’Apulia 4, 20125 Milano, desidera acquistare l’opera di A. Por-
ta « Fauna Coleopterorum Italica », in 5 voll. + 3 suppl.
Nico NIESER, Janskerkhof 3, Utrecht (Olanda), desidera scambiare Heteroptera dell'Europa
meridionale con insetti olandesi. E’ inoltre disposto a determinare Heteroptera acqua-
tici, con un massimo di 25% di trattenuta sul materiale affidatogli.
SCATOLIFICIO RAFFAELE GRUPPIONI (Produzione materiale didattico), 40121 Bologna, Via Mi-
lazzo, 30. Premiata fabbrica di scatole entomologiche. Articoli per la raccolta, prepa-
razione e conservazione degli Insetti. Catalogo a richiesta.
AVVISI GRATUITI PER I SOCI
(SEGUITO) _-
‘Opere italiane di Entomologia sistematica o generale:
. GranpI. - Introduzione allo studio dell’ Entomologia. Ed. Agricole, Bologna, 1951, 2 voll,,
pp. 950 e 1332, 790 e 1198 gr. figg.
. Granpi. - Studi di un ZO sugli Imenotteri superiori. Ed. Calderini, Bologna,
1961, 661 pp., 426 gr. figg., L. 10.000.
. GRANDI. - Istituzioni dì Entomologia Generale. Ed. Calderini, Bologna, 1966, pp. XVI +
655, 426 figg., L. 10.000.
{
. GRANDI. “ Un mondo di dominatori. Gli Insetti. Calderini, Bologna, 1968, 164 pp., 21 figg.,
8 tavv., L. 1.600.
. BERLINGUER. - Aphaniptera d'Italia. Ed. « Il Pensiero ‘Seientifico », Roma, 1964, 318 pp.,
155 figg.
. BINAGHI. - Coleotterì d’Italia. Vita, ambienti, utilità, danni, mezzi di lotta) . Casa Ed.
Briano, Genova, 1951, 210 pp., 104 figg., copertina a colori, L. 2.200.
(CHirsA. - Hydrophilidae Europae. Coleoptera Palpicornia. Tabelle di determinazione.
Ed. A. Forni, Bologna, 1959, 200 pp., 19 tavole con 325 figure, L. 2.300.
. ConcI, C. NIELSEN. - Fauna d’Italia. I. Odonaia. Ed. Calderini, Bologna, 1956, pp. XII
+ 298, 156 gruppi di figg., 1 Tavola, L. 5.000.
. ConcI, E. HULSMANN. - Coleotteri. Ed. Martello, Milano, 1959, pp. 24 + 118, 100 tavv. a
colori, L. 900.
. GRANDI. - Fauna d’Italia. III. Ephemeroidea. Ed. Calderini, Bologna, 1960, pp. X + 474,
198 gruppi di figure, L. 5.000.
. INvREA. - Fauna d’Italia. V. Mutillicge: Murmosidae Ed. Calderini, Bologna, 1964, pp.
XII + 304, 95 gr. figg., L. 5.000.
A.B. KLors & E.B. Kors. - II libro degli Insetti. Ed. Mondadori, Milano, 1960, 338 pp.,
M.
}
M.
G.
152 ill. fuori testo e 141 in nero. Traduzione di C..Conci e P. Manfredi, L. 10.000.
MAGISTRETTI. - Fauna d’Italia. VII. Coleoptera: Cicindelidae, Carabidae. Catalogo topo-
grafico. Ed. Calderini, Bologna, 1965, pp. XV + 512, L. 5.000.
MARIANI. - Entomologia medica. II edizione. Ed. e, Palermo, 1956, 330 pp., 420
figg., L. 2.800.
. MULLER. - I Coleotteri della Venezia Giulia. Catalogo ragionato con tabelle dicotomiche
per la classificazione delle specie della Regione Adriatica orientale del Veneto e della
Pianura Padana, Vol. II. Coleoptera Phytophaga (Cerambycidae, Chrysomelidae, Bru-
chidae). Trieste, 1949-53, 686 pp., figg. Per l’acquisto rivolgersi alla Segreteria dell’Os-
servatorio di fitopatologia di Trieste, Via G. Murat, 1 (L. 5.000, oltre spese postali).
. Pesson. - II mondo degli Insetti. Ed. S.A.I.E., Torino, 1958, 214 pp., Tavv. 80 + 16. a
colori, L. 6.000.
. PoRTA. - Fauna Coleopterorum Italica. E’ l’unica opera descrittiva sui Coleotteri italiani,
in cinque volumi e tre supplementi. Il Supplementum III aggiorna l'opera a tutto il
1958. I volumi 1-5 sono esauriti, Per l'acquisto dei supplementi, che sono i soli volumi
disponibili, rivolgersi al Prof. A. Porta, Via Volta 77, 18038 San Remo.
Rurro. - Farfalle. Ed. Martello, Milano, 1960, 182 pp., 104 tavv. a colori, L. 900.
SALFI. - Elementi di Entomologia. Ed. Libraria B. Pellerano - S. Del Gaudio, Napoli,
1960, 879 PP. riccamente illustrato, Vol. II, 1960, 1045 pp., L. 24.000.
SCORTECCI. - Insetti. Come sono. Dove vivono. Come vivono. Vol. I. Ed. Labor, Milano,
1960, 879 pp., riccamente illustrato, Vol. II, 1960, 1045 pp., L. 24.000.
. SILVESTRI. - Compendio di Entomologia applicata. Portici, Vol. I (1934); Vol. II (1939).
. VERITY. - Le farfalle diurne d’Italia. Casa Ed. Marzocco, Firenze, 1940-1953. Cinque Vo-
lumi in 4, pp. 1708, 26 figg., 27 tavv. in nero e 74 in quadricromia, raffiguranti com-
plessivamente 5324 esemplari, L. 100.000 circa.
RIERRESI SY ELIA CTER O EE GOTAN GEN TOSTI O ao PRE ATA IRE FCROZA RIT È MRREERII OI OPERA EMO NL OR
SOMA CIRO CIS ORIEA VII CATO ERE Pe ERIC GEAR COTTE, NPI IRIO RE VU ROAD SEI TISEBOIIE A REAL ITA MES RUDI IO EE REISER MORTCCIE I IDRIRRAE PRIDE. STREIRE TAGLI ERRORI RRCCAI EE
ERRO it PICO RIA CERA NE
È è & Pea i È Sinai + tri i ri
PRETE LE SR 97 CRI, PIO IE PECE Vo MAMET ESRI PENN E
TAR
dia
ANTIRAISTANGCI Lada à
Di VILAWI 4
MAMMIIe,
“bla }l4 I
; RI sud
VIRA
di from;
rent
Leni
LIODNANIC OO VMIT I FAOUNIAN O INSITTUTIUVN NSUTLIILILONI NNVINUONIITIO SdildVvgdaii
= 2) wo (07) Z (4) i =
SN sd > ne per ; zZ
E £ Er *, E. age.
> DS È 5 =
Dt dd SA z d
NOILNLILSNI _ NVINOSHLINS LIBRARIES INSTITUTION dì
i, si di su
» i sa A è
_ (0 Sa [e ha, ce [0
sd ra. \ . € 2 < 4 w <
î i NN È a o o E
“ da “ O Ù O -
si dd td i e
LIBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTION NOILINIILSNI NVINOSHIINS SIIUVUSII
= 3 n i Cau cu
_ 4 D e [00] i pan D
%) 5 SF = 2 si ©
> si < na t = S - pe
po Luna 4 cn t- 5) P- SE
3 o 94 m z m a Hi
° NOILNLILSNI NVINOSHLINS SI3IYVYAII LIB RARIES. SMITHSONIAN |
vw Z iL, È ds (2) Z n
= .£ \N Po DER NS = s =
n È re, z N i I F
7 3 i, AL AE: 9 :
di x O 5 x o) bi e)
> = »: n= z jo =
z Da = = = ana =
be _@ È = 7; z
LIBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTION NOILNIILISNI
te cs _— v | > Ri, z
n ea 4 D PE Vv » (72)
A o. s x pa. o e
6 vi (Cd O ni O s - S
= sd l wr ORANSESNE AEREE I i... vali
“ NOILNIILSNI NVINOSHLINS_S3IUVYg17 LIBRARIES SMITHSONIAN_ INSTITUTION —
x c_* E c É a Si
ei dD ì = to fan "n ei
be po) Losa o y - D -
5 3 pe) i Îà imp
P ì Naz > = > E
P di O n rt a n
o. a d z dr È
LIBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTION NVINOSHIINS SIIUVUGIT_ |
= ‘* vw PA tI (#2) Pi Vv i Z
< = Pa < < < Pl. <
(©) Sir: ©) NN x ni L 2
a) | 27) i 1.4 (97) |
oî Q i ce A I O sE O Li
n S mm > Z, e “, Di
Fon sen a. > = z i
NOILOLILSNI NVINOSHLINS SIIUYYA/1 LIBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTION |
(77) | et n 2 ar v > Sri
LI v co) v li v. pui
1, n [0 Hd x 4, n; o
De be = = be i pe
De e, È S 0. o ne
+88 CP dl RANE TENORE pi 23
LIBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTION NOILNLILSNI NVINOSHLINS SI3IUVUSII |
ani mp e” bs E° i se e
w "and var DI "sa 0°) Say DI |
ps) pare SIR 1; A QD fon | D du =) o
> YA > È D = 1
NOILNLILSNI_NVINOSHLINS SI IUVUA e, BRARI ES ,SMITHSONIAN_ INSTITUTION A
= fo quo SA N = FISVAI co, IO NR =
er L3 (Soglia GAP 9 1 b:"RPREERMINTO GIRI TR & A PSN 2 &:
LIBRARIES SMITOSONIAN IN
FSE
Rei v
.
$SMITHSONIAN _
6
#
br
Gi
be.
cdl Ò
_NVINOSHLINS
ai “» Z
PÒ =
BN
Luo:
_ SMITHSONIAN
_NVINOSHLIINS
LONT_ NVINUSAITAS
SMITHSONIAN
SI3IYYYEIT LIBRARIES SMITHSONIAN
INSTITO TON NOUTLTIILI
<
NINS
i
i
HLIWS
NVINOSHLIWS
NVINOSHLINI
SMITHSONIA?
LIBRARIES SMITHSONIAN
NVINOSHLIW:
<
=
sd
“i 60
x
=
=
7a)
crad 17,) “ (7,)
D hi 7 n
mn o da. o
si < 43 <
È ne S o
© È: E 2
Z pe e. dt
NOILNLILSNI NVINOSHLIWNS
Pd is E = Di
O vo Wa 2 co
5 = 1 ”
ed rr v m
© ui . £ v
SMITHSONIAN INSTITUTION
Z vw Fd &
«E È | z &
= ue F
= z =
ci STRO * 2 FIGO IRE dale:
INSTITUTION NOILNIILSNI NVINOSHIINS SFIUVHATI
te - VR d I E
-» n ai vw
o “ oe “
cc c Ò È
ca O vi ©
l dl SE MS li NIE —
SIIYVYGIT LIBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTION.
sn i 0 E i 2
Lg e Wi 5 E
> sa E <>» si
> n RIA È
i A SIE Pi
INSTITUTION, NOILOLILSNI _NVINOSHLINS,S3 IUV4 a? di
TS dg, | 3 È
= CE i Zz
ge * O e « i°)
. (02) De di Ra (23 (de) Fi (9?)
O 947%, X O Le
Z , Pi si <. Z
“Re di, E
LIBRARIES SMITHSONIAN INSTITUTION
a pine (Cp)
A n n
S 3 <
Cc ME cc tc
Di n cÒ
O O pur
z = per
INSTITUTION NOILNLIILSNI NYINOSHLINS
SI3lUVUaii LIBRAR IES
INSTITUTION
INSTITUTION
SMITHSONIAN
\ASVAM
SD
y
fe)
SIIUVYGII
%
i
‘.
HLIWNS
ONIAN
Pd n, €
SJIUVUGIT
INSTITUTION
HIIWS
NVINOSHLINS
SIIUVU ET
LIBRARIES
NYINOSHLIW
NOILNIILSNI
NOIINIILSNI
SIIUVY8I1 LIBRARIES SMITHSONIAN
INSTITUTION NOILNIILSNI
N
S
A
$
N
LIBRARIES S
“e (dp)
=
Di
di
; VISI
(©)
ve
x
e.
_N
Pra
(0?)
“,
nl
Ce
bri
Q
n
LIBRARIES S
de
i È
Unni
a
Pi
d-
(40)
e
NOILNLILSNI_A
i; «